Erano chiamati figurinai

I PRIMI ILLUSTRATORI DI LIBRI PER RAGAZZI

Due anni trascorsi a studiare nelle biblioteche e negli archivi storici di alcune note case editrici, mi hanno avvicinata ad un mondo, quello dell’illustrazione per ragazzi dagli anni Trenta in poi, fino ad ora sempre troppo poco considerato.

Le belle tavole che ci propongono gli illustratori per ragazzi di oggi traggono le loro origini da un passato nemmeno troppo lontano, in cui questi artisti venivano designati come "figurinai". Questo termine, usato per la prima volta dal fiorentino Piero Bernardini, nascondeva sotto un velo ironico (i figurinai erano in passato i venditori ambulanti di figurine), un’amarezza di fondo che era sentimento comune e fin troppo noto agli illustratori di libri per ragazzi. Era un’amarezza nata dal saper considerato il proprio lavoro come un semplice passatempo, una sorta di ripiego per un fallimento nella pittura, e pertanto regolarmente tagliato fuori dal mondo esclusivo ed elitario della critica d’arte. L’opera dei "figurinai", disse una volta il Bernardini, era tutta sulla carta e non necessitava di tele, "di cornici o teche di velluto", e tanto bastava per tenerla fuori dal mondo della pittura, "quella tutta ad olio".

Nei congressi dedicati alla letteratura per l’infanzia si tendeva piuttosto a dare spazio agli scrittori, accennando appena agli illustratori; "Ma se un libro può essere stampato anche senza illustrazioni" scrisse una volta l’illustratore Fiorenzo Faorzi, "allora può essere illustrato anche senza testo", infatti la lettura dei due mezzi è diversa, "non è la stessa immaginazione", ma ha pari dignità.

Con Firenze, la città di Giannetto e Pinocchio, che aveva dato spazio ai primi editori di libri per fanciulli, l’illustratore aveva stretto un legame forte, che veniva a riflettersi sulle immagini stesse, ambientate in certi inconfondibili paesaggi collinari interrotti da timidi cipressi, o nelle strette viuzze del centro storico, e animate da quella ironica gestualità della gente del posto.

A parte i testi del Faeti e della Pallottino (usciti l’uno nel 1972, e l’altro nel 1988), e alcune recenti riviste sulla letteratura per ragazzi, in pochi si sono soffermati in modo esauriente su questo delizioso mondo tutto da scoprire, che disponendo di una povera bibliografia mi ha aperto le sue porte attraverso le belle chiacchierate con Giovanni Faorzi, illustratore per Salani insieme al forse più noto fratello Fiorenzo, autore di molte delle più belle copertine della Biblioteca dei miei ragazzi, deliziosa e variopinta collana nata nel 1931 che, pur se non sfogliata da tempo, i nostri nonni tengono ancora esposta sugli scaffali delle librerie di casa.

Grazie agli appassionati racconti di questo energico ottantacinquenne, che conserva con dedizione commovente i disegni, le pitture e i ritratti eseguiti dal fratello Fiorenzo, sono entrata in punta di piedi in questo mondo fatto di persone riservate, d’animo semplice, le cui illustrazioni prendevano vita tra le mura di casa, sulla tavola della cucina, lontano dall’elite dei circoli letterari.

Fiorenzo Faorzi stesso aveva raccontato, in una delle rare interviste rilasciate, che i primi anni da illustratore furono durissimi, ma che egli volle comunque perseguire nel proprio ideale; e infatti, seppur con difficoltà, la strada si aprì quando, una volta terminati gli studi all’Istituto d’arte, prima d’intraprendere la lunga esperienza presso la Salani, fu chiamato da Vallecchi ad illustrare il libro scolastico I ragazzi agricoltori.

L’amicizia sincera e fraterna che univa i "figurinai", mi è stata svelata dalle parole commosse di Franco Bulletti, illustratore che ha lavorato molti anni alla rivista fiorentina il "Corriere dei Ragazzi", e che mi ha resa partecipe di un significativo episodio riguardante Benito Jacovitti, il quale una volta non aveva esitato a prendere un treno diretto a Firenze dove ad attenderlo c’era un caro amico illustratore bisognoso di una mano esperta e veloce per terminare una tavola.

Piero Bernardini, essendo il più anziano, era per tutti i giovani illustratori fiorentini un punto di riferimento, ed è per questo che in molti si accostarono al suo stile, il cui tratto sintetico e spadaccino risultava sempre fresco ed immediato. Accompagnato da un’ironia pungente, spesso presente anche nei suoi scritti, sapeva consigliare, aiutare, sostenere chi aveva qualche difficoltà: "Se in una tavola c’era una mano che non voleva proprio ‘venire a modo’ ", mi ha raccontato nel suo gergo fiorentinissimo Giovanni Faorzi, "si chiamava il Bernardini. Lui sì che sapeva fare le mani per bene".

Gli editori di libri per ragazzi come il Salani sceglievano con cura i libri da proporre ai fanciulli, e se a Firenze negli anni Trenta si stampava la Biblioteca dei miei ragazzi, la torinese Utet in quegli stessi anni dava vita ai bellissimi volumi della Scala d’Oro.

Nel febbraio 1955 i più grandi illustratori di libri per ragazzi ebbero finalmente un momento da protagonisti: nelle sale del Chiostro Nuovo di Firenze, venne dedicata loro una mostra. Vi parteciparono i più grandi nomi dell’illustrazione toscana di quegli anni: Piero Bernardini, Giovanni e Fiorenzo Faorzi, Marina Battigelli, Luisa Fantini, Giancarlo Bartolini Salimbeni, Ugo Fontana, Roberto Sgrilli, Vinicio Berti e altri. I giornali e i quotidiani, come risvegliati da un lungo torpore, dedicarono finalmente alcuni articoli all’evento: tra questi "La Nazione" raccolse i commenti dei bambini delle scuole che andarono numerosi a visitare la mostra e che, a detta di Faorzi, mostravano tutti una certa avversione verso la stilizzazione eccessiva o l’eccessiva ricchezza di particolari nelle immagini, prediligendo chiarezza e semplicità. Fu insomma un’occasione d’oro per conoscere gli illustratori, i quali s’intrattennero volentieri con i fanciulli svelando anche qualche trucco del mestiere, e che portò, pure se per poco tempo, questi bravi artisti fuori dal loro mondo intimo e riservato, permettendo ai bimbi di dare un volto agli inventori di quei personaggi fantastici che popolavano le pagine dei loro libri prediletti.

Silvia Serreli

 

Le citazioni tra virgolette (tranne quelle orali ovviamente), su Piero Bernardini e su Fiorenzo Faorzi sono tratte da:

P. Bernardini, Fatti miei. Le memorie di un ottuagenario, Firenze, 1971
F. Faorzi, Il libro per ragazzi: che ne pensano gli autori, gli editori, gli illustratori, "Lo specchio del libro per ragazzi", aprile 1960, p.3.