TESTIMONIANZE


TESTIMONIANZE ITALIANE

Nell'inventario dei beni (1463), del padre di Lorenzo, Piero di Cosimo (1416-1469), figurano: "Quattro zufoli fiamminghi, Tre zufoli nostrali, Tre zufoli forniti d'ariento".

Nell'inventario dei beni di Lorenzo de' Medici (1449-1492), figurano: "Tre zufoli chon ghiere d'argento in una guaina guarnita d'argento, fiorini 8" e "Uno giuocho di zufoli grossi in una guaina, fiorini 12".

Nel volume "Banchetti, composizioni di vivande et apparecchio generale" (Ferrara 1549) di Cristoforo da Messisburgo c'è la descrizione della cena che il principe Ercole d'Este imbandì in onore di suo padre Alfonso I duca di Ferrara, avvenuta nel 1529. Tra le numerose citazioni di gruppi strumentali che fornivano un intermezzo alla presentazione delle portate si descrive un gruppo nel quale compare un "flauto alla alemanna": verso la fine della cena "sonarono quattro flauti alla alemanna".

Nel 1530 c'è la testimonianza della presenza dello strumento presso la Corte Estense a Ferrara: "Appresso vorrei che mi portassino una cassa o sia coppia di Flauti alemani si sonano a mezo el flauto, et non in testa, come si fanno li nostri; ma avvertite de torli buoni et che siano compiti de tutte le voci che si vanno".

Nel 1539 per le nozze di Cosimo de Medici fu eseguito l'intermedio di Francesco Corteccia "Chi ne...". Tra gli esecutori "tre monstri marini" che suonavano "tre traverse".

Per le nozze di Cosimo de'Medici con Eleonora di Toledo fu rappresentata, il 9 luglio 1539, la commedia il commodo di Antonio Landi. Francesco Corteccia (1502-1571) compose le musiche per gli intermedi. Nel coro bacchico finale gli strumenti musicali presenti vennero "mascherati" in questo modo: "Uno otre da vino che vestiva un Tamburo & una cannella da botte in luogo di bacchetta da sonarlo, & uno stinco humano secco, dentrovi il zufolo che l'accompagna."

Nel 1544 compare nel "Dialogo della Musica" di Antonfrancesco Doni Girolamo Parabosco che illustra gli esecutori per un concerto da lui organizzato. Tra gli altri cita un "M. Paolo Vergelli col Piffero traverso eccellente".

Inventario del 1544 dell'Accademia Filarmonica di Verona. Figurano in proprietà di Giuseppe Manuelli: "una trombeta da Canpo, un tambur da Canpo con le sue bachete, uno altro tambur picholo et duj flauti da tre busi, 4 fifarj da Canpo et cinque pive ala todescha da cantar."

Brescia, 28/01/1546: Vincenzo Parabosco informa un committente che sei virtuosi polistrumentisti accettano di entrare in servizio presso il duca di Parma. Essi suonano: "Primo di trombetta a tute le sorte che si possa sonare trombeta, poj in musica di tromboni sej, poi in pifari sej, poi in corneti sej, poi in cornamuse sej, poj di flauti sej, poi di pifari ala alemana sej, poj de viole da brazo sej..."

1548, Brescia, Archivio Storico Civico, Provvisioni (1547-8), reg. 539, c. 258r-v.: "Socij musici et professori in questa arte di tutte queste sorti et maniere di instromenti, cioè di piffari, di tromboni, cornetti, fiffari all'alemana, flauti, cornamuse et violinij".

Nelle Nozze Medicee del 1548 i flauti traversi (4) vengono usati nel 1° intermedio (con 2 spinette), nel 2° (con 4 voci e 4 viole) e nel 3° (con voci, 2 spinette e 4 viole).

1548, Nozze tra Enrico II e Caterina de Medici: nel 1° e 2° intermedio compaiono i "flauti d'Alamagna", nel 6° dei "flauti traversi".

1559, contratto stipulato a Venezia fra tre "pifferi del Doge" e due costruttori, tra cui un "Jacopo da Basan". In esso si elencano gli strumenti costruiti e i prezzi pattuiti. Per i traversi si legge: "phiffari tenori de tutti i toni lire Do luno, phifari bassi de tutti i tono L 3 luno".

Raccolta di canti carnascialeschi del 1559: "ciascun ha in sé divisa e contrassegno, trombe, tamburi, zufoli e bandiere"

1562, Inventario degli strumenti dell'Accademia Filarmonica di Verona:

"Fifari n°5 in una cassa coperta de corame negro con la sua chiave di laton, et con il basso in duo pezzi."

1565, Nozze di Francesco Medici con Giovanna d'Austria, intermedi della commedia "La Cofanara":

1° intermedio: tra gli altri strumenti si cita "...una traversa", "...quattro traverse"

2° intermedio: "....una traversa contralto"

Firenze 1567, Intermedi e mascherate, sono riportate una o due traverse.

1568, festa del patrono a S.Marco a Venezia: suonarono 4 cornetti muti, 2 cornettini, una "cornamusa", un "fiffero" e tre tromboni.

1569, Inventario degli strumenti dell'Accademia Filarmonica di Verona:

"Fiffari in una cassa di n° 4 compita, rossi"

"Fiffari in una cassa di n° 5 compita"

"Fiffari in una cassa di n° 5, manca uno fiffaro de quelli bianchi"

"Fiffari in una cassa di n° 4, mancan 2"

Sempre nel 1569 nei "Dialoghi...." di Massimo Trojano (Nozze tra Guglielmo VI, Duca di Baviera e Madama Renata di Lorena) si legge: "Qui suavemente sonò....un fiffaro..."

Nel 1579 furono celebrate le nozze tra Francesco de'Medici (1541-1587) e Bianca Capello. B. Gualterotti riporta che durante i festeggiamenti si udì: "...] un grandissimo romore di tamburi, pifferi e d'altri mille barbari stromenti [...]".

1580, Nel Pastor Fido di G. B. Guarini compare in un verso un "Fifaro all'alamana"

Nel 1581 ,"Dialogo..." di Vincenzo Galilei, "...dal piffero adunque derivano tutti gli altri strumenti di fiato, come i flauti dritti prima forse dei traversi" e più avanti "..furono introdotti in Italia i flauti dritti da Galli, & dagli Svizzeri i traversi".

1582, Inventario degli strumenti dell'Accademia Filarmonica di Verona:

"Fifferi in cassa sua 5"

"Fifferi in cassa sua con chiavatura 5"

"Fifferi in armaro coppia intera 5"

Nelle Nozze Medicee del 1585 e 1589 si trova il termine di traversa al plurale:

1585 nel 1°, 4° e 6° intermedio

1589 nel 1°, 3° e 6° "

1586, 21 Agosto, in una lettera di Alessandro Striggio è testimoniata l'esistenza a Firenze di una scuola in cui ai "putti" abbandonati si insegnava il cornetto o la traversa.

Il 14 Aprile 1589 a Mantova (ma ci riferisce a strumentisti di Ferrara) vengono trascritti dei pagamenti: "Ducatoni 10 alli violini, piffari et tamburri di Ferrara et fu alli 14 detto lire 61-20".

1593, Inventario del conte veronese Mario Bevilacqua: furono registrati diversi flauti traversi.

Nel 1594 il "Desiderio..." di Hercole Bottrigaro cita "flauti dritti e traversi"

Nella sua opera "Il Dolcimelo"(1600?) Aurelio Virgiliano nomina spesso la "traversa" tra gli strumenti adatti alle sue ricercate.

In una "Battaglia" per liuto del compositore Santino Garsi (1542-1604), divisa in 9 parti si trovano le seguenti didascalie:

5. Tamburi con il piffero, sonato da un thodesco.

8. Piffaro a sonata con il tamburo per la vittoria.

1607, 1 Settembre: da Mantova si chiede aiuto a Giovanni Gabrieli per l'acquisto a Venezia di "traversi", alla quale il musicista risponde che "al costruttore costano molto fargli ma che difficilmente si vendono".

Firenze, 1608, nel 6° intermedio del "Tempio della Pace" figura "una traversa suonata da Paolo Grazi del Franciosino"

Firenze, tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, nella descrizione della sfilata che precedette una partita di calcio fiorentino in onore del duca Vincenzo Gonzaga (1562-1612), marito di Eleonora de'Medici: "Dietro al detto Pallaio seguitavano quattro trombetti pur vestiti di drappo rosso, e due tamburini, anch'eglino vestiti di drappo rosso, e due Tedeschi, che sonavano il zufolo. Seguitava poi il Pallaio de'Gialli col medesimo ordine di tamburi di trombe, e di zufoli"

Nel 1614 viene pubblicato il trattato "Varii Esercitii..." di Antonio Brunelli. Nella prefazione compare: "per esercitazion di cornetti, traverse, flauti, viole, violine...".

1628, Inventario degli strumenti dell'Accademia Filarmonica di Verona:

"6 Fifferi da fiato"

"1 cassa con sei fifferi da fiato"

"1 cassa nera con 26 fifferi"

"1 cassa con nove fifferi"

"3 fifferi diversi vecchi"

1635, "Trattato de' generi...." di G. B. Doni: l'autore fa riferimento al flauto come a "traverse d'Alemagna" e "Traversa o flauti d'Alemagna".

A Roma Vincenzo Giustiniani (1564-1637), nel suo "Discorso sopra la musica de' suoi tempi, così narra: "Il suonare con il Pifero o sia Traversa all'usanza tedesca, ma con termini di contraponto musicale, e con grazia e giustezza, non è a notizia di molti in Italia; et in Roma lo soleva suonare il Sig. Giulio Cesare d'Orvieto, et al presente lo suona anche un signor principale, che fra le molte virtù et esercitij onorati che possiede in eccellenza, suona anche di questo stromento con stupore di chi lo sente."

In una composizione poetica di Gabriello Chiabrera (1552-1638) compare questa citazione: "Se prendi a spirar musico fiato,/ che del flauto alemanno esca da' fori,/ Gisgone, oggi non è capo scettrato/ che abbia de' giorni miei giorni migliori."

Nei primi di agosto del 1637, il Decano e gli staffieri del Cardinale di Savoia organizzarono a Roma una festa per la nascita del secondo figlio dell'imperatore Ferdinando III d'Asburgo (1608-1657). Il diciassettenne Pietro di Montefiascone, bello grasso ("di grossezza così mostruosa") ma con "proporzione delle membra" e "faccia honesta" , "ignudo posto a cavallo sopra una botte di buon vino, havendo una panza come un tamburro", "per tre sere continue fu menato per Roma [come un Bacco] Trionfante sopra un carro". "Avanti il trionfante Bacco andavano quattro todeschi, due con tamburri, è due con cifoli che sonavano e bevevano allegramente".

1 Ottobre 1640, inventario dei prestiti di strumenti effettuati dalla Corte Medicea:

a Vincenzo Bacherelli: "Due traverse mezzane; - Una traversa grossa; - Una traversa piccola"

a Pacol Gradi "Tre traverse, una di concerto, una piccola alla quarta alta e una con due ghiere bianche; ..... - Sei traverse nuove fatte per mano del Contadino"

A Vettorio Baldani vengono consentiti per uso personale "....Una traversa grossa del concerto...."

 

TESTIMONIANZE IN ALTRE NAZIONI

Il 4 Giugno del 1489: al banchetto per il battesimo di Antoine, il maggiore tra i figli di René II di Lorena, furono eseguite musiche da parte di "tambours, fifres et trompettes".

A Rennes il 13 Dicembre 1491, alle celebrazioni per il matrimonio di Carlo VIII con Anna di Britannia, parteciparono anche "deux aultres sonneurs de tabourin et ung sonneur de fluste, quelx estoint Almans".

Jean Marot (c. 1463 - c. 1526) nella sua opera Voyage de Venise (1505), descrive la sfilata di 100 soldati svizzeri, accompagnati dai loro fifres e tambours:

"Devant le roy cent suisse marchoient,/ de jaune de rouge aornez et vestus;/ fifres, tambours adonques bedonnèrent".

Una cronaca del 1510 racconta che il re Enrico VIII amava esercitarsi, tra gli altri strumenti, anche con il flauto traverso. Per potenziare la cappella di corte chiamò come strumentisti e costruttori componenti della famiglia veneziana dei Bassano (costruttori anche di traverse?). Dalla Francia assunse quattro flautisti (che dovevano suonare anche il cornetto).

Nel 1516 nella "musique de la chambre" di Francesco I compare anche un gruppo di "fifres et tabourins": molti membri di questo gruppo venivano dalla Germania e dalla Svizzera. Dopo il 1532 viene citato il nome di Hans Chaaler (che compare anche con il nome francesizzato di Hance Chaillart) come appartenente a questo complesso. In un documento del 1532 viene denominato "joueur de flûte" ma, nei libri dei pagamenti dal 1540 al 1549 compare con la qualifica di "philfre" cioè "fiffaro" che indicava più specificatamente il flauto militare.

Il 7 Giugno 1520 nel famoso incontro tra Enrico VIII d'Inghilterra e Francesco I di Francia intervennero ai banchetti "les trompettes & clarons, hautbois, fiffres". I flauti militari parteciparono anche alla Messa celebrata il 23 Giugno nel campo sede dell'incontro tra i due sovrani: "Le Patrem, (fu cantato) par ceulx de France là ou estoient les corps de sabbutes et fiffres du Roy avecques les chantres et les faisoit si bon oyr qu'il es impossible de oyr plus grande melodye".

Il poeta tedesco Jörg Graff era stato in gioventù un lanzichenecco. Divenuto cieco visse come cantore mendicante. La prima strofa del suo Canto del lanzichenecco, scritto intorno al 1520, così riporta: "Benedica Dio il potente e pio imperatore,/ Massimiliano, dal quale ha preso vigore/ Un ordine che corre per tutte le terre,/ Con pifferi e tamburi,/ Lanzichenecchi son chiamati.

In Francia nel 1534 ogni mille soldati c'erano circa quattro tamburini e due fifers.

Nel 1535 Rabelais scrive che il suo personaggio Gargantua "jouait de la flûte allemande".

Appena dopo la metà del 1500: a Monaco un gruppo omogeneo di 6 flauti traversi accompagna un gruppo di sei voci nell'esecuzione di moresche di Orlando di Lasso.

1554, François de Scépeax, duca di Vielleville, ricorda di una riunione musicale a Metz in cui afferma:

"lo si chiama a gran torto flauto tedesco, perché i francesi se ne servono meglio e più musicalmente che in tutte le altre nazioni; e in Germania non fu mai suonato a quattro parti, come si fa abitualmente in Francia"

1568, commedia La cortigiana innamorata, recitata alla corte di Monaco di Baviera. Tra gli attori-cantanti c'era anche Orlando di Lasso (tra l'altro mascherato da "Pantalone"). Tra gli strumenti dell'intermedio dopo il secondo atto (due liuti, uno strumento da penna, un basso di viola da gamba) compare un fiffaro.

Nel 1571 tra i musicisti della "Ecurie" del re di Francia sono ricordati cinque flauti e tre tamburi.

William Shakespeare cita la coppia flauto-tamburo nella commedia Much Ado about Nothing (Molto rumore per nulla), scritta negli anni 1598-99, facendola assurgere a simbolo stesso della guerra. Nella terza scena del II atto Benedetto, uno dei personaggi principali, si meraviglia dell'innamoramento del suo amico e compagno d'armi Claudio che ricorda di aver conosciuto come valente guerriero: "Benedict - I have known when there was no music whit him but the drum and the fife."

 

1603. Funerali della Regina Elisabetta I: furono impiegati anche 7 flauti traversi.

Nel 1622 viene ricordato il defunto Jacques Michel come "fifre et tambour de la chambre du roi".

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