VALLARSA NOTIZIE N° 35 - dicembre 2004 pag. 3


EDITORIALE

Se è vero che il passato è la nostra memoria e il futuro la nostra speranza, il presente rappresenta il nostro dovere. Il nostro dovere perché abbiamo dei debiti verso il passato e verso il futuro. Verso il passato vale a dire verso le generazioni che ci hanno preceduto e che ci hanno lasciato in eredità molte delle cose di cui oggi godiamo. Verso il futuro ossia verso le generazioni che ci seguiranno alle quali dobbiamo lasciare una Comunità un po' migliore di come l'abbiamo trovata.

Un tempo era forse più facile percepire questo dovere. Il passato era più vicino, più comprensibile dal momento che i punti di riferimento cambiavano lentamente. Le difficoltà erano più o meno le medesime e l'individuazione di soluzioni poteva partire da quelle sperimentate dalle generazioni precedenti. Al tempo stesso il futuro appariva come una proiezione del presente con un'evoluzione prevedibile almeno nelle sue linee essenziali. L'esperienza accumulata dalle generazioni più anziane poteva servire a quelle più giovani e ciò che uno imparava nell'adolescenza manteneva la sua validità per tutta la vita.
Oggi non è più così. Le innovazioni si susseguono con ritmi sempre più accelerati. La velocità con cui il nuovo compare risulta in molti casi superiore alla capacità di assimilazione delle singole persone. E' stato osservato in proposito che alla sera siamo un po' più ignoranti del mattino perché ciò che conosciamo diventa, almeno in parte, nel corso di una giornata, superato. Il futuro diventa così meno limpido in quanto vi è la consapevolezza che lo stesso sarà sicuramente diverso, senza riuscire a comprendere relativamente a quali aspetti. Ciò che oggi appare realistico potrebbe non esserlo più domani; ciò che appare importante diventa improvvisamente inutile. Al tempo stesso il passato diventa oscuro perché non si riesce più a comprendere le motivazioni delle generazioni che ci hanno preceduto.
In tale situazione la tentazione è quella della fuga. Fuga dalla responsabilità, dall'impegno nel sociale, dalla progettazione del futuro. Ci si sente inadeguati, non all'altezza, diventa più comodo e più facile lasciar decidere ad altri riservandosi, ovviamente, il diritto al mugugno.
Al tempo stesso vi è l'urgenza di decidere. Proprio perché tutto cambia velocemente si ha l'impressione che ritardare la decisione per coinvolgere più persone nella stessa rappresenti una perdita di tempo. Il risultato finale è che sempre meno persone partecipano alla vita comunitaria. Obiettivi e metodi non vengono definiti all'interno della comunità, ma ci si adegua a ciò che viene deciso altrove senza chiedersi se e in che misura tali scelte siano appropriate.
E' vero, in molte occasioni ci sentiamo non all'altezza e la tentazione di lasciar fare ad altri è forte. Sarebbe tuttavia sbagliato cessare il proprio impegno.
Si può ricordare in proposito un vecchio aneddoto: due rane giravano per una malga e giunsero alle vasche dove veniva conservato il latte la notte in attesa di essere trasformato in formaggio il giorno dopo. Le due rane saltarono in due vasche diverse e dopo aver bevuto una dose abbondante di buon latte cercarono di uscire. Nonostante gli sforzi però, l'orlo delle vasche risultava troppo alto e non riuscivano a superarlo. Una rana fece diligentemente tutti i calcoli tenendo conto della spinta delle zampe, della densità del latte, della forza di gravità e di molto altro ancora. Arrivò così alla conclusione che non sarebbe mai riuscita a superare il bordo della vasca e, esausta, si lasciò cadere sul fondo della stessa e morì. L'altra rana non calcolò niente ma continuò a saltare. A forza di salti la panna del latte si addensò in burro che alzò di quel tanto il fondo della vasca da consentire alla rana di superare con un ultimo balzo quell'orlo che sembrava troppo alto.
Penso che questa vecchia storia dovrebbe tornarci alla mente tutte le volte che abbiamo il desiderio di lasciar perdere, di disinteressarci della Comunità in cui viviamo. Ciò vale soprattutto in questo periodo in cui l'inizio dell'anno nuovo porta a ripensare agli impegni, a programmare il futuro, ad individuare priorità. Nel fare questo dobbiamo avere la capacità di tener conto non solo dei nostri interessi personali immediati, ma anche di quelle della Comunità in cui viviamo. Del resto è questo l'unico modo per far sì che l'augurio di Buon Natale e di Felice Anno Nuovo che ci scambiamo vicendevolmente in questo periodo, si traduca in un miglioramento effettivo della nostra vita.


Geremia Gios




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