8°giorno, martedì 15 aprile 2003

Lasciamo Las Terrenas alle 8.00 con una "guagua" che Mariana (la proprietaria dell'appartamento) ci chiama telefonicamente; in alternativa ci saremmo potuti far portare dai motoconchos alla "parada por Sanchez".

La "guagua" arriva subito: è un Pick-up della Daihatsu a sei posti, ma noi preferiamo sederci nel cassone posteriore insieme agli zaini. La strada verso Sanchez è un saliscendi lungo le ripide colline della penisola di Samanà.

Il tragitto costa solo 30peso e ci facciamo lasciare alla fermata per la "guagua" diretta a Nagua (oggi la meta è Cabarete e, per raggiungerla, potremmo prendere il minibus che parte alle 9.00 da Samanà per Rio San Juan, ma ci sarebbe da aspettare quasi un'ora; anche il bus della Caribe Tour potrebbe essere una soluzione, ma viaggiare sulle "guaguas" è senza dubbio un'esperienza da non perdere se si ama il contatto con le persone!).

Le "guaguas" sfrecciano ogni 15 minuti circa, ed è proprio il caso di dirlo: viaggiano a velocità terribili senza un minimo di sicurezza nell'uso del veicolo; i passeggeri, del resto, sembrano abituati e non danno segni di tensione per la guida spericolata!

Mentre aspettiamo, un motoconcho insiste per volerci accompagnare alla stazione di partenza della "guagua", che sarebbe lì vicino, facendoci capire che la "guagua" sarebbe potuta passare senza fermarsi a raccoglierci; aspettare lungo la strada, in realtà, è una consuetudine, e si può star certi che, al passaggio della "guagua", l'autista e il suo assistente faranno di tutto (clacson, lampeggio degli abbaglianti, gesti dai finestrini, …) per farsi notare!

Così siamo a bordo di un furgoncino dodici posti, in direzione Nagua, lungo la costa atlantica dell'isola; restiamo subito stupiti della collaborazione fra i passeggeri, per aiutarsi a salire, sedere e scendere: a volte è veramente necessario incastrarsi l'uno con l'altro (ho contato 19 persone escluso l'autista) e non è detto che ti ritrovi con un bimbo in braccio, pur di liberare un posto a sedere; Massimo è seduto nell'ultima fila, fra una bambina e una vecchia che non smette di predicare e di distribuire volantini della Chiesa Evangelica…

A Nagua cambiamo sulla "guagua" diretta a Rio San Juan, dove siamo soli insieme a Francisca, una giovane madre col suo bambino! Francisca ha una carnagione più chiara, tipica della regione nord dove s'insediarono nei secoli scorsi gli europei; dice di essere stata a Roma anni fa e chiede di noi, della nostra città e delle abitudini della nostra gente; ci confrontiamo su come le persone qua siano più socievoli e cordiali rispetto al nostro Paese. Francisca parla un po' americano e un po' spagnolo, ma riusciamo a colloquiare; sta andando a Caprera dai suoi genitori, dice, mentre ci mostra le foto dei suoi due figli e, dopo aver scherzato sulle bruciature di Massimo, estrae dalla borsa la crema protezione 15 che usa per i suoi bimbi…

Nel frattempo l'autoradio suona un CD di vari artisti fra i quali riconosciamo Enrique Iglesias e Luis Miguel!

Al capolinea di Rio, saliamo su un altro furgoncino diretto a Puerto Plata e questa volta ci fanno sedere davanti con l'autista. Anche qua non manca la musica latino-americana e il volume esagerato ci farà venire il mal di testa…

Lungo il percorso viene caricata parecchia gente, e, anche in questo caso, l'organizzazione fra i passeggeri è stupefacente; l'assistente dell'autista ha il compito di far salire e scendere le persone, gestendone anche gli spostamenti di sedile qualora, per esempio, ci fossero alcuni troppo robusti o troppo grassi nella stessa fila; le ragazze e le signore vengono trattate con molto riguardo e a loro spettano i posti più comodi dove non vi sia da alzarsi ogni qualvolta si debba far scendere qualcuno!

Il pagamento, inoltre, avviene tramite passamano delle banconote, dalla fila più in fondo all'autista; ho osservato a lungo per capire cosa pagasse chi fa un viaggio di pochi chilometri, rispetto a quello che sta a bordo fino al capolinea, e ho notato che la tariffa è unica (20/30peso), e che il turista viene sfruttato quando chiede il costo della corsa: ci siamo ritrovati a pagare cifre disparate per viaggi di simil durata e percorso; per questo conviene, una volta compreso quale sia il costo, pagare senza far domande, magari abbondando se si viene trattati bene!

Fermiamo la "guagua" un paio di chilometri dopo Cabarete, a Punta Goleta, all'hotel Arcoiris che ci aveva segnalato Cecilia: più che un hotel sembra un ostello della gioventù e il costo di un camera (alcune dotate di cucinino) è di 30$ a notte; il gestore si chiama Efren Gonzales, di origini spagnole, e parla molto bene l'italiano; è un tipo un po' strano, tanto che ci presenta suo figlio (nato dal rapporto con una nigeriana) come un souvenir preso durante le campagne in Eritrea in cui, scherzando, dice di aver combattuto!!

Il pomeriggio lo trascorriamo camminando in spiaggia verso nord-ovest; la spiaggia è molto profonda e qui il mare è veramente oceano , con onde alte che iniziano ad incresparsi in lontananza; il vento è forte e non mancano gli appassionati di keatin-surfing.

In serata andiamo a Cabarete (anche qui non mancano i motoconcho): è abbastanza frequentata dai turisti e non mancano boutique per i souvenirs, ristoranti, internet point e banche per il cambio di valuta; ceniamo "Da Sandro", su consiglio di Efren, con cucina esclusivamente dominicana: con 315peso ci strafoghiamo di riso con fagiolini, pollo e manzo "guisado" e abbondante birra Presidente.

Dopo cena giriamo per la Playa dove scopriamo tanti locali serali per turisti e non; la luna illumina i tavolini attraverso le palme e il dondolìo del mare accompagna un fresco e dissetante Cubalibre.

- fine 8°giorno-