Autori |
IDautore |
Autore |
Nato |
Morto |
Note |
1 |
Agrippa Camillo |
15?? |
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57 |
Aleardi Lodovico |
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Lodovico Aleardi di Vicenza, figlio di certo Bernardino
Aleardi notaio, vissuto tra il XVI e il XVII secolo, fu lettterato, poeta ed
autore di tragedie e svariate "favole boschereccie e marrittime".
Egli ebbe fama a quei tempi di "poeta più che mediocre" degno non
solo che si annoverasse tra gli Accademici Olimpici, ma che presiedesse nel
1561 a quel ragguardevole consesso come "Censore". Il Conte
Mazzucchelli trascelse le opere di Lodovico, tra cui "Il Corsaro Ariamnte".
Dedica in prosa e sonetto, entrambi dell'A. al "Conte Giacomo, conte di
Coll'Alto e Sansalvadore." Prima edizione di questa pièce in cinque atti
in versi e prologo nella persona di Nettuno, ambientata nell'isola di Lissa. |
58 |
Amenta Niccolò |
1659 Napoli |
1719 Napoli |
Niccolò Amenta, avvocato, uomo di lettere e professore
di diritto, nato a Napoli nel 1659 ed ivi morto nel 1717. Non avendo avuto
fortuna nella pratica forense, cercò sollievo negli studi aderendo a quel
movimento di idee che fu rappresentato a Napoli specialmente dalla famosa
Accademia degli Investiganti (antiaristotelica), di cui subì fortemente
l'influsso. Ebbe particolare predilezione per i trattenimenti teatrali e si
applicò alla riforma del teatro comico formando una compagnia di
filodrammatici e compose sette commedie, nelle quali cercò tradurre in atto i
suoi ceriteri rinnovatori, senza però rinnegare la tradizone classica. Esse
furono: la Gostanza (1699), il Forca (1700), la Fante (1701), le Somiglianze
(1706), la Carlotta (1708), la Giertrude (1717), e le Gemelle (1718). |
53 |
Andreini Giovanni Battista |
1578 Firenze |
1654-06-07 Reggio Emilia |
Giovan Battista Andreini (Firenze, 1578–Reggio Emilia,
7 giugno 1654), figlio di Francesco e Isabella Andreini, fu comico non meno
famoso dei genitori e come poeta fu salutato come sommo dai contemporanei in
Italia e fuori. Tra il 1601 e il 1603 sposò Virginia Ramponi, anche lei
attrice, alla quale Andreini dedicherà la sua prima opera
"Florinda" (nome in scena della moglie). "Florinda" verrà
rappresentata nel 1603 a Firenze all'Accademia degli Spensierati. Andreini
nel 1601 fondò la compagnia dei Fedeli, attiva presso le principali corti
italiane ed europee. Nel 1604 i Fedeli entrano al servizio di Vincenzo I
Gonzaga, duca di Mantova. Andreini scrive e stampa "La saggia
egiziana" a Firenze, dedicandola ad Antonio De'Medici. Del 1613 sono le
prime rappresentazioni a Parigi, all'Hotel de Bourgogne quali
rappresentazioni pubbliche e al Louvre per la sola corte del Re di Francia.
Nel 1630, anno della peste, torna in Italia e a Bologna muore sua moglie. Tra
il 1630 e il 1634 scrive il poema in ottava rima "Il penitente",
riguardante il flagello della peste. Con "La Rosella" torna al suo
solito stile e riprende le rappresentazioni (tra cui Verona, Vicenza, Venezia
e Mantova). Negli anni dal 1643 al 1647 Andreini parte nuovamente per la
Francia, dove scrive "L'ossequio" dedicato ad Anna d'Austria,
regina di Francia. Secondo Virginio Mazzelli, studioso della vita di
Andreini, la morte di quest'ultimo è da datare tra i giorni 7 e 8 del giugno
1654, a Reggio Emilia. |
39 |
Angelico Vespasiano |
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2 |
Aretino Pietro |
1492-04-20 Arezzo |
1556-10-21 Venezia |
Testo rimaneggiato del "Il Marescalco" di
Pietro Aretino, pubblicato sotto il nome di Luigi Tansillo da Iacopo
Doroneti, il cui nome figura nella pref. Cfr.: Michel & Michel. Il titolo
e l'autore furono cambiati dagli stampatori in quanto le opere dell'Aretino
erano condannate dalla Sacra Inquisizione. Nato ad Arezzo nel 1492, Pietro
Aretino non si denominò mai col suo patronimico (del padre Luca, un
calzolaio, si sa ben poco) ma sempre col nome della sua città. Nel 1517 fu a
Roma, alla corte di Leone X; qui assistette al conclave del 1522, in
occasione del quale compose delle pasquinate, ovvero dei poemetti satirici.
Con l'ascesa al soglio pontificio del fiammingo Adriano VI (o, come lo chiamò
l'Aretino, "la tedesca tigna") prese a viaggiare per la penisola e
lavorò a Mantova, al servizio di Giovanni dalle Bande Nere. Tornò a Roma nel
'23 e, sotto papa Clemente VII, riacquistò notorietà e benevolenza popolare.
In questo periodo compone i Sonetti Lussuriosi, ispiratigli dalle tavole
pornografiche di M. A. Raimondi sui disegni di Giulio Romano, e scrisse la
Cortigiana. Ma l'invidia e la malevolenza del datario pontificio, mons.
Giberti, interruppero questo periodo felice: alla fine del luglio 1525 viene
accoltellato da un sicario del monsignore. L'Aretino lasciò così Roma e, dal
25 marzo 1527, si trasferì a Venezia, la città anticortigiana per eccellenza.
Qui dà alle stampe gran parte delle sue opere: le famigerate “Lettere”; i
“Ragionamenti”, cinque commedie (“La Cortigiana”, “Il Marescalco”, “La
Talanta”, “Lo Ipocrito”,” Il Filosofo”), una tragedia (“Orazia”) e alcune
opere religiose utili più che altro ad avvicinarlo alla porpora cardinalizia
e qui morì, probabilmente di apoplessia, il 21 ottobre 1556. |
3 |
Ariosto Ludovico |
1474-09-08 Reggio Emilia |
1533-07-06 Ferrara |
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62 |
Aureli Aurelio |
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Aurelio Aureli (Murano, prima del 1652–Venezia, dopo il
1708) fu librettista italiano. Della sua vita si conosce poco. Discendente
d'una famiglia di vetrai assai importante nel corso del Seicento, esordì nel
campo operistico nel 1652 con L'Erginda. Fino al 1687 fu operativo come
librettista principalmente a Venezia, ad eccezione di un breve viaggio
condotto a Vienna. Nella città lagunare fu anche membro dell'Accademia
Delfica, dell'Accademia degli Imperfetti e forse anche dell'Accademia degli
Incogniti. Dal 1688 al 1694, al servizio del Duca di Parma, scrisse circa una
dozzina di lavori drammatici, i quali vennero poi tutti musicati dall'allora
compositore di corte Bernardo Sabadini. Gli ultimi libretti furono scritti a
Venezia e nelle altre città della Repubblica. La sua opera include ben 50
libretti. |
29 |
Baldovini Francesco |
1634-02-27 Firenze |
1716-11-18 |
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4 |
Bandello Matteo |
1480 Castelnuovo (Tortona) |
1562 |
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5 |
Bembo Pietro |
1470-05-20 Venezia |
1547-01-18 Roma |
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6 |
Beolco Angelo detto Il Ruzzante |
1502 Padova |
1542 Padova |
Angelo Beolco detto il Ruzzante, commediografo, comico
e poeta, nacque a Padova forse nel 1502 e ivi morì nel 1542. Ruzzante fu il
figlio naturale di un medico padovano. Dedicò quasi tutta la vita
all'amministrazione delle proprietà familiari e dei beni agrari dell'amico di
sempre, il nobile Alvise Cornaro. La sua unica grande passione, però, la ebbe
nel teatro: iniziò ad interessarsene nel 1521, in occasione dei
festeggiamenti per Federico Gonzaga, e fu sia autore sia attore. Da uno dei
suoi più riusciti personaggi, il contadino Ruzzante, goffo e sensuale, goloso
e poltrone che assai spesso compare nelle sue commedie, prese lo pseudonimo
col quale divenne famoso. Egli scrisse e recitò farse e commedie
prevalentemente in dialetto padovano, cioè dialetto della terraferma che per
i Veneziani erano parlate inferiori di carattere comico. Egli si propose di
rappresentare gente semplice di campagna e di città aliena da ogni forma di
raffinatezza intellettuale e psicologica, senza però intenti di critica sociale.
Ma se i suoi persognaggi sono estremamente semplici, talvolta felicemente
ingenui, tutt'altro che ingenua é l'arte del Ruzzante, maturata in un
ambiente di raffinata cultura, scaltrita e sensibile. Le sue commedie sono
improntate ad uno schietto umorismo a volte venato da una nota di malinconia.
Le opere del Ruzzante furono pubblicate per la prima volta nel 1548 ma
migliore viene reputata la stampa del 1584 di Vicenza per Giorgio Greco. La
lettera dedicatoria del tipografo "Al molto Magnifico Signor Mio
Osservandiss. il Sig. Vespasiano Zogiano" é datata: Vicenza 20 set.
1584. Seguono nell'ordine: Piovana, Anconitana, Rhodiana, Fiorina, Vaccaria,
Moschetta, Due dialoghi, Dialogo, Tre orazioni, Canzone. Nella Piovana,
nell'Anconitana e nalla Vaccaria Ruzzante si é in vari modi rifatto a Plauto,
quindi all'autore tutto campestre e popolare occorre aggiungerne un altro più
letterario, proveniente dalla tradizone della commedia classica. Nella
Fiorina, la semplicità della trama conferma il senso della verità artistica
del Beolco. Per la Rhodiana vedere Andrea Calmo. |
48 |
Berneri Giuseppe |
1637 Roma |
1701 Roma |
Giuseppe Berneri (Roma, 1637–Roma, 1701)fu poeta e
commediografo. Non si sa molto della sua vita. Nato e vissuto a Roma, fu
membro di diverse accademie letterarie del suo tempo, e soprattutto
segretario dell’Accademia degli Infecondi, intesa a promuovere un teatro
edificante religioso. Fu autore di drammi sacri e di commedie, noto
soprattutto come autore del "Meo Patacca ovvero Roma in feste nei
trionfi di Vienna", un poema eroicomico in ottave, scritto in dialetto
romanesco. Morì probabilmente a Roma nei primi anni del XVIII secolo (era
ancora in vita nel 1701). |
7 |
Berni Francesco |
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42 |
Betussi Giuseppe |
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44 |
Bonarelli Prospero |
1582 |
1659 |
Prospero Bonarell(1582-1659), fratello di Guidubaldo,
visse, come lui, a lungo al servizio delle corti di Ferrara, Modena, Firenze,
Vienna, ma preferì la dimora nell'avita Ancona dove nel 1624 fondò
l'Accademia dei Caliginosi. Morì ad Ancona nel 1659. Come scrittore ebbe
grande quanto effimera fama per i suoi melodrammi (composti spesso per invito
della corte viennese), per una commedia (I fuggitivi amanti) e per le
tragedie, Il Medoro (1645) e il Solimano (1619). Quest'ultima parve ai
contemporanei il suo migliore titolo ed ebbe molte edizioni (una delle quali
illustrata dal Callot), ma ad onta del vigore effettivo di qualche scena
appare oggi priva di vero valore artistico. |
8 |
Botero Giovanni |
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28 |
Bracciolini Francesco |
1566-11-26 Pistoia |
1645-08-31 Pistoia |
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56 |
Brignole Sale Anton Giulio |
1605 Genova |
1662 Genova (o 1665) |
Il marchese Anton Giulio Brignole Sale (Genova 1605 –
Genova 1662 o 1665) fu religioso, diplomatico e scrittore italiano. È
conosciuto quale autore di testi satirici e teatrali nonché di romanzi
biografici e scritti di contenuto religioso e agiografico. Figlio di doge,
Anton Giulio fu senatore della Repubblica di Genova, sia pure per soli sei
mesi e come ambasciatore svolse opera di diplomazia in Spagna. Nel 1647,
rimasto vedovo per la prematura morte di Paolina Adorno, decise di lasciare
la vita pubblica per prendere i voti ed entrare a far parte della Compagnia
di Gesù. La sua figura è considerata, per cultura e prestigio, una fra le
maggiori del secolo d'oro dei Genovesi. Come letterato, Brignole Sale fu
esponente della scuola barocca genovese e quale esponente della Repubblica di
Genova, a quel tempo nel suo massimo splendore, si fece ritrarre da Van Dyck
in un ritratto divenuto celebre conservato nella galleria di Palazzo Rosso.
Brignole Sale fu autore di testi di carattere religioso, fra cui una
biografia romanzata di Sant'Alessio (da lui definita libricciuolo), ma che
ebbe in Francia due traduzioni e varie ristampe, ma anche di commedie scritte
in più lingue, fra cui la lingua genovese, in cui, secondo l'uso del tempo,
trasfuse la sua vena satirica e polemica. In particolare, nell'opera "Li
comici schiavi", creò la maschera genovese del Caporale Berodo, sorta di
sbruffone soldato le cui vanterie sono oggetto di sberleffi. Era ascritto
all'Accademia degli Addormentati. |
9 |
Bruno Giovanni |
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10 |
Buonarroti Michelangelo |
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40 |
Camillo Giulio (Delmino) |
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33 |
Campani Niccolò |
Siena |
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11 |
Caro Annibal |
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47 |
Castelletti Cristoforo |
? Roma |
1596 |
Cristoforo Castelletti (Roma ?- 1596) poliedrico
letterato romano, prese gli ordini religiosi e svolse un'intensa attività
culturale soprattutto in campo teatrale. Questa pastorale di cinque atti in
versi, opera prima dell'autore, sicuramente una delle migliori tra le molte
imitazioni della Aminta del Tasso, fu sovente ristampata. Poco si sa della
vita del Castelletti, nato a Roma ed ivi morto nel 1596. Le sue commedie
perfettamente aderenti al gusto medio dell'epoca (I torti amorosi, Il Furbo,
Stravaganze d'amore) godettero di notevole popolarità. La lettera dedicatoria
di Giacomo Tornieri "All'Illustriss. Signor Patron Osservandiss. il Sig.
Lothario Conti Barone di Paoli etc." é datata: Roma 15-gen.-1587. |
12 |
Castiglione Baldesar |
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55 |
Celano Carlo |
1625 Napoli |
1693 Napoli |
Carlo Celano (Napoli 1625-1693), intraprese all'età di
35 anni la vita religiosa. Iscritto alla Congregazione delle missioni
apostoliche di Napoli, ricoprì diverse cariche di responsabilità:
l’arcivescovo Ascanio Filomarino lo nominò Canonico del Duomo e fu anche
subcollettore apostolico. Tale scelta di vita, tuttavia, non intralciò la
carriera letteraria di Celano che, sotto lo pseudonimo di Ettore Calcolona,
compose numerose commedie dal tono moralistico, pubblicate e rappresentate,
con successo di pubblico, a partire dal 1663. Nella sua ampia produzione
teatrale si riscontra il pesante debito verso lo stile, i temi e i modelli
iberici contemporanei; talvolta le sue opere consistono in semplici
traduzioni, ma più spesso Celano-Calcolona attinse dal vasto repertorio
spagnolo storie, situazioni e figure tipiche, per rielaborarle sullo sfondo
di una diversa ambientazione. Fu autore, inoltre, di un’opera di satira:
Degli avanzi delle Poste; il canonico riprese la finzione letteraria dal
Corriere svaligiato del Pallavicino e dai Ragguagli del Boccalini:
immaginando di pubblicare lettere mai recapitate ai destinatari e accumulate,
quali avanzi, nei depositi degli uffici postali, espresse indirettamente
l’aspra critica di mode o di comportamenti sociali del suo tempo. Le Notizie
del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli, é l’opera della
maturità, cui è legata la fama letteraria di Carlo Celano. |
13 |
Cellini Benvenuto |
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46 |
Cicognini Giacinto Andrea |
1606 Firenze |
1650 Venezia |
Giacinto Andrea Cicognini (Firenze, 1606 – Venezia ?,
1650) figlio del poeta e drammaturgo Jacopo Cicognini, acquisì una notevole
fama sia come drammaturgo che come librettista, producendo diversi lavori
drammatici, tragedie, commedie, commedie sacre e libretti d'opera, quasi
tutti scritti per i teatri d'opera veneziani. I suoi drammi furono musicati
dai più celebri compositori dell'epoca, fra i quali si ricordano Francesco
Cavalli, Antonio Cesti e Francesco Lucio. Cicognini fu una delle figure più
importanti del dramma per musica del XVII secolo, nel quale egli fuse
elementi sia di stampo tragico che comico e ricevendo talvolta alcune
influenze dalla letteratura spagnola dell'epoca. I suoi lavori più celebri
furono L'Orontea e Il Giasone (musicati rispettivamente da Cavalli e da
Lucio), i due melodrammi più popolari in Europa durante il Seicento. Degli
autori di comedie che leggevo e rileggevo spesso, il mio preferito era
Cicognini", scrisse Goldoni nei "Mémoires", a conferma della
larga fortuna che ancora nel Settecento ebbe l'ingente produzione dello
scrittore fiorentino. Cfr., sull'arte del Cicognini: Sanesi, cit.; Belloni,
Il Seicento, pp. 268-268, 290-291 e passim; Renda-Operti, 296-297. Cfr.
Flavia Cancedda e Silvia Castelli, Per una bibliografia di Giacinto Andrea
Cicognini. Successo teatrale e fortuna editoriale di un drammaturgo del
Seicento, Firenze, 2002. |
54 |
Cremonini Cesare |
1550 Cento |
1631 Padova |
Cesare Cremonini (Cento, 1550–Padova, 1631), filosofo e
scienziato italiano, ultimo esponente dell'aristotelismo del Rinascimento in
Italia, e professore di filosofia naturale dal 1573, fu insegnante per alcuni
anni a Ferrara e, nel 1590, venne chiamato dall'Università di Padova dove
rimase fino al 1629. Amico e rivale di Galileo Galilei fu difensore della
medicina averroista e sostenitore della mortalità dell'anima, legata
indissolubilmente al corpo umano. Le sue opere a stampa edite tutte nella
prima metà del '600 e non più ristampate trattano di fisica e psicologia
aristotelica. I drammi, poemi o favole come egli le chiamò, quali "Il
nascimento di Venezia" (Venezia 1617), Clorindo e Valliero (Venezia,
1624), "Le pompe funebri" (Ferrara, 1590) ecc., furono opere di
gioventù. |
41 |
Da Porto Luigi |
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14 |
d'Aragona Tullia |
1510 |
1556 |
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34 |
de' Medici Lorenzo |
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15 |
Della Casa Giovanni |
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16 |
della Porta Giambattista |
1535 |
1615 |
Giovanni Battista Della Porta (Vico Equense (NA) 1535,
Napoli 4 febbraio 1615), fu filosofo naturale, alchimista e commediografo.
Ingegno versatile ebbe rinomanza europea per i "Magiae naturalis libri
IV" e per le numerose ricerche nei più diversi campi scientifici:
ottica, agraria, chiromanzia ecc. Scrisse tre tragedie delle quali ne resta
una sola: "Il Giorgio", una tragicommedia Penelope e 29 commedie di
cui a noi ne sono giunte 14. Della Porta fu lo scrittore che meglio accolse e
riassunse la ricca esperienza dei commediografi cinquecenteschi, perchè la
tecnica dell'intreccio, la vicacità del dialogo, il senso del movimento
drammatico toccano in lui un alto livello di bravura. Fu fondatore
dell'Accademia Secretorum Naturae ("Accademia dei Segreti"), per
appartenere alla quale era necessario dimostrare di aver effettuato una nuova
scoperta scientifica, sconosciuta al resto dell'umanità, nell'ambito delle
Scienze naturali. L'Accademia fu sospettata di occuparsi di argomenti occulti
e Della Porta fu indagato dall'Inquisizione nel 1579 e l'Accademia fu chiusa
per ordine papale: a Della Porta fu tuttavia concesso di continuare gli studi
di scienze naturali. Sono in corso di pubblicazione per l' Edizione nazionale
delle opere di G. B. Della Porta tutte le opere dell'autore. La casa editrice
è la Edizioni Scientifiche Italiane (ESI) di Napoli. Seconda edizione di
questa brillante commedia in cinque atti in versi di ispirazione plautina. |
17 |
di Morra Isabella |
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32 |
Doni Francesco |
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51 |
Errico scipione |
1592 |
1670 |
Scipione Errico (1592-1670), sacerdote e teologo
messinese, filosofo, scrittore e poeta, membro dell'Accademia della Fucina di
Messina col nome di Occupato e dell'Accademia degli Incogniti di Napoli,
scrisse il dialogo "L'occhiale appannato" (1629) contro
l'"Occhiale" di Stigliani, le Rime (1619), Poesie liriche (1646),
le commedie aristofanesche (Le rivolte di Parnaso 1625, Le liti di Pindo
1634) e un romanzo-trattato di genere allegorico didattico dal titolo Guerre
di Parnaso (1642). Nel 1910 Benedetto Croce riscoprì questo autore,
dimenticato dagli storici fino ad allora, ripubblicando il poemetto "La
via lattea", interessante per la sua morbida sensualità. Errico fu un
sostenitore del valore spettacolare e culturale del neonato melodramma e
anche un severo teologo e controversista della Curia pontificia. Come poeta e
scrittore è un minore, teso a fondere il mito classico e i giochi scaltriti
del barocchismo (tra chiasmi, giochi di suoni e paronomasie ecc.) e l'adesione
all'erotismo compiaciuto e aproblematico. Fu un abile seguace di Marino. |
35 |
Ficino Marsilio |
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50 |
Fiorillo Silvio |
1560 |
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Silvio Fiorillo, nato all'incirca nel 1560, fu il primo
a portare ufficialmente in scena la figura di Pulcinella, anche se
l'alternava con Capitan Matamoro popolare a Napoli come caricatura dei
militari spagnoli. Fiorillo viene anche ricordato come il primo commediografo
pulcinellesco, essendoci giunta una sua commedia intitolata: " La
Lucilla costante, con le ridicole disfide e prodezze di Pulcinella "
(1632). In realtà dove e da chi sia nato Pulcinella non é dato di sapere,
molti eminenti studiosi e letterati come Benedetto Croce, Salvatore Di
Giacomo e Anton Giulio Bragaglia si sono impegnati in queste ricerche, senza
mai poterlo stabilire con certezza. Una prima notizia di Fiorillo la si ha
nel 1592 in un registro degli Incurabili (dal 12 settembre del 1589
quest'ospedale riceveva metà dei proventi delle commedie su disposizione del
Viceré Conte di Miranda), nel quale il comico riceveva "mità di proventi
di commedie" (Croce B.). Fiorillo vestì la maschera di Pulcinella nella
compagnia del Cecchini girando per l'Italia con la "Compagnia del Duca
di Mantova". Il Fiorillo fu anche commediografo, nel 1605 scrisse:
L'amor giusto egloga pastorale in napolitana e toscana lingua di Silvio
Fiorillo da Capua detto capitano di Mattamoros, La ghirlanda (1609), Li
capitani vanagloriosi (1621), La cortesia di Leone e di Ruggero con la morte
di Rodomonte (1614), L'Ariodante tradito (1627), La Lucilla costante (1632).
La prima edizione dell'Ariodante tradito é segnalata da Allacci, Salvioli,
Treccani come pubblicata a Pavia nel 1629 dal de' Rossi, manca in Clubb e in
Biblioteca Casanantense. |
18 |
Firenzuola Agnolo |
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19 |
Folengo Teofilo |
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49 |
Goano Pier Francesco |
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Pier Francesco Goano indicato dal Quadrio (F.S.
Quadrio: Della storia e della ragione di ogni poesia III, 1, Milano, Agnelli
1743, p. 84), intervenne, come milanese, nelle discussioni teoriche intorno
alla tragedia di cui c'è traccia nella lettera post-fativa di autodifesa
contro le accuse mossegli da Batolomeo Imperiale per le deroghe
all'osservanza aristotelica. Il testo diviso in cinque atti in versi con
cori, narra le peripezie del leale ed integerrrimo Antigono. |
20 |
Guarini Battista |
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21 |
Guicciardini Francesco |
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52 |
Loredano Giovanni Francesco |
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1590 |
Giovanni Francesco Loredano commediografo veneto, morto
nel 1590. La commedia fu pubblicata dal figlio Sebastiano il quale dichiara
nella "Dedica" a Pietro Barbarigo che il padre suo oltre a questa
ed alle pubblicate aveva composto ancora undici commedie di cui i manoscritti
andarono perduti. |
60 |
Lottini Giovanni Angelo |
1549 |
1629 |
Giovanni Angelo Lottini, oratore, poeta e scultore,
religioso dell'Ordine dei Servi, nacque a Firenze nel 1549 e morì nel 1629. |
22 |
Machiavelli Niccolò |
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45 |
Manzano Scipione |
1560 |
1596 |
Scipione Manzano letterato e poeta friulano, nacque nel
1560 e morì nel 1596. Utilizzò lo pseudonimo: Olimpio Marcucci. Facile
rimatore scrisse “Le lagrime di penitenza di Davide”, il poema eroico
“Dandolo” e la favola marina “Aci” pubblicata postuma nel 1600. La lettera
dedicatoria di Giovanni Battista di Manzano, figlio di Scipione
"All'Illustrissimo Signor et Patron mio Colendissimo il Sig. Almoro
Zane" é datata: Cividale del Friuli 6 dic. 1599. L'opera ha lo scopo di
tessere le lodi della Repubblica di Venezia cui Scipione fu sempre devoto.
Nel dedicatario dello zio Giovanni di Manzano al Signor Almoro Zane si legge
"Fu patrono sopra ogni altro amato" . Segue lettera ai lettori di
Giovanni d'Attennis in cui si spiega che la favola non fu terminata nè
rivista, nè corretta dall'autore perché egli morì mentre si accengeva a
farlo. |
31 |
Molza Francesco Maria |
1489-06-18 Modena |
1544-02-28 Modena |
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23 |
Monteverde Cesare |
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36 |
Porta Giambattista |
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27 |
Redi Francesco |
1626-02-18 Arezzo |
1697-03-01 Pisa |
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30 |
Rosa Salvator |
1615-06-20 Napoli |
1673-12-15 Roma |
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24 |
Stampa Gaspara |
1523 Padova |
1554 Venezia |
|
59 |
Stefonio Bernardino |
1560 |
1620 |
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61 |
Strozzi Giulio |
1583 |
1652 |
Giulio Strozzi, pseudonimo 'Luigi Zorzisto',
(1583-1652), autore del libretto della Finta pazza (1541) di Sacrati, ha
collaborato a Venezia, tra il 1627 e il 1630, con Monteverdi. Membro
dell’Accademia degli Incogniti, con l’avvento a Venezia dell’opera pubblica
si afferma come librettista, collaborando con Manelli, Cavalli e Sacrati, per
il quale appunto scrive la sua opera più famosa. Per Monteverdi scrive il
libretto di La finta pazza Licori (1627), opera mai rappresentata e di cui si
è persa la musica. |
37 |
Strozzi Pietro |
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25 |
Tasso Torquato |
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26 |
Vasari Giorgio |
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43 |
Veniero Lorenzo |
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38 |
Vettori Francesco |
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