Caratteristiche
- Voce - Diffusione - Habitat
- Riproduzione - Alimentazione
- Legislazione - Bibliografia
Ordine: Passeriformi Famiglia: Turdidi Genere: Erithacus Specie: Erithacus rubecola. Nome
Dialettale: Piettorusso Questo
uccellino rotondetto, dai grandi occhioni, contrariamente alle apparenze è
litigioso e prepotente. Il suo canto melodioso venne imitato da Chopin nel tema
principale della “Grande polonaise brillànte” e da ciò è invalsa
l'abitudine di chiamare il Pettirosso “Chopin dell'aria” mentre più giusto
sarebbe stato forse chiamare il famoso musicista “Pettirosso di Varsavia”. |
Una
gentile leggenda, fra le tante fiorite su questo grazioso pennuto, attribuisce
il colore del suo petto a una goccia del sangue di Cristo, cui il Pettirosso
avrebbe cercato di alleviare le sofferenze sforzandosi di strappare le spine
della corona. |
Il pettirosso (Erithacus rubecola) è lungo da 13 a 15 cm ed ha la fronte, i lati del capo, la gola ed il petto rosso arancio. Le parti superiori sono di un colore bruno oliva mentre l'addome è bianco; sia il becco che le zampe sono brune. Non c'è differenza fra soggetti di sesso diverso. I giovani non hanno il petto arancio e presentano numerose macchie bruno-scure e fulve.
Raggiunge un peso massimo di 16 grammi.
E' un uccello dalla vivacità inesauribile. Sul terreno si muove con una rapida successione di lunghi balzi, in posizione quasi curvata per un passo o due, poi si arresta in atteggiamento eretto, facendo vibrare talvolta ali e coda. Se incuriosito o eccitato, inclina rapidamente il corpo da lato a lato, movendo ali e coda. Il volo è solitamente lento e breve.
Il
canto è semplice e cristallino ed è particolarmente melodioso all’epoca degli
amori.
Il
Pettirosso è diffuso in tutta Europa sino al circolo polare artico e
dall'Atlantico agli Urali; alcune sottospecie dimorano nell'Asia Minore, nelle
Canarie e nell'Iran. In Italia è stanziale ovunque.
In Campania è presente sia nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano che in quello del Vesuvio.
I
boschi di conifere e i boschi cedui costituiscono il suo habitat nei mesi
estivi, habitat che viene abbandonato in autunno per la ricerca di cibo
nelle pianure e nei giardini presso l'abitato, dove spesso il pettirosso
s'inoltra spinto dalla sua insaziabile curiosità, lesto però a sfuggire l'uomo
di cui non gradisce la presenza.
Le
specie nordiche sono più frequentemente migratrici e si spostano nelle ore
notturne.
E' animale solitario e di indole aggressiva verso i consimili di cui non ama la vicinanza e con i quali ingaggia spesso in primavera lotte sanguinose.
Entrambi i sessi difendono il loro
territorio e nell'atteggiamento di difesa, la testa è tenuta eretta, per mostrare
la macchia color arancio del petto, ed il corpo viene inclinato rapidamente da lato
a lato.
a
fine aprile o ai primi di maggio, nel nido costruito dalla sola femmina e collocato in un cespuglio o in una fossetta
sul terreno e sempre bene occultato, vengono deposte 5-6 uova bianche macchiate
di bruno pallido. La cova dura 13-15 giorni; i piccoli abbandonano il nido dopo
un paio di settimane pur continuando ad essere imbeccati dai genitori ancora
per un certo tempo. Qualche volta vengono portate a termine tre covate in una
stagione riproduttiva.
Il
pettirosso si ciba soprattutto di insetti e le loro larve, lombrichi, semi e
piccoli molluschi, ma integra questa dieta con una grande quantità di frutta e bacche, more,
lamponi, mirtilli, fragole e ribes.
Fortunatamente
quest’uccello, dal bel canto e dall’indole orgogliosa, non è oggetto di
bracconaggio come i suoi simili granivori a causa della difficoltà di
reperimento dell’alimentazione indicata.
Gli
esemplari che sopravvivono ai primi giorni di prigionia finiscono per
rassegnarvisi abbastanza presto, senza però mai perdere del tutto il timore
suscitato dalla presenza dell'uomo.
E’
ovviamente protetto in Italia dalla legislazione vigente
AA.VV. - Rassegna completa degli uccelli d'Europa, Rizzoli, Milano 1972; V. Menassè - Uccelli nostrani da gabbia, Encia, Udine 1978; Neil Edward - Musica, tecnica ed estetica nel canto degli uccelli, Zanibon, 1975. |
Referenze fotografiche |
Da Italia Ornitologica 4\87 S. Paternò |
Note |
Questa scheda è stata realizzata grazie alle ricerche del socio P. Trematerra di Napoli. |