BLUESMAKERS DAL VIVO AL REBAR - VICENZA - 11/02/2005

Dopo circa un anno dalla prima recensione, ritengo doveroso aggiornare le notizie in nostro possesso sui Bluesmakers dal vivo, alla luce delle interessanti indicazioni scaturite nel corso dell’esibizione dell’altra sera al REBAR  di Vicenza.

Innanzi tutto, va evidenziato che negli ultimi concerti non abbiamo più visto al basso Federico Malaman, sempre più impegnato professionalmente con il gruppo di Paolo Belli; al suo posto abbiamo invece apprezzato l’emiliano Andrea Taravelli,  bassista blues già con la band di Rudy Rotta.

Nulla togliendo a quanto espresso con i Bluesmakers da Malaman, le cui abilità e professionalità sono ormai conclamate, devo riconoscere che il “tiro” della band acquisisce con Andrea un “sapore” diverso (attenzione, ho scritto diverso, non migliore!), sia per le differenti scelte timbriche (Andrea utilizza un Fender Jazz tradizionale, mentre Federico è affezionato utilizzatore degli artigianali Laurus) sia per lo stile di accompagnamento, caratterizzato da un “walking” magari più tradizionale, suonato con una pulizia esemplare ed un “groove” che impedisce a noi ascoltatori di tenere fermo il piede…

Sin dall’inizio dello spettacolo abbiamo preso coscienza della positiva evoluzione tecnica e stilistica in atto nella band, con una inedita “Hideway” di Freddie King (che ricordiamo portata al successo da Eric Clapton nel mitico album John Mayall Bluesbreakers) ad aprire le danze, ed una scaletta che, pur continuando a pagare un pesante tributo a Stevie Ray Vaughan, aumenta l’attenzione su altri autori, come Cream, Buddy Guy e Kenny Wayne Shepherd.

A metà spettacolo, decisamente inaspettato, è salito sul palco Guido Perlini, armonicista di Verona, conosciuto dai nostri “sul momento”, che ha improvvisato con il gruppo alcuni standard blues, tra cui una splendida “Mannish Boy” di Muddy Waters, evidenziando un fraseggio ed un’intensità definibili semplicemente meravigliosi.

La serata si è poi avviata alla conclusione con le scatenate Cold Shot, Tightrope, Coudn’t Stand the Weather ed una splendida “Hendrixiana” Voodoo Child, lasciandoci la vivida immagine del vocalist Marco Friso consueto padrone della scena e del drummer  Marco Carlesso particolarmente ispirato.

Qualche parola in più per l’axe-man Gianni Corrado. E’ ormai risaputo che nutro per lui una profonda stima e considerazione, e devo ammettere che queste aumentano ad ogni occasione che ho modo di sentirlo. La qualità delle sue improvvisazioni acquisisce infatti sempre maggiore varietà ed autorevolezza, con un significativo aumento della fluidità del fraseggio.

I migliori auguri agli amici Bluesmakers, con l’auspicio che continuino a regalarci magnifiche serate all’insegna delle dodici battute!

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