Iraq, elezioni: hanno perso gli iracheni
Articolo di Padre Jean Marie Benjamin - 02 Feb 2005
da: www.reporterassociati.org


Esulta Bush, è raggiante Berlusconi, gioisce il campo dei super-ricchi e super-potenti:le elezioni in Iraq sono un grande successo. Dimostrano che si può esportare la democrazia” dicono. Che Berlusconi avesse tanta voglia di affiancarsi a Bush in questa avventura, già da tempo l’avevamo capito tutti. Ieri, però, l’ha confessato pubblicamente. Fantastico. Si rallegra Bush ma a mio parere, a Teheran ci sono alcuni che si rallegrano molto più di lui. E gridano, ringraziando il cielo: “una forte partecipazione alle urne!” Hanno ragione, una forte partecipazione degli sciiti e dei kurdi….

Non so se avete visto le manifestazioni degli sciiti ieri a Sadr city? Io le ho seguite su Rai Tre, in un servizio di Giovanna Botteri. in migliaia a sfilare con canti di gioia e con tante bandiere. Il problema è che in mezzo a queste centinaia di bandiere, non c’era una sola bandiera irachena. Tutte bandiere verdi. Verdi come l’Islam.

Non dò tre settimane di più e le manifestazioni si faranno con il Corano in mano.

Su tutte le Tv del mondo si è visto votare Allawi, solo lui, nessun altro. Se qualcuno ha visto una trasmissione dove si mostrava votare, ad esempio, Moqtada al Sadr, o qualche Ulema sunnita, o alcuni capi di Tribù, mi mandi una email.

Gli Sciiti ringraziano.

Pensate, di tutti i paesi arabi (e sono numerosi) l’unico a maggioranza sciita è il Bahreim, adesso con l’Iraq sono due. I Sunniti, dai quali sulle reti italiane non abbiamo sentito alcuna dichiarazione e che in maggioranza non sono andati a votare, da quanto ho sentito dai loro commenti sulle reti francesi e svizzere, sono relativamente sereni: godono dell’appoggio morale, economico e strategico del 90 % delle popolazioni arabe. Si preparano.

Poi ci sono i Kurdi, che cantano e ballano.

Poverini, non hanno capito il piano della grande mistificazione americana. Mi dispiace perché sono brava gente. Non sognano più uno Stato indipendente, ci stanno lavorando. E la Turchia sta soffiando sui 15 milioni di Kurdi, un vento di autonomia che comincia a preoccupare molto Ankara. E’ vero, dicono, che i Kurdi in Iraq sono i buoni che erano perseguitati da Saddam; in Turchia, invece, i Kurdi sono i cattivi, i terroristi. Per questo, i Turchi hanno (in 12 anni) bombardato e cancellato 2.000 villaggi Kurdi con circa 90.000 morti (nel 1994 con l’aiuto degli aerei americani).

Si rallegra Bush, ma credo che i Kurdi si rallegrino molto più di lui, soprattutto in Turchia. Ci sarà un Parlamento iracheno. Finalmente, anche se il paese sarà ingovernabile, ci sarà, con maggioranza Sciita e Kurda. Non so se gli “esperti” di “Porta a Porta” sanno che per gli sciiti, i Kurdi non sono i più amati in Iraq. A tal punto che a confronto, Saddam fa la figura di un chierichetto.

Si preannunciano dibattiti interessanti nel nuovo Parlamento iracheno.

E poi, abbiamo sentito le serene dichiarazioni del Ministro Martino, sempre a “Porta a Porta” la più attiva delle divisioni di propaganda di questa RAI militarizzata. Il Ministro: “Il voto in Iraq ha battuto il terrorismo”. Intanto i “terroristi” hanno abbattuto un Hercules C130 Britannico.

Si va verso la democrazia in Iraq - è quello che dicono - pertanto, mandano nuovi elicotteri di combattimento a Al Nassiriya. Non ho ben capito. Se si va verso la democrazia, perché mandano all’esercito di pace italiano degli aerei da combattimento?

Dobbiamo riconoscere alla politica dei tre B, di Londra, Washington e Roma, la coerenza della loro determinazione nell’applicazione delle loro teorie di “Democrazia Export”. La sinistra italiana, invece, che triste spettacolo! Da una parte: “Si, devono restare i nostri militari”; dall’altra, “no, devono andarsene”; e ancora: “però, potrebbero restare ancora un po’, poi andarsene”. Che l’unità della sinistra italiana sia ad anni luci di distanza dall’unità della sinistra spagnola, lo sappiamo, ma che siano caduti così in basso, da non poter più raggiungerli, è spettacolare.

I super-ricchi e super-potenti si rallegrano: la “Democrazia Export” funziona.

Il metodo e l’etica di questa impresa multinazionale ha anche la sua Bibbia: prima si fa morire di fame e di malattia la popolazione del paese da democratizzare con embargo e perpetui bombardamenti, poi quando sono ben disarmati, si distrugge il paese un’altra volta e si invade (perché è un paese pericoloso con tremende armi di distruzione di massa). Una volta massacrata di bombe la popolazione e distrutto il paese, si invade, chi si oppone è arrestato e, se è cattivo, è torturato. Il metodo è radicale, il problema è che si rischia di partorire un mostro. E quello sì che sarà difficile da abbattere!

I super-ricchi e super-potenti sono veramente meravigliosi: prima succhiano fino all’ultima goccia di sangue di un popolo già all’agonia e poi fanno i buoni samaritani nel mandare aiuti umanitari, nell’impegnarsi per la ricostruzione, nel portare la libertà. E’ un po’ come se Dracula, dopo aver succhiato il sangue alle sue vittime, chiedesse che venga fatta loro una trasfusione.

Abbiamo visto delle immagini dove in alcuni seggi per le votazioni, lo spoglio avveniva a lume di candela. A quasi due anni della fine dichiarata della guerra, ancora non hanno l’elettricità! Nel 1998, dopo i bombardamenti dell’Iraq (16-19 dicembre), in cui le forze anglo-americane avevano evidentemente ancora colpito le centrali elettriche, in otto mesi, nonostante le difficoltà create dall’embargo, le avevano ricostruite.

Nel 2001, sono andato a fare un reportage presso l’ospedale di Al Nassiriya, c’era la corrente elettrica. Quando sono tornato, sono andato a proporre il mio reportage alla Rai. Mi hanno risposto: “Al Nassiriya, dove è?”. E’ vero che adesso le cose sono cambiate. Al Nassirya sanno dove è, e sono fioriti tanti esperti dell’Iraq.

Ecco, ho una voglia pazza di fare agli “esperti” di “Porta a Porta” alcune domande: Adesso che hanno votato gli iracheni, sul terreno i 62 gruppi di combattimento di Al Zarqawi sono rimasti o sono andati via?

I circa 800 comandi autonomi regionali della resistenza organizzata dal partito Baath’s (da Mosul a Bassora, passando da Samarra, Falludja e Babilonia) hanno deposto le armi?

E le tribù irachene (che rappresentano circa 8 milioni della popolazione e cioè un terzo del paese) cosa ne pensano delle elezioni?

Se sulla fuga dei cristiani dell’Iraq, non fossero ben informati, mi permetto di segnalare che, dalla fine dichiarata della guerra ad oggi, sono scappati dal paese oltre 50.000 cristiani e, con la fisionomia di Parlamento che si sta prefigurando a Baghdad, molti altri stanno già facendo i bagagli. E’ questo il terribile dilemma: prima c’era la dittatura senza bombe nelle chiese né sequestri di cristiani, non facevano saltare gli uffici dell’ONU, non c’erano gli estremisti islamici e non c’era nessun collegamento con Al Qaeda (né con l’11 settembre), lo hanno riconosciuto anche Bush e il rapporto al Senato Americano.

Oggi, invece, hanno votato: i Kurdi pretendono uno Stato, gli Sciiti una Repubblica Islamica, le organizzazioni estremiste islamiche sono diffuse in tutto il paese, la resistenza è attiva sull’insieme del territorio e dai diversi paesi arabi arriva un sostegno maggiore alla guerriglia, ogni giorno più forte ed organizzata.

Cari amici, ve l’hanno detto in televisione: “in Iraq oramai la Democrazia Export funziona”, speriamo che non sia come la corrente elettrica!

Jean-Marie Benjamin





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