Le Vie della Storia

Scorci dei centri storici

Mondolfo  

Probabilmente sede di un castro di origine  attorno all’anno mille, quando dalla pianura circostante, le popolazioni si rifugiarono nelle alture maggiormente difendibili. Oggi Mondolfo, fra i principali comuni della provincia, si presenta circondato da due poderose cinte di mura, volute per la sua ubicazione strategica all’inizio della Valle del Cesano, presso il mare. Conserva all’interno di esse e presso i borghi esterni antichi palazzi residenze della nobiltà locale e monumentali chiese e conventi, segno di una religiosità viva e di una committenza munifica. Appartenente al Ducato d’Urbino,  fu terra fedele prima dei Montefeltro e poi dei Della Rovere: una fedeltà dimostrata sul campo nel 1517, quando la sua possente rocca resistette a lungo all’assedio di Lorenzo de Medici. Dal Belvedere sulle sue mura, è possibile spaziare su tutto il litorale, facendo di Mondolfo un naturale balcone sull’Adriatico.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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San Costanzo - la Storia

Le prime notizie di qualche certezza risalgono al XV secolo al tempo dei Malatesta, anche se, secondo le più antiche testimonianze, San Costanzo risulta abitata da più tempo, come dimostrano i corredi funebri della omonima necropoli datati all'VII-Vii sec. a.C..

Stando al Locchi, all'inizio del XV secolo ... il Castello...

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  Stacciola

Il più antico riferimento scritto all’abitato di Stacciola Villa, sembra risalire agli anni 1290-1292. Posta a 118 m.s.l.d.m., vi sorgeva - difeso probabilmente da un robusto steccato - un castello, appartenente alla Signoria dei Malatesti. Questi, infeudarono come Conti della Stacciola la nobile famiglia dei Mauruzi da Tolentino, concedendo loro, per la benemerita fedeltà, “la fortezza, la casa, la torre, il borgo, il territorio e la corte di Stacciola”. Tramontato l’astro dei Malatesti, i Mauruzi nel 1515 venivano confermati nei loro possedimenti dai Della Rovere,  legando così indissolubilmente il loro nome con Stacciola. Oggi, la Villa, conserva l’interessante chiesa Parrocchiale, originariamente cappella gentilizia dei conti Mauruzi e dedicata a S. Giovanni evangelista, e il Forno pubblico, già esistente nel 1795, un tempo usato secondo un calendario ben determinato da tutti i cittadini. Rinomata è la “crescia”, una sorta di focaccia a base di farina, aromatizzata con rosmarino o cipolla, che in tale forno è cotta in occasione dell’annuale sagra estiva. Suggestivo il boschetto presente ad est dell’abitato, ultimo lembo di quel ben più ampio bosco che un tempo circondava l’intero borgo.

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     La Valle dei Tufi

 

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