VILLENEUVE, QUANDO ESSERE BRAVO NON BASTA

MONTREAL — Piccolo consiglio per Giuliano Amato: forse è il caso che il capo del governo la smetta di citare Schumi, nelle sue interviste. Meglio ricorrere al figlio di Gilles: perché, quando parla del futuro, Jacques Villeneuve somiglia dannatamente all'inquilino di Palazzo Chigi.

Ultimi esempi, recentissimi. «Bisogna smetterla di litigare fra noi, dobbiamo lavorare per un progetto comune».
L'ha detto ieri il figlio di Gilles, a proposito della precaria scuderia per la quale corre, la Bar. Ma l'aveva già detto Amato, a proposito del centrosinistra.

Ancora: «Sono pronto a rimanere, a patto che ci sia la convinzione di poter vincere con me alla guida». L'ha sempre detto ieri Jacques, ma l'aveva già detto il presidente del consiglio, mettendo le elezioni al posto dei gran premi.

Infine: «Non intendo perdere il mio tempo per una causa persa, se mancano fiducia e coesione lascio».
Parole del figlio di Gilles, si capisce. O del segretario di Craxi?
Sia come sia, una differenza, tra i due, c'è. Nel senso che se non altro Villeneuve ha già in tasca l'alternativa. Alla Bar, che appunto pare un bar frequentato da rissosi marinai (come l'italico centrosinistra, appunto) più che un team di Formula Uno, l'ex campione del mondo ha dato un ultimatum: o mi garantite una monoposto competitiva oppure firmo per la Benetton. Cioè per la Renault, neo proprietaria della scuderia. Un accordo di massima con Flavio Briatore c'è già, sebbene a entrambi i contraenti non dispiaccia l'idea di rinviare di dodici mesi il matrimonio, perché nel 2001 l'ormai ex Benetton sarà presumibilmente ancora in una fase di transizione.

Transizione: parola che Villeneuve odia. Comprensibilmente aggiungiamo, conoscendo il tipo.
Di certo il figlio di Gilles non ha tempo da perdere. Da tre anni non vince una gara. E la Formula Uno è spietata con chi scivola nelle retrovie: per ora il canadese è il pilota più pagato (venticinque miliardi di lire a stagione) dopo Schumi e Hakkinen, ma il ricordo delle sue imprese sta sbiadendo. Per essere bravo, è ancora bravo: quest'anno, in 7 partenze, ha guadagnato complessivamente 15 posizioni, un record assoluto. Ma il ragazzo ha bisogno di un grosso risultato sul traguardo, non al via.
In fretta. Magari subito, davanti al pubblico amico.
Qui nel Quebec, ovviamente, Villeneuve è ancora un idolo, ma il popolino si sta stancando di sentir parlare di lui per i progetti matrimoniali con la bella cantante Dannii Minogue («Vogliamo fare molti figli») piuttosto che per le prodezze in pista.
«Non ho una macchina per vincere, al massimo posso andare a punti — borbotta il figlio di Gilles —. Quanto al mondiale, temo sia l'anno buono per Schumi, la Rossa è forte e inoltre Coulthard e Hakkinen si porteranno via punti a vicenda, è un peccato…».
E' un peccato anche che uno che si chiama Villeneuve sia così ferocemente anti ferrarista. A volte la vita è proprio bizzarra.


di Leo Turrini

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