UNUCI
SEZIONE PROVINCIALE DI GROSSETO
Partito e tagliato. Il primo inquartato, di rosso, al grifone d’argento in
branca destra armata; di bianco al giglio di Firenze bottonato, il secondo.
Tagliatura alla banda di rosso, d’argento la alabarda alemanna traversata
dalla freccia italica; d’azzurro, gli scaglioni gigliati del Casato Abati del
Malia”.
Il
Grifone armato alla branca destra ed il giglio bottonato di Firenze
(Partizione).
Il Grifo disarmato, già simbolo del libero Comune di
Grosseto, riceve il gladio nella branca destra dopo il fatto d’arme che vide
la città impegnata, dal 15 settembre 1328, a sostenere l’urto delle truppe di
Ludovico il Bavaro.
Narra il Villani: “Giunse il Bavaro e l’oste sua a
Grosseto a di’ 15 di settembre e l’armata di Don Pietro (Pietro d’Aragona,
figlio di Federico II re di Sicilia n. di a.) presono Talamone e guastarlo e
scesono a Grosseto e con Bavaro insieme vi posono l’oste a petizione degli
usciti di Genova e de’ Conti di Santa Fiore per torre ‘l porto e ‘l passo
della mercatanzia a Fiorentini e a Sanesi e
agli altri Toscani che per ischifare Pisa faceano quella via e stettonvi
all’assedio dandovi grandi battaglie co’ balestroni ch’erano in su
l’armata e salirono più volte in su le mura di Grosseto e furono cacciati per
forza e rimasovene morti più di quatrocento de’ migliori…….”.
Il giglio ricorda l’intensa e stretta simbiosi di
Firenze con Grosseto, specie dopo il dominio senese.
La freccia italica incrociata all’alabarda alemanna
ricordano il vittorioso assedio sostenuto dai grossetani.
Il blasone di Bino degli Abati del Malia esalta la
figura del Capitano del Popolo del libero comune di Grosseto che, dopo la
conquista dei senesi, scatenò per ben nove volte la rivolta contro Siena, finché,
catturato in battaglia presso Paganico, fu dai Senesi deportato in quel di
Siena, ove morì in prigionia.
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