VALLARSA NOTIZIE N° 37 - dicembre 2005 pag. 32,33


I DOCUMENTI RISALENTI ALLA PRIMA
EVANGELIZZAZIONE IN VALLARSA

Le notizie storiche fanno risalire la nascita della Pieve di Lizzana verso il IV secolo, questo è quanto viene riportato da Albertini nella sua ricerca documentata nel libro "La Piof".

Certamente alla stessa "Piof" hanno fatto riferimento altre Comunità della Vallagarina come: Marco, Lizzanella, Sacco, Terragnolo.
Per quanto si può conoscere certamente l'evangelizzazione della Vallarsa dipendeva dal servizio dell'antica Pieve. Di tempo in tempo, non è che si conoscano esattamente le date, si raccoglievano gli abitanti dei primi masi per l'ascolto della Parola e il servizio liturgico.

Il primo riferimento numerico della popolazione della valle si rileva dall'Archivio Arcivescovile con corrispondenza ai 9 masi italiani e ai 12 masi tedeschi nell'anno 1204-1205 con 200 persone.
Il ritrovarsi per i momenti di vita sociale e religiosa e l'aumento della piccola comunità ha fatto sì che nel 1350 gli abitanti sentissero il bisogno di avere un luogo, una propria chiesa ove potersi trovare a pregare e ad assistere alla sacra liturgia.
E' così che viene fatta la domanda al Principe Vescovo Mainardo di Nusbaus e avutane la concessione erigono la piccola chiesa dedicata a S. Vigilio e la casa del sacerdote dove dimorare nel maso detto "la Chiesa".

Della piccola e primitiva cappella si riscontrano ancora oggi dei segni visibili ed in particolare il minuscolo campanile che rimane ancora oggi nel passaggio alla torre campanaria del 1700.
Ma ciò che è importante rilevare è che già nel 1400, e a questo punto i masi sono aumentati a 39 (documento Archivio Vescovile), la chiesa di S. Vigilio, come annota il Contareno è così descritta:

"La Comunità della Vallarsa aveva la sua chiesa e cimitero. Poiché distava ben 12 miglia aveva uno stabile cappellano, amovibile per volontà del pievano. Ad esso provvedeva la Comunità come da antica consuetudine. Anche la popolazione di Vallarsa veniva il Venerdì Santo alla Pieve per ricevere l'olio santo per gli infermi.
Aveva presso di sé il fonte battesimale. In occasione della visita alla Pieve la Comunità pagava al Pievano 18 carantani...".

Queste appaiono le note documentali alle quali si può far risalire la nascita della Chiesa in Vallarsa. Fa riflettere come Contareno introduce la sua descrizione: "ad esso, (al capellano) provvedeva la Comunità, come da antica consuetudine" il che fa pensare che ormai la Comunità avesse assunto una sua struttura, un suo corpo sociale capace di esprimere con criteri ben specifici obiettivi e finalità di domande e di scelte (già questo lo si è potuto riscontrare per quanto riguarda l'aspetto sociale vedi ad esempio la Carta dei Privilegi anno 1443).

Ora l'obiettivo è il bene sociale e morale, è il bisogno di avere una relativa autonomia dalla Pieve e di godere di un servizio religioso garantito dalla stabilità di una presenza.

La piccola Comunità godeva già di molto, rispetto ad altre chiese affiliate a Lizzana, ma ciò non bastava e la richiesta di erigere a Curazia la Chiesa di S. Vigilio in Vallarsa, viene rivolta al Vescovo all'inizio del 1500, il quale chiede che venga redatto allo scopo "l'inventario dei beni della Chiesa ".

La Comunità provvede così attraverso i suoi rappresentanti alla formulazione dell'inventario, documento datato 1525, interessante perché offre una percezione della vita del tempo, della sua organizzazione, delle colture sul territorio, della sua forma amministrativa.
L'amministrazione dei beni della Chiesa e della stessa comunità civica avveniva parallelamente dai Massari votati dai capifuoco.
Il lungo inventario precede quindi alla pergamena del 1538 di Bernardo Cesio con la definitiva erezione a curazia della chiesa di S. Vigilio.

Oltre a tutti questi importanti atti che segnano il nascere di una Comunità e dunque tutto quell'articolarsi di rapporti, possiamo cogliere tra le righe un ambito pregevole come: le piccole regole dovute alla decima, la quantità in rapporto al peso e misure d'epoca, le varie monete in uso nel tempo, il nome di alcuni masi che più tardi si sono definiti nel nome stesso delle frazioni e il processo continuo di disboscamento che si rileva attraverso la nomenclatura: vedi fratte e novali.

Certamente non bastano queste poche note a spiegazione esaustiva di un tal documento perché il tentativo è di lettura e descrittivo, ma ben più profonda potrebbe essere l'interpretazione storica che per cognizione di essa dovrebbe partire ancora da più lontano che dai semplici dati storici anagrafici. Ma il decoro e l'importanza di rotoli o pergamene riscoperti e considerati nel loro valore ed essenzialità danno alla nostra Comunità radici culturali di un non lieve spessore che vale la pena di mettere in luce e riconoscere in tutta la loro identità.


Aldina Martini


Bibliografia:
La Piof - ed. Bolognini 1984 Remo Albertini
Pergamena 1525 -Archivio Parrocchiale (traduzione a cura di Don Ivo Leonardi)






L'antico fonte battesimale, presso la Pieve di Lizzana,
al quale gli abitanti dei masi della Vallarsa si recavano
per il battesimo dei propri figli.






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