RONIN: Lealtà, Disciplina...


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RONIN

Ronin, letteralmente "uomo alla deriva" o "persona che impara a diventare samurai", è un termine giapponese che designava il samurai decaduto, rimasto senza padrone o per la morte di quest'ultimo o per averne perso la fiducia.
Nel Giappone moderno, il termine designa lo studente che ha fallito l'esame di ammissione all'università o, nel gergo delle corse, un pilota senza scuderia. Il termine ha quindi una valenza spregiativa, in Giappone, salvo in un caso: le gesta dei cosiddetti "
Quarantasette Ronin".
I fatti avvenuti realmente intorno al 1701 furono narrati prima nel Chushingura, un'opera joruri (teatro delle marionette), e successivamente in rappresentazioni di kabuki (commedia danzata). La leggenda si è in seguito impadronita dei personaggi, trasformandoli in esempi viventi del bushido cioè dell'etica samurai che costituisce tuttora uno dei cardini morali del Giappone.

Il Ronin nel Giappone antico assumeva nell'immaginario comune due tipi di personalità:
- Il guerriero che combatteva per ricavare soldi quindi diventava un mercenario
- Il combattente buono ricoperto di un'aura gentile che si metteva a proteggere un villaggio o comunque aiutava i cittadini e insegnava loro le arti marziali.


Sono presenti casi nella storia in cui un episodio come questo abbia avuto luogo, e sinceramente, io mi riconosco in questa seconda categoria.


I q
uarantasette Rônin erano un gruppo di samurai al servizio di Asano Naganori, rimasti senza padrone (e quindi divenuti rônin), dopo che il loro daimyô venne costretto a commettere seppuku (il suicidio rituale giapponese) per aver assalito il maestro di protocollo dello Shogun, Kira Yoshinaka, che lo aveva insultato.

Gli uomini di Asano, dopo aver atteso oltre un anno pianificando l'attacco, lo vendicarono uccidendo il cortigiano e tutti i suoi discendenti maschi. Nonostante avessero seguito i precetti del bushidô vendicando il loro padrone e la loro impresa fosse stata vista con forte approvazione dai nobili di corte, 46 dei 47 rônin vennero a loro volta obbligati a commettere seppuku per aver sfidato l'autorità imperiale. Il più giovane di loro, Terasaka Kichiemon, invece ricevette l'ordine di rimanere in vita per continuare a fare con regolarità le offerte in favore degli spiriti degli altri condannati, poiché solo uno dei 47 ronin era abbastanza valoroso da essere degno di farlo.
La vicenda che si è svolta intorno al 1701, ha ispirato un gran numero di racconti e rappresentazioni di teatro Kabuki, la più nota delle quali è il Chushingura. Gli uomini di Asano divennero eroi popolari, incarnando lo spirito del bushid
ô e furono in ogni tempo oggetto di un vero e proprio culto. Poiché la parola rônin ha, nel linguaggio comune, una valenza spregiativa, i protagonisti della vicenda sono designati come "Quarantasette Gishi (uomini retti)".

Il loro leader, Oishi Kuranosuke, è rappresentato da una statua bronzea posta nel 1921 all'entrata del tempio Sengakuji di Tokyo, cioè nel luogo in cui si compì il loro destino e in cui si trovano le loro tombe.

Ogni anno sulla tomba i giapponesi arrivano da tutta la nazione per deporre dei fiori in ricordo del loro eroico sacrificio. Grazie al cinema, teatro e letteratura questa vicenda è diventata popolare in tutto il mondo, caratterizzando in se stessa il vero spirito del bushido (un'interpretazione in chiave moderna è il film Ronin, con R.De Niro)



Sito dedicato ai 47 Samurai morti suicidi con onore | ronin_47@libero.it

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