Il grande viaggio


Quello che vorrei raccontare in seppur poche righe, è una storia che a viverla è stata lunga e difficile: il mio lungo viaggio.
Iniziato assieme ad altri trenta in riva ad un lago, ai margini della savana; un lago magico perché a volte sparisce, lasciando al suo posto solo fango misto ad odore di cadaveri e di pesce marcio, per poi in un solo primo ed unico giorno di pioggia ricomparire, colorando di blu tutta la nostra visuale, di verde d'erba fresca e fiori tutto d'intorno, la pioggia è la tavolozza dei colori, in Africa.
La notte però è fredda e molti di noi si stringono uno accanto all'altro, per meglio sopportare il freddo e raccontarsi storie fantastiche e suggestive per superare la notte e tutte le paure che si porta attorno il buio ed i suoi rumori sinistri, che pur sono lontani ma sembrano così vicini, così secchi e indecifrabili.
Io, solo in disparte, a cercare di ricordare ogni attimo, ogni parola, ogni odore per aiutarmi a capire come potevo fare e, se potevo riuscire, a ritornare lassù fra i monti dolomitici dove sono nato.
Ero piccolo quando ho lasciato le montagne e del viaggio fin quaggiù a malapena ricordo quanto sia stato terribile.
Con il racconto di mio padre anche i ricordi sembrano chiari e sembra svanire quella nebbia che ne impediva una chiara visione, ma dovrò disporre di tutte le mie capacità, mi servirà il coraggio per andare avanti, la forza per continuare, il ricordo per non smarrirmi e la paura per salvarmi.
Sarò solo stavolta, senza mio padre al fianco.
Devo attraversare un deserto, il mare e poi continuare ... avanti fino alle montagne. Si aspetta la settimana, il giorno, il minuto, il secondo buono per partire non si sa bene chi e perché, ma all'improvviso senza motivo apparente o sentore che l'attimo si stia avvicinando, si scatta tutti via, come colpiti da molteplice ed unanime folgorazione, si parte. Un lungo viaggio ha inizio.
Poche indicazioni ma precise, tutti in fila, guardare quello davanti, sempre dritti, non voltarsi indietro e chi indietro rimane preghi per chi è davanti, perché per chi resta indietro anche le preghiere saranno vane.
Ho perso subito il conto dei giorni e delle fredde notti passate in quel tormento ma ho perso anche il conto di chi dietro di me si era fermato a pregare, ed è forse per queste loro preghiere che Dio ci ha fatto arrivare al mare.
Forse ha avuto pietà di queste povere creature che sono state le prime però nella loro povertà ad adorarlo, gli uomini e ricchi sono arrivati dopo.
La sabbia del deserto sembra profumi di morte, quella in riva al mare profuma di pace e riposo, diversa nella loro uguaglianza opposte nel loro sentimento.
Per qualche giorno l'unico pensiero è stare all'ombra e riposare, acqua fresca di nascosto alle fontanelle dei villaggi turistici e tra gli ombrelloni la sera
Quando và via qualche biondo turista ci ha anche lasciato qualche pezzo di pane, non so se per elemosina, compassione o pura generosità, ma la fame spesso e volentieri non si aspetta risposte a grandi quesiti ma piccoli bocconi senza farsi domande .
Non c'è fretta di ripartire, ma è proprio quando non hai fretta che ti strattonano via e ti ritrovi in mare aperto, qui si viaggia anche di notte senza sosta, al buio di nascosto dalle luci delle navi anche più lontane.
Al fresco di un alba di non so quale giorno la costa appare come un miraggio, nemmeno il tempo di scendere e sono stato catturato, e ci avevano avvertito state lontani da tutto, ma io ho visto solo la terra e così...
Comunque mi hanno dissetato, pesato, misurato, lavato, messo il segno di riconoscimento, interrogato, ma tanto non capivo e sopratutto nutrito e quello lo capivo.
Non è poi stato così male il soggiorno in Sicilia e visto poi che non so bene se sono scappato o se mi hanno liberato ma mi hanno lasciato solo e non ho chiesto cosa dovevo fare me ne sono solo andato senza troppo disturbare chi in quel momento faceva il riposino pomeridiano.
Il silenzio nel movimento è sempre stata la mia dote e questa volta ha portato gran frutto.
Ora però ero solo nel mio peregrinare, allora i ricordi e le raccomandazioni mi venivano man mano in mente:
”segui la costa dell'alba ed il sesto grande fiume ti porterà ai monti “,
“ non ti rivolgere a nessuno se non a quelli che sono come te o che vengono da lontano “.
“ Viaggia solo e non disperare mai “.

Non ho viaggiato solo, ma in compenso ho disperato parecchio.
Forse per fortuna o per destino, forse per le preghiere avanzate dal deserto o forse perché ..non so, ma sono arrivato alla mia valle e finalmente ho potuto sentire come mio padre mi diceva che le montagne della Vallarsa raccontano le loro storie, di guerra e di miseria, di sudore e di fatica, di vita e di gioia.
Sono arrivato a Robolli nella casa con la terrazza grande rivolta verso le piccole dolomiti che intravedo, nascoste tra gli alberi, sento il Leno scorrere in lontananza ed il vento che percorre la valle per intero trasportandone come musiche i rumori.
Hanno fatto una festa di primavera al mio arrivo, alla sera i bimbi giocavano ed ascoltavo suonare la chitarra, le risate le battute ed il vino non mi davano noia, mi addormentavo con la testa a penzoloni per sentire meglio .
Sto veramente bene qui ed anche se sono venuto da molto lontano nessuno mi ha mai insultato o disturbato, sono benvisto e rispettato, sono apprezzato ed integrato.
Ho però lavorato duro tutto il giorno in giro a darmi da fare, aiutare chi ha bisogno ed ogni momento disponibile a lavorare per costruire il mio nido, anzi il nostro nido d'amore visto che qui ho anche trovato l'amore della mia vita ed è per lei che finalmente ho capito il motivo del mio viaggio e del mio lavoro, per lei e per i figli che a breve arriveranno.
La gente della Vallarsa sogna un futuro migliore e parte per poi realizzare un giorno un grande sogno per il proprio futuro, per poi vederlo con gli anni realizzato dove era il proprio passato.
Ricostruire e risistemare quello che abbiamo lasciato cadere, ritrovare quello che abbiamo abbandonato, non era forse più semplice rimanere?
Ma forse è questo il destino della nostra natura partire per ritornare ecco cosa siamo, un giorno anch'io dovrò ripartire per poi ritornare, finché il vento mi aiuterà potrò volare e rincorrere i miei sogni fra questi alberi e queste montagne, tuffarmi nel Leno o lasciarmi cadere sui mucchi di fieno lasciato nei prati, ascoltare il silenzio e distinguerne le parole.
Alla sera guardo dal mio nido i paesi che si accendono e le luci della notte sembrano come noi rondini in fila, appese ad un filo, pronte a volare via.
Sono una piccola rondine venuta da lontano, un viaggio di 10.000 km ed ho fatto il mio nido qui, sotto “ en vecio trave del pontisel n'de na vecia casa ai Roboi“ , siamo qui ora in quattro stretti che fischiamo, dovrò ogni volta partire ma dovrò sempre ritornare e così faranno i miei figli in questa Vallarsa dove ancora anche una sola rondine può far primavera.



Rolando Piazza




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