Tagli col trucco per la Casta


Tagli col trucco per la Casta
Sono applicati agli aumenti dei parlamentari



A fine mese la busta paga degli onorevoli sarà la stessa perché la riduzione riguarda solo l'aumento previsto per il passaggio al sistema contributivo. I risparmi sugli stipendi andranno in un fondo che sarà a disposizione degli stessi deputati Sì al taglio dello stipendio dei deputati, ma la busta paga a fine mese sarà la stessa, non un euro di meno. Con ulteriore beffa finale, perché i frutti del (finto) risparmio andranno in un bel fondo che sarà a disposizione – guarda un po’ – degli stessi deputati. La riduzione di cui si parla è proprio quel taglio delle indennità che tiene banco da mesi tra mille polemiche, come segnale “in sintonia con il rigore che la grave crisi economica-finanziaria impone a tutti”.

Come è andata a finire? Alla fine di un lungo percorso costellato da promesse, altolà e dispute sugli importi (con tanto di commissione ad hoc) finalmente la Camera ha deciso: ieri ha detto sì al taglio dello stipendio degli onorevoli proposto dall’Ufficio di presidenza per 1.300 euro lordi, 700 euro netti. Strette di mano, comunicati che di grande soddisfazione. “Ecco, noi siamo in linea con gli italiani”, è il motto. Ma sarà poi vero? No. Perché la decurtazione delle indennità fa uscire quei soldi dalla porta della Camera ma la riforma della previdenza li fa rientrare dalla finestra, paro paro. Non un euro di meno.

Così, a fine mese, la busta paga della casta è la stessa: 11.200 euro netti di indennità di base sui quali cumulare tutte altre voci. Nessun taglio, dunque. Il segreto è tutto nelle nuove norme previdenziali che si estendo ovviamente anche ai parlamentari, che sono scattate il primo gennaio scorso. Passando dal sistema retributivo a quello contributivo, i deputati si sarebbero visti lievitare la busta paga di circa 700 euro netti al mese, perché non è più loro chiesto di versare tutti e due i contributi che versavano prima: uno per il vitalizio (1.006 euro al mese) e uno previdenziale (784,14 euro al mese), oltre alla quota assistenziale (526,66 euro al mese). La riforma delle pensioni avrebbe toccato solo marginalmente i deputati in carica (un anno su 5 di legislatura), che avrebbero recuperato ben più di quello svantaggio con i 700 euro netti in più in busta paga.

Il passaggio dal sistema retributivo al contributivo, per farla breve, si sarebbe tradotto in 1300 euro al mese in più in busta paga, a causa dei differenti criteri di tassazione. Il maxi aumento, difficile da giustificare in questa congiuntura, è stato scongiurato introducendo una sforbiciata di pari importo. Più che di un taglio, si tratta dunque della sterilizzazione di un aumento. E poi la vera beffa finale: i tagli agli stipendi non torneranno agli italiani. Quelle somme andranno in un fondo a parte. Per cosa? Per gli stessi deputati. Lo anticipa il questore del Pdl, Antonio Mazzocchi, che in serata ha spiegato “questi 1.300 euro che verranno tagliati saranno accantonati in un fondo a tutela di eventuali ricorsi da parte dei deputati”. Insomma, quei soldi non usciranno mai da Montecitorio.

Da: Il fatto quotidiano:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/01/31/casta-arrivano-tagli-trucco-saranno-applicati-agli-aumenti-parlamentari/187931/

















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