KAMISHIBAI, UNA VALIGIA DI RACCONTI

L’espressione giapponese KAMISHIBAI deriva da due termini, il primo KAMI indica il materiale cartaceo e il secondo SHIBAI la storia drammatizzata. L’unione di questi due elementi crea un’occasione d’ascolto e comprensione del testo per bambini dai quattro agli undici anni.

La narrazione delle storie

Di solito le storie narrate con questa presentazione sono caratterizzate da dialoghi brevi ed incisivi scritti dietro ai fogli illustrati (in media una sequenza di 12-14 immagini colorate e sintetiche). Bisogna sottolineare la quasi totale assenza di descrizioni e la preferenza per il discorso diretto con cui si anima la storia e si stimola l’attenzione. Le figure all’interno della cornice in legno ricordano un teatrino in miniatura che oggi i bambini sono portati a paragonare ad uno schermo televisivo, ma l’invenzione di questa narrazione è precedente. Nella tradizione giapponese le figure erano inizialmente ritagliate nella carta colorata (WASHI) ed applicate sul fondale; oggi sono colorate con pennarelli, tempera o realizzate con collage. Le illustrazioni hanno una funzione fondamentale perché rendono il giovanissimo pubblico più sensibile al rapporto reciproco tra immagine e parola.

Determinante è il ruolo del narratore: egli deve dosare bene la lettura con lo scorrere dei fogli per presentare una fluidità di avvenimenti - non sempre il testo, il contenuto e l’immagine sono infatti un unicum – e di pathos. Deve saper suddividere la narrazione in episodi che coincidano con il cambio di ambientazione o con l’introduzione di nuovi personaggi permettendo ai piccoli di osservarli e memorizzarli. L’abilità dell’esperto narratore consiste nel creare un contatto visivo con il bambino e mantenerlo durante il racconto.

Passato e presente

Ma quali sono le origini dell’odierno kamishibai? Era diffuso già negli anni ’20, era molto popolare nei villaggi dove dei narratori ambulanti con carretti, e successivamente con biciclette, trasportavano la valigia contenente le immagini. Si facevano preannunciare da un tintinnare di campanello così che i bambini accorressero da tutte le strade limitrofe; seduti in terra di fronte al carretto dovevano pagare un piccolo contributo per un dolcetto e lo spettacolo. Il narratore iniziava a narrare facendo scorrere le immagini, dando enfasi ai personaggi e variando le caratterizzazioni delle voci; purtroppo si interrompeva prima della conclusione della storia lasciando i bambini col desiderio di sapere la conclusione al prossimo incontro.

Questo intrattenimento raggiunse l’apice negli anni ’50, con più di 3000 narratori solo nella città di Tokyo! Fu utilizzato con successo per la propaganda durante il conflitto della Seconda Guerra Mondiale (alcuni esemplari sono conservati al Kyoto Museum). Dopo il conflitto bellico si diede vita ad un progetto multiculturale per integrare gli alunni giapponesi nella realtà americana e favorire la reciproca comprensione delle tradizioni culturali. La presentazione di storie giapponesi divenne uno stimolo per fare domande sulle diverse tradizioni, folklore, costumi sociali e abitudini familiari; grazie ad esse i maestri ebbero l’opportunità di ampliare le informazioni attraverso le risposte e di aggiungere dettagli con l’ausilio di ulteriori immagini e la presentazione di oggetti.

Didattica del kamishibai oggi

Il laboratorio creativo nelle due classi di V elementare del XVI Distretto scolastico di Roma ha dimostrato che si possono unire, in un’unica finalità didattica, la gioia di ascoltare una storia e quella di rielaborarla personalmente con disegni e didascalie.

Inizialmente ai bambini viene presentato il kamishibai, o il racconto in valigia, creando un’atmosfera di attesa e di curiosità: il docente può introdurre l’attività accennando che si tratta di una nuova modalità per ascoltare un racconto dalla voce di un personaggio estraneo alla vita di classe, a cui seguirà un laboratorio attivo. Alcuni accorgimenti per calamitare l’attenzione del giovane pubblico saranno: presentare il lettore in vesti giapponesi (kimono) od orientaleggianti, abbassare le luci e dirigere una luce diretta verso il centro del kamishibai, creare un sottofondo con una musica giapponese, disporre una coperta per terra e far sedere i bambini in cerchio di fronte al kamishibai.

Creata questa atmosfera ecco il momento dell’apertura della valigia: per attivare la concentrazione si richiede silenzio assoluto e l’attesa sarà premiata!

L’ascolto della storia

Il narratore legge le didascalie sul retro dell’immagine dando colore alle espressioni e caratterizzando i personaggi con la voce; questa tipizzazione è utile per sollecitare empatia tra i bambini e permettere la memorizzazione dei caratteri. Al termine della narrazione darà spazio ai commenti sollecitando con domande, come in un libroforum, la comprensione dei bambini. Il feedback sarà utile per molteplici finalità: riconoscere il livello di comprensione della storia, individuare i personaggi e le relazioni tra loro, evidenziare i luoghi, analizzare gli effetti di causa ed effetto nelle azioni, riconoscere abitudini e usi uguali o diversi da quelli degli ascoltatori, mettere in risalto il messaggio. Per questa prima esperienza è stata letta la fiaba giapponese: "Tanabata"

Le fasi successive all’ascolto

Dopo l’ascolto e il dibattito il narratore propone una nuova storia, tratta da libri italiani o stranieri. Prima di leggerla crea l’atmosfera: trae da un sacchetto colorato tre elementi che saranno rintracciati nel racconto e chiede quale è il loro ruolo, quali i legami tra loro, quale l’ambientazione. A tal proposito estrae da una scatola tre personaggi in abiti giapponesi, intagliati nel cartoncino, definiti Chi, Dove, Quando. Con il loro aiuto cerca di dare una linearità alla storia convogliando i suggerimenti e le aspettative dei bambini, quando le ipotesi sono state sufficienti a "riscaldare l’ambiente" il narratore legge finalmente la storia. Tra quella elaborata insieme ai bambini e quella letta saranno evidenti delle diversità sia nella dinamica della trama sia nello scopo dei personaggi e potranno essere fonte di analisi alla fine della narrazione.

Nella fase successiva cercherà di assegnare i ruoli individuando nei bambini le attitudini alla sintesi, alla rielaborazione, all’illustrazione. La classe viene divisa in piccoli gruppi di tre-quattro elementi ciascuno, ad ogni membro del gruppo viene dato un ruolo: colui che sceglie le sequenze e sintetizza la storia, lo scrittore, l’illustratore, il narratore. Il gruppo attuerà una collaborazione stretta per decidere quali parti sono necessarie allo svolgimento della trama, quali i personaggi e come rappresentarli, le frasi con cui dare spessore ai personaggi (modi di dire, intercalare, difetti di pronuncia, ecc.) e lo stile con cui narrare la storia (in rima, a filastrocca, a brevi dialoghi, a sequenze narrative da diversi punti di vista, ecc.).

Una volta individuate le 8-10 fasi della storia si definiscono anche le illustrazioni precedute da alcuni bozzetti per descrivere i personaggi principali, i bambini saranno così in grado di ripeterli mantenendone sempre le peculiarità (un naso grosso e bitorzoluto, un vestito sgargiante, un accessorio che li contraddistingue). Se la classe è composta da pochi bambini si può dare ad ognuno una funzione e farli lavorare come in un unico gruppo creando un capo-gruppo che provveda a constatare l’esecuzione delle varie fasi, magari con il supporto del narratore.

Opinioni e risultati

Nelle due classi di V elementare i bambini si sono dimostrati interessati a sintetizzare la storia e a trovare una formula espressiva che facesse da ponte tra essa e la loro immaginazione: "Sono stimolati a cogliere i significati nel racconto e ad analizzarli a più livelli", sottolinea l’insegnante Antonella, "anche coloro che abitualmente sono più restii ad esporre oralmente: aiutati dalle immagini, si esprimono con maggior sicurezza."

L’animazione visiva e la narrazione costituiscono la formula vincente di questa attività: "È divertente ascoltare la storia e immaginare i personaggi sapendo che li potrai rappresentare proprio come li vuoi tu." afferma l’alunna Jocelyne. L’accoglienza che i bambini tributano al Kamishibai è direttamente proporzionale al fascino della narrazione, infatti: "Dopo l’ascolto sentono il desiderio di rileggere individualmente la storia facendo involontariamente un esercizio utile sebbene per alcuni faticoso" aggiunge l’insegnante Laura.

Alcuni accorgimenti utili

Dopo questo vivace laboratorio abbiamo individuato degli accorgimenti che consigliamo a coloro che volessero fare questa esperienza: il contatto visivo tra narratore e ascoltatore è molto significativo, quindi è necessario cercare di ricordarsene durante l’esposizione; abitualmente la partecipazione è elevata e l’interesse maggiore se si presentano oggetti peculiari relativi alla storia; bisogna tenere presente che il discorso diretto è un ottimo strumento per animare la storia e aumentare l’attenzione tra i bambini; è opportuno selezionare le immagini clou facendole osservare successivamente per migliorare la capacità di sintesi. Prima di affidare la storia ai bambini è meglio scomporla in brevissime sezioni e arricchirla oralmente con dettagli che permetteranno a tutti di usare l’inventiva.

Il laboratorio così strutturato richiede sei incontri, a seconda del numero dei partecipanti si formeranno i gruppi e si assegneranno gli incarichi.

Obiettivi perseguiti durante il laboratorio creativo

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sviluppare comprensione e apprezzamento di una cultura differente;

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discutere i valori e le tradizioni, paragonarli;

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analizzare i punti chiave della storia, segnalare i protagonisti e descriverli;

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esplorare i diversi personaggi (caratteri, attitudini, reazioni, sentimenti);

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identificare causa ed effetto;

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utilizzare espressioni personali, mettere in moto la creatività;

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paragonare il passato e il mondo contemporaneo;

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analizzare la forma linguistica e la sintassi, tracciare un menabò;

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produrre espressioni scritte e promuovere l’espressione orale;

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promuovere la lettura spontanea individuale;

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fare brainstorming sul tema, la morale, le soluzioni;

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discutere in gruppo per rafforzare le opinioni personali;

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abituarsi al lavoro di gruppo e alla collaborazione in un’attività a tappe.

Conclusioni

Conoscere ed apprezzare le culture altrui crea nel bambino un’inclinazione alla tolleranza delle differenze culturali ed a fare proprio il patrimonio di cui viene a conoscenza. Questa finalità è il motivo precipuo per cui sono state proposte storie internazionali: l’attuale editoria pubblica racconti e fiabe straniere anche con il testo a fronte, esse possono essere facile strumento per integrare alunni di altre nazionalità e costituire un ponte tra culture.

Claudia Camicia