UN SIMPATICO DIALOGO TRA JACQUES VILLENEUVE E CRAIG POLLOCK

Jacques Villeneuve e Craig Pollock lo scorso anno hanno fatto un vero viaggio all'inferno. Ma la loro amicizia, messa a dura prova, é sopravvissuta. Il Team Boss della British American racing e il suo pilota numero uno, legati come gemelli siamesi, sono seduti a un piccolo tavolo rotondo nel sontuoso e kitsch motorhome del Campione del Mondo 1997. Le coperte di leopardo non lasciano dubbi sul fatto che ci troviamo nel posto più glamour nel giro di chilometri e chilometri. Anche perché siamo a Santa Pod. Il nome può sembrare esotico ma in realtà si tratta di una striscia dritta di asfalto nel Northants. Villeneuve ha passato la mattinata accelerando avanti e indietro, provando le partenze e i pitstop-tutte cose vitali, ma poi l'Eau Rouge sarà un'altra cosa... Pollock arriva con tre ore di ritardo rispetto al previsto: telefonate urgenti, problemi dell'ultimo minuto, le solite cose, insomma. Si buttano sul piatto standard della Formula 1 - una bella pastasciutta- e iniziano a conversare tranquillamente tra loro.

VILLENEUVE: Lo scorso anno é stato molto molto difficile. Non c'era ritorno di energia. Non c'erano mai risultati. Ci impegnavamo al massimo, ci sembrava di farcela e poi non riuscivamo mai ad arrivare.
POLLOCK: Non avevi nemmeno il tempo per pensare...
VILLENEUVE: No. Il problema grave era non avere la carica che ti dà il vincere una gara o fare un risultato. Non c'era ricompensa, non solo in gara ma anche nei test, Uscivamo a provare in pista, facevamo pochi giri e poi passavamo 3 ore nei box perché la macchina non andava. Con l'aggravante che non si riusciva a risolvere i problemi. Per di più, dopo i primi GP, gli interessi nel team hanno iniziato a pesare più della mancanza dei risultati.
POLLOCK: E' impossibile fare peggio dello scorso anno: siamo caduti, abbiamo continuato a sprofondare!
VILLENEUVE: Il mio impegno non é mai venuto meno. Se mi dedico a qualcosa ci metto tutto me stesso. Non voglio fare un lavoro e quando torno a casa pensare che avrei potuto far meglio ma che non me ne sono curato. E' una cosa per me inaccettabile. Quello che non era accettabile per me era l'aspetto politico-gestionale. Una macchina fragile e che ha dei problemi fa parte del gioco. Quando sai che tutti - gli ingegneri, i meccanici - stanno lavorando al massimo senza mai arrendersi, che tu non sei il solo a lottare, la situazione é accettabile. Ma non erano più accettabili le divisioni interne. E le cose erano addirittura peggiori di quanto scrivesse la stampa.
POLLOCK: Tutto quello che era successo durante la stagione é esploso come una bomba a Suzuka. Tutte le frustrazioni venivano fomentate da una parte del team. Questo ha creato moltissimi problemi interni ed esterni e siamo dovuti giungere a un accordo con tutte le parti coinvolte. Adesso vogliamo dimenticare il passato e pensare unicamente al futuro. L'unica cosa che stiamo ancora discutendo é il fatto che io svolga il mio ruolo e Adrian Reynard il suo. Non penso sia in discussione chi sia la guida del team.
VILLENEUVE: Chi? (ride)
POLLOCK: Non lo so- Jock Clear, forse? (sorride)
VILLENEUVE: Dirigere il team non spetta a una sola persona. A volte possono essere gli ingegneri, a volte i piloti, altre un gruppo più vasto di persone. La BAR va vista come un esercito formato da truppe, ma con diverse persone che comandano i vari reparti. Una volta che sali in macchina, non hai certo il tempo per pensare a tutte queste cose, ma riaffiorano appena esci dall'abitacolo. C'era sempre questo malessere nell'aria. Spesso mi é capitato di essere sfinito già prima di iniziare a guidare.
POLLOCK: Non sei stato responsabile dei problemi che hai avuto lo scorso anno. Nascevano nel team. puoi fare il lavoro solo se ti vengono dati gli strumenti adatti per farlo. Noi non eravamo in grado di darteli e, con le nostre lotte interne, non solo abbiamo stancato te, ma anche Riccardo [Zonta]. Questo ha avuto delle ripercussioni a livello mentale e fisico e un effetto negativo sulla motivazione.
VILLENEUVE: Ma siamo ancora qui.
POLLOCK: Come team boss, sarebbe stato molto facile gettare la spugna dopo lo scorso anno. Molte volte mi sono chiesto "Perché mai mi sono messo in questa impresa?". Quando dirigevo la mia Società, mi alzavo la mattina, iniziavo a lavorare quando ne avevo voglia - comunque sempre molto presto-, sapevo esattamente quello che avrei fatto durante la giornata e avevo la possibilità di imparare. Adesso imparo molto meno e lavoro 10 volte di più. Cercare di vincere il Campionato del Mondo é la cosa più difficile, ma quello é l'unico obiettivo e nella vita bisogna sempre porsi un fine. I soldi non possono essere una motivazione.
VILLENEUVE: non vedevo l'ora che iniziasse questa stagione, perché ho voglia di lottare. Non sono in F1 solo per il gusto di dire che ci sono: ci sono per dare battaglia. Se consideriamo che l'ultimo anno é stato come se fossimo partiti da zero, adesso siamo in una posizione decisamente migliore. L'atmosfera é migliorata tantissimo, o ragazzi hanno iniziato ad andare a letto prima la sera. Alla Williams c'era molta fiducia perchè sapevamo di essere veloci. Adesso non abbiamo ancora quella certezza perché sappiamo bene che la McLaren è molto più veloce. Noi non lo siamo ancora abbastanza, ma le cose vanno decisamente meglio rispetto all'anno scorso.
POLLOCK: La differenza maggiore sta nel fatto che le persone si conoscono. Nel '99 é stato un continuo andirivieni di nuove figure. Questo problema non c'é più e adesso siamo più una vera squadra. Alla fine del '99 c'erano 280 persone e oggi siamo più di 300. Solo 3 ci hanno lasciato dopo l'ultima stagione. Sono molto orgoglioso di questo perché la gente qui crede nella visione che abbiamo e vuole arrivare al successo con noi. Molto provengono da altri team, hanno accettato la sfida, per la prima gara di Melbourne [1999] hanno indossato con gioia tute in stile "giullare di corte" e hanno caricato le loro armi. Basta osservare un pitstop per capire quanta unità ci sia tra gli uomini.

VILLENEUVE: La Honda è nuova.

POLLOCK: Stiamo parlando di persone nuove...
VILLENEUVE: Ma anche la Honda ha persone nuove. E subito dopo il loro arrivo si é sentita la differenza. esiste un affiatamento tale tra noi come se lavorassimo insieme da anni. E poi ci hanno portato il motore!
POLLOCK: Proprio perché siamo un team giovane, la Honda si troverà meglio con noi che non se avesse scelto una squadra più consolidata, come la Williams o la McLaren, a cui avrebbe dovuto adattarsi.
VILLENEUVE: Sono anche molto coinvolti nel team, non abbiamo segreti nei loro riguardi. Le squadre che sono da molto in F1 preferiscono tenersi tutto per se, tengono le cose celate persino ai piloti.
POLLOCK: In fabbrica abbiamo 13 ingegneri Honda fissi, esperti in vari campi, che resteranno con noi tutta la stagione, E non vengono solo dal Giappone, ma anche, per esempio, dalla Honda USA, che lavorerà con noi per tre anni sull'aerodinamica.
VILLENEUVE: Non mi lamento certo della Supertec perché mi hanno supportato molto, ma la differenza principale quest'anno sta proprio nel fatto che abbiamo un fornitore di motori ufficiale, la Supertec non lo era.
POLLOCK: La cosa positiva é che tu puoi fare un paragone tra la Renault che forniva i motori alla Williams e le prestazioni che avevi con il Supertec e non credo che tu abbia trovato una grande differenza. La differenza si é vista quando la Renault se ne è andata. Non é più successo niente per un anno. Ma poi, nel '99, la situazione é ripartita e sono tornati a un livello simile a quello di quando correvo con la Williams. Non mi sono mai dovuto lamentare di niente sotto quell'aspetto, perché lavorano molto. ma a volte hai bisogno di cambiare e mi sembra che la Honda ce la stia mettendo davvero tutta. la differenza sta nel fatto che la Honda é una Cosa automobilistica e non possono perdere la faccia o uscirne male. Non penso che questo comporti maggiore pressione per noi, non ho avuto questa sensazione. vogliono vincere, ma i Giapponesi sono più discreti e l'unico modo per capire quanto siano sotto pressione é osservare l'impegno che ci mettono. Questo ha effetti positivi su tutti perché se la gente attorno a te lavora duramente, cercando di riuscire, ti mette in condizione di dare il massimo. Se non ci mettono sotto pressione é perché hanno già troppo da fare.
POLLOCK: E qui si torna all'impegno totale Honda. La pressione non é sul pilota, ma sull'intero programma con il team. Non possiamo vincere solo perché abbiamo un motore Honda e non possiamo vincere solo grazie ai piloti.
VILLENEUVE: Cosa vorresti dire?
POLLOCK: Te lo ripeto: non possiamo vincere solo grazie ai piloti!
VILLENEUVE: Davvero?
POLLOCK: E' fondamentale la comunicazione tra i piloti, il team, i ragazzi del motore, gli esperti di aerodinamica. La cosa più importante per la Honda é avere la certezza che noi teniamo sotto controllo tutti i fattori di quella equazione. E i piloti sono uno dei fattori.
VILLENEUVE: Un fattore importante!
POLLOCK: Soprattutto quando prendi parte alle trattative per il contratto di un pilota capisci quanto non siate dei fattori di poco conto! ( e sorride)
VILLENEUVE: La monoposto di quest'anno é più affidabile, più veloce, ma anche le altre lo sono. E' il normale processo annuale di miglioramento. Questa monoposto é basata su quella del '99, ma é decisamente migliore. ha più carico aerodinamico, anche se ci sono ancora un paio di punti deboli. Abbiamo un nuovo motore Honda, anche se non così rivoluzionario rispetto a quello dello scorso anno. Quando stai a qualche mese senza guidare, se ci sono 30/40 CV in più non é facile notarli subito. Devi andare su un circuito diverso, con diversità di carico: se hai più carico aerodinamico sei portato a pensare che il motore sia meno potente, quindi é molto difficile fare dei paragoni.
POLLOCK: Bisogna spettare il primo gran premio...
VILLENEUVE: Lo scorso anno avevamo una macchina lenta che non era affidabile. A dire il vero all'inizio era abbastanza veloce,ma non riuscivamo a tirare fuori il meglio perché non riuscivamo mai a provare, quindi non trovavamo l'assetto giusto. Quando l'abbiamo trovato, gli altri avevano preso il largo. Così non siamo mai riusciti a mostrare le reali potenzialità della monoposto. Ma non ha senso avere una macchina affidabile se poi arrivi sempre settimo. Se potessi scegliere tra vincere sei GP e rompere in tutti gli altri e finire sempre quarto per l'intera stagione, preferirei la prima soluzione.
POLLOCK: La cosa diversa per noi all'inizio di questa stagione é che crediamo nel nostro potenziale. Lo scorso anno a Spa ci siamo battuti per il 14° o 15° posto e Jock [Clear] ci diceva di cercare solo di finire la gara. In un certo senso aveva ragione, ma che senso ha lottare per piazzarsi a metà classifica quando il nostro solo obiettivo é arrivare primi?
VILLENEUVE: Ma tu lotti lo stesso modo per il 14# posto o per la vittoria.
POLLOCK: Sì, però in quel weekend avevi già avuto parecchi guai! (ride)
VILLENEUVE: Ok, ma non abbastanza per arrendermi. In una situazione del genere, per quanto oscura possa sembrare, devi spingere più che puoi. I due anni durissimi dopo il Titolo vinti hanno avuto un effetto positivo su di me. La mia capacità non é mai stata messa in discussione dalle persone all'interno del team. A parte la mancanza dei risultati e la fatica del lavoro, non é stata un'esperienza negativa. soprattutto considerando che in passato, cose del genere hanno distrutto le carriere di altri piloti.
POLLOCK: Non puoi costruire tutto attorno a una persona. E' per questo che si parla di una persona. E' per questo che si parla di una squadra. Ma consideriamo tre persone: io, Adrian Reynard e te. Se uno di noi domani venisse investito da un camion, la BAR andrebbe avanti? Per forza. Saremmo più veloci? Se venissi investito io molto probabilmente le prestazioni resterebbero uguali. Anche se toccasse ad Adrian. Se toccasse a te, non credo che i risultati sarebbero gli stessi. La tua perdita avrebbe più effetto sul team. Ma, e lo ripeto, per vincere non contano solo i piloti!

VILLENEUVE: Io voglio solo vincere il Campionato del Mondo. Non mi importa con chi, anche se sarebbe bello vincerlo qui perché é un progetto al quale sto lavorando molto e molto duramente. Se quest'anno faremo molto passi avanti e non ci saranno problemi di interessi extra sportivi, allora non avrò motivi per andarmene. Ma se il team dovesse decidere che non ha bisogno di un pilota esperto e che un giovane é più adatto... Quindi il mio futuro qui é una decisione che non riguarda solo me. Non ho il controllo totale. Se la situazione migliorerà nell'insieme, a livello di competitività, di lavoro e di organizzazione interna, perché mai dovrei andarmene?
POLLOCK: Ti sei impegnato al 100 per cento durante tutto questo periodo durissimo e questo è molto positivo. Io mi aspetto che tu dia il 100 per cento e tu ti aspetti lo stesso da me. Il nostro rapporto non ha mai vacillato durante le fasi difficili. caso mai, é migliorato, è diventato più maturo. Tra di noi non c'è neppure bisogno di parole per capirci. E poi con me non ti annoi mai!
VILLENEUVE: Ok, ma il nostro rapporto non mi impedirebbe di andarmene altrove se questa situazione non fosse quello che voglio.
POLLOCK: Ti ho forse mai impedito di fare quello che vuoi? (e sorride)



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