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La Repubblica, maggio 2003

«[…] bastano i primi vocalizzi di Cristina per entrare subito in sintonia con proposta dei Viramundo, che sta sapientemente a cavallo tra il jazz colto e la nuova-bossa brasiliana»

Giacomo Spazio Mojetta

 

World Music, settembre 2001

«Orecchie ben attente, quindi, a questo progetto in cui ritroviamo bei nomi del bordo più inquieto del jazz […] Immaginate strutture che hanno la compostezza della forma canzone, ma pronte ad aprirsi ai più imprevedibili scarti laterali, in un difficile, ma compiuto equilibrio fra dolcezza, stupore e ironia».

Guido Festinese

 

L’Unità, giugno 2001

«[…] tutti brani originali, tra jazz e saudade, […] che Cristina Alioto canta con morbidezza ed abbandono e con una dizione invidiabile».

Helmut Failoni

 

Musica Jazz, luglio 2002

«[…] un Cd in cui prevalgono i toni, ora ambrati e malinconici, ora danzanti e scanzonati della musica brasiliana e portoghese. […] La validità di Viramundo sta nella capacità di evitare la banalità e di rivitalizzare con gusto questi riferimenti culturali, contaminandoli con impennate, sospensioni o cambi di ritmo e increspature timbriche di stampo jazzistico».

Libero Farnè.

 

Il secolo XIX, 1997

«Viramundo è forse l’unico gruppo italiano che faccia jazz su materiali belli e non scontati della canzone d’autore e popolare del Brasile»

Michele Mannucci