VALLARSA NOTIZIE N° 36 - giugno 2005 pag. 3


EDITORIALE

La realtà è frequentemente diversa da quella che appare a prima vista. Infatti molte volte siamo portati ad attribuire grande importanza a ciò che appare e trascuriamo l'essenza delle cose. Così chi alza la voce ottiene maggiore attenzione di chi interviene in maniera educata anche se quello che dice risulta, alla prova dei fatti, destituito di fondamento.

E' facile coprire il vuoto di idee, la scarsa voglia di impegnarsi, il desiderio di essere sempre al centro dell'attenzione richiamando le cose che non vanno, mettendo l'accento sugli errori, veri o presunti, altrui. Molto più difficile fare il proprio lavoro in silenzio, operare nel rispetto degli altri, valutare le cose positive che altri fanno.
Certo ognuno di noi può spiegare rapidamente come un determinato lavoro poteva essere fatto meglio, come una data iniziativa poteva essere portata a termine più rapidamente, come la comunità abbia bisogno di molto di più di ciò che si sta facendo. Tuttavia se passiamo dalle parole ai fatti vediamo come tutto sia più difficile, molte delle iniziative che si ritiene importanti non sono realizzabili, altre che lo sono richiedono tempi lunghi, altre ancora possono essere portate a termine solo modificando gli obiettivi originari. Eppure mentre siamo pronti a trovare mille giustificazioni per i nostri fallimenti non troviamo neppure mezzo motivo per giustificare quelli altrui. Oppure non viene fatto alcuno sforzo per cercare di capire che non ci sono solo le nostre esigenze che devono venire soddisfatte, ma anche quelle di molte altre persone che hanno i nostri stessi diritti.
Tale modo di procedere risulta non solo ingiusto, ma anche controproducente. Infatti se non diamo fiducia agli altri sarà quasi impossibile che gli altri la diano a noi. In una grande comunità questo fatto ha conseguenze limitate. I rapporti tra le persone sono in maggioranza regolati attraverso regole formali e se qualcuno è antipatico basta semplicemente ignorarlo. In una comunità piccola come la nostra le cose sono diverse, siamo così pochi che in pratica nessuno può ignorare l'altro. Per questo è necessario ricordare che le nostre azioni non esauriscono il loro effetto sul momento, ma continuano a produrre conseguenze per molto tempo. Allusioni, mezze parole, critiche vengono rapidamente riportate, quasi sempre ingrandite, all'interessato. Quello che era considerato un vicino, magari non molto simpatico, inizia ad essere considerato un potenziale nemico. Alla prima occasione si cerca di fare pagare lo sgarbo che ci è stato fatto ed inizia così una lite che dura per molti anni ed avvelena la vita di tutti.
Ho notato che queste reazioni sono più frequenti nella stagione estiva forse perché in tale periodo siamo più numerosi o forse perché ci si incontra più frequentemente. Sono consapevole che alcuni attriti sono inevitabili e che per ognuno di noi c'è qualcuno che è più antipatico di altri. Sono altresì convinto che la critica se fatta con modi e spirito adeguato è un'importante occasione per migliorare. Tuttavia vorrei invitare tutti a provare per la prossima estate ad essere maggiormente tolleranti. Fra qualche mese tornerà l'inverno e molti dei problemi che in estate ci sembrano enormi saranno ridimensionati. In ogni caso molto meglio parlarsi chiaramente che covare il risentimento o aspettare la prima occasione utile per rifarsi. La comprensione verso gli altri non è sicuramente una cosa che faccia rumore, né una virtù molto evidente. Essa rappresenta, tuttavia la base per avere una comunità solidale e quindi una comunità che può guardare al futuro con ottimismo. Forse con un po' di buona volontà da parte di tutti, sotto questo profilo, la prossima estate potrà essere migliore di quelle passate.

Geremia Gios




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