VALLARSA NOTIZIE N° 43 - dicembre 2008 - pag. 46


RIFLESSIONI DI UN ROMANO SULLA SETTIMANA DI ESCURSIONI IN VALLARSA
(con soggiorno in Valmorbia) nel periodo 19 - 26 luglio 2008


Nonostante l'amore per la montagna, prima del luglio 2008 non avevo mai fatto una vacanza estiva sulle alpi orientali.

Il soggiorno in Vallarsa è stato molto intenso, per prima cosa non immaginavo quello che è significato in termini di sofferenza per gli uomini, la guerra di trincea del 1915-18.
Solo recandosi sul posto si ha la percezione corretta della drammaticità della vita dei soldati, in quegli anni, in alta quota anche durante la stagione invernale. Poco ricordavo dai libri di scuola; il Museo della Guerra di Rovereto mi ha fatto capire molte cose, anche riguardo la II Guerra Mondiale come gli editti dei nazisti nelle zone occupate durante la Repubblica di Salò.
Da Valmorbia, in quella deliziosa casa dei Tittarelli, partivamo la mattina per le escursioni previste dal programma.
Lunga ma non difficile l'escursione che ci ha portato a Monte Testo passando per il rifugio Lancia e gli altopiani coperti di prati fioriti che sono stati tanto importanti, con i loro pascoli, per la vita contadina. Il clima festoso e la carne alla brace hanno concluso la nostra giornata alla baita "Villa gaia" dove abbiamo dormito. Le nostre guide Fabio e Giorgio ci spiegano che molte malghe sono state dimesse e che il paesaggio in questi ultimi anni sta cambiando a favore dei boschi che ricoprono ormai antiche radure. Sull'Appennino, dove ho l'occasione di camminare più spesso, i corrispettivi delle malghe si chiamano pagliare; quì si trasferivano intere comunità nella stagione estiva. Nell'appenino aquilano, dopo decenni di abbandono, le vecchie pagliare sugli altopiani vengono ristrutturate dai nipoti dei pastori e dei contadini e utilizzate come case di vacanza allo stesso modo del "baito" in Trentino.
In un'altra escursione siamo saliti sul monte Corno con splendidi scorci di panorama sulla valle e le guglie sottostanti dove abbiamo visto passare i camosci. L'escursione è proseguita sino ai Denti Italiano e Austriaco. Anche qui la guerra ha prodotto quelle incredibili storie di gallerie, controgallerie, gallerie di servizio, rami, caverne, pozzi, gallerie di mina e contromina e quant'altro dove scavavano, in condizioni estreme, uomini divisi in centurie. Chissà se hanno ucciso più uomini le mine o i crolli imprevisti nelle fasi di scavo, la fatica, lo scivolare sui dirupi e i congelamenti. Ricordo come una scena surreale la vista delle montagne con le "porte" nella zona delle 7 croci. A rasserenarmi è l'affiatamento del gruppo, il bel tempo e la vista di splendidi fiori come le stelle apine e i raponzoli di roccia.
La giornata per me più emozionante, dal punto di vista escursionistico, è stata la salita al Cornetto, con partenza da Pian delle Fugazze, tra i faggi prima poi tra i pini mughi più in alto, con brevi gallerie ed i relativi frequenti cambi di pendio con affaccio sulle guglie molto suggestive. Anche qui c'è stato l'incontro con i camosci e con il fiore "regina delle alpi" astranzia. I passaggi sui cordini d'acciaio per fortuna non hanno creato problemi nemmeno ai neofiti. Una parte del gruppo ha affrontato l'arrampicata sul Baffelan che sono riuscito a concludere solo grazie all'aiuto dell'instancabile Giorgio che mi ha spesso assicurato con una corda. La strada delle 52 gallerie è una tappa obbligata, io ne ho percorso solo un tratto perché sono salito insieme ai più bravi, con l'aiuto di Giorgio, sulla via ferrata Falcipieri. Il rifugio Papa è ben attrezzato, invidio i Trentini che hanno questi bei rifugi mentre sull'appennino scarseggiano o sono chiusi.
Un giorno, per riposare, abbiamo fatto una passeggiata lungo il letto del fiume Leno che attraversa la valle. E' passata poco distante da noi una coppia di variopinte ghiandaie. Mi sono ricordato della storia del Mostro di Leno mezzo uccello e mezzo pesce che infettava, abbeverandosi, l'acqua del fiume facendo morire in preda a "forti dolori convulsivi" i neonati che venivano battezzati appunto con l'acqua del Leno fino all'intervento di S. Colombano che ha ucciso il Mostro.
Queste e altre leggende insieme ai racconti, anche autobiografici, della raccolta di Graziella Rigo mi hanno fatto capire, più delle guide, la storia dei luoghi, la vita e i sentimenti dei valligiani di Vallarsa.

Enrico Mariani






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