La Storia



"La vecchia zocca sulla quale attecchiscono nuovi virgulti".

E' il simbolo dell'Unione Sportiva Arbor, è il significato profondo di un'esistenza che compie cinquanta anni e che con entusiastica ostinazione è ancora solo all'inizio e sempre lo sarà, finché deciderà di investire su uno dei nodi più complessi, ma, nel contempo, fondamentali ed affascinanti della nostra società, i giovani. La storia dell' Arbor è stata fin qui costellata di tanti momenti, belli e meno belli, di scelte entusiastiche e coraggiose come di rinunce inevitabili e dolorose, ma sempre i suoi creatori e sostenitori hanno voluto rimanere coerenti con i loro principi ispiratori che parlano di operare per i giovani adempiendo un dovere, che credono in uno sport che non sia solo fenomeno fisico, ma il frutto di un'espressione dell'atleta che nello sforzo rimane sempre carne e spirito, che spingono per un'attività sportiva che sia anche la consapevolezza di aver vissuto un momento di comunione con gli altri. Ecco allora apparire i forti legami che sfidano lo scorrere del tempo quando si vogliono aprire cuni significativi squarci sul passato.San Francesco: l'emanazione cattolica, la matrice, mai rinnegata, del Centro Sportivo Italiano, le prime spontanee aggregazioni, la nascita della società nel 1952 con il nome di Unione Sportiva Aquila, trasformatosi nel !957, dopo la fusione con la Gioventù Francescana, in Arbor. Calcio, pallacanestro maschile e atletica leggera rappresentano le discipline pionieristiche. I risultati sportivi non sono sempre da prima pagina, ma l'entusiasmo è straripante: la società ha mosso i primi passi, ha imboccato la "sua" strada.
Via Squadroni, al numero 18, anno 1965: la prima vera sede, il momento della crescita dirigenziale ed organizzativa, dell'affacciarsi sul mondo, dell'aprirsi ad esso, dell'autonomia. Una "casa" tutta per sé: è la realizzazione di un sogno cullato e cresciuto nel tempo in cui una comunità vive, progetta, lavora per qualcosa che tutti possono condividere, dai dirigenti ai tecnici, dagli atleti ai simpatizzanti. I primi anni sessanta sono anche il tripudio dell'espressione sportiva: nascono nuove discipline come pallavolo maschile e tennis tavolo, ne ripartono altre come pallacanestro maschile, momentaneamente sospesa, ma soprattutto spiccano il loro volo quegli sport che rappresenteranno, in fatto di movimento e di prestigio, il fiore all'occhiello della società. L'Arbor si tinge di rosa: nel 1964 con la pallavolo, l'anno successivo con la pallacanestro. Queste due realtà, in termini sportivi ai massimi livelli, caratterizzano con i loro risultati prima gli anni Settanta con la conquista dello scudetto tricolore nella pallavolo, in seguito gli anni Ottanta con la salita nella serie A2 nella pallacanestro. Sono la punta dell'iceberg di tutto il movimento arborino che in questa ulteriore fase della sua esistenza tocca con mano quanti e di quale portata possano essere i problemi ai massimi livelli, in altre parole nella dimensione professionistica. Sono questi gli anni delle scelte entusiastiche e delle rinunce lancinanti, le stagioni dei risultati prestigiosi e delle delusioni cocenti, i momenti del potenziamento e del ridimensionamento. Annata '77-78: la pallavolo femminile tocca il cielo con un dito conquistando il titolo nazionale, ma il campionato 87-88 segna il definitivo abbandono dei posti in prima fila. Solo un anno prima le splendide ragazze della pallacanestro centrano una prestigiosa promozione nella serie A2, ma l'anno successivo, ancora la fatidica stagione 87-88, segna l'immediato declassamento.
Eppure è proprio in questo periodo che l'Arbor conosce veramente se stessa, che capisce quale sia la sua vera forza, quale sia il suo presente,ma soprattutto il suo futuro. Perché è in questi anni che si affida ai suoi giovani. In modo istintivo a volte, come in maniera razionale, allo sbaraglio come con obiettivi ben mirati. E sono i giovani che salvano la "loro" Arbor. Nei campionati nazionali come nelle manifestazioni giovanili, nelle lotte impari come negli scontri alla portata, nel tentativo a volte impossibile di salvare categorie come nella ricerca mirata di risultati gratificanti.
Anni novanta: la passerella che porta all'oggi, al presente e sicuramente al domani. Con la sola eccezione della pallacanestro femminile, sacrificata sull'altare di un inevitabile declassamento anche, ma non solo, per esigenze di ordine economico, la discipline rimangono le stesse: pallavolo femminile militante nella serie C interregionale, pallacanestro maschile nella serie D regionale e pallavolo maschile nella 2" Divisione provinciale. Lontano dai fasti del passato, dunque, ma in una nicchia ben protetta nella quale l'Arbor può continuare ad operare nel nome delle sue ben salde idealità. I dati rimangono strabilianti se analizzati in riferimento agli ultimi due anni. Nella stagione 1999-2000 sono 337 i tesseramenti dei quali ben 167 provenienti dai centri di avviamento allo sport. Impressionante il numero delle gare ufficiali disputate: 390 (280 nella pallavolo, 110 nella pallacanestro) praticamente in soli otto mesi di attività. Cifre destinate ad aumentare nella stagione successiva, quella 2000-2001, visto che si parla di.400 iscrizioni, con i centri avviamento c ancora in primo piano per le 184 presenze. L'Arbor continua a rimanere una realtà viva, pulsante sul nostro territorio, un punto di riferimento per quanti si avvicinano alla pratica sportiva, ma anche una culla dell'associazionismo: in definitiva, un sinonimo di garanzia. Perché in fondo ben poco è cambiato in casa Arbor, si parli di San Francesco o via Squadroni, di via Castelli o di via Guasco, ultima sede in ordine temporale.

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La nostra sede di Via Guasco

Rimane la consapevolezza che l'offerta sportiva sia ancora uno dei mezzi più straordinariamente efficaci per rispondere alle esigenze del mondo giovanile; che la costante ricerca di forme di collaborazione, all'interno della società fra le varie componenti (dirigenti, tecnici, atleti, genitori) e con "l'esterno", siano essi enti, associazioni, società, costituisca un aspetto irrinunciabile per il vivere in armonia con gli altri; che la crescita tecnico-organizzativa nei vari settori di attività, affidandosi a persone qualificate ed esperte come insegnanti di educazione fisica o giocatori di lunga milizia, sia una via obbligata se si vogliono offrire certezze il più a lungo durature. Non devono quindi stupire i costanti riconoscimenti che coinvolgono l'intera Unione Sportiva, due dei quali davvero ad altissimo livello. Il primo è del 1986 e arriva da parte del Coni con la consegna della "Stella d'Argento al Merito sportivo": è dedicata ad una Società sportiva che "con meritoria azione in campo agonistico e propagandistico ha contribuito a diffondere e migliorare lo sport nel nostro Paese".

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La stella al merito sportivo

Il secondo prestigioso riconoscimento è della Presidenza Nazionale del Centro Sportivo Italiano, il "Discobolo d'Oro CSI": la motivazione è in pratica la stessa, l'anno il 1994. Non arrivano attestati di stima di tale portata se alle spalle di una società sportiva non ci sono anni di prezioso lavoro che hanno certamente prodotto risultati a qualsiasi livello, ma che hanno anche fornito un costante contributo in fatto di idee e di uomini.

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Discobolo d'oro al merito


Nei primi anni Sessanta l'Arbor è in prima linea nella creazione della Consulta dello Sport, un momento questo particolarmente significativo nella crescita dello sport reggiano in generale, e nel 1971 non fa mancare il suo concreto aiuto nell'organizzazione di una manifestazione importante quale può essere il Campionato europeo di pallavolo femminile. I suoi uomini, i suoi dirigenti sono sempre in prima linea. Ermes Simonazzi, nel corso della sua lunga milizia quale uomo di sport, ricopre le cariche di vice-presidente del Centro Sportivo Italiano, di presidente della Federazione provinciale di pallavolo, di consigliere della Lega pallavolo; Giulio Gioveni è l'attuale presidente del CSI. Ci sono anche l'indimenticato Pietro "Bud" Daloiso, consigliere CSI,' Daniele Bigliardi, presidente del Comitato zonale della Federazione Italiana pallacanestro, Rodolfo Ligabue, consigliere del comitato zonale FIP, Flavio Vezzani, consigliere del comitato provinciale della Federazione Italiana Pallavolo. La tradizione Arbor continua con la lunga lista dei tecnici che trovano il giusto ambiente per le loro prime significative esperienze, tecnici non ancora affermati, molti dei quali lo diventeranno in seguito, che lasceranno e che a volte torneranno nel segno di un indelebile attaccamento ai colori sociali. Tutto questo nel nome dei giovani, nella costruzione di un'atmosfera accogliente che consenta di far cogliere loro la bellezza della pratica sportiva, che li veda crescere e diventare, oltre che una squadra, un gruppo di amici, una famiglia. "E' proprio dai giovani -si legge in una nota del Consiglio dell' Arbor -in quei particolari momenti in cui siamo pieni di interrogativi, che si trova la forza di andare avanti e di toccare davvero con mano il servizio offerto loro e allo sport reggiano in generale". Grazie ancora, Arbor.

Un pensiero di Don Giorgio Gualtieri

 

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