9°giorno, mercoledì 16 aprile 2003

Efren ci prepara la colazione, con pane tostato, uova con prosciutto, burro, marmellata e caffè.

Alle 9.00 siamo in strada e fermiamo la prima "guagua" per Puerto Plata; chiediamo di indicarci la fermata per Playa Sosua, 11 km dopo Cabarete.

La spiaggia di Sosua è situata in una baia chiusa, a destra e a sinistra, da massicci rocciosi ; la sabbia è bella e c'è parecchio spazio per sdraiarsi al sole ; il mare è tranquillo, azzurro e trasparente .

La spiaggia è un perfetto mix fra turisti e dominicani, anche se pare vi sia una divisione netta fra la parte dei turisti, a destra, e quella dei dominicani a sinistra . Alle spalle, sotto le piante, troviamo i chioschi dei souvenirs e dei bar; rispetto a Playa Cabarete, turistica e moderna coi suoi locali sulla spiaggia, Sosua è più tradizionale, con il suo stile tutto dominicano.

Percorriamo il lungomare un paio di volte e veniamo fermati ogni dieci metri dai ragazzi che gestiscono le sdraio: sono un po' insistenti, ma gentili e cordiali, e con alcuni scambiamo due parole; con 25peso il giorno offrono sdraio e ombrellone per tutta la giornata.

Per prendere il sole, decidiamo di utilizzare i nostri teli da mare, stendendoli a mezz'ombra poiché il sole è molto forte e la nostra pelle è ancora in convalescenza per la scottatura; scegliamo in ogni modo un tratto di spiaggia frequentato dai dominicani: tantissimi i bambini che giocano, probabilmente in vacanza per la Settimana Santa.

Durante la giornata, i commercianti si avvicinano con alcuni dei loro prodotti, ma in particolare restiamo colpiti dai venditori di gamberi cotti a vapore e da quelli di frutta . Inoltre il servizio bar è esclusivamente in spiaggia: con soli 30peso ci portano due bottigliette di Coca Cola e verranno poi a riprendersi i vuoti. A disposizione, per 5peso, ci sono anche i bagni pubblici.

Nel primo pomeriggio il cielo si copre di nuvole minacciose e, per evitare l'acquazzone, prendiamo le nostre cose e andiamo verso la strada; vorremmo prendere una "guagua", ma per evitare di doverla aspettare, scegliamo i motoconchos. Le prime gocce arrivano poco dopo, e nel giro di pochi minuti il cielo si sfoga! I nostri motociclisti accelerano per fare più in fretta, ma, dopo un semaforo, il mio resta senza benzina: ci ripariamo sotto ad una tettoia e, poggiando la moto sul fianco e soffiando con foga dentro al serbatoio, riesce a spingere l'ultima benzina verso il motore; in effetti la moto riparte e ritorniamo indietro verso il distributore di benzina. E' un uomo sulla quarantina il mio mototaxista, dalla pelle maculata per una qualche malattia, capelli ricci, occhiali scuri a specchio e camicia hawaiana: gli manca la benda sull'occhio e sembrerebbe un vero pazzo pirata, e già mi chiedo come andrà a finire! Il tempo di fare benzina e lo scopro: vuole recuperare l'altra moto con a bordo il mio compagno e partiamo decisi sotto ad un diluvio prorompente.

Ma in quelle condizioni è impossibile proseguire e ci fermiamo sotto la tettoia di un altro benzinaio; il pirata si strizza la camicia, mentre io, grazie al cielo, mi sono riparato dietro di lui, anche se la ruota posteriore mi ha lavato la schiena.

Inizia a spiovere dopo una ventina di minuti e a quel punto vediamo passare l'altra moto che si era preventivamente fermata prima di noi; il pirata mi fa un cenno e si parte all'inseguimento. La pioggia riprende, ma questa volta non ci fermiamo. Inizio a sentire un po' di freddo, mi ero quasi dimenticato cosa fosse….

Dopo una doccia calda ci spostiamo di nuovo a Cabarete e ceniamo in un locale reggae sulla spiaggia; il cielo nel frattempo è nuovamente sereno.

- fine 9°giorno-