Giulio Cesare
un mito letterario in controluce

Fabia Zanasi

  • Anche quando su Cesare pesa il giudizio morale legato alla responsabilità di aver trascinato i concittadini in una sciagurata guerra civile, il suo ritratto emerge con valenze di spicco, volte a sottolineare il coraggio, la fierezza e la determinazione del temperamento. Una conferma è reperibile nei versi della tragedia di Lucano, Farsaglia; si tratta di versi terribili che ruotano attorno ad un uomo accusato addirittura di criminalità: "fuggi, fantasia, tale momento della guerra, affinché nessun discendente apprenda da me, poeta di così enormi sciagure, a quali atrocità possano giungere le lotte civili".
  • "Non si può dire se è positivo per la repubblica che lui sia nato o invece se sarebbe stato meglio che non fosse nato", commenta Seneca, riprendendo un'affermazione di Livio, e vi aggiunge un suggestivo paragone con i venti, la cui forza distruttiva fa scordare che anch'essi sono prodotto di una provvidenza, attenta a reggere il mondo secondo imperscrutabili piani. Ed è proprio il tema conduttore della provvidenza ad ispirare a Dante Alighieri la decifrazione di un ruolo predestinato assegnato a Cesare, in quanto, in modo decisivo, egli ha concorso al rafforzamento della potenza di Roma che, per volere divino, è divenuta strumento per l'affermazione del cristianesimo.

  • Peraltro il modo migliore per accostarsi al mito letterario di Cesare è quello di basarsi su ciò che egli stesso, in quanto autore, dice di sé, in riferimento all'agente delle vicende narrate, valendosi perciò direttamente, senza altre mediazioni letterarie, della documentazione fornita nei Commentari.
  • Un tratto peculiare consiste nella consapevolezza d'essere un uomo d'azione dotato dell'eccezionale capacità di comprendere a colpo d'occhio le situazioni.
  • E' allora pensabile supporre che un temperamento siffatto non sia riuscito a preventivare i rischi esiziali di una congiura rivelata da numerosi e inconfutabili segnali? Svetonio sostiene che a molti amici Cesare lasciò il sospetto di non voler vivere più a lungo, tenuto conto del declinare delle proprie condizioni fisiche.
  • Questo dato può forse spiegare il ruolo di attore gestito da Cesare anche nell'ultima scena di una morte oramai annunciata:
    "...si avvolse la toga attorno al capo e con la sinistra ne fece scivolare l'orlo fino alle ginocchia, per morire più decorosamente, coperta anche la parte inferiore del corpo". (Svetonio, Vita Caesaris, 82)