A proposito di centenario


di Luca Campagna



All’approssimarsi delle ricorrenze per il Centenario dall’ inizio della Grande Guerra, nel nostro Trentino ci si interrogava su come questo nostro popolo avrebbe ricordato quei fatti.

Quando due anni fa presentai la nascita di una nuova associazione in Vallarsa, sperai per un momento che la forza della verità facesse ormai emergere quello che davvero accadde in quegli anni e come davvero i nostri uomini della valle vissero quegli eventi. .

Visto che per tanti anni nessuna associazione in Vallarsa si era spesa per trovare notizie certe su quei fatti, pensai che lo potessero fare gli Schuetzen, coloro che più di ogni altro dovrebbero avere a cuore il recupero di una storia che ci riconduce a quando la nostra terra era ancora chiamata Tirolo (dalla sua nascita nel 1300 circa fino al 1918). Ingenuamente pensavo di poter fare un lavoro di recupero senza subire condizionamenti di sorta ma purtroppo mi sbagliavo. .

Sapevo ed avevo ben presente che allora come oggi, tutte le parti coinvolte in una guerra avevano le loro ragioni ed i loro interessi. A volte davvero sporchi interessi. Per i Vallarseri non esisteva nulla di tutto ciò. Per loro non fu probabilmente né un fatto ideologico, nè politico, nè di interesse. I Vallarseri dovettero solo assistere al fatto che siciliani, napoletani, veneti o emiliani entrassero in valle armati per prendersi una terra su cui chiaramente non potevano vantare nessun diritto, ma non è tutto. Per un anno intero quei soldati tennero sequestrate tutte le famiglie di Vallarsa costituite da donne, bambini ed anziani e costringendo così tutti gli uomini della valle non ancora in guerra in Serbia e Galizia a schierarsi in armi alle porte di Rovereto con il pensiero e la preoccupazione per quel sequestro di massa. Che questi nostri uomini si sentissero austriaci od italiani poco importa, conta ciò che subirono e come si comportarono in quel frangente. Ciò che è importante comprendere, è che i documenti ufficiali degli archivi di stato austriaci ed italiani oltre ad una nutrita bibliografia sia in lingua tedesca che italiana, oltre che molti articoli di giornali dell’epoca, molti saggi e non ultima anche una memoria di paese, chiariscono come quei Vallarseri non vissero in un limbo non ben definito, ma invece combatterono tutti e compatti contro l’esercito Italiano, magari con la morte nel cuore per ciò che accadeva o la preoccupazione per le loro famiglie in mano italiana, sicuramente non con il cieco impeto degli invasati ma con la triste consapevolezza e determinazione che la situazione richiedeva. .

Questo lavoro di recuperò della documentazione è culminato nell’esposizione dei risultati in collaborazione con la Biblioteca Comunale, allestendo una mostra al Centro Scolastico di Raossi dal 1 luglio al 30 agosto 2015. Il lavoro come è dimostrato dal libro dei visitatori è stato apprezzato da molti, anche da storici e da appassionati venuti da fuori provincia e da altre nazioni Europee e perfino dall’America. Esiste però una voce fuori dal coro che lo critica non tanto nel merito, quanto insinuando la volontà di dar sfoggio di se e di volersi costruire una storia su misura. .

Posso solo rispondere che qui si tratta solo di avere a cuore un minimo di verità sui fatti di allora. Guarda caso la critica arriva da chi si guarda bene dall’entrare nell’analisi dei fatti accaduti, ma riduce la guerra in valle al solito apprezzamento per le infinite qualità morali degli italici fanti. Il fatto che tutto ciò che successe in Vallarsa in quegli anni fosse stato scritto dai “vincitori” non è un mistero per nessuno. Dopo una guerra è sempre così. Ed è evidente dalle poche considerazioni fatte sopra come esista una storia degli uomini di Vallarsa che non è stata raccontata. .

In Vallarsa nella grande guerra ci furono 2300-2500 profughi ma ci furono anche 1100 soldati. Perché dei primi conosciamo molte storie e nulla dei secondi? .

Perché mai in valle abbiamo per decenni celebrato le gesta in divisa Italiana di un paio di Roveretani e Trentini dai nomi altisonanti e lo stesso non è stato fatto per i più di 1000 Vallarseri nel quale ci furono anche una trentina di decorati con medaglie al valore? Perché i loro nomi non sono mai venuti alla luce? .

E perché mai presentare documenti ufficiali e bibliografia consultabile da chiunque, dovrebbe prefigurare una qualsiasi voglia di protagonismo? L’unica mia intenzione è sempre e solo stata il recupero di una storia nascosta in modo così maldestro da sembrar quasi una presa in giro. .

Una sempre più nutrita bibliografia infatti, sta puntualmente riportando alla luce documenti ufficiali che imponevano l’abbattimento delle lapidi dei nostri soldati caduti o l’allontanamento dai posti di lavoro pubblici dei reduci trentini (sostituiti con forza lavoro del sud-centro italia), la sostituzione dai posti chiave dell’amministrazione (scuole, tribunali ecc) con personale non Trentino, la cancellazione di ogni buona procedura di amministrazione Asburgica, il divieto dall’usare il nome della nostra Terra (Tirolo) imponendo un nuovo nome con relative pene che andavano dall’ arresto da 1 a 3 mesi oltre a 3000 lire di multa (davvero tanti soldi per quei tempi!) a chi lo avesse usato ecc.ecc.ecc. .

Molti di questi documenti hanno permesso di ricostruire anche la storia di 314 uomini di Vallarsa che dal 24 maggio 1915 combatterono contro gli italiani. I documenti ufficiali per fortuna sono certificati e quindi ogni accusa di pretesa storia riscritta a proprio uso e consumo non può che risultare ridicola e pretestuosa. .

Mi sono reso conto che per molte persone è stata una gioia poter attingere a qualche notizia nuova che andava a chiarire i troppi dubbi e domande che molti si pongono su quei nostri avi. All’interno di alcuni gruppi ed associazioni ho notato però come a qualcuno non importi molto la verità, o il fatto che si tenti di avvicinarsi ad essa, ma che conti soprattutto un uso strumentale dei dati. .

Si tende da entrambe le parti ad esaltare alcuni fatti ed a nasconderne spudoratamente altri, tanto che non sembra interessare il creare un clima che possa portare tutti a capirsi un po’ di più ma anzi, si lavora per l’esatto opposto. .

Non posso che esser deluso profondamente e devo dire di aver capito a mie spese che se si vuole davvero portare alla luce la verità, occorre farlo liberi dall’appartenenza ad una qualsiasi divisa. Penso che ognuno debba ragionare con la propria testa e da uomo libero guardando in faccia la verità e la realtà e perfino la propria identità, ed Il fatto che essa stessa si evolve con il tempo dovrebbe far agire di conseguenza. .

I Vallarseri di oggi non parlano più Tedesco e non sono più gli Austriaci di allora ed è insensato pretendere di riportarci a quei tempi, soprattutto da parte di chi dice di esser Vallarsero ma Vallarsero non è, perchè qui non ha mai abitato e non conosce ne la storia di Vallarsa, ne le persone che qui vivono, ne tantomeno quello che pensano. Quando questi politici pretendono di portare all’interno di un associazione culturale di Vallarsa il peso del loro status presunto, rovinano la possibilità di cercare una qualsiasi piccola verità condivisa sulla storia dei nostri padri. Quando ci si affanna a manovrare per seminar discordia non solo tra le associazioni ma addirittura all’interno della stessa associazione, quando si vorrebbe ottusamente governare ed indirizzare anche il pensiero degli altri, quando non si perde occasione dal manifestare il proprio rancore-odio verso gli Italiani tutti e si pretende di istituzionalizzare questo sentimento nell’associazione, allora il risultato di queste manovre è solo quello di condizionare e falsare a tal punto gli intenti del gruppo da far allontanare ogni persona con un minimo di buon senso. .

E’ davvero sconsolante sapere che questi personaggi si considerano gli eredi morali di quei nostri Padri, salvo verificare poi il loro pressapochismo nel momento in cui, lasciati soli hanno iniziato a pubblicare notizie errate sui nostri Standschuetzen, dimezzandone come per incanto il numero e facendo confusione con cifre e contesti, nonostante l’utilizzo e la scopiazzatura maldestra e senza permesso di un lavoro del sottoscritto pressoché già bello e pronto. .

E purtroppo l’altra faccia della medaglia è rappresentata dai gruppi combattentistici italiani (ma Trentini di nascita) che vorrebbero nascondere una storia locale perché scomoda nei riguardi di chi dirigendoli da fuori vorrebbe vederci tutti entusiasti nel gridare “viva gli alpini e viva Battisti!”. Sembra ancora lo sport preferito di molti dirigenti di queste associazioni il negare ogni traccia del vissuto della nostra Terra in ambito Tirolese ed Asburgico. Perché mai voler negare dignità a chi combattè dalla parte “sbagliata”, e cioè quel 90% di Trentini come quel Bruno Franceschini ufficiale Austriaco di Tres in Val di Non che catturò Cesare Battisti ed ancora definito ”rinnegato” nei libri stampati appena “ieri” per il 150° dell’Unità d’Italia o quel Paolo Peterschutz, soldato Roveretano che riconobbe Damiano Chiesa e definito ancora oggi ”bieca figura di delatore e di spia”. Questi due Trentini, regolari combattenti dell’Esercito Austro-Ungarico ebbero l’unica colpa di imbattersi in due disertori/traditori catturati con le armi in mano mentre sparavano contro i loro concittadini. Questi uomini fecero solo il loro dovere portando purtroppo due soldati-traditori al patibolo in un epoca dove, soprattutto da parte Italiana si veniva giustiziati per molto ma molto meno (Gen. Cadorna e Gen. Graziani insegnano). Viene spontaneo quindi pensare che a tanti anni da quei fatti quando qualcuno dice: “noi quando saliamo sul Monte Corno ricordiamo tutti”, si intende anche ricordare questi uomini ed insieme a loro anche i nostri Bersaglieri Tirolesi di Vallarsa. Ma se è davvero così perché per loro non si è mai spesa nemmeno una parola nei raduni o una riga sui libri tra i molti che questi illuminati han portato alle stampe? .

Le critiche sui lavori di recupero della memoria ci vengono mosse da chi non ha mai avuto parole di ammirazione e ricordo per gli Standschuetzen di Vallarsa ed anzi ne ha sempre negato perfino l’esistenza, mentre non ha mai mancato di celebrare le figure di Alpini Irredentisti che Vallarseri di sicuro non erano. Queste critiche vengono da chi in concreto, non ha mai mosso un dito per rendere giustizia ai nostri veri soldati di Vallarsa salvo permettersi di criticare il lavoro disinteressato di chi invece finalmente dopo 100 anni questo lavoro lo fa. .

Se vivaddio nell’anniversario di una guerra non vogliamo celebrare un inno alla stessa, penso sia un dovere non smettere mai di evidenziarne le atrocità e sia quindi necessario rifarsi alla nuda verità dei fatti e nient’altro. Se è giusto sottolineare come fossero in gran parte Austriache le bombe che distrussero la maggior parte delle abitazioni di Vallarsa durante l’Offensiva di Maggio, è giusto ricordare anche che i soldati Italiani oltre a combattere si presero la libertà non richiesta di “entrare in contatto” con più d’una donna di Vallarsa, se è giusto evidenziare le azioni degli Arditi sul M.Corno è giusto ricordare che sulla stessa montagna i Fanti della brigata Puglie in quei giorni del luglio 1916 saggiamente decisero di “smarrirsi” sui facilissimi valloni sud-est del M.Corno mancando l’appuntamento con i disgraziati Alpini del Vicenza sulla sella dove Battisti e Filzi vennero catturati. Se è giusto restare attoniti constatando la noncuranza con il quale intere Compagnie di Landeschuetzen vennero mandate ad immolarsi contro le mitragliatrici Italiane di Passo Buole occorre anche ricordarsi di quei “boia” come il Generale Graziani che ordinava fucilazioni sommarie di quegli Alpini che anche solo tentennavano nel farsi ammazzare nei demenziali assalti al Dente Austriaco. .

Rifiutarsi di comprendere che quella guerra non fu uno scontro tra Austriaci ed Italiani, piuttosto che tra Francesi e Tedeschi, ma che fu solo uno scannatoio voluto e preparato da potentati economici e da ristrette classi dirigenti che con i relativi sgherri diedero “corpo” al nemico, quel concetto astratto creato apposta per definire il barbaro oppressore che occorreva distruggere per liberare chi non lo aveva mai chiesto e mandando però la povera gente, “gli altri”, ad ammazzarsi per i propri interessi. Il contadino o l’operaio Padano od il montanaro Tirolese non sarebbero mai arrivati a motivare e giustificare una guerra contro chiunque al di là del confine, cosciente che li viveva solamente un uomo come lui e che come lui non desiderava altro che diventare marito, padre, nonno e vivere sereno la propria vita. .

Ribadisco e sottoscrivo che nutro il più sincero affetto nei confronti di molti Vallarseri che portano con orgoglio il loro cappello da militare Italiano. Questo però non significa che debba condividere lo stesso sentimento per la quasi totalità dei loro capisezione e soprattutto del direttivo di Trento che si rifà pubblicamente agli ideali di un gruppo di uomini che per la nostra identità (e non solo) sono risultati dei veri criminali. Rifarsi cioè ai principi fondativi di un associazione come la “legione trentina” dalla quale perfino il figlio di Cesare Battisti ; Gigino fuoriuscì, motivando l’abbandono con il fatto che l’associazione era composta dai peggiori fascisti Trentini dell’epoca, non può che minare alle fondamenta ogni critica che questi personaggi muovono a chi prova umilmente a ricordare i nostri nonni e quello che fecero, indipendentemente dal loro credo politico od identitario. .

Insomma, se ad esempio due delle associazioni (Alpini e Schuetzen) che hanno tra i loro proponimenti l’analisi critica di quei fatti, non riescono a divulgare sul nostro territorio quello che gli storici hanno già in massima parte studiato, accettato e condiviso, se non si riesce a portare all’attenzione di tutti una versione più obbiettiva e magari serena di quei fatti, è forse meglio lasciar perdere ogni velleità di comprensione di una storia, che nonostante siano passati 100 anni è ben lontana dal poter esser inquadrata in maniera obbiettiva da parte dei più. .

Per fortuna qualche intelligente momento di recupero della memoria qua e là lo si coglie, e guarda caso proprio da parte di quelle associazioni che non vestono divise militari ne portano con se bandiere di guerra, che pur hanno soci con sensibilità opposte ma che riescono a “parlarsi” e rispettarsi. Sono associazioni che riescono a proporre iniziative equilibrate che provano ad unire più che dividere. In Vallarsa un esempio è costituito da “Pasubio 100anni” che pur nel confronto dialettico non ha mai chiuso le porte ad una vera comprensione di quello che i nostri Padri vissero in quegli anni. A livello provinciale c’è il Circolo Gaismayr ma ce ne sono anche altri. .

Se c’è su chi puntare e sperare io ho già scelto.


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