Vallarsa

un racconto di Gianluca Gios
Tratto da: http://www.libritrentini.it/inediti/vallarsa.htm



“PAM... sei morto!”

“ma no daì, non è vero...”

“ sì, invece!!”

“va bene, va bene.” - anche perchè l’ha detto lei, La Francese e non ho la forza per obbiettare a quelle parole ....e a qualsiasi cosa dica lei..............

PAM - PISTOLA, accompagna i miei ricordi che sembrano sempre più lontani nel tempo. Gioco d’estate, due squadre, ladri e poliziotti, i primi che si nascondono i secondi che tentano di catturare i primi e viceversa. Nascondersi tra i vicoli del paese, nelle vecchie case abbandonate.

Luogo di incontro iniziale di tutto questo era la panchina della fermata dell’ATESINA sulla curva della strada provinciale alla fine de “la contrà”  del paese. Inizialmente semplice luogo di ritrovo che con il passare del tempo, delle estati diveniva luogo di discussioni sempre più impegnate o pseudo tali, incontri romantici, inizialmente affollato di ragazzini vocianti e casinari alla luce del lampione nelle sere d’estate, più tardi di adolescenti alle prime paranoie esistenziali e amorose sfogate in lunghe discussioni filosofeggianti. Ci si ritrovava lì , un punto fermo a dispetto degli anni che passavano.

La panchina in legno verniciata di un giallo ormai consunto che ora non c’è più sostituita da una nuova. Così come la curva, non è più la stessa, declassificata a mero ingresso del paese dal nuovo tracciato della provinciale.

Lì ci si ritrovava roveretani , torinesi  e francesi o meglio e La Francese.

L’estate, la Vallarsa, La Francese tutt’uno nella mia mente. Il passaggio dall’età infantile a quella adulta. La consapevolezza che le femmine non erano più solo dei compagni di gioco, erano Donne. La sofferenza di questa consapevolezza e allo stesso tempo il capire di non poterne fare a meno.

La sublimazione della GIOIA DI ESSERE TRISTI.

Le miniolimpiadi, le rappresentazioni teatrali per gli amici, i genitori, gli zii. Animazioni delle sere d’estate nel piccolo borgo valligiano di cui ero partecipe ed aiutante della verve creativa di Marco e Guido. Il ricavato speso per una pizza assieme a tutti i ragazzini del paese: le mie prime estati in Vallarsa.

Gli spaghetti a mezzanotte, alla luce di un fuoco nel prato sopra casa, il vim brulè, sdraiati su di una coperta a guardare le stelle cadenti, ad esprimere desideri, a cantare “MA LA NOTTE NO”, le canzoni di Battisti o di Finardi  fino all’una di notte, improvvisando cori di accompagnamento alla chitarra di Marco: l’ adolescenza.

La FESTA DELL’OSPITE a Riva, mitiche sere mai più riuscite, con la Turina o Gianni Pettenati, a “prendere” gli acquazzoni tentando di ripararsi sotto un fragile alberello ormai fradicio e infischiarsene perchè sotto lo stesso sei in compagnia di una che ha addosso una leggera maglietta bianca tutta bagnata che si vedeva tutto...

Ripenso a tutto questo mentre passeggio spingendo il passeggino nel tentativo di far addormentare mia figlia. Mia figlia . Sono UN PAPA’. Strano ma vero, nuova dimensione , nuova situazione , nuovo ruolo da impersonare in questa ennesima estate in Vallarsa. Sembra impossibile ma mi guardo attorno nel silenzio della sera vedono le CimaPosta illuminata da un raggio di sole che crea un arcobaleno lo indico a Giulia, troppo piccola ancora per capire. l’arcobaleno, le montagne tutt’intorno l’odore di bosco bagnato che mi pervade, io con Giulia in Vallarsa. e il cuore mi si riempie di una strana sensazione che sembra felicità. consapevole di questo mi avvio lentamente verso casa, Giulia si è addormentata, accendo una sigaretta mi riguardo attorno  i Cumerlotti, la panchina, la curva dall’altra parte la luce della cucina dove c’è l’artefice di questi momenti. La mia compagna , la dolce metà , il presente , la realtà . Dolcissima ed esuberante realtà.

Sono passati già sei anni. stesso periodo stessi luoghi. La Vallarsa come denominatore comune, anni , estati trascorsi in questi luoghi e non ci siamo mai incontrati fino a sei anni fa.

Il prato sopra l’albergo della Riva, partite  a pallavolo con gli amici, una nuova presenza ai bordi del campo .Bionda capelli raccolti , ma non gioca, presenza che si nota e ti distrae dal gioco. la sera la rivedo all’esterno del bar , c’è la festa a Obra si va su tutti in sieme, lei ad un certo punto balla ,io ai bordi la guardo non posso farne a meno, qualche sera dopo è la notte di S.lorenzo c’è Marco e Roberta con la macchina si va fino a dopo Ometto dove c’è più buio in cerca di stelle cadenti e la sensazione strana che diventa sempre più grande, ma questa volta i non voglio coinvolgimenti sentimentali, devo studiare per l’esame per l’ammissione al collegio dei geometri , niente distrazioni mi sono promesso e poi sicuramente finirebbe come sempre.

Altra sera , ma i ricordi non sono proprio limpidi, alla Svolta insieme agli altri poi tutti vanno a casa rimaniamo io e lei la riporto all’albergo ci fermiamo sotto stiamo nell’ ipsilon a parlare e parlare il tempo passa..........

sono passati sei anni siamo assieme .Siamo in Vallarsa abbiamo una bimba niente è più come prima ma ci siamo noi e la Vallarsa








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