Una malattia chiamata povertà


Fino a non pochi anni fa la gente della Vallarsa, come quella del Trentino e di molte altre zone a noi vicine, era costretta ad emigrare. Non lo faceva per spirito d'avventura, non per turismo, non per conoscere altri luoghi, e non lo faceva neppure per avere migliori possibilità di delinquere e farla franca.
La nostra gente lasciava la propria terra semplicemente perchè non poteva più continuare a viverci. Soffrivano di una malattia molto grave e diffusa: una malattia chiamata povertà!

Partivano con le loro poche cose, spesso senza neppure sapere di preciso dove andare, per esempio si partiva per l'America, senza neppure sapere se la meta fosse il Brasile o l'Argentina. Partivano con le loro speranze, di costruire un futuro migliore, per se e per i propri figli. Partivano spesso senza documenti, cercavano un lavoro, e si adattavano a fare anche quelli più umili. Spesso erano male accolti: dicevano di loro che puzzavano, sporcavano, si ubriacavano e rubavano.

Noi che siamo i figli e i nipoti di chi è tornato, o che comunque abbiamo parenti emigrati in terre lontane, penso che abbiamo il dovere di ricordare. Oggi che è il nostro paese ad essere diventato meta di nuovi emigranti.
Nuovi per modo di dire, perchè l'emigrazione è sempre esistita, da quando ci sono paesi poveri e nazioni ricche. Da quando esistono guerre, che rendono i poveri ancora più poveri. Da quando ci sono potenti che si arricchiscono sfruttano risorse che sarebbero di tutti. Da quando ci sono ricchi che sfruttano la povertà e lo stato di necessità della gente per diventare ancora più ricchi. E costruiscono nuove frontiere, nuovi reticolati, nuovi muri per proteggere le loro ricchezze.

Oggi come ieri, gli emigranti soffrono della stessa malattia: la povertà. Oggi come ieri la fuggono cercando ancora di costruire un futuro migliore per se e per i propri figli.

L'emigrazione può essere sconfitta, eliminandone la causa: la povertà.
Costruire un mondo più giusto, senza sfruttatori, senza guerre ne eserciti, senza generali e dittatori, un mondo senza padroni, senza religioni e senza false ideologie che mettono i poveri contro i poveri. Costruire un mondo in cui la terra, l'aria, l'acqua e il fuoco siano di tutti e non proprietà privata di qualche miliardario. Un mondo che metta al bando per sempre la logica del profitto, la legge del denaro. Un mondo che cancelli dal suo vocabolario parole come "lager", "razzismo", "intolleranza" e si liberi finalmente dei politici e dei partiti che di queste parole fanno loro vangelo.

Difficile da fare? Gli strumenti di lavoro ce li abbiamo, si chiamano solidarietà, uguaglianza, giustizia, libertà. Il lavoro è duro e lungo, ma non è impossibile, se ognuno inizia, nel suo piccolo... a fare qualcosa...


Fabrizio


www.vallarsa.com pagina precedente