David Lazzaretti

 

 

IL RISVEGLIO DEI POPOLI

___________

 

 

PREGHIERE – PROFEZIE – SENTENZE

_______________________

 

 

 

 

 

discorsi morali e famigliari dedicati

ai miei fratelli italiani

________________________

 

 

 

Tratti dal vero Originale dei Rescritti

di DAVIDE LAZZARETTI, l’annunziato

V.   P.   L.

 

 

 

 

 

2ª edizione

 

S.      T.  E.  M.

 

Stabilimento Tipografico Editoriale Maremmano – Grosseto – Via Gorizia, 29 – Telef. 23.06

 

 

1953

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riproduzione di una stampa che vide la luce nel 1870 con i tipi della Tipografia di Arcidosso Mazzi Gorgoni. Eventuali dissonanze, che il lettore perdonerà, sono dovute alla fedele osservanza di riproduzione dell’opera originale.

 

(Nota dello Stampatore)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PREFAZIONE

___________

 

 

 

Si porta a conoscenza dei lettori di questo libro, che fù il primo libro di David Lazzaretti, (qual Messo di Dio) nel 1870, dopo avuto ordine in visione e ripetizioni di rivelazione da Supremo Dio, diede alla stampa per la pubblicazione intitolando «Il Risveglio dei popoli». E fu il primo che ci incise l’epigrafe significato e spiegazione di sua  missione. Come pure ora nel principio del suo sacrificio a Dio per il bene umano.

Dopo 47 giorni di penitenza… nella grotta di S. Angelo in Sabina, presso Montorio Romano, 5 mesi fece trattenimento lì. I buoni aspiranti alla fede dei dintorni, vedendo in David un essere soprannaturale, lo seguirono. Ritiratosi a Montelabaro compose la Società, diede mano a costruire la torre e diede alle stampe il detto libro, narrandone ai popoli vicini e lontani della terra. Il suo successo mandò una copia a 200 Comuni in Italia e una copia ai capi di Nazioni europee.

Ed annunziò che si era giunti agli ultimi tempi predetti da Gesù e descritti dai Profeti, e li descrive chiaro (pure S. Paolo a 2ª Epistola a Timoteo ac. 3) e chiariti pure da i 4 Evangelisti di S. Luca, S. Marco, S. Matteo, S. Giovanni; ognuno può considerare e comprendere (se vuole) che da 89 anni ad ora, per volere di Dio, è in tutto trasformato a progredimento ed è un preparato per la nuova riordinazione umana, spirituale e sociale, per i nuovi tempi.

Consideriamo pure, che nel pubblicare la sua epigrafe delle iniziali lettere – con i due C rovesci fin dal principio indicò il fine della sua missione.

Noi solo trasformiamo in questa 2ª edizione levando le S. preghiere, perché abbiamo stampato il Cerimoniale e sono riprodotte. Ci aggiungiamo il Pio Istituto delle Famiglie Cristiane, perché fù composto da David nel 1871 e fa parte alla composizione della Società La S. Lega delle Famiglie Cristiane.

 

UMILISSIMI IN DIO I GIURISDAVIDICI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PREVISIONE A CHI LEGGE

 

_________________

 

 

Miei amati lettori, vengo a prevenirvi di alcune cose onde evitare in voi per quanto sia possibile le tante obiezioni che potreste fare su molti fatti che troverete scritti in questo ed altri miei volumetti che or via via verranno propagati fra i popoli per mezzo della stampa. Ciò ho creduto conveniente ed utile, ed ancora per scanso di un critico esame che ne potesse avvenire per la libertà che tengo nel mio modo di dire.

I miei rescritti, no non saranno né scientifici né belli, ma saranno semplici e buoni. Dico buoni perché quella Sapienza arcana che gli ha suggeriti all'uomo incolto e idiota è sempre buona, se pure sia propagata per qualunque linguaggio semplice incolto o barbaro, comunque siasi. La parola di detto linguaggio la troverete esplicita e volgare che resterà intelligibile al dotto ed all'idiota, eccettoché troverete in tal modo di procedere, frasi che il loro senso generico ed alegorico alcune volte resta oscuro l'intendimento, perché in pari tempo è inimmatico e misterioso ed il soggetto e la sostanza che abbraccia ne presenta gli uditori un interpretazione di sinonimi concetti che si possono alludere in più diversi modi, come a più diversi oggetti, ed io pure son per dirvi, benché autore di tali rescritti, ne sono ignaro affatto del loro senso e di ciò che si tratta in essi.

Dette frasi, lo conosco pure io, danno da pensare e riflettere a chiunque l'osservi o ne prendesse a farne un giudizio, o sotto forma di senso morale o politico, e danno per dubbio di una occulta scienza che non può l'uomo prudente e di senno apprezzarla e né tan poco sbiasimarla, dandoli un decisivo giudicio, ciò prevedo, nell'opinione generale, forse potrei sbagliare ed allora per tempo ne faccio le mie debite scuse.

Un'altra cosa vi prevengo, miei buoni Lettori, che io non posso per nessun modo darvi responsabilità, della vera interpretazione dei miei rescritti, sia in senso buono od in senso avverso come se la intenderanno di oppinarla i critici ed i letterati. Io per me dico che quello che si contiene nei medesimi, starà chiuso in un mistero che né io né voi possiamo comprendere e conoscere positivamente ed è questa la ragione per cui crederei d'essere assente dalla lode e dallo sbiasimo che potessero meritare i medesimi.

Comunque siasi, vi pregherei a non voler giudicar tal causa, ché con somma facilità potreste prendere un equivoco ed essere da voi stessi malamente giudicati.

Si miei buoni Lettori, vi faccio intendere che io sono uno strumento di straordinaria e misteriosa Missione e nel mio essere agisco a seconda delle circostanze per mezzo di uno spirito che io conosco in realtà non essere proveniente dall'uomo; e detto spirito opra ed agisco in me, ora con ispirazioni istantanee accompagnate da un acutissimo dolor di testa che mi eccita sonnolenza e mi distrae da ogni altro pensiero, ora con visioni dormendo che svegliato mi sento avere una memoria, ed un intendimento straordinario alla mia natura, ora con udito di viva parola rimanendomi oscuro però l'essere che a me la riferisce, ora con colloqui di Personaggi spiritali e Divini.

Di ciò accertatevi miei buoni Lettori che in me non è illusione né inganno, come darebbe da dubitare per chiunque sentisse un avvenimento così straordinario alla credenza e massime del secolo.

Pensate, miei cari, che Iddio regna e che Egli è potente e senza limite e puole ogni qualvolta gli aggrada oprar prodigii e meraviglie, e tal prodigii e tali meraviglie sapete molto bene che le ha sempre operate per mezzo e coll’intervento delle sue Creature; che ciò sia non si può negare e quando non si può negare quello che è avvenuto nei tempi indietro per opra divina, nemmeno crederci che si potesse negare quello che per lo Medesimo puole avvenire nell'epoca nostra; e se ciò e di fede, no, non vi dovrebbe rimanere difficile il dover credere a ciò che ora si racconta dall'uomo di grande e di meraviglioso in Nome di quel medesimo Dio che ha parlato e conferito cogli uomini di ogni età di ogni sesso ed ogni carattere.

Ammettiamo pure, miei buoni Lettori, che non sia di obbligo e di fede il dover credere a ognuno che sortisse fuori a parlare di cose sopranaturali; l’incredulità può esser perdonabile, e va bene, ma non sarà poi perdonabile la derisione e lo scherno di cose tali, anzi vi faccio intendere che è vera immoralità, mancanza di educazione e di fede.

Una cosa dobbiate pensare miei buoni Lettori, che i popoli sono oppressi e gemono schiavi sotto il dispotismo del mostro di ambizione, di ipocrisia, di eresia e di superbia, e sono giunti i loro gemiti fino al trono della Giustizia Celeste, sì Iddio gli ha esauditi come il popolo d'Isdraello quando gemeva schiavo sotto la barbarie dei Farraoni. Fu sottratto a libertà questo infelice popolo da chi? da un uomo che se ne viveva in un deserto pascolando il gregge povero e mendico senza titoli, e senza dignità, privo di ogni bene di fortuna; eccomi miei cari come sono le meraviglie divine; da un semplice e mendico pastore, vi suscita un Profeta, un valoroso ed invitto Capitano, un conquistatore, un legislatore e riformatore di nuove Leggi. Dunque non è vero che i destini dei popoli stanno in mano degli uomini grandi e sommi; no, miei cari, stanno in mano di Dio, e questo Dio per far cose meravigliose e grandi, non ha bisogno dei grandi e dei forti, perché egli è grande e forte da per Se stesso anzi per lo più si serve dell'infime e deboli cose per confondere l'alterigia e la superbia dei forti e dei grandi.

Ah! no, no, miei cari Lettori non vi dimentichiate della Storia, essa a maestra d'ogni intelligenza. Sì sì, voi troverete in essa che fu la parte più misera ed infelice è toccata sempre a coloro che si sono burlati dell'uomo che ha parlato per commissione Divina prevenendo ai popoli castighi provenienti dalla irata giustizia celeste eccitata dalla malvagità degli uomini. Tutto questo no, non si può negare perché la tradizione di età in età di tempo in tempo ce ne danno chiare testimonianze. Dunque sia il pensier vostro di calcolare il passato e regolarvi col presente; se vedeste suscitare fra di voi un novello Pastor del Sinai non dite come dissero gli Egiziani a Mosè che era fantasia, che era mensogna ed arte diabolica, no, non dite così miei cari, che novantanove per cento potreste sbagliar, certamente, ed allora, vi toccherebbe a fare l'infelice fine dei Farraoni. Su questo proposito crederei di esserci intesi.

Io non starò a prolungarmi col mio prevedimento, con poche parole cercherò di farvi intendere, tanto che basti per togliere l'idea che vi potrebbe suscitare nel cuore di giudicare delle cose mie.

No, no, miei buoni Lettori, non mi vogliate riguardare come Taumaturgo o come politico ed uomo ambizioso. Riguardatemi come uomo che a voi suggerisce la verità senza oscurarla.

Io, non sono nato improviso in un Mistero di sì grandi e meravigliosi avvenimenti, ma sono ventidue anni che io cammino la strada del segreto e fino dal 1848 fui annunziato prodigiosamente  in luogo solitario e deserto di ciò che ora mi avviene ed è per avvenirmi. Per 20 anni oh sì, ho fatto silenzio perché così fui pregato di fare; maturato il tempo di un sì misterioso silenzio ho dovuto parlare per nuovo e prodigioso ordine, e siate sicuri che io non temo di essere ingannato da colui che mi impone tali ordini: Mi dice che io parli ai popoli ed ho parlato e parlerò in avanti, se poi i popoli non credono io non ho che ridire. Se mi vogliono falso io non credo che falsa sia la mia parola. Se  mi credono ipocrita esaminino la mia condotta. Se mi dubitano strumento di partito, faccino le autorità Governative Giudiziarie di me quello che li piace di fare, io sono in disposizione di qualunque esame; parlo libero e non temo di alcuno perché mi guida il giusto ed opro colla giustizia. Ciò che io manifesto ai popoli non è volontà dell'uomo ma è volontà dell'Altissimo.

Volete sapere, miei buoni Lettori, chi sono? Eccomi a dirvelo. Sono un povero figlio del popolo ed un misero e contrito peccatore per grazia speciale della mia misteriosa Missione.

La mia Professione era il Commerciante, l'età mia è di anni 35. Tengo moglie e 3 figli; il primo è maschio d'anni 7 il suo nome è Turpino. Il secondo parimente maschio d'anni 5 il suo nome è Roberto. Il terzo è femmina d'anni 3 il suo nome è Bianca. La moglie l'età sua è d'anni 37 il suo nome è Carolina ed io mi chiamo David Lazzeretti, che questo nome lo troverete scritto in diversi luoghi in attestato di questi ed altri miei Rescritti.

La mia Patria natia è Arcidosso Mandamento della Provincia Grossetana in Toscana.

Eccomi, miei Lettori, le condizioni precise che ho creduto di darvi e così devo per comando di chi mi guida in ogni mio operato.

Vi prevengo per ultimo su quello che troverete scritto in questo ed altri miei volumetti (come vi ho ridetto) se vi sembrasse che alcune volte il senso si riferisse a me non vi ci oppinate perché potrebbe essere e non potrebbe essere, ma io intanto mi faccio intendere che mi ritiro come non essere e rimetto il tutto nella volontà divina. Il tempo sarà quello che metterà in chiaro un si prodigioso e profondo Mistero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SENTENZE

dettate da S. P. ad un mortale

_____________

 

LE PRIME 9 SI RIFERISCONO AL PROFETA

_____________

 

Medita con seria attenzione le massime che ti detto,

sulle quali stanno basate le sorti del popoli.

 

1. Rinunzia al mondo e fatti servo e campione di Dio.

2. La vita menerai da penitente, ritirato dalla società degli uomini.

3. Perenni a Dio rivolgerai le tue preghiere.

4. Limitato sarai nel vitto e nel sonno.

5. Guardati di non far pompa di te stesso.

6. Ascolta le querele di chi geme e langue.

7. Raccogli con pietà e con amore chi a te ricorre.

8. Con voce di umiltà soccorri ed implora il ravvedimento dei traviati.

9. Vigila con occhio ripieno di carità e di giustizia sulle sentenze che or ti narro sull’andamento dei popoli.

 

_____________

 

1. Chi non presta fede alla verità rivelata, dubita dell’esistenza divina.

2. Finché gli uomini sono apprezzatori del mondo, poco apprezzano Iddio.

3. Il pensar troppo alle cose terrene fa dimenticare le cose celesti.

4. Il bene del corpo è la rovina dell'anima.

5. Il lusso e il bel tempo sono la rovina dei popoli.

6. Chi non ama il Dio e la patria, è peggiore dei bruti.

7. Dove si teme Iddio, regna la pace.

8. I popoli irreligiosi saranno sempre miseri.

9. Il vero Monarca della terra è quello che rappresenta Iddio.

10. Le armi irreligiose sono armi misere e vane.

11. Le armi invincibili sono quelle che combattono per la causa del vero Dio e per la giustizia dei popoli.

12. Gli uomini ambiziosi e libertini sono per lo più empi e crudeli.

13. Chi brama sedizioni ed è avido del danaro è nemico dei popoli.          

14. L'uomo crudele in se è vile.

15. Nell'uomo, in cui regna la pace, regna umanità ed eroismo.

16. Colui che grida, viva la libertà dei popoli, è un traditor della patria.

17. Chiudete la bocca a quelli che gridano libertà, libertà, e trattateli da stupidi.

18. Il buon cittadino è quello che brama la pace ed onora Iddio.

19. I più bravi guerrieri della patria sono i più attaccati alla fede.

20. L'uomo infingardo e vizioso è nocivo al suo prossimo e nemico di Dio.

21. In colui che ti promette assai, speraci poco.

22. Spera assai in quello che in se stesso si stima poco.

23. Colla perseveranza e fede in Dio si ottiene ogni vittoria.

24. Chi è amante della virtù è amante di Dio.

25. Chi ama il bel tempo è servo del Demonio.

26. Le gioie e i godimenti di questo mondo son fuoco di paglia.

27. I travagli della vita sono i tesori dell'anima.

28. La voce dei popoli è la voce di Dio.

29. La lingua dei giusti è un dardo che ferisce il cuore degli empi.

30. Colui che vive in peccato, sarà impossibile che viva tranquillo.

31. La tranquillità del corpo sta nella coscienza dell'anima.

32. La superbia è il seme d'ogni vizio.

33. L’onestà e la mansuetudine sono le grandi virtù dell'uomo.

34. Da un padre scorretto viene perfido un figlio.

35. Un perfido signore tiene spietato un suddito.

36. Una lingua bugiarda contiene un'anima viziosa.

37. Chi dice male di uno può dir male di tutti.

38. Chi ruba un pollo è capace di rubare un bue.

39. Guardati di colui che simola, giacché è un vero traditore.

40. La donna ambiziosa porta seco ogni vizio.

41. Il vero sacerdote è quello che disprezza il mondo.

42. Il vero cristiano è quello che ama Iddio e il suo prossimo.                       

43. Il vero padre è quello che vigila su i figli.

44. La buona madre sta raccolta nella famiglia.

45. Il vero figlio è quello che onora i genitori dopo Dio.

46. Il buon padrone è quello che rispetta il suo servo e paga puntualmente le mercedi.

47. Il buon servo è quello, che è riverente ed ubbidiente al suo padrone.

 

___________________

 

Queste sentenze siano da noi praticate con molto studio e da esse ricaveremo un gran frutto, imitando l'industria dell'ape, che dai fiori sa ricavare la preziosità del suo miele.

L’occhio nostro sia sempre ammiratore di quegli oggetti, che danno buon senso all'anima, la nostra mente sia sempre rivolta e pensi alla gloria di Dio e al ravvedimento dei traviati, la nostra fede sia sempre salda in mezzo alla corruzione degli uomini, come la rocca inespugnabile dove è fondato il Santuario del vero Dio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Profezie sul cangiamento del mondo

__________________

 

 

 

1.      Italia Patria mia Madre di Eroi

         Di pellegrini ingegni e fior del mondo

         Tempo verrà che de tuoi Regi il seme

         Più non avrai, vivrai tranquilla

         In seno di colei sposa di un Dio

         Vero rifugio di chi il ciel desia

         E che brama la gloria.

 

2.      O voi di Europa Imperatori e Regi

         Verrà quel dì che sopra il vostro capo

         Cadrà di Dio la vincide mano

         E abbasserà le vostre ergenti corna

         Fino la polve delle strade. E l’ira

         Sua sfogherà della giustizia in voi,

         Perché del tutto siatevi obliati

         Che egli è possente.

 

3.      Oh seduttor di popoli e Nazioni,

         Levatevi la maschera dal volto,

         Tirate fuor dai vostri petti il vero

         Venen che infetta il ver della giustizia,

         E confessate in fin vostra menzogna

         Che fino ad ora avete allucinato

         Con empie frodi i popoli ignoranti

         Ma or nato è quei che nelle vostre fronti

         Legge il delitto.

 

4.      Voi Ministri di Dio gettate il manto

         Lordo di quei mondani passatempi

         E inchinate la fronte e preci a Dio

         Indirizzate e fatene, un emenda,

         E d’ora innanzi professate il vero

         Dover più sacro, e statevene umili

         Nel vostro culto, che fra poco Iddio

         Porravvi in freno.

 

5.      O mal seme d'Averno, voi settari

         Tirate al fuoco i vo.stri empi volumi,

         Venite alla ragion dei vostri scismi

         E gettate in sen di quella Chiesa

         Che Pietro fondò in Roma (sola e giusta);

         Nato è il profeta che dei vostri Tempii

         Faranne scempio.

 

6.      Bestemmiatori, eretici e incredenti,

         Convertitevi alfin dell'eresia

         E umiliatevi a Dio dei vostri falli     

         Ritornate pentiti al Santo Ovile

         Della Chiesa Romana. È presso il giorno

         Che una e sola addiverrà la fede.

 

7.      Voi possessor di merci e di Villaggi

         Diminuite un poco il vostro lucro

         E siate meno splenciti nel lusso

         E date il pane al misero che langue;

         Altrimenti vedrete darvi il sacco

         Alle vostre sostanze.

 

8.      Voi avari inzaziabili del mondo

         Tirate fuor quell’oro e quell’argento

         Che tenete serrato a cento chiavi

         Ed ora innanzi siate generosi

         Se no vi troverete a fatti tristi,

         E giustamente puniravvi il Cielo

         E tutto il vostro oro e il vostro argento

         Diverrà pan dei poveri muffato

         Ma pria che accada ciò dunque pensate

         A darlo in tempo.

 

9.      Trafficanti sensali e venditori

         Siate più onesti e deponete il ruba,

         State più lungi dalla bettola e dal giuco

         E frequentate meno i botteghini;

         Moderate di più vostre finanze

         Per essere più cauti e galantuomini

         O altrimenti fra poco vi vedrete

         Al banco rotto.

 

10.    Oh! voi libertini e lussuriosi

         Toglietevi dal cuore il mal contegno,

         Siate più onesti in vivere e cristiani

         E riparate in tempo a tanto male

         Pentitevi vi avverto siate umili

         Che non è lungi il dì della riforma

         Di tutti i vizi.

 

11.    Voi gioventù corrotta in ogni vizio,

         Ponete il freno ai vostri mal costumi

         E statevene assidui al travaglio,

         Perché pure per voi nato è il profeta

         Che porterà statuti e discipline

         Per dar freno a ogni vizio.

 

12.    Voi pure giovinette scapestrate

         Non vestite alla moda in modo sconcio

         Tirate via le gale, cerchi e trine

         E non state allo specchio a far civetta,

         Falzandovi le chiome il muso il petto;

         Statevi d'ora innanzi naturali,

         E vestite cogli abiti decenti;

            Perché pure per voi è presso il giorno

         Che sarà messo un limite su questo

         Brutto e nefando scandalo.

 

13.    Voi donne vane e donne di bordello

         Estirpate il vostro disonore

         E cessate lo scandalo di tutti

         Pentitevi, umiliatevi per tempo

         Che pur per voi nato è il profeta

         Per debellar si laidi costumi

         Che ne infettano il mondo

 

14.    Voi pure padri e madri di famiglia

         Guardate di educar la vostra prole

         Più fervorosa nelle Sante Leggi,

         Istruitela voi da buon cristiani

         Se non vorrete trovarvi un giorno

         A render conto delle loro azioni

         Davanti ai giudici.

 

15.    Oh! Voi popolo tutto nell'insieme;

         Ricordatevi di essere cristiani,

         E pensate che in Ciel vi regna un Dio;

         Ei prepara su noi le sue vendette,

         Se a Lui non ci mostriamo penitenti;

         Lungi non sarà il dì che la sua mano

         Piomberà su di noi così pesante,

         Che molti periran sotto il gran peso,

         Avete sempre il tempo di emendarvi;

         Fate conto che a voi parlasse un Giona,

         O emendarsi o perire.

 

16.    Oh! voi Rabini senza patria al Mondo

         Date al vostro Vitello nella nuca

         Il numero tredici, e adorate

         Quel Cristo che da voi nebbe sua origine

         E tal pazzia toglietevi dal capo

         Di aspettare che venga altro Messia.

         Date fede a Mosè, datela a Abramo,

         Datela ad Isdraello Aronne a Isacco;

         Ma stirpate in voi quell'eresia

         Di non credere a Cristo e alla sua Madre.

         Or pensateci ben, siate convinti

         Pria che il nato profeta a voi ne venga

         A gettar sul suol dai vostri Altari

         I vostri idoli vani.

______________________

 

Profezie degli avvenimenti di tutta Europa delle Città d'Italia e della mia Patria

______________

 

 

1.      Oh! Roma eterna tu Regina ai Regi

         È presso il dì che tutto l'universo

         Sarà riunito in te, sotto il tuo manto

         Tutti verranno i popoli del mondo,

         E ad onta degli spiriti d'Averno

         Ti chiameranno Madre.

 

2.      Oh! Parigi il forte impero

         Che or vai vantando, ne verrà distrutto;

         Non resteratti sol che il solo nome

         E il passeggier dirà, qui vi era un tempo

         L'imperial Parigi, or fatta è serva.

         Di chi un dì si burlava.

 

3.      Londra di meccanismi inventatrice

         Madre di falsi riti e concubine,

         Un dì pentita diverrai lo specchio

         Dell'onestà, di fede e di costumi

         Che il vanto porterà di tutto il mondo

         Per la fè per le tue doti.

 

4.      Tu Vienna, che fin qui eri la meglio

         Di riti di governo e di consigli

         Col tempo diverrai fiera e maligna,

         L’odio ti attirerai dei tuoi vicini

         Che d'Impero verrà miser Ducato,

         E in odio al mondo.     

 

5.      Tu Madrid Metropoli di Spagna,

         Or che barbara siei presso i credenti

         Un tempo verrà che dal tuo seno

         Sortiranno orator beati e Santi,

         E del Ciel diverrai l'unica gemma

         E l'onore dei posteri.

 

6.      Tu Berlino di Prussia capitale,

         Di rustica che eri e senza ingegno

         Col tempo diverrai sapiente e somma

         Per la tua nobiltà pel tuo valore,

         Che da te sortiranno Capitani

         Di sommo pregio ed orator di regni;

         Che da tutte le parti della terra

         Ricorreranno a chiederti consiglio

         Pel tuo valore e senno.    

7.      Torin Torino, del tuo Re la Sede

         Troppo in alto volasti; e nel più bello

         Ti converrà calar tutto in un colpo,

         E fortuna avrai se resti vivo,

         E come un reo deplorato e lasso

         Senza fiatar ritornerai nel covo

         Dipendente al tuo servo.

 

8.      Firenze, madre d’ogni scenza e lingua,

         Gentil nel trattare e nei costumi,          

         Un dì verrà che dal tuo fiore il frutto

         Più non vedrai, appassirà lo stelo,

         E sempre immersa nel tuo vizio. Iddio

         Ti punirà per man di strana gente,

         E piangerai nelle tue rovine

         Deplorata da tutti.

 

9.      Napoli, che dei Re portavi il vanto,

         Ma rozzo avevi il popolo e villano,

         Un tempo diverrai la più civile

         Delle città d'Italia (e dal tuo porto

         Ti vedrai salutar da tutto il mondo)

         Ricca di nobiltà piena di scenza

         E modello d’ingegno.

 

10.    Milano, madre dei guerrieri antichi,

         E bersaglio dei barbari e dei tiranni

         Un dì verrai da tutti rispettata:

         E il passeggero strano e pellegrino

         A vederti verrà per meraviglia

         E dirà, questo è il luogo ove i regnanti

         Faceano a gara in versar sangue a rivi,

         Ed a pietà ne diverran commossi,

         E sul tuo suolo dei più incliti eroi

         Verseranno una lacrima.

 

11.    Oh! Venezia, ricchissima laguna

         Madre di disciplina e di eroismo

         E regina del Mar la tua riviera

         Verranne un dì l'ammirazione del mondo,

         E di vele sarai ricca ed abbondante,

         Di Roma addiverrai la messaggiera

         E volerai dall'uno all'altro polo

         Per dar notizie al mondo.

 

12.    Tu Palermo, capo di Sicilia

         Dalle foci dell'uno e l'altro polo

            Ammirerai pien di meraviglia

         Venir di Grecia e dell'Egitto i Rigi

         A dimandarti quanto lungi è Roma,

         E da tutte le parti dell'Oriente

         Accorreranno per recarti onori

         E te colma di gioia e di contento

         Il luogo additerai colla tua mano

         Dove Roma rimanga.

 

13.    Tu Siena, madre siei del fanatismo

         E di pronuncia senza pari al mondo

         Molti verran da te per ogni parte

         Per sentirti parlar sarai gradita;

         Anzi ne addiverrai il vero affetto

         Della Reggia dei Regi eterna Roma,

         E se ti manterrai nel tuo contegno,

         Chi sa che un dì tu non diventi grande

         E di portar corona.

 

14.    Mantova che dei forti eri il maggiore,

         Che col tuo Lago spaventavi il mondo,

         E ognuno ti guardava da lontano,

         Poi col tuo fango sgomentavi tutti,

         Un tempo addiverrà che sarà secco

         E dalle mura lo contemplerai

         Ridotto in Campo.

        

15.    Patria della mia nascita, chiamata

         Sarai col nome un dì del patrio suolo,

         E addiverrai di Vescovato il seggio,

         Ed il moderno cittadin tuo nome

         Risuonerà per tutta quanta Europa,

         Perché madre sarai di un personaggio

         Che darà luce al mondo

 

16.    Insomma nell'insieme tutto il mondo

         Tempo verrà che il popolo Latino

         Detterà leggi a tutto l'Universo,

         In tutto il mondo una corona sola

         Senza confini addiverrà la terra,

         Il popolo tutt'uno, un solo rito,

         Un solo Dio fra gli uomini.

 

17.    Io (per mio conto) sarò oscuro al mondo

         Fino che l'Italia non sarà in gran lutto

         E allora mi vedran dall'Appennino

         Calar come Mosè dal Sinai Monte,

         E mischiarmi fra i popoli agguerriti,

         E portar pace e riformar le leggi;

         E chi io mi sia lo conoscerete

         Da un marchio che ne porto sulla fronte;

         Dopo che in voi la pace avrò portata

         Passerò pellegrino al suolo santo

         A consultar gli Oracoli di Dio;

         E a fin di un lustro tornerovvi appresso

         A tripudiar la causa d'Europa

         Quindi il giro farò di mezzo mondo

         E su i quindici lustri di mia vita

         In seno a Roma morirò compianto

         Da tutta Italia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL CAMPO DI CRISTO

 

UNA MEMORIA

 

della buona gratitudine dimostratami dai miei Patriotti

Amiatini (*) Montelabbro 13 Aprile 1869 in numero di

180 persone.

____________

 

 

Miei buoni patrioti amiatini, no, no, non avvi memoria nelle antiche e moderne istorie che narrino  un fatto come questo che segue ed è per seguire su di me e su di voi. Oh si miei cari, tal fatto per non dir prodigio, non è che opera divina; e se tale ne sia, da voi stessi lo dobbiate conoscere, ma solo perciò in mercé di Dio di Maria Vergine. Io, miei cari, vi parlo con un linguaggio poco confacente al secolo in cui siamo, perché questo mio linguaggio, anzi parlare, non pronunzia accento che non sia di un forte rimprovero al vizio, al peccato, ed in pari tempo ad esaltamento e gloria di Dio e colla stessa parola dimostro l’abborrimento di Satana e degli empii e maligni spiriti di averno. Questo è propriamente il mio linguaggio. Chi io era e chi ora sono, mi conoscete, un peccatore, un perverso, un nemico di Dio; ora oserò dirvi che peccatore pur troppo lo sarò come fragil creatura, di questo misero mondo, ma non più non più avverso e nemico di Colui, che in mercé sua cammino e vivo sul mondo. Il Mistero del mio cangiamento non evvi del tutto oscuro chi più chi meno tutti sappiate in buona parte qualche cosa. Sicuro che il dover pretendere che tutto quello che si racconta del mio successo debba essere da crederlo, non intendo, ed il pretenderlo sarebbe una stoltezza, anzi una vera e propria temerarietà: ma però vi prego che questo non lo prendiate per favola, come tanti lo prendono, no questo o miei cari ve lo dico seriamente. Statevene in guardia di tutto quello che vi prevengo che mal non farete; l'esecuzione lasciatela regolare dalla provvidenza e dal tempo; ma però vi prego che vogliate perseverare per quanto sia possibile in quella buona fede che ha commosso il mio ed il vostro cuore e che ci ha riscattati alla giustizia degli uomini e di Dio. Io non voglio crederlo, e nemmeno supporlo, che questo amore ed affezione che dimostrate voi tutti su di me non venga prodotto per effetto di fanatismo, come tanti lo vogliono, e no come il credo e lo voglio io, che solo il bramo per effetto di spirito religioso di amore di fede d'attacamento d'amistà fraterna ed animo di carità cristiana; di questo non ne dubito, nemmen per ombra, ma perciò bisogna ch'io vi dica, che ve ne sono taluni tra di voi che non sono ancora del tutto convinti del mio modo di dire e d'operare, per cui tengono il loro pensiero indeciso e sospeso in due punti e non sanno di questi a quale possano apprendersi; non miei cari, non spetta a me il dover dire che prendiate quello del credere, ma dico che spetta a voi a ponderar bene la cosa e decidere. Ah! no, non voglio credere che sia del tutto spenta nei vostri cuori quella Religione che tutti gli uomini hanno per istinto di natura e per insegnamento dei loro padri antichi. Dunque se ciò non fia perché vi fate vincere da quello spirito malefico e maligno d'incredulità? Oh! si se voi volete vincere questo dubbio, fissate lo sguardo in Dio e pensate che Esso ha sottratto dal nulla tutto quello che si vede sulla cerchia del cielo e della terra; rispondetemi, dite se questo Onnipotente Iddio ha sempre il diritto e potestà di operare e fare operar prodigii da chiunque gli aggrada? questo io credo che non potrete obiettarlo, perché altrimenti cadreste in eresia anzi per meglio dire in ateismo. Dunque da qual parte vi rimane il dubbio? Non lo conoscete no, lo vedo che da per voi stessi non lo potete conoscere, ma io lo conosco miei cari ed amati amici da qual parte esso diviene; sì lo conosco, dalla parte della poca fede perché da questa parte vi predomina abbondantemente il peccato e dove predomina questo non regna che invidia e malizia la più fina di Satana, ed è appunto che per questa parte vi porta per la testa tanti pensieri cattivi e tante false immaginazioni. Ma io vi farò indendere che la falzità non produce mai degli effetti che destino l'ammirazione e attenzione dei popoli; e se di primo slancio mostrasse in qualche modo un qualche progresso, sarebbe questo di pochissima durata; ma la verità all'opposto si è sempre veduta in ogni tempo principiar col poco, e fra lo scherno degli uomini e degli incredenti (che in ogni tempo vi sono stati) con più che viene perseguitata e vilipesa, tanto più maggiormente ingigantisce e si attrae la simpatia e la stima dei popoli e di Dio. Con ciò non voglio dire che tal ne sia di me nel tempo in cui parlo, ma desidero fermamente che sarà per l'avvenire. No, no, non diffido del vostro buon cuore, ché fin qui mi avete dato prove di attaccamento e degne di ammirazione non solo di me, ma di persone di senno e perite in lettere di consiglio e di matura esperienza; non crediate amici cari che io vi riferisca questo per farvene una benché minima adulazione come taluni lo crederanno; no di questo siatene convinti e non dubitate perché io vi parlo chiaro, questo ve lo assicuro sulla mia parola Evangelica. Oh sì quello che a voi riferisco non è che la pura verità di Dio, che nel mio procedere non mai mi partirò dalla sua giustizia. Io vi dirò che i meriti miei non sarebbero tali da dover essere ammirati e considerati nel mio procedere e nel mio fare, questo me lo riconosco pur troppo, ma pensate miei cari che sono un essere misterioso e misterioso io credo che debba essere il mio avvertimento il quale vi riferisco tanto in detto Profetico, quanto in detto Apostolico e popolare.

Che devo dirvi di più? di più non posso come misera ed insensata creatura. Oh sì, sì, vedo alcuno che sogghigna e sento esclamare con atto di scherno e disprezzo, che il mio dire non è che una sorgente di spirito alienato con una espressione troppo presuntuosa ed esagerata, arrongandomi quello che a loro gli sembra troppo, per cui dicono che non può tornare in nessun modo, e su ciò prendono dispute, insistendo nella sua pretesa opinione e vanno dicendo che non sono un essere a prendermi in considerazione né tampoco è da prestar fede a quello ch'io dico.... Oh per carità, fratelli per carità, non vi lasciate vincere da questi falsi credenti fidatevi vi prego della mia parola, e per quanto sia possibile mettetela in pratica e poi vedrete se io erro nel mio insegnamento. Io non ho che farvi vedere di prodigioso, miei cari, ma in attestato della mia misteriosa missione (se tal la volete) l'abbiate veduto e lo vedete da voi stessi, tanto nei vostri segni esterni quanto negli  interni. Ma io dico che voi non potrete negare di non sentire nei vostri cuori una certa emozione che vi tiene agitato in buona parte il pensiero, e più d'ogni altro cotesta emozione vi fa sentire una rimembranza  del male operato e richiama la vostra coscienza al pentimento e alla emenda di tutte le offese che abbiamo fatto alla santità celeste ed alle nostre creature umane.

Questo risentimento bisogna ch’io vi dica che addivenire non puole che per divina Misericordia. E che ciò sia così, ve lo testificherò colle prove, anzi me ne darete voi stessi una chiarezza la più singolare. Quel cangiamento di vita di quelle persone le più intrise nel peccato, nel vizio nella bestemmia ed eresia cosa ne dite? rispondete?... Questi cangiamenti (come vogliamo dire) nel tempo in cui siamo sono meravigliosi e danno da pensare, ancora non volendo, che qui vi influisca una grazia speciale, non dico però che da me se ne produchino tali effetti ma dirò che su me e su voi operi la Provvidenza, e molti non vorrebbero che ciò fosse (lasciamo correre) queste non sono obiezioni che degradano la mia stima presso di voi, anzi taluni accrescono maggiormente di credenza e concepiscono di me più alta stima e mi favoriscono sempre di più il loro cuore alla buona fede e con zelo e coraggio perseverano nella loro intrapresa strada, conciosiaché in essa conoschino esserci da sormontare scabrosità le più grandi; ma discerno in buona parte di loro che altro non hanno di mira che la gloria di Dio, la redenzione dei popoli e l'accrescimento della vera e santa Religione del Cristo. Miei cari fratelli e Patriotti Amiatini, qual di più grande e nobile deve augurare un uomo di questo mondo, di quello che augura il vostro cuore! Oh! quanto e grande e santo questo principio che abbiamo intrapreso, calcando l'ordine della giustizia del cielo e della terra, guidati da quel santo lume della Religione fondata col Sangue dello uomo-Dio; perseveriamo e sì persevereremo miei cari nella strada intrapresa; che l'Onnipotente Iddio ci riguarda, ci assiste e benedice dall'alto dei cieli. Io vi assicuro (e credetemi) che un dì saremo rimunerati di quel merito che deve ognuno che ama Iddio e raffida nella sua infinita misericordia. Dunque siamo concordi per amor di Esso nella nostra fratellanza e preghiamo unanimi che ravveda tutti coloro che traviano dal seno della S. Chiesa e del suo insegnamento, ché Esso (come ben sapete) non si diparte che dalla sede Apostolica di Pietro. Preghiamo dunque, miei cari, e preghiamo incessantemente che nella nostra bella e Santa Penisola non vi sia più nemmeno un solo italiano che non creda alla Chiesa Apostolica di Roma, ma che diciamo tutti ad una voce che sola Essa è la giusta la vera e perfetta nel suo ministero e che fuori di essa non vi è che scismi ed eresia. Questo lo desidero anzi mi lusingo che il desideriate pur voi. Io anelo con tutto il cuore di sentir declamare da ogni lingua Italiana; EVVIVA IDDIO, EVVIVA CRISTO, EVVIVA MARIA, EVVIVA LA CHIESA ROMANA.

Taluni sentendomi dire questo, crederanno che io sia un partitane di Preti; no, miei cari, sbagliereste, se così pensaste. Io vi dico in verità che non sono partitante di nessuno. Io non ho chi mi protegga nel mio operato solo che Dio. Io vi dico nuovamente in verità che nessuno m'imbocca. La mia penna scrive la verità, e dal senno che essa vien diretta credo senza dubbio che non vi venghino decifrati, o per meglio dire, espressi errori o falsità. E se qualcuno credesse di trovarli, me ne diano sentore che io mi chiamerò (se in caso vi fossero) alla ragione. Questo mio ragionamento miei cari patriotti Amiatini, racchiude seco un mistero il più grande, e questo mistero si racchiude in me ed in voi, e che sia ciò, un dì voi stessi lo conoscerete e saprete interpretarlo, bene intesi però che non tralignate dal punto di mira che avete preso. In me potete conoscere bene che non evvi fine indiretto, e se ciò vi dico, ve lo dico solo per il vostro e per il mio bene, anzi per meglio dire per bene di tutti. Io prendo di voi quest'opera di carità solo per gratuire il vostro buon cuore, e me ne approfitto al solo scopo per anticipar maggior tempo per poter più a lungo propagare la mia parola ed i miei scritti.

Ecco o miei cari il fine che io condiscesi ad approfittar del vostro buon cuore, però non basta qui lo scopo di tale attaccamento, di più bello vi si racchiude nel suo mistero e sarà quello di aver sempre viva la rimembranza di voi, come voi l'avrete di me. Questo campo dove voi mi avete dato testimonianza del vostro cuore, d'ora innanzi sarà chiamato il CAMPO DI CRISTO. Oh! Beati quelli che ne raccoglieranno la messe. Voi qui in questo Campo abbiate lavorato per me, ed io coll'aiuto del cielo per altre parti cercherò di faticare per voi. Iddio sia quello che un giorno vi benedica nuovamente in seno alla nostra bella Patria, ammirati da tutti i popoli della terra. Io non so, o miei cari Patriotti e fratelli, quanto sarà il tempo che mi sarà concesso di dimorare fra di voi; ma se pure vi dovessi abbandonare quanto prima, non vi arrechi disturbo né dolore perché così lo vuole Iddio. E quando lo vuole Lui bisogna obbedire alla cieca e non transigere un solo attimo. Ma vivetene tranquilli che se pure me ne vado lungi, non mi scorderò di voi, e terrò sempre nel mio cuore viva la rimembranza della vostra buona memoria, e se anderò pellegrinando il mondo fra nazioni straniere e barbare, non temerò, perché solo mi fido in Dio e nelle vostre preci. Oh si, ovunque io vada, ovunque io mi trovi, avrò sempre rimembranza di questo beato luogo, e dolce mi sarà la memoria di questo felice giorno. Oh come giubilo nel vedervi tutti riuniti a me come tanti cari figli che anziosi ascoltano gli ordini ed insegnamenti del loro padre. E come allora in mezzo a questo amato circolo non mi sarà concesso di versare una lacrima di tenerezza? Oh sì! concedetemelo o miei cari fratelli, che ne ho ben donde. Se pure mi trovassi nelle parti più remote della terra, sarò sempre col pensiero vicino a voi, e guardando altri popoli, mi consolerò con loro, perché mi crederò di ragionare con voi stessi, e le loro voci risuoneranno al mio orecchio come il dolce suono del vostro bell'italico linguaggio, ed allora, tutto gioia e contento indrizzerò una preghiera a Dio che mi benedica e assista e consoli lungi da voi.                               .

Per dimostrare maggiormente ai posteri il mio ed il vostro attaccamento, vi contenterete che i vostri nomi siano fregiati fra i miei rescritti per tener sempre più viva la memoria di questo giorno tanto in voi che nella discendenza dei nostri Nipoti, fino che il sole riscalderà la terra.

 


Marcelli Coriolano

Corsini Filippo

Vichi Raffaello

Minucci G. Batta

Vichi Giuseppe

Fatarella G. Batta

Ciarpi Domenico

Rossi Achille

Pastorelli Luciano

Bocchi Angelo

Domenichini 1. Antonio

Pastorelli 1. Francesco

Cheli Angelo

Cheli Cherubino

Pastorelli Leopoldo

Fatarella Leopoldo

Rossi G. Battista

Bramerini Francesco

Pastorelli G. Batta

Lorenzini Agostino

Galloni Domenico

Desiderii Anacleto

Raffi Franceso

Raffi Luigi

Camarri Luigi

Bargagli Angelo

Franceschelli Giovanni

Antonini Pasquale

Maccabruni Achille

Pastorelli Giuseppe

Pastorelli Angelo

Domenichini Domenico

Pastorelli Pellegro

Angeli Odoardo

Bocchi Agostino

Pastorelli Girolamo

Macchi Giuseppe

Savini Giovacchino

Pastorelli 2. Francesco

Bianchini. 1. Angelo

Bocchi Benvenuto

Feri G. Batta

Pastorelli Agostino

Comandi Angelo

Pastorelli Giuseppe

Chiappini Francesco

Feri Domenico

Canapicchi Pio

Bianchini 2. Angelo

Pifferi Costantino

Contri Luciano

Contri Domenico

Bramerini Federigo

Bramerini Alessandro

Comandi Serafino

Pastorelli Marco

Vichi Luigi

Pastorelli Primo

Comandi Annibale

Bramerini Angelo

Pastorelli Raffaello

Bambagini Lazzaro

Pellegrini Giuseppe

Posolini Leopoldo

Vichi Licurgo

Ragnini Antonio

Feri G. Maria

Feri Angelo

Ciarpi Ambrogio

Domenichini 1. G. Batta

Pellegrini Tommaso

Domenichini Adriano

Pastorelli 1. G. Batta

Feri Pietro

Corsini Giuseppe

Cheli Angelo

Bocchi Domenico

Lozzi Francesco

Pastorelli 1. Giovanni

Domenichini Pasquale

Vichi Achille

Bocchi Leopoldo

Pastorelli 2. Giovanni

Colombini Settimio

Pastorelli Domenico

Raffi Domenico

Magnani Domenico

Raffi Giuseppe

Magnani Luigi

Lozzi Giuseppe

Magnani Giocondo

Domenichini Francesco

Contri Rinaldo

Domenichini Noè

Bocchi Giuseppe

Domenichini 2. G. Batta

Cheli Francesco

Pastorelli Silvio

Corsini Serafino

Pinzi Serafino

Domenichini 3. G. Batta

Tonelli Isidoro

Pastorelli 3. Giovanni

Biagioli Carlo

Caprioli Giuseppe

Ambi Ambrogio

Vichi Pasquale

Periccioli Giovanni

Corsini Adriano

Bocchi Federigo

Bargagli Domenico

Biagioli Francesco

Aluigi Domenico

Bacci Paolo

Pastorelli Luigi

Pastorelli David

Moscatelli Angelo

Pallini Benvenuto

Amati Amato

Lorenzini G. Batta

Pinzi Giuseppe

Lozzi Pietro

Farmeschi Raffaello

Vichi Salvadore

Amati Luigi

Bramerini Pietro

Minucci Gaspero

Camarri Giuseppe

Pastorelli Domenico

Bizzarri Francesco

Pellegrini Santi

Biagioli Gesualdo

Sani Giocondo

Sani Santi

Bellucci Carlo

Martini Tommaso

Bucelli Secondo

Tiberi Girolamo

Bambagioni Cherubino

Chiappini Benvenuto

Galloni Matteo

Galloni Isidoro

Tiberi Matteo

Tiberi Pasquale

Biagioli Raffaello

Martini Angelo

Galgani Vincenzo

Martini Valente

Biagioli Francesco

Martini Francesco

Bugelli Martino

Tiberi David

Testi Lodovico

Bargagli Angelo

Domenichini 2. Antonio

Pastorelli Pasquale

Pastorelli 2. G. Batta

Contri Raffaello

Contri Pietro

Marzocchi Domenico

Pastorelli 3. Francesco

Lorenzini Ambrogio

Vichi Pellegro

Vichi Pietro

Corsini Ernesto

Corsini Francesco

Tanini Celestino

Camarri Giuseppe

Vagaggini Giuseppe

Feri Martino

Bischi Felice (Manciano)

Bargagli G. Batta

Bargagli Francesco

Tiberi Domenico

Tiberi Salvatore

Caprioli Stefano

Corsini Pietro

Pastorelli 3. G. Batta

Corsini G. Batta

Mazzi Angelo


 

Sono vostro amatissimo servo ed amico

 

DAVID LAZZERETTI

 

__________________

 

 

NOTA

 

(*) Esso si era ritirato (come era ordine di sua missione) in Monte Labbro in un podere di proprietà di Raffaello Vichi suo Compare, e quindi per diverse ore del giorno (fatte le sue dovute funzioni come penitente) aveva intrapreso a lavorare un campo per poi trarne una qualche tenue risorsa per la sua famiglia; ma il numeroso concorso dalle genti che andavano a lui da tutti i paesi limitrofi dell'Amiata fecero bene intendere che un tale uomo non fosse convenevole il tenerlo occupato in tal lavoro, giacché le ore del suo consiglio occupate in ragionamenti famigliari e morali si conosceva molto bene che portavano copioso frutto fra i suddetti popoli dell'Amiata, come pure a diverse persone estrane che a lui parimente accorrevano per le voci divulgatesi di un sì misterioso uomo.

Gli fu dimandato dai suoi patriotti Amiatini (a detto uomo) s'ei si contentava che una parte dei suoi più confidenti amici gli fossero andati a lavorare il detto campo, perché gli fosse restato maggior tempo di propagare la sua parola evangelica che per loro era un balsamo salutare del male incancherito in buona parte del cuore degli uomini per una crisi di virtù patrie morali e religiose, ed un sì pernicioso male ha infettato tutte le nostre Provincie Italiane ed Europee.

Detto uomo sul primo insistette di non volere accettare tal gratificazione ad iscanso di una qualche diceria che ne potesse avvenire da quelle persone che poco avevano fede nel suo mutamento di vita, e meno credevano alla sua Misteriosa e salutevol parola Evangelica; ma per più volte che gli fu fatto dimanda, in fine fu convinto ad accettare una tale gratificazione come per segno di riconoscenza del di loro buon cuore, col patto però di un solo giorno di lavoro; e in detto giorno sopra scritto, accorsero al lavoro nel rinomato campo in numero (come avete veduto nel frontespizio del già letto discorso) di 180 persone.

 

 

___________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DISCORSO

fatto nel principio del lavoro della nuova Chiesa ai miei

Patriotti Arcidossini in ARCIDOSSO

 

_______________

 

 

Eccomi miei buoni Patrioti Arcidossini a farvi conoscere, quanto bisogna esser cauti e prudenti quando s'intraprende un'opera qualunque che in essa vi siano mischiate le cose di Dio; e per voler conoscere che effetto fanno dette opere, volgete gli occhi sulle antiche e moderne istorie e voi vedrete che esse quando hanno buoni principii sono sempre andate a buon fine. Se pure siano principiate col poco, fra mezzo allo scherno e persecuzioni, tanto sono giunte al suo termine vittoriose e ricolme di applausi acclamate ed ammirate da tutti. All'opposto quando non hanno retti fini, se pure si siano vedute principiare col grande e coll'accordo di tutti, tanto in breve tempo si sono vedute retrocedere dalla sua intrapresa carriera. Questo è propriamente l’effetto che fanno le opere principiate con fine retto e veramente indiretto. Come si potrebbe fare, mi direte voi a  percorrere la strada del retto? Eccomi a darvene un semplice ammaestramento, ed in pari tempo a crescervi fede e coraggio: Bene intesi però prima di intraprendere tali opere ci vuole di cercare un Protettore, e che questi sia presso di noi facoltoso e provvido e che si presti pure zelante ed amoroso ad ogni bisogno, che ci guidi, diriga e moderi l’andamento manuale e che ci guardi al buon ordine e al consiglio; Esso chi egli sia potrete da voi immaginarlo. Oh sì la sua possanza è infinita come pure è infinita la sua sapienza e misericordia. Sì miei Buoni fratelli, Esso è tale, dunque poniamo in Lui tutta la nostra fiducia e allora siamo sicuri di non venire meno della nostra intrapresa. Fede, oh sì! Fede e coraggio fratelli diciamoci con tutto l'affetto del cuore al santo spirito religioso ed uniti e concordi, con zelo e fervore accingiamoci all'opera. Non vi raffreddate no, vi prego se vi vedete circondati dall'invidia, dallo obiezioni, derisioni, persecuzioni, e povertà, non vi lasciate assalire da queste spaventevoli larve, non temete no, datevi animo e coraggio e poi vedrete che via via sempre più ingigantirete nella vostra intrapresa. Fissiamo il nostro sguardo in Dio e diamoci con fede in braccio alla Provvidenza e confidiamo nell'aiuto celeste.

Nell'opera nostra bisogna prendere d'appoggio la base fondamentale su cui evvi piantata la colonna di tutto l'edificio del cielo e della terra. Oh sì detta colonna io credo, senza fallo, che sia l'emblema della Croce di Cristo, bagnata col suo Preziosissimo sangue. Qui, qui vi sarà piantata quella Rocca inespugnabile dove tentano invano ogni assalto tutti i mostri della terra ed i maligni spiriti di Averno. Mettiamoci, oh sì! mettiamoci sotto la sua direzione e tiriamo avanti senza temenza alcuna.

Qui vengo a darvi o miei buoni Arcidossini un idea del cattivo andamento del secolo. Oh! sì, nei tempi in cui siamo pur troppo è vero che l'invidia e la malignità predominano in certa setta d'uomini rinegati, che essi io credo che non facciano lega solo che col demonio, perché nessun rito gli piace eccetto quello dove hanno maggiore interesse, e poco scrupolo del loro vivere brutale, e poi vanno vantandosi d'esser buoni ed onesti cittadini umili e religiosi e vengono fra di noi a proclamare con bell'ingegno della più empia filosofia e colla sua bella ed adattata riforma dicono essi che basta credere semplicemente in Dio e Cristo, per rendersi degni di una Gloria Celeste. E dicono di più, che non fia di bisogno di tante sagramentali cerimonie e si formano un rito di scandalo e derisione costituito alla forma anglicana con una Chiesa nuda e semplice; insomma che la sola fede basta per salvarsi, e che non vi abbisognano preci, funzioni, astinenze, digiuni e carità; queste dicano pure che sono tutte cerimonie e complimenti che di fronte a Dio nulla valgano e che basta per loro la sola fede. Io credo certo che questa razza di uomini rinnegati (o Settari come vogliamo dire) in primo luogo sono nemici mortali di Cristo e d’ogni credenza evangelica ed in secondo luogo nemici dichiarati della Patria, del suo prossimo e della civiltà cattolica. Io terzo punto poi credo che siano amanti solo che del bel tempo della lascività e del vizio. Vi vuol poco, cari miei, a comprendere che razza di gente è questa; gente fetida e schifosa che non fanno altro che appestare l’aere per dovunque passano, anzi son per dirvi di più; sappiate, miei cari, che in essi vi si racchiude entro il loro iniquo cuore la più fina malizia di Satana. Oh sì questi sono veri ipocriti o sivvero mostri di umanità, che sotto le loro misere spoglie mortali vi sta nascosto un vero ed empio demone in carne, nemico di Dio, del suo prossimo e di se stessi. Avete inteso, miei cari, chi sono questa razza d'uomini rinegati? e poi vantano religione e civiltà. Essi sono tutti garbati, amorosi, prudenti ed umili e con sì bell'arte vi adescano al suo mensognero e diabolico insegnamento della sua bella adattata e santa riforma. Ah! miei cari fratelli, per carità statene lungi da questa santità del Diavolo. Oh sì esaminateli nel loro operato e vedrete se di tutto quello che io vi ho detto mentisco di una sola parola. Guardatevi, oh sì! guardatevi da questi terribili mostri, se non volete restare appestati dalla sua fetente e velenosa esalazione. Io non voglio trattarvi tanto a lungo di questi esseri di nocimento e di scandalo, ma mi riservo bensì il tema ad altro tempo più propizio e comodo per darvene un maggiore schiarimento. Qui come di volo vi ho voluto dare una semplice idea di questa buona e  santa gente, acciocché ne stiate lungi dalla loro conferenza. Ci siamo intesi. Torniamo a proseguire il tema che su di voi ho intrapreso, venendovi a far conoscere quanto è grande e doverosa l'opera che abbiamo intrapresa. Sì, miei cari si tratta di un edificamento della Santa Casa di Dio, questa non è che una prova religiosa su tutti noi. Sappiate che quando si tratta di Religione e di fede, non si tratta di boria, di grandiosità o di fanatismo. Dunque pensateci.

Guardate oh sì! guardate miei Patriotti Arcidossini, d'apprendere dal mio insegnamento. Vedete molto bene che abbiamo intrapresa un’opera la più grande e la più santa, e se noi l'abbiamo intrapresa non è stato, no, effetto di fanatismo, d'ambizione o immaginazione poetica, come taluni il dicano: ma no, che in voi non evvi nessuna idea di ambizione, avvi un fine retto e spirito religioso. No no, è stata la più grande necessità (tanto è vero) che si può dire che quanto è grande la necessità di edificare questo Tempio, maggiormente è grande la nostra miseria. Ebbene per questo dobbiamo sgomentarci? Ma no davvero, facciamoci coraggio, fidiamoci in Dio, che come vi ho detto da Lui ci verranno somministrati tutti quei mezzi occorrenti a tale opra, ed il solo diffidarne sarebbe peccato, anzi eresia.

Dunque facciamoci coraggio fra mezzo alle nostre miserie, derisioni e persecuzioni dei maligni e tiriamo avanti che per noi vi è Colui che ci guarda, e già già pensa all'occorrente della numerosa spesa del nostro intrapreso edificio.

Qui fra di noi almeno sembra nell'esteriore apparenza che siamo tutti di un solo pensiero, tanto in essere intenti e volentierosi all'opera, e unanimi e zelanti in percorrere coi nostri benché tenui sussidii traendoli dalle nostre misere sostanze, e faremo tanto e quanto fin dove potremo arrivare, ma volentieroso e zelante sarà il nostro obolo, e dove non potremo arrivar noi, se ci mancassero i mezzi, supplirà per noi, come vi ho detto di sopra, la Provvidenza. Oh! sì Essa bisognerà che contribuisca maggiormente che noi, perché nei tempi in cui siamo così calamitosi e tristi ne antivedo che non potremo arrivare colle nostre tenue forze dove arriverebbe il nostro buon cuore.

In tanto, miei cari, facciamo un fermo proposito d'essere tutti d'unanime desiderio, tanto nell'opra, quanto nel consiglio, e parimente guarderemo di essere prudenti ed umili nel nostro operato, che così lo vuole Iddio; anzi io ho creduto conveniente il descriverne le regole, che ne dobbiamo tenere per il buono andamento di detto lavoro.

 

 

PRIMO ORDINE

 

Alla fede, fratelli, alla fede! preghiamo oh sì, preghiamo fra mezzo alle nostre famiglie, nei Tempii, per l'officine, pei Negozii, per i Campi e per le strade, insomma per dovunque ci troviamo onoriamo e glorifichiamo Iddio, Cristo, Maria Vergine e la Corte Celeste e guardiamoci di esser veri e zelanti amatori del culto della S. Chiesa Apostolica Romana. Siamo però ubbidienti al suo Capo visibile il Vicario di Cristo. Rispettiamo il Carattere Divino dei suoi Pastori e Ministri del Santuario. Siamo umili e prudenti in osservare e rispettare le Leggi del nostro Governo politico sottoponendoci agli ordini dei suoi rappresentanti. Rispettiamo parimente chi vigila nella sua pulizia. Siamo prudenti, il ripeto, e rispettosi alle persone da più di noi tante di età, di grado, di stima e di carattere. Oh! sì guardiamo di esser veri e buoni protettori delle vedove, degli Orfani, dei pupilli, del misero, del tribolato, del semplice, dell'ignorante, e dell'afflitto. Insomma in completo esser veri amatori di Dio e della Patria. Intendiamoci che in questo amor di Patria vi sono riuniti e congiunti tutti gli altri amori speciali.

Tutto questo ve lo impongo per parte di Dio e della sua Giustizia.

Questo appunto sia il nostro modo di vivere fra la Società e poi andiamo sicuri che mal non faremo.

 

 

SECONDO ORDINE

 

Guardiamo pure per quanto fia possibile, di tenere i nostri cuori lontani dal vizio e dall'occasione di peccato.

Tutto questo vi espongo perché ne siate prevenuti per sapervi riguardare da tanti casi che ne potrebbero avvenire.

Guardatevi, oh! sì! guardatevi di astenervi di quei modi di dire e di fare, da voi non considerati, o per meglio dire non riconosciuti strumenti di peccato.

Ed a motivo per cui, ho considerato convenevol cosa farveli conoscere, acciò guardate per quanto sia possibile di evitarvene del tutto di queste debolezze o difetti come vogliamo dire. — Per non dare il più minimo attacco al male, bisogna agire con di molta prudenza ed umiltà, ed allora vedremo certamente dai nostri buoni principii prodursene effetti prodigiosi che ne addiverranno di esempio al mondo ed all’educamento morale.                            

 

 

TERZO ORDINE

 

La prudenza ci richiama al dovere di non fare comunanza sesso con sesso (come dobbiamo dir uomini con donne) quando siamo all'opera, o come dire al travaglio del nostro intrapreso monumento. Così lo vuole il dovere ed il diritto della Prudenza a scanzo di piccoli inconvenienti che potrebbero avvenire: di motti indecenti, di parole e di toccamenti indiscreti ed altre particolarità impreviste, che potrebbero accadervi e a recarne disordini nelle due parti del sesso e muovere dicerie e contese. Tutto quest'ordine di cose lo vuole il diritto (come vi ho ridetto) della vera prudenza ed umiltà.

 

 

QUARTO ORDINE

 

L'umiltà poi vuole che non siano fatte dimostrazioni di sorte alcuna in tempo di notte; come sarebbe trasportar sassi o materiali di qualunque specie per l'edificamento dell'intrapreso Santuario, di cantare Inni e Preci in tempo di notte ad alta voce. Questi interventi siano da noi evitati, e se ne avvenissero casualmente all'impensata, ne siamo richiamati al dovere, e gli sarà proibito espressamente di non più praticare in tal modo. Perché così lo vuole il Diritto e la ragione della Santa Umiltà, che da tali abusi ne potrebbe avvenire cattivi incontri poco aggradevoli agli occhi di Dio, e al cospetto del mondo.

Guardiamo, oh sì! guardiamo di operar con tutto il Santo Timor di Dio, miriamo di evitare ogni più piccolo inconveniente che vi potesse accadere, e così faremo onore alla nostra Civiltà Cattolica; si facendo soffriranno i maligni in vedere oprar santamente, ed il Cielo ci ammirerà benedicendoci e l'Inferno ruggirà fra l'ira e lo sdegno.                         

 

QUINTO ORDINE

 

Altro dovere c'incombe la Civiltà Cattolica, ed è di riguardare nei giorni festivi il diritto del Rito se pure ci sia data facoltà di lavorare, riguardo all'edificamento della Chiesa. Ma io dico che in tempo delle messe parrocchiali e delle funzioni nelle ore antimeridiane dev'essere soppeso il lavoro acciocché quando si bandisce la Parola EvAngelica, il popolo se vuole, possa andare ad ascoltarla, come pure potrà fare lo stesso nelle ore dei Vespri e Funzioni. Pur questo lo vuole il diritto dell'ordine Religioso, ed il civile e morale educamento dei Popoli.

Eccovi, miei buoni Patriotti Arcidossini, la mia proposizione, ora sta in voi il dirmi liberamente se vi piace o no e se vi assentite assoggettarvi ad eseguirla con tutto il dovuto rigore che vuole il diritto del buon ordine morale, civile e politico.

Io non ho di che più iniziarvi al bene vostro e al mio, tanto sull'interesse spirituale, quanto nel temporale. Oh! sì, miei buoni Arcidossini, guardate di apprendere il mio consiglio e ponderate bene la mia parola, ed allora vedrete che ne trarrete da essa buon frutto. Io non so no, se avrò l'onore di più ragionarvi in si gran numero, ma il desiderio, se non al presente, in altra età più a lungo, che forse allora riguardandomi in uno stato più cadente ed avanzato nel tempo, taluni di voi non mi rifigurerete al fisico, ma mi riconoscerete alla voce e alla parola. Io, miei cari fratelli patriotti Arcidossini, fra breve tempo vi lascio; e dove andró? non saprei dirvelo, andrò ove la voce di Dio mi richiama. Ma benché lungi, sarò sempre con voi all'esecuzione dell'intrapreso edificio, e se non vi sarò coll'opra, vi sarò colle preci ed altro.

Viviate in pace e con Dio e rammentatevi di me come io mi rammenterò di voi.

Sono vostro umilissimo Servo ed amico DAVID LAZZARETTI.                              

 

Arcidosso 29 Aprile 1869.

Evviva Iddio – Evviva Cristo – Evviva Maria Vergine – Evviva la Santa Chiesa Romana.

 

 

 

__________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DISCORSO AL POPOLO

____________

 

 

 

Popolo mio, eccoti in questi miei rescritti una piccola prevenzione del cangiamento delle cose di quaggiù. Oh si, questa mia prevenzione lusingati fermamente, che addivenir solo non puole che dall'altro. Dunque per quanto sia possibile guardati di non star dubbioso e indecisivo di quello che ti avverto. Medita ma medita seriamente lo stato deplorevole in cui tu sei, e dì fra te stesso, se hai bisogno di un Dio e della sua giustizia. Ma sì, ma sì sento tutti i popoli della terra che mi rispondono – Abbiamo bisogno della sua giustizia, o di uno strumento sopra naturale che rimetta al sesto le corrotte Nazioni, e le risvegli da quel mortifero sonno in cui dormono tranquilli nell'accecamento dell'ignoranza, del peccato e dimenticanza di Dio. Ah sì sì, posso dire senza ostacolo, che pur troppo i demoni hanno prevalso la vera credenza degli uomini e si sono fatti dominatori del loro bello intelletto; motivo per cui si può dir liberamente che l'uomo non sia più servo e strumento a gloria di Dio, ma suddito e vero bersaglio e scherno dei demoni di Averno. E come può essere allora che stia tutto questo nell'ordine naturale? Che la più bella e nobile creatura di Lui debba cadere in sì schifosa bassezza? Ah no, no, non lo permetterà la somma sua sapienza e neppure la vera e santa morale, che l'uomo debba di per se stesso deturpare la sua nobiltà ed elevata grandezza d'intelletto, contradicendo a quel santo impulso religioso, che conduce il nostro spirito alla tendenza d'ogni buono effetto sociale per lasciarlo in balia alle sregolate passioni mondane, che altro non fanno che recare offesa gravissima alla sua Immensità Divina. E di più ci deviamo dal vero sentiero e come stolti percorriamo quello che ci conduce al supplizio d'ogni male e disperazione eterna!!! In tal punto fermati uomo superbo e medita un poco su ciò, e nega se poi quello che tieni occulto nel profondo del tuo diabolico cuore e dimmi liberamente se in te regna un'anima!.... Questo nol potrai negar senza dire la più terribile menzogna. Dunque allora vinci da te stesso quel dubbio del credere e non credere e pensa che sei uomo, e come uomo sei parte nobile della sapienza di Dio.

Oh! sì, scuotiti dalla tua coscienza e nello stesso tempo alzati dal fango in cui ti siei gettato, e riconosci te stesso, e allora dimmi se siei così vile e scioperato come ti tieni, balzandoti dalla sommità di un trono Celeste per poi gettarti in una voragine del più terribile ammorbimento e deplorabili angustie.

Come mai tu insensata creatura degradi il tuo nobile carattere? Forse non sai in te ritrovare il perché del tuo accecamento? (ne hai ben donde). Sappi che tu sei addivenuto un essere insensato e privo di quelle grandi virtù che conducono l'uomo alla sua perfezione immortale, e il voler pretendere queste virtù senza prima riconoscere la sua assurdità sarebbe una temerarietà la più grande. In breve cercherò di esprimermi meglio. Dico che per forza bisogna confessare la nostra esistenza, d'essere noi opra di Dio; dunque senza tendere ad altro confermiamoci nella sua Legge di grazia e giustizia e professiamo il suo Culto riguardandolo confermato e transustanziato nella sua inviolabile sposa la Chiesa, perché in essa succedono i suoi rappresentanti e su di essi sia riguardato e rispettato il carattere loro come cosa santa. Riguardante poi la sua mortale esistenza, sia riguardato a seconda dell'opre sue. Oh! sì popolo mio che Iddio non vuole che si prenda a scherno colui (chiunque siasi) che rappresenta il suo Santo Ministero in una Religione fondata col suo Preziosissimo Sangue per riscattare l'uomo dall'eterna perdizione! E allora cosa ci resta da dubitare? pensateci.

Dunque guardiamo per quanto sia possibile di non attendere ad altro che al buon senso e uniformiamoci in Lui e nella vera credenza Evangelica, che questa sola si bandisce dalla Sede Apostolica di Pietro che poi va diramandosi come traboccante fiume che si dilata in tanti piccoli ruscelletti per le olezzanti pianure dove germogliano le verdi erbette, gigli e viole, e così vanno irrigando quasi tutta la terra. Eccomi miei amati fratelli un piccol saggio del mio insegnamento e della vera credenza, che come avete inteso è quella rivelata dall'uomo Dio.

Il vero rito senza fallo è quello del successor di Pietro ed esso è invariabile nel suo ministero, e chiunque avrà buon senno ne interpreti bene le Scritture e vedrà che altro non le resta che, il creder fermamente all'apostato di esso. E se diversamente suscitasse nei vostri cuori una mala ed empia cupidigia, statevene in guardia per non deviare come stolti dal retto sentiero della giustizia di Dio, guardatevi di non addivenire oggetto di risa e di scherno dei demoni. Oh! sì tutti coloro che da essa traviano non sono che corpi deboli, perché si dichiarino vili e pusillanimi di osservare la nobile e Santa Religione del Cristo, e dicono senza errore e vergogna di essere incapaci di perseverare nella sua giustizia (che in essa s'imparano tutte quelle belle virtù che infine conducono alla beatitudine eterna le anime nostre ed in pari tempo aborrano il vizio e il peccato, amano il suo simile ed adorano Iddio) perché ad altro non tendono che a dar sfogo a quelle passioni che per sua natura sono tendenti al Demonio al mondo e alla carne e si gettano in preda del suo abbrutimento.

L’uomo quando è addivenuto meno della vera fede va concependosi nel suo semplice e meschino intelletto una idea di materialismo!..... e grida fra le smanie della sua calpestata coscienza non esser l'anima immortale!..... non esservi altra esistenza in noi che la corporea!..... non esservi giustizia eterna, e infine col tremito nell'interno del suo diabolico cuore proclama l'empia parola dicendo non esservi un Dio!!!

Ah! Cielo arrestati nell'ira tua e non prestare orecchio a questi infernali accenti.

E voi insensate creature volgete lo sguardo in circolo, ed osservate il firmamento, e tutto il creato e l'increato ed in ultimo fissatelo in voi, e dite poi se potete senza vergogna e ribrezzo dire che non evvi un Creatore e promotore del tutto. Qui resto con dirti o uomo se negar non vuoi te stesso, credi fermamente in Dio, e se credi in Lui, credi pure alla sua rivelazione, e se credi alla sua rivelazione, uniformati alla sua Dottrina ed al suo insegnamento, e se essa viene propagata dalla lingua di un suo servo, ascoltatela nel vostro traviamento, e inchinate le vostre fronti superbe e umiliatevi a Dio, versando, se sia possibile una lagrima di pentimento, che esso quanto è nella sua grandezza, tanto è nella sua Misericordia, e cercate di riacquistare quella nobiltà che da voi stessi avete gettato nel più schifoso avvilimento delle creature.

Ma desidero e spero che alcuni di voi non vorrà prendere in burla questo mio avvertimento e addiverrete la mira dell'ira di Dio e forse ancora potreste perire in preda alla vostra eterna disperazione. Ah! no, non voglio che alcun di voi faccia tripudiare l'inferno ma voglio che tripudi il Cielo.

Questo il desidero fermamente mercé di quel senno che dirige il mio senno.

 

 

______________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

DISCORSO

AI MIEI FRATELLI ITALIANI

__________

 

 

Miei cari fratelli Italiani, la vostra gratitudine mi richiama al dovere di farvi i miei più vivi saluti, e ringraziamenti, anticipandovi a conoscere il vostro buon cuore, e in attestato di ciò guarderò di decifrarvi queste poche pagine per lasciare ai posteri una qualche piccola memoria di voi, testificando in essa un santo legame della vostra buona amicizia. Ah! santa amistà che Dio benedice dall'alto dei Cieli e che pure in terra tra di noi mortali viene riguardata con occhio di carità e benevolenza da tutti coloro che sono veri figli dell'Altissimo, conciossiaché molti vi se ne vedano frammisti con essi, di quelli spiriti maligni che sono invidiosi del bene sociale. Ah! sì, sì, essi dobbiate sapere, che sono istigati da quel mal'animo avverso alla buona morale (che detto animo abbiamo in noi per nostra natura) che si può chiamare in buona frase Demone che esso è nemico mortale delle povere anime nostre. Sì miei buoni fratelli Italiani tanti ve ne sono fra di noi di questi demoni in carne che vanno frammisti fra la società dei popoli della nostra bella e santa Penisola. Questi mostri di umanità vivono tra di noi sotto sembianze umane, e per nostra mala sventura sono conosciuti poco da noi, perché nel loro esterno danno un'apparenza la più bella, dimostrano essere mansuetissime cerve, ed invece nel di loro interno altro non sono che famelici e feroci Leoni. Come si potrebbe fare a conoscere questa razza di uomini? (mi direte voi) solo per questo mezzo vi si possono conoscere. Abbiate buona e vera fede in Dio, profondatevi nella sua giustizia, conseguitela coll'opre di rito e di carità e allora vi assicuro sopra la mia parola evangelica, che ne vedrete scendere su di voi abbondanti grazie celesti che da queste senza fallo se ne producono tanti belli effetti, perché in essa si racchiude tutto il bello, tutto il grande del Cielo e della terra. Oh! sì, miei cari, se bramate vivere in pace e tranquilli questi pochi giorni di vita che ci sono concessi come di passaggio in questo misero mondo, datevi, vi prego, caldamente con tutta l'anima e con tutto il cuore al santo amor di Dio, ed a quello della Patria che in ambo vi si racchiudono tutti gli amori e doveri, che incombono alle creature umane che abitano su questa misera valle di lacrime e di pianto, facendo ciò, riconoscerete in voi stessi tutto quel bello e quel nobile che desiderate in vantaggio del corpo e dell'anime vostre; viceversa poi standone lungi da questi santi principi sarete sempre nell'orrida caligine del nostro nulla. Oh! sì, sì esclamerò col santo Profeta: o bello! o incomparabile amor di Dio e della Patria; questi due sacrosanti amori sono congiunti in un sol nodo che l'uno non può disciogliersi né legarsi senza l'altro. Ma è forza ch'io vi dica non senza lacrime agli occhi, che questi due immensi amori sono obliati anzi profanati dalla maggior parte degli uomini; e allora, miei cari, come anderemo cercando la pace dell'anime nostre, la tranquillità delle nostre famiglie, dei popoli e Nazioni? sarà inutile, anzi stoltezza il cercarla, perché tale cecità da questi tre seguenti punti dipende cioè: Demonio, Mondo e Carne; ecco miei cari amici tutta la sostanza del mio tema in attestato (come vi ho ridetto) della vostra buona amicizia, ed io come buono amico per più santi doveri vi devo far conoscere che dai suddetti tre punti dipende la salvezza o dannazione dell'anime nostre. Eccomi al primo punto chiamato in vera dommatica Demonio; qui vi farò conoscere che questo Demone non è che una parte del nostro pensiero tendente al male per un impulso che ha per sua propria natura, e che ciò sia eccovene una ragione ed una vera e chiara testimonianza. Noi non possiamo negare di non avere due tendenze nel completo del nostro animo, che una delle quali tende al bene e l’altra al male; e ben sappiamo, che queste due tendenze vengono regolate dal nostro intelletto; esse sono ispirate da un qualche impulso o emozione che ci si parte dal centro del nostro cuore che poi a seconda dell'azione agisce regolata dagli orfani della nostra loquela o veramente se non viene espressa in voce, si concepisce meditando il mal'animo che va a riferire in danno delle anime nostre e in tale azione diamo soddisfazione all'esterne malvagità del nostro cuore, poi non vi resta che l'interiore che risenta la ripugnanza del male operato, e del mal’animo concepito; e questa ripugnanza senza fallo è la parte più viva e sensibile che ci richiama alla memoria l’idea e per meglio dire alla rimembranza di avere un'anima esistente in noi per opra divina; e chiaro ce lo dimostrano i suoi interni segni che ci parla una voce in segreto, dicendoci che quest'anima altro non può essere che immortale, perché lo vuole il diritto dell'origine sua. Dunque se tale da noi è riconosciuta, perché soggettarla all'impero della tendenza del male? Conoscendo da noi stessi il disvantaggio che arreca alle anime nostre, come pure al nostro spirito che molte volte rende inferma la carne.

Sì, la nostra materia sente per istinto la simpatia di questi due amori, che sarebbero l'amor sensuale e l'amore spirituale. L'amore spirituale è quello che richiama a dovere tutti gl'impulsi del nostro cuore, come pure le fantastiche immaginazioni della nostra mente, e le sottopone a dovuti riguardi che meritano il civile e morale educamento degli uomini. L'amor sensuale è quello che senza guardare al diritto di moralità, corre sfrenato dietro al suo istinto, sicché questo amore, senza freno, e senza il debito riguardo che esige l'ordine sociale si può dire senza dubbio lo amor del Diavolo. Quando questo amore è venuto dominatore del nostro bello intelletto, siate certi e sicuri, che senza trovarvi ostacolo alcuno, prende il dominio sul mondo, e presovi questo, non manca che un sol passo ad entrare nell'impero della carne. Ahimè! cari fratelli, quando la nostra materia è divenuta dipendente da questi tre sensi, essa esser non puole che uno strumento di delitto, d'iniquità ed obbrobrio degli uomini e di Dio. Oh! per pietà, cari fratelli Italiani, non vi lasciate vincere dal quel brutto e deforme mostro di umanità dell'amore sensuale che esso colle sue feroci e diaboliche carezze vi alletta, e spietato e disumano a suo bell'agio vi rende sua vittima, e inflessibile non risente pietà di tutto il male che arreca alle anime nostre, ed è infine così nocivo che senza limite percorre la strada della più schifosa iniquità; e che sia tale eccomi a testificarvelo coi fatti. Questo orribile mostro si è veduto notare sovra laghi di sangue e camminar baldanzoso e superbo sulle ammassate vittime scannate da lui per soddisfare all'istinto d'una infernale sua brama; e che ciò sia ce lo attestano le pagine vergate col sangue dei nostri padri antichi, non che in buona parte le recenti, che maggiormente gridano vendetta, unite insieme a tutte queste vittime innocenti raccolte in ischiere numerose, tumultuano come le irate onde del mare domandano vendetta al cielo e alla terra. Queste in maggior numero son qui in questa nostra bella Penisola Italiana vero retaggio dei Martiri, dei Santi e della giusta Santa e vera Religione del Cristo, e secondariamente può dirsi dell'afflitta ed inconsolabile Grecia. Queste due illustri e Nobili Nazioni sono state sempre il soggetto di mira della ferocia e boria di tutti quei mostri che ha suscitato via via l'Inferno sulla faccia e superficie della terra. Ma però si può dir pure che si è sempre veduto nel colmo della loro calamità (dalla prima età fino a noi) nascere nel suo seno uomini grandi che colle loro virtù valore ed animo hanno sottratto il suo popolo dalla tirannide, vinti e debellati tutti quei mostri che infatuati gli avevano, ed in pari tempo col suo incomparabil valore sono accorsi in riscatto di altri popoli e Nazioni conosciute sulla terra. Saremo forse noi o fratelli Italiani in tal punto? Pensateci, e poi parlate nel fondo del vostro cuore e dite, se Italia e Grecia sono o no in deplorabili angustie! Di più io credo che non potrebbero reggere, ma soccombere a tanto male. Oh!  sì, sì per quanto mi sembra popoli miei abbiate bisogno di un nuovo ordine sullo stato morale e politico, e per dar principio a un nuovo ordine di cose, vi abbisognano delle forze superiori a quelle che ci opprimono. E queste forze superiori da chi le ricercheremo? dagli uomini? Non davvero, sarebbe errore e peccato il solo immaginarlo. Dunque da chi mi direte voi, ricercheremo dette forze? Da Colui che impera su tutti gli uomini (ed esso chi è, mi risponderete) Esso è un Dio, miei cari fratelli Italiani. Oh! sì, da Lui ci verranno ordinate quelle sante milizie che per virtù dei loro brandi, cadranno recise tutte quelle orribili teste che di altro non si pascono che di sangue umano, e si dissetano colle lacrime dei poveri popoli oppressi e gementi sotto il suo tirannico giogo. Ma, sì miei cari, per Divina Giustizia cadranno come folgori le maledizioni dal Cielo e inceneriranno le loro Cattedre d'ingiustizia e getteranno pure in polvere le loro vane e superbe grandiosità e ridurranno in fumo le sue false e diaboliche congiunture; sì sì, per noi combatteranno le milizie celesti e colla spada divoratrice della Giustizia ci difenderanno la giusta causa dei popoli. E noi esclameremo in mezzo al trionfo delle nostre vittorie sotto il vessillo dell'insegna dell'Uomo - Dio:

Evviva Cristo, Evviva Maria, Evviva il Re dei Regi, Evviva la Religione dei Martiri e dei Santi, Evviva Iddio.

A queste voci miei cari fratelli tremeranno i barbari e gli cadranno le armi di mano e si dichiareranno vinti prima di cominciare la pugna. Dunque olà datevi animo e coraggio fra mezzo alle vostre miserie e fidatevi di me che io vi esulto ad un sì grande trionfo, bene intesi però che tutta la nostra fiducia la poniamo nella Triade Celeste ed in Maria Vergine Madre di tutti i viventi e poi gridate tutti con me a tutta gola: Abbiamo vinto. Tremate o Demoni d'Averno, ed esultate voi tutte anime beate dal Paradiso, e noi popoli fedeli indirizzeremo un Inno di Gloria all'Altissimo, in ringraziamento del nostro risorgimento. Eccomi o fratelli Italiani il mio procedimento; ora sta in voi il credere e il non credere a quello che io vi ho detto. Vi lascio libera la scelta, pregandovi a darmi tempo e calma ed allora vedremo se sono quello che sono, o se pure sono quel che non sono.

 

___________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La cena con l'AGNELLO

 

Un avvertimento ai miei fratelli d'insegnamento, da tradursi a tutti coloro che dimandano di me.

______________

 

MIEI FEDELISSIMI FRATELLI D’INSEGNAMENTO

 

Giacché siate venuti da me in questa notte guidati da una fede che avete professata voi ed io, fino dall'età del conoscere perché detta fede ci è venuta tramandata dalla lunga serie degli Avi nostri però io credo che voi unitamente a me non vorrete tralignare dalla santità e giustizia di questa incomparabile fede, e speriamo che via maggiormente accrescerà nel mio e nel vostro cuore. Io sono qui fra di voi per darvi un avvertimento e questo spero e desidero che vi servirà di utile ammaestramento anzi di guida e di conforto fra mezzo alle vostre vicende che dovrete passare insieme con me fino a tantoché Iddio non mi dividerà da voi per mandarmi altrove per dare il compimento alla mia missione. Vi avverto per tempo, pensate che siamo in un secolo d'empietà e di peccato per cui fia d'uopo in prepararsi in dover combattere contro tutti coloro che corrompono la Santità delle Leggi e la buona morale fra i popoli. Come sapete io mi ritiro per poco tempo da voi perché così vuole quell'infinita Sapienza che da Essa dipendono tutte le cose di questo mondo e tutto l’andamento della Gloria Celeste. Dove io vado non saprei dirvelo e voi mi lusingo che per dovuta umiltà non vi curerete il saperlo. Vengo a farvi intendere che fino da questo Istante Iddio vi benedice unitamente a me e vi fa degni di grazia speciale che né io né voi si avrebbe tanto merito di riceverla, e vi assicuro sulla mia parola che nel corso di questa notte succederà nei vostri cuori l’ardente fiaccola della Fede e addiverrete per Essa forti ed invincibili per poter combattere contro i vostri ed i miei nemici che ci hanno perseguitati e ci perseguiteranno da ora in avanti. In primo luogo vi faccio intendere che deporrete ogni dubbio dal vostro cuore che fino ad ora avevate avuto almeno di voi sopra di me, e vi assicuro che mai vi ho parlato la falzità e la menzogna. Squarciate, o sì squarciate l’orrido velo dell'incredulità, e ammirate in me il ministero più grande (come altre volte ve l’ho pronosticato in altri miei ragionamenti) e che sono per avvenire di grandi e meravigliose cose fra i popoli. In pari tempo bisogna ch'io vi manifesti, non senza un mio più forte dolore, che non tutti di voi farete conto della grazia che qui abbiate ricevuta in questa notte, ve ne saranno di quelli che verranno meno nella loro fede e temeranno altra volta di me, ma il suo abbattimento confesserà la sua colpa, e dopo tanto sconvolgimento di se medesimi in fine ritorneranno nel perduto sentiero per mercé di colui che su tutti voi vigila, nonostante che si fossero resi indegni per il loro traviamento, saranno riammessi al numero dei miei eletti e riceveranno nuova grazia da Dio. Vi avverto che fino da quest'oggi incomincerete ad intraprendere una dolorosa e continua battaglia nell’interno del vostro cuore, parimente sarà nell'esteriori contese che vi avverranno, anzi che or sono per avvenirvi su di me e su di voi.

Ecco quello che voi direte a tutti coloro che risiedono nella mia Patria e a chiunque vi dimandi di me:

Gli direte o sì gli direte che io ho fatto per loro quello che loro non hanno fatto per me; bene intesi che tutto questo glielo riferite con accenti benevoli e con cuore ripieno di affetto e di vera fede accompagnato da carità fraterna perché così vuole e così comanda Iddio.

Gli direte pure che Dio gli ha parlato per la bocca dell'uomo e la sua parola è rimbombata in seno alle sue famiglie, ed essi hanno fatto da sordi e si sono atturate le orecchie per non ascoltarla insieme ai loro figli, ma quando desidereranno ascoltarla, saranno interrotti dai loro gemiti.

Gli direte o sì gli direte che io non mi sono mai stancato di annunziarli pace e salute e loro sono stati increduli alla mia parola, e mi hanno sprezzato e deriso, ma il riso e il disprezzo cadrà sopra coloro e saranno puniti severamente.

Ditegli o sì ditegli che io sono quello che mi sono annunziato, e che gli ho parlato sempre la verità e la giustizia e che mai ho avuto che fare colla falsità e colla menzogna.

Gli direte ancora che la mia e loro infelice patria è prevalsa dal male e Iddio la riguarda con occhio di sdegno, troppe sono le iniquità di quelli che mai si consigliano colla loro coscienza, molti ve ne sono degli sconsigliati che si fanno beffe della verità e con sorriso di averno scherniscono coloro che cercano d'imitarla, ma guai! guai! a coloro.

Ditegli o sì ditegli che non hanno apprezzato il bene dell'anima loro, ma i suoi destini stanno in bilancio e le ore son suonate della sconfitta di tutti coloro che hanno protestato alla credenza della vera giustizia. L’empietà degli increduli è prevalsa fra i popoli, ma essi saranno riscattati da colui che opra in Nome di Dio, e da lui stesso sarà esaltato un uomo fra i popoli che egli or vive in eresia fuori del seno dell'apostolica Chiesa Romana.

Ditegli pure, o sì, ditegli che l’astro di vera luce tanto desiderato dalle Nazioni è spuntato sul mattino e già già ha intrapreso il suo corso sulla faccia della terra. Verranno le tenebre, o sì, verranno, ma verranno per coloro che saranno ritrovati nell'iniquità e nel vizio e per quelli che hanno sprezzato il giusto, addiverranno dolorosi il resto dei loro giorni, il giubbilo ed il bel tempo gli si cambieranno in mortali angoscie e verranno colpiti improvvisamente dalla mano della giustizia, e quando meno se lo aspetteranno si troveranno annegati dall'onda del male che da se stessi commisero. Coloro che hanno giudicato delle cose di Dio è stata decisa la sua condanna.

Ditegli ancora che il criterio di coloro che vorrebbero esser sapienti sia più mite nel giudicare la causa di chi difende il diritto della Giustizia.

Ditegli ancora che l'intelletto di alcuni è venuto meno, ed ha perduto la bussola, ed han preteso sapere quello che non sapevano.

Ditegli, o sì, ditegli che i propagatori di false dottrine camminano per la strada che già già sta per sprofondarglisi sotto i loro piedi.

Dite pure a coloro che mangiano il dolce della vita che ne sentiranno fra breve l'amarezza nel profondo dell'anima nei giorni accennati.

Dite, o sì, dite a coloro che dormono tranquilli nel letto dell'ingratitudine che saranno risvegliati dalla voce della giustizia, tireranno a scansare il pericolo, ma troveranno chi gli darà la morte, domanderanno per mercé la vita, ma gli sarà negata, e tardo sarà ogni loro pentimento.

Diteli, e sì, diteli che io ho parlato la verità e che lungi è stata dal mio labbro la falsità e la menzogna e coloro che la parlarono mi tesero insidie e mi calunniarono ingiustamente.

Ho fatto guerra continua all'ipocrisia ed al fariseismo, e l'ipocrita e il fariseo mi accennò falso e bugiardo.

Percossi l'avarizia e l'avaro mi sfuggì trattandomi da matto e da insensato.

Rimproverai la disonestà ed il vizio, ed il viziato ed il disonesto mi maledì dicendomi che ero un ipocrita ed un scimunito.

Contrastai l'eresia e lo scisma, e l'eretico e lo scismatico mi pubblicó come demente e stolto, e scagliarono su me ingiurie e vituperi, accusandomi come vile strumento di malizia pretina.

Parlai della mala condotta di alcuni del clero, essi mi dichiararono partitante di setta, falso profeta, strumento politico e propagatore di falsità e di eresia.

Insomma diteli, o sì, diteli che io ho fatto tutto quello che ho potuto fare per richiamare il traviato alla strada della giustizia, e molti di essi mi hanno deriso, e si sono burlati delle mie parole trattandomi con titoli di avvilimento e me ne hanno fatte e ne fanno le più infami perizie giurando che ero falso e bugiardo. Io ho tollerato il tutto perché sono uomo, che una volta ero peggior di coloro, e tuttora lo potrei esser se non fosse la mano divina che mi aiuta e mi sorregge nella strada  della giustizia per cui compato e devo compatire ogni stranezza nell’uomo, ma non devo e non posso tacere di rimproverarlo, se vedo che percorre la via del male; e se or non sono quello che ero una volta come lo vedete dal mio cambiamento, maggiormente dovreste apprendere dalla mia parola, non ché farvene una derisione uno scherno, ma gli direte sì gli direte che la voce di Dio mi ha parlato: guai! guai! a colui che si riderà del tuo cambiamento, guai! guai! a colui che sprezza la tua parola, le sue risa si convertiranno in lacrime di eterno dolore, e colui che ti sprezza sarà da me maledetto in eterno.

Gli direte, o sì, gli direte, non io mi lamento di loro, ma Iddio si lamenta, e vuol puniti tutti coloro che sprezzano la sua Legge e opprimono la sua Creatura, saranno i medesimi per mano degli uomini tolti di sulla faccia della terra.

Tutto questo direte ai miei Patriotti Arcidossini a tutti coloro che vi domandano di me; non vi dimenticate di tradurre questi miei avvertimenti con quella fede che porta sempre buon frutto ove sfolgora la sua luce.

Io ho voluto in questa notte fare una cena con voi perché così è piaciuto a Colui dirigere in ogni mio operato. Sappiate che questa cena porta seco il più grande mistero, pensate che voi siete in un luogo che Dio se lo è prescelto per sua dimora o per meglio esprimermi per sua adorazione. Qui, qui poco lungi da noi in questo suolo saranno innalzate meravigliose piramidi in onore del suo santissimo Nome, che gli uomini ne resteranno ammirati della loro struttura, e dette Piramidi saranno oracolo della Maestà divina. Qui, qui la Santità del Clero darà esempio al mondo per la venerazione del Culto divino. Qui, qui verranno i figli nostri a visitar le memorie dei Padri loro; deposte in onore di Dio per l'esaltamento della Gloria Celeste e della S. Religione del Cristo residente in seno alla Apostolica Chiesa Romana.

Io non finirei così per breve se dovessi dirvi tutto quello che si sentirebbe disposto di dirvi il mio cuore, perché ne risento per voi quell'amore che mi consola e mi fa onore con Dio. Basta. Da voi stessi potete immaginare che io non risparmierei né tempo né fatica per il vostro e il mio bene, perciò non faccio scusa del mio abbreviamento.

Ritornate in seno alle vostre famiglie e portate in esse pace e salute e siateli di esempio colla vostra buona condotta, ma non solo nelle vostre famiglie, ma a tutti coloro che ricercheranno di voi per sapere delle cose mie. Amate che vi disprezza e perdonate a quelli che vi fanno del male. Chiamatevi fortunati e felici se sarete sprezzati da coloro che non apprezzano le verità. Siate contenti e tranquilli se pure vi troviate in miseria di tribolazione. Sprezzate gli allettamenti del mondo e le comodità della vita e fate conto della santità dell'anima. Apprezzate il travaglio, sia lungi da voi l’ozio e la pigrizia. Offrite al fin del giorno le vostre fatiche a Dio, che Esso vi benedirà in seno alle vostre famiglie dall'alto dei Cieli.

Ecco quanto ho creso di darvi avvertimento in questa mia dipartenza da voi; fatene il profitto che io ne desidero, e siate certi della mia protezione, anzi vi raccomanderò caldamente a Dio nelle mie preghiere; e Colui che dirige i miei passi sarà con voi come Egli è con me. Pensate a me come io penso a voi, la mia assenza sarà breve, ma quando ritornerò con voi avrò l'onore dì darvi altri ammaestramenti per utile vostro e mio.            

Da Monte Labbro 15 Gennaio 1870.

 

DAVIDE LAZZERETTI

 

 

_____________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La voce di Dio ha parlato all'uomo nell'Isola di Monte Cristo il di 26, 27 e 28 Gennaio del 1870, sulla eminenza della medesima; detta voce fu udita in sette volte fra il fragor del turbine e la percussione dei folgori e lo scrollo terribile di tutta l'Isola; le parole erano declamate lentamente e sillabate come in tuono musicale che l'uditore ne distribuì le sillabe in verso sciolto per dargli un metro più energico ed apprensivo. Il resto di un sì prodigioso avvenimento lo sentirete nella storia che or si viene scrivendo da detto uomo per poi a tempo debito darle alla luce alle stampe che porterà la medesima fra i popoli stupore e meraviglia.

_______________

 

GIORNO 26 DETTO — PRIMA VOLTA

 

Son'io son'io fra i turbini

Negli urli e nelle scosse

Son'io fra lampi e folgori

Son'io per monti e valli

Son'io dell'onda il margine

Son della Terra il piè.

Son dell'abissi il cardine

Del Cielo il perno io sono.

Chi siei tu uom che sdrisci

Sull'imo della terra

Pien di superbia e misero

Con faccia altera e orribile

Sfidi la mia beltà?

Tu non siei quella polvere

Che un dì ti trassi a vita?

Non siei colui che l'Angelo

Dall'Eden ti fugò?

Del mal giungesti al cumolo

E ti sottrassi allor.

Non ti basta le memori

Opre da me mostrate,

E sempre ingrato offendi

Chi tutto il ben ti dà.

Nei dì prescritti o perfido

Tu lo vedrai ch'io son?

 

_______________

 

GIORNO 26 DETTO — SECONDA VOLTA

 

Io sono il più terribile

Il più potente e forte

Il più sapiente e massimo            

Il più clemente ed umile

Il più amoroso e pio

Pietoso senza limite

E son fra i giusti l'unico

Il vertice d'amor.

La mia bellezza è fulgida

Quanto la luna e il sol,

Più d'una forma arrecomi

In ogni forma io sono.

Se vuoi vedermi guardami

Che io son dove siei tu

Fa come vuoi nascondeti

Ma sempre son con te;

Fai bene o mal ti giudico,

Ti danno e ti perdono;

E quando a me te supplichi

Ti ascolto e son con te;

Se tu mi brami umiliati

Sarò tuo protettore

E ascenderai nel Triade

Trono del mio poter.

 

________________

 

GIORNO 27 DETTO — TERZA VOLTA

 

Son'io che regno e domino

Il Ciel la terra il mare

Dall'alto Cielo empireo

Vedo in un tempo e regolo

L'universo inter.

Treman le schiere Angeliche

Rugge l'inferno e langue

Tutto il creato attonito

Riman s'io muovo il piè.

L'inclito suolo Asiatico

Paventa ognor che il miro,

Il Persico e l'Arabico

Hanno di me timor;

E l'Affricana polvere

S'inalza al mio alidor.

L'onde del mare Atlantico

Rigurgitano al suol.

E la Brettania e Gallia

A un sol mio guardo gemono

E il suol Germano e l'Austro

Temon s'io volto il ciglio;

L'America ed il Messico

Piangon s'io guardo in giù,

E il suol Ispano e Italico

Temono il mio furor.

______________

GIORNO 27 DETTO — QUARTA VOLTA

 

La gloria mia è sì fulgida,

Dal centro del gran vacuo

L'universo illumino

Dove non evvi limite

Della sua vastità.

I Cherubin mi onorano

Di triplice corona

E gli Angeli e gli Arcangeli

Son tutti intorno a me,

Le schiere de i Serafici

Al destro fianco l'ho;

Nel più elevato ordine

Presso la Madre e il Genito

Figli del mio voler,

Dall'altra i Patriarchi

I Santi ed i Profeti

E i Martiri e le Vergini

Son tutti intorno a me;

E il resto degli Spiriti

Favori al mio voler

Ne stanno a me vicino

Per quanto ne han di merito

Di giusta lor mercé,

E la mia gloria è simile

Al ben che fin non ha.

 

_________________

 

GIORNO 28 DETTO — QUINTA VOLTA

 

Fu la mia legge agli uomini

Tre volte promulgata.

La prima in mezzo all'Eden,

L'altra sul monte Sinai,

La terza in cima al Golgota

Che il tutto confermò:

Col sangue immacolato

Del Figlio mio di me

Fondai la Chiesa e il Clero;

A Pietro la trasmisi

Con ordine e poter,

Acciò venisser gli uomini

Guidati al Regno mio,

E chi da Lui protestasi

Non vi sarà perdon.

I falsi si lusingano

Di fare onore a me

Con cerimonie e Sinodi

Tutti di lor voler;

Si levino la massima

Ch'io gli ascolti in Ciel;

Chi al successor del Triade

Non presta onore e fè

Sarà in eterno misero

Privo d'ogni mio ben.

 

_______________

 

GIORNO 28 DETTO — SESTA VOLTA

 

Chi sono i Re del Mondo?

Non son caduca polvere?

Perché son così orribili

E strupano il mio onor,

Di esser mortali ignorano

E vantano il poter

Ma dove l'hanno miseri!

In sen di poca terra;

Il suo caduco putrida

E torna dove fu.

Di chi son dunque i troni,

Li scettri, e le corone

Se l'uom svanisce in polvere

Chi ha in mano il suo poter?

Io il tengo e sono l'unico

Re d'ogni Re del mondo;

I grandi abbatto, e suscito

Gl'infimi al poter.

So i vostri di crollabili

O regi inorridite!

Presta è la man che fulmina

A subissar al suol

Le vostre inique cattedre

Di falzi adulator;

Non gioveranno l'algebre

Dei vostri computisti

L'ingegno dei meccanici

La mano degli artefici

A reggervi sul trono.

Cadrete in man dei popoli,

Un solo sarà il Re.

 

_______________

 

GIORNO 28 DETTO — SETTIMA VOLTA

 

Son di mia Legge i Codici

In parte profanati

Da quei Ministri perfidi

Che vantano il mio onor;

Su me ne fanno lucro

E ammassano tesori

E mostrano essere umili

Di onore e santità,

Con finto manto coprono

La loro mala vita

E senza orror consumano

La loro dignità!

Ma è presso il dì che l'ordine

Sarà di lor mutato,

Con disciplina e regole

Vivranno in santità.

Sarà finito il cumulo

Di lor mondano bene

E ne vivranno poveri

Con fede ed umiltà.

I beni che si arredono

Al culto della Chiesa

Saranno messi all'obolo

Del bene che essa fa.

Di tanti riti il merito

Verrà scemato in parte

Cresciuto a quel del Triade

Con pompa e con decor,

Daranno al Clero il limite

Sul modo di campare

Che tutti saran cogniti

Della lor povertà,

E de' miei tempi il merito

Più sacro addiverrà

Dirai che in te si serbano

Le prime dignità.

 

P. F. S. S. M. S.

 

 

__________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SUSSIDI DI MALATTIA

 

ISTITUTO

_________

 

La Società della S. Lega o Fratellanza Cristiana

__________

 

IN NOMINE DEI AMEN

__________

 

MODO DI ASCRIVERSI

Quella S. Lega verrà sostenuta con tali ordini di disciplina qui sottoscritti. Potranno ascriversi a questa Società tutti i Coniugi e Coniuge, giovani e giovane, purché i giovani celibi non abbiano meno di 20 anni; sotto tale età faranno parte alla famiglia. Ascritti che verranno in questa Società pagheranno la tenue somma di Centesimi 5 per ogni fine di settimana, a testa.

 

MODO DA TENERSI PER TALI ASCRIZIONI

Saranno fatti due Elenchi, uno per gli uomini, e l’altro per le donne, segnati in parte però i celibi. Verranno cavati dai Coniugi a sorte a Numero due superiori uno degli uomini l'altro delle donne e questi si chiameranno Decurione o Preside come vogliamo dire. In pari tempo saranno cavati nella succitata maniera due Servi Decurioni che essi serviranno di aiuto al medesimo Preside nel ricevimento degli Oboli ed altre indagini per il buon ordine della Società. I numeri verranno estratti da un bambino o bambina che sia purché non abbia oltrepassato i 7 anni. Vi sarà un luogo addetto a tale ufficio ove si riceveranno dette somme dal Preside Decurione nei seguenti modi. Questa loro carica verrà sostenuta per sole 4 settimane e al termine di ciò renderanno esatto conto di quello che avranno ritratto e detratto, passeranno al nuovo Preside però tutto quello che abbiano pagato gli Ascritti anticipatamente. Nel medesimo giorno (che sarà sempre in Domenica) saranno riestratti a sorte i nuovi Decurioni e servi nella succitata maniera.

 

REGOLE DI AMMINISTRAZIONE

Verranno ascritti tutti i nomi in un elenco settimanale e il Preside Decurione dovrà insieme coi suddetti Servi (escluse a tale ufficio le Donne) starsene dalle ore 8 antimeridiane fino alle 10, e dalle 2 pomeridiane fino alle 4 nella stanza che verrà assegnata a tale ufficio, e di mano in mano che gli ascritti verranno a depositare il loro obolo, tirerà il Presidente una linea sul nome di colui che ha soddisfatto a tale sborso, e coloro che non avranno depositato ciò, i loro nomi resteranno in bianco, e se saranno trovati indietrati in tutti gli Elenchi settimanali, verranno esclusi dalla Società senza aver nessun diritto di reclamo da che sarà spirato il termine delle 4 settimane. Si potranno sì tenui somme in valuta di qualsiasi genere in cereali semugli, in cenci, ed in legna, comunque sia, purché non abbiano meno del succitato valore.

 

DISTRIBUZIONI DEL SUDDETTO OBOLO

Coloro che cadranno malati di malattia naturale e per qualsiasi disgrazia che gli potesse arrecare nocimento alla salute fisica, gli saranno somministrati sussidii dalla Società a seconda del numero dei malati che vi possono essere. Sarà escluso però a tal sussidio figlio o figlia che avessero passati i 20 anni. Se vi fosse ascritto in detta Società solo il Marito e non la moglie, ammalandosi essa non avrà nessun Diritto la famiglia di chiedere sussidio a la Società, e uguale sarà se non vi fosse segnato il Marito. Se dette somme non venissero consumate alla fine delle 4 settimane, la Società avrà un Camerlingo e a questo sarà depositata l'avanzata somma. Detto Camerlingo terrà un libro di Cassa di risparmio a Nome della Società e Cura. Questo ufficio sarà dato a persona solvente e di buona fede, esso riterrà nelle sue proprie mani il libretto. Quando il bisogno fosse estremo, saranno ritratte le rincassate somme. Vi sarà un Registro a discarico di tutti, dove vi si vedrà segnato l'entrata e l'uscita; questo sarà appeso alla parete della stanza di Ricevimento, ove si potrà vedere mese per mese quanta è l'entrata e l'uscita, senza il minimo dubbio che vi sia defraudato un solo Centesimo.

 

ORDINE DI DISCIPLINA

1. Il Preside Decurione e Decuriona e Servi Decurioni saranno riconosciuti nelle loro cariche come persone sacre e sarà escluso dalla Società colui che facesse ad essi la più minima offesa, tanto in fatti come in parole in tempo del loro Decurionato. L'accusa sarà valutabile quando vi siano 2 Testimoni oculari. L'accusato non avrà alcun diritto di reclamo e non potrà essere riammesso agli ascritti se prima non avrà dato prove di pentimento, chiedendo perdono al suo offeso. Non potrà esso però abusare di un tal perdono, e se cadrà per la seconda volta in tal accusa, sarà escluso per sempre dalla Società e non avrà nessun diritto alla somma del disavanzo se vi fosse nella Società della Santa Lega.

2. Saranno esclusi dalla detta Società coloro che venissero accusati per tre volte entro il corso di un anno per aver bestemmiato la Divinità o Santità che sia o espressa ingiuria al capo visibile dell'Apostolica Chiesa Romana. Dette accuse saranno rimesse nelle mani del Preside Decurione che esso penserà a scriverlo nel modo che troverete a piè descritto.

3. Saranno esclusi dalla Società coloro che venissero accusati al Tribunale per furto o per avere dato disordine qualunque fra la Società; pure se avranno percossa la moglie per non giuste ragioni, maltrattandola con insultanti e turpevoli parole, dando scandalo ai figli e agli astanti. Non potranno esser rimesse le accuse al Preside Decurione, se non vi siano (come ho detto di sopra) due Testimoni oculari, (sempre che sieno degli ascritti detti testimoni) non saranno riammessi alla Società se non quando si saranno emendati della loro mala condotta. Avanti d'incorrere in tali ordini di disciplina bisogna che vi siano tre accuse nel prefisso termine accennato.

4. Coloro che facessero insulto in fatti o in parole a un Ministro di Dio o a colui che rappresenta l'agenzia Governativa, nello spirituale e nel temporale sia in luoghi pubblici come in privati per qualunque ragione che egli avesse, sarà reo di accusa. Tali accuse eccetto gli ascritti avranno solo il diritto di farle (rimettendole in mano da se medesimi al Preside Decurione) i succitati Ministri, siano del proprio Paese o di qualsiasi luogo.

5. Saranno esclusi dalla Società coloro che frequentassero il giuoco ed il vagabondaggio, facendosi vedere di continuo all'ozio per le Bettole o in qualunque altra Bottega o Botteghino da giuoco che potesse arrecare scandalo o maldicenza qualunque. Incorrono pure in tale ordine di disciplina coloro che non stessero col dovuto rispetto nella S. Casa di Dio.

 

DOVERI CHE INCOMBONO A TUTTI GLI ASCRITTI ALLA SOCIETÀ DELLA S. LEGA

1. Sarà di dovere a tutti gli ascritti alla Società suddetta di andare a visitar coloro (quando siano dei medesimi) che per lunga malattia fossero allettati da 40 giorni, e se prolungasse, sono in dovere di andare di quarantina in quarantina a farli la suddetta visita; bene intesi però gli uomini agli uomini, le donne alle donne. Non sarà di dovere la visita se l'ammalato si trovasse in distanza 6 o 7 chilometri dalla Chiesa della Cura.

2. Sarà di dovere pure ai medesimi ascritti, se qualcuno di essi si ammalasse fuori del proprio Paese, o gli accadesse disgrazia qualunque nella sua propria persona di andarlo a prendere o con legno o a cavalcatura come sarà più conveniente, e portarlo in seno alla famiglia;  verranno pagati puntualmente dalla suddetta Società quelli che anderanno a prendere i malati. Avvertimento però che i suddetti malati facciano recapitare un certificato di buona fede testimoniando la sua malattia nelle mani del Preside Decurione.

3. Sarà di dovere a quelli che hanno da fare lavori manuali e servili o da dare campi in Soccio, lo impiegare in primo luogo i bisognosi che fanno parte agli ascritti della Società e Cura. Saranno esclusi dal tal privilegio di sussidio coloro che non avessero soddisfatto altre volte al dovuto dovere tanto in lavori manuali e servili, quanto in rimettere la debita parte al Padrone del Soccio.

4. Sarà di dovere per i medesimi ascritti nella suddetta Società il collocare gli orfani se vi fossero nella sua Cura, e colui che gli raccoglierà gli sarà dato sussidio a seconda dell’età che avranno dalla Società, fino che non avranno anni 12 il maschio e 15 la femmina.

5. Sarà di dovere anzi di obbligo ristretto per tutti gli ascritti alla Società della S. Lega o Fratellanza Cristiana di frequentare i SS. Sacramenti di Penitenza; e santificare i giorni festivi che verranno comandati da S. Madre Chiesa. Se venissero fatti (a chicchessia degli ascritti medesimi) rapporti di essere profanatori di questi Divini precetti incorreranno in un ordine di Disciplina che gli verrà ascritto dal Preside Decurione. Guai ad esso se non usasse quei doveri dovuti come persona autorevole, sarebbe per lui un disonore che per 5 anni non verrebbe più ammesso alle Sorti del Decurionato; ugual dovere incombe alla Decuriona.

 

ORDINE DI REGISTRO

Vi saranno due Tavolette una per descriverci i nomi di accusa, l'altra i Doni che verranno fatti dagli ascritti, e detto dono non sia meno di Centesimi 50. Sarà ascritto il nome e Cognome di Colui che dona, il giorno il Mese e l'anno; così sarà nelle accuse, e staranno esposti i loro nomi nelle suddette Tavolette, fino al prefisso termine di un Decurionato e dopo verranno riportati nel Registro di accusa e di Dono. Percui resti memore ai posteri il Dono e le accuse. Verranno segnati pure nel Registro dei premi tutti i Decurioni e le Decurione e i servi dei medesimi. Se il Decurione facesse acquisto nella rivendita dei generi che ha ricevuti in pagamento di detto obolo sia qualunque somma non meno di C. 50. la rimetterà la Società e gli sarà considerata come dono.

 

RIFIUTA

Non saranno ascritti nella Società della S. Lega o Fratellanza Cristiana, coloro che aspettassero o venissero ad ascriversi ……………………….

 

______________

 

OSSERVAZIONI

ANNESSE ALL'ISTITUTO DELLA SOCIETÀ DELLA S. LEGA

O FRATELLANZA CRISTIANA

===========

 

OSSERVAZIONE 1.

Sul modo di ascriversi

 

Potranno ascriversi pure alla Società della S. Lega o fratellanza Cristiana, anche i celibi che sieno sotto i 20 anni quando non vi fossero ascritti i loro Genitori o veramente fossero orfani.

 

OSSERVAZIONE 2.

Sul medesimo Ordine

 

Non potranno ascriversi per commissione di chicchessia se non saranno in presenza e vista del Preside Decurione e servi del medesimo quando essi sono nella stanza di ricevimento al suo ufficio, e se il Preside non conoscesse pienamente l'individuo d'ascriversi non essendo cognito del di lui nome e Cognome, non potrà ascriverlo se prima non avrà testimonianza della persona che egli sia.

 

 

 

 

OSSERVAZIONE 3.

Sul modo per tali ascrizioni

 

Se il Preside Decurione estratto a sorte a Numero, si trovasse fuori del proprio Paese natio o veramente fosse incomodato o impegnato da non potere comunque soddisfare al suo ufficio per legittimi inconvenienti passerà al suo Ufficio il primo Servo Decurione o chiunque gli aggrada purché sia degli ascritti, ed il medesimo sostituirà al suo posto un altro di sua soddisfazione.

 

OSSERVAZIONE 4.

Sul medesimo Ordine

 

Il Preside Decurione come i servi di esso guarderanno di esser vestiti decentemente a seconda della loro possibilità, il giorno in cui saranno al suo ufficio della stanza di ricevimento. Sia riguardato gelosamente di non esser né laceri né sudici nella sua persona tanto nei loro abiti (benché rozzi siano) quanto nelle mani e nel viso.

 

OSSERVAZIONE 5.

Sul medesimo Ordine

 

Se il Preside Decurione e servi fossero illetterati, si procureranno uno Scrivano ed al medesimo gli sarà assegnata una data somma settimanale la quale dovrà essere sborsata dal Preside e Servi purché non siano miserabili affatto, e non potranno ricusare di pagare detta somma, altrimenti sarebbero levati dalla loro carica e dignità colla multa di L. 2,00 da rilasciarsi per le spese di detto Scrivano. Rinunciando di pagare ciò saranno esclusi affatto dalla Società senza diritto di reclamo come viene citato in altri ordini di Disciplina.

 

OSSERVAZIONE 6.

Sul medesimo Ordine

 

Saranno rimesse le accuse che verranno fatte alle donne in mano della Decuriona, che la medesima tali accuse le passerà al Preside Decurione che esso ne farà il debito ufficio; pure la Decuriona sarà vigilante su ciò e terrà celato il nome dell'accusatore.

 

OSSERVAZIONE 7.

Sulla distribuzione degli Oboli

 

I Certificati di malattia dovranno essere vidimati dal medico e da due ascritti alla Società con Giuramento di legittima malattia (basterà solo il Certificato del Medico per coloro che si trovassero in luoghi desolati di Campagna che non vi potessero essere due Testimoni ascritti. Non saranno riconosciuti per malati quelli che per 3 o 4 giorni gli venissero febbri od altre malattie di poca conseguenza come sogliono avvenire. Avranno diritto di sussidio detti malati dal giorno in cui sarà fatto il Certificato. Quando poi i medesimi fossero in grado di potere agire nelle loro faccende domestiche manuali, servili o d'ufficio comunque siasi, saranno in obbligo di denunciare la loro guarigione, altrimenti si renderebbero rei di accusa nella formalità degli ordini di disciplina e verranno segnati nella Tavoletta di accusa, sempre che tali accuse siano testificate nei succitati modi descritti negli ordini di disciplina.

 

 

 

 

 

OSSERVAZIONE 8.

Sul medesimo Ordine

 

A coloro che la malattia gli si rendesse cronica o che gli venissero le febbri un giorno si, ed altri no, gli sarà passato mezzo sussidio come agli impotenti. I suddetti Certificati di malattia saranno valutabili per un solo mese, prolungando la malattia faranno nuovo Certificato nella succitata maniera.

 

OSSERVAZIONE 9.

Sul medesimo Ordine

 

Coloro che si malassero fuori del proprio paese…………………………….

 

OSSERVAZIONE 13.

Sul Secondo Ordine di Disciplina

 

Le bestemmie saranno ree di accusa quando siano espresse in qualunque sia luogo che potessero recare scandalo; l’accusato però sarà tenuto celato dal Preside Decurione. Guai se decelasse ciò, si renderebbe reo di accusa e incorrerebbe in un ordine di disciplina (come si è detto di sopra della Decuriona) e verrebbero ascritti nella Tavoletta di Accusa.

 

OSSERVAZIONE 14.

Sul Terzo Ordine di Disciplina

 

Le accuse di disordine si potranno fare a chicchessia quando si trattasse di eccitare risse o litigi, o veramente dato scandalo d'incontinenza in fatti come in parole.

 

OSSERVAZIONI 15.

Sul Quarto Ordine di Disciplina

 

L'insulto si renderà reo di accusa quando venisse depravata la persona nel suo carattere o fatta offesa in atto di violenza.

 

OSSERVAZIONE 16.

Sul Quinto Ordine di Disciplina

 

Le accuse sul giuoco e vagabondaggio saranno fatte a quelle persone che siano conosciute pienamente che perseverassero in tali scandali o disordini.

 

OSSERVAZIONE 17.

Sul Primo Dovere

 

Se colui che richiedesse il Soccio non fosse riconosciuto capace dal padrone del medesimo di sborsare una somma qualunque, riterrà le sue facoltà proprietarie senza il minimo obbligo di dover condiscendere a ciò. Parimente sarà per quei che richiedessero lavori manuali e servili, se il Padrone di detti lavori non riconoscesse atti e capaci i chiedenti di tali servigi non avrà nessun obbligo, di prenderli.        

 

 

 

 

OSSERVAZIONE 18.

Sul Secondo Dovere

 

Chi non potesse andare a visitare i malati ascritti, sono in dovere di mandare la loro scusa al medesimo facendo conoscere l'impedimenti per cui non è potuto andare a fare la suddetta visita.

 

OSSERVAZIONE 19.

Sul Terzo Dovere

 

Per la collocazione degli Orfani sarà radunato un Consiglio dal Preside Decurione il quale inviterà tutte quelle persone da lui riconosciute di buon carattere, le inviterà per mezzo di un biglietto che gli farà capitare per mano dei suoi servi. Non potranno ricusare di andare a tale invito, altrimenti incorrerebbero in un ordine di disciplina e sarebbero ascritti nella tavoletta di accusa. Sarà deciso dai medesimi a seconda dell'età che avranno i detti Orfani quando gli sarà passato il sussidio e saranno dati a coloro che per meno li prenderanno dell'assegnato sussidio, ed il medesimo si obbligherà di tenerli come propri figli. Guai se venissero fatti dei reclami di mal curanza, gli saranno levati rendendosi rei di accusa nelle anzidette maniere.

 

OSSERVAZIONE 20.

Sul Quinto Dovere

 

Le accuse di profanazione dei Divini Precetti verranno fatte a coloro che frequentassero in tali profanazioni collo scandalo del proprio paese.

 

OSSERVAZIONE 21.

Sull'anticipazione dell'Obolo

 

Coloro che volessero pagare l'Obolo anticipatamente, il Preside Decurione gli rilascerà una ricevuta della sborsata somma.

 

OSSERVAZIONE 22.

Sulle domande di straordinario Sussidio

 

Se al Preside Decurione gli venissero fatte domande di sussidio straordinario, non potrà esso farlo se prima non abbia fatta dimanda alla Società per mezzo di potentissimi Certificati, che sia riconosciuto dai medesimi in estrema necessità colui che dimanda sussidio.

 

OSSERVAZIONE 23.

Sulla Denuncia dai Figli

 

I padri di famiglia e le vedove saranno in dovere di denunciare i loro figli nella stanza di ricevimento in presenza del Preside Decurione e Servi denunziando solo i figli però che sono sotto i 20 anni con data di nascita del giorno, mese ed anno, siano maschi o femmine; pure quelli che nasceranno in appresso, perché non rinunziandoli, ammalandosi non avrebbero nessun diritto al sussidio, sarà di dovere pure quando venissero a morte i figli di denunziarli; come denunzieranno i figli venendo a morte i loro genitori, acciò si possa conoscere esattamente l'ordine di Amministrazione della Società.

 

 

 

 

OSSERVAZIONE 24.

Sulla vigilanza dei Servi Decurioni

 

I Servi Decurioni dovranno vigilare su i malati ed indagare per quanto fia possibile su ciò. Se conoscessero falsità nei Certificati di malattia, sono in dovere di farne rapporto al Preside Decurione che esso penserà a descriverlo nella Tavoletta di accusa. Vigileranno pure i medesimi se vi fossero malati fra i Possidenti e i Ricchi (che essi non si volessero denunziare come malati per alcuni riguardi) onde poterli segnare nella Tavoletta di tutti gli altri ammalati, e quando si saprà la loro guarigione (che vigileranno per essa) il Preside Decurione gli farà ricapitare per mano dei suoi servi la Somma che gli verrà assegnata per diritto di sussidio, e se rinunciassero di prenderla, gli sarà segnata nella Tavoletta e Registro dei doni.

 

OSSERVAZIONE 25.

Sulla rivendita e conservazione dei Generi Cereali

 

I generi saranno venduti Decurionato per Decurionato, ma starà in facoltà del Preside Decurione il venderli settimana per settimana, consegnando però i Cereali in Grano e in Farina nelle mani del Camarlingo della Società che essi saranno ritenuti dal medesimo e calcolato il frutto del 4 per % saranno rivenduti ai bisognosi degli Ascritti alla Società suddetta per il prefisso valore che sono stati depositati, che vi si vedranno scritti nella Tabella d'incasso dei suddetti Generi.

 

OSSERVAZIONE 20.

Sull'ore d'Ufficio del Preside e Servi

 

Nelle ore prefisse il Preside e Servi se saranno mancabili nella stanza di ricevimento (come inteso che sarà sempre in Domenica) guai se mancassero un sol momento, si renderebbero rei di accusa, e sarebbe per loro cosa vergognosissima se trasgredissero a sì sacro dovere.

 

OSSERVAZIONE 27.

Su gli aderenti al Curionato

 

Gli Ascritti che non sono della Cura in cui appartiene la suddetta Società, sono esclusi alle sorti del Curionato, ma quando però gli piacesse di aderirvi, potranno essere ammessi, sempre che coi medesimi obblighi e doveri che incombono ai sommentovati Curioni e Servi Decurioni, come pure uguali diritti si riserva alle ascritte Donne.

 

OSSERVAZIONE 28.

Sull'entratura d'ascriversi

 

Colui che entra negli ascritti di detta Società, dovrà pagare tutto l'obolo mensile quand'anche si ascrivesse l'ultima Settimana del Curionato. Dovrà pagare pure Centesimi 5. per diritto di entratura. .

 

OSSERVAZIONE 29.

Sul buon ordine del Consiglio

 

Tutti coloro che fuori della stanza di ricevimento facessero discorsi a carico delle Deliberazioni stanziate da qualunque Consiglio che fosse fatto dalla detta Società, si renderà reo di accusa, e se insistesse per la seconda volta in tal disordine, sarà escluso affatto dalla Società senza diritto di reclamo come vedesi in altri ordini di Disciplina.

Questa società abbatte il vizio e il peccato, ama l’umile e il virtuoso, solleva il misero e protegge l’orfano, odia colui che trasgredisce alle Sante leggi di Dio e a quella degli uomini.

_________________

 

 

 

REGOLE DEL PIO ISTITUTO

DEGLI EREMITI PENITENZIERI E PENITENTI

FONDATO

DA

DAVID LAZZARETTI

in Montelabaro – Toscana ed in Montorio Romano – Sabina nel 1871

 

===============

 

FINE DELL’ISTITUTO

 

 

1. Quest’Istituto o Pia Unione di cristiani di ogni classe, e condizione, che prende parte al terz’ordine di S. Francesco d’Assisi, non viene fondato fratelli, carissimi, per volere dell'uomo, ma per volere di Dio. Nondimeno non posso e non voglio arbitrarmi a dargli un carattere stabile, senza prima averne la facoltà della Chiesa. Ottenuto il beneplacito ecclesiastico, spero che il potere civile non negherà di poterci liberamente dedicare all'esercizio delle cristiane virtù. Rispondendo a tal fine, otterremo immensi vantaggi nell'Ordine morale e civile. Intanto bisogna che incomincino a dar saggio di un nostro mutamento di vita, per dare agli altri buoni esempi, acciò venghino invogliati d’imitare i nostri spirituali avanzamenti. E in prima, bisogna menare vita veramente cristiana, schivando il vizio ed il peccato, e servendo ed amando Dio coll'osservanza fedele e costante degli obblighi della religione, colla fortezza nella fede, e col fervore nella carità, e nella giustizia. Tuttavia per camminare con più speditezza per questa strada che conduce al cielo, e per deviare da quella che conduce all'inferno, è necessario per quanto sarà possibile star ritiratissimi dall'occasioni che più facilmente potrebbero provocarci ad offendere Dio. Sì; evitiamo le occasioni del peccato se non vogliamo peccare. Imperocché, chi all'occasioni si espone, ed ha pretesa di non peccare farebbe come colui che pretendesse di non abbruciare camminando sul fuoco. Bisogna pure mortificare tutte le male inclinazioni del nostro cuore e prima lasciare affatto l'empio ed infernale vizio della bestemmia. E se dopo averlo abbandonato ricadessimo per nostra sventura in sì orribile peccato, ricorreremo subito al tribunale di penitenza, per ricevere il perdono e la grazia di non ricaderci. Facendo così, infine saremo vittoriosi e non bestemmieremo più la Divinità ed i Santi.

2. Bisogna promettere di perdonare a tutti i nostri nemici, ed a quei che ci avessero fatto del male in fatti o in parole, e vivere con tutti in pace e in buona armonia, soffocando colla carità e col perdono ogni maledetto spirito di superbia, di animosità, e di vendetta. E se non ostante la nostra buona intenzione di perdonare, ci restasse un poco di risentimento contro nostro simile, ricorreremo al Padre spirituale, che con lumi speciali ci additerà la maniera di riportar vittoria su di noi stessi.

3. Se poi qualcuno di noi fosse predominato dal maledettissimo vizio di avarizia, prometterà di sradicare dal suo cuore sì malefica e velenosa radice, lasciando ogni illecito traffico, e cesserà di defraudare il prossimo in qualsivoglia modo. Poi, bisogna non essere disumani ed insensibili al male e alle miserie altrui; ma amare indistintamente tutta l'umanità con fede e con giustizia, soccorrendola con opere di carità e beneficenza. E dove le nostre forze non arrivassero, suppliremo con parole di conforto, e col nostro buon cuore, a gloria dell'altissimo e clementissimo Iddio.

4. Bisogna pure tener lungi dal nostro cuore la falsità e la menzogna; anzi prometterò a Dio d'ora in avanti di formarci un cuore sincero e retto, e dichiarare inimicizia eterna alla superbia, finzione e ipocresia abbassando la stima di noi medesimi, e giudicarci sempre da poco in tutto, senza curarci di onori e distinazioni mondane. Insomma non aspireremo ad altro fino che alla gloria celeste ed alla salvezza dell'anime nostre e di tutti.

5. Più, necessita che nel nostro tenor di vita siamo parchi massimamente nel mangiare e nel bere, non straviziando in nessun modo per soddisfare ai bisogni corporali. Ciò non solo nell'interesse dell'anima, ma eziandio del corpo, regolandosi secondo le forze della nostra sociale posizione per non arrecar danno al nostro prossimo colle frodi e collo scandalo, alle nostre famiglie trascurando i doveri che abbiamo con esse, e a noi stessi colla perdita dei beni spirituali e corporali. Sicché d'ora in avanti ci asterremo di far troppo uso del vino ed aborriremo l'ubriachezza che tanto offende Iddio e ci degrada. Ci allontaneremo dai giuochi specialmente d'interesse, dove la virtù fa sempre naufragio. Non ci occuperemo della lettura di cose vane, empie o dannose al buon costume, e fuggiremo ogni specie di disonestà. Ci asterremo dal fare troppo uso del fumare e del prendere troppo tabacco, qualora fossimo di già abituati. Ma se non si avesse tal abito, sarebbe cosa migliore, perché cotali usi, quantunque generalmente si ritenghino indifferenti, tuttavia poco piace a Dio, che i suoi seguaci li abbiamo. Insomma ci guarderemo di vivere decorosamente secondo la nostra sociale posizione, non iscostandosi mai dai limiti del dovere e della convenienza. Mangeremo, beveremo e ci divertiremo onestamente; ma ci guarderemo di offendere Dio e il nostro prossimo, di non nuocere a noi stessi.

Però non basta, carissimi fratelli, evitare il male, bisogna pure praticare il bene se vogliamo acquistare meriti innanzi a Dio. E ciò faremo osservando le regole che vi propongo.

 

DELLA COSTITUZIONE DEL PREDENTE ISTITUTO

E DELL'ORDINE REGOLARE FUTURO

 

1. La costituzione tanto di questo Istituto, quanto dell'Ordine futuro sarà così: Si fonderanno tanti eremi quanti si potranno. Ogni eremo non potrà avere più di 105 individui, i quali saranno divisi in due categorie. La prima di 33 membri, che si diranno Eremiti Penitenzieri, e l’altre di 72 che si chiameranno Eremiti Penitenti. Con questa differenza, che i membri dell’Istituto presente si ascriveranno bensì ad un determinato Eremo, ma resteranno nelle proprie case occupati ne’ domestici doveri, sicché vi possono appartenere eziandio i coniugati, giacché gli ascritti, tolte alcune opere puramente spirituali, che possono farsi ovunque non saranno obbligati a prestar servigli, che potrebbero distrarli dalle cure domestiche. I membri poi dell’Ordine futuro, saranno obbligati di vivere nell’eremo, non altrimenti come sogliono i religiosi degli Ordini regolari, che ora sono nella Chiesa cattolica. Questo futuro ordine quando sarà stabilito ed approvato dalla Chiesa, avrà tra gli altri sette Eremi maravigliosissimi, cioè 1. l'Eremo di Montelabaro in Toscana, celebre per la Torre, dove si operarono straordinari portenti. 2. L’Eremo di S. Angelo della Rupe santa, presso Montorio Romano in Sabina per la prodigiosa scala che si vedrà sul monte Serrapopoli. 3. L'Eremo dei Pirenei in Francia per un suntuoso Tempio. 4. L'Eremo del Tabor in Asia per i suoi immensi archi. 5. L’Eremo del Golgota in Palestina per la tomba di ……… 6. L'Eremo di Corsica, per le grandi colonne d'Ebano. 7. Finalmente l'Eremo del Sinai nell'Armenia pel gran Candelabro che possederà. Ma quel che più monta si è, che detti eremiti seguiranno il Divino Maestro come si conviene, e perciò saranno ricolmi di celesti benedizioni. Iddio stesso si è degnato riverarlo al Promotore con queste parole

Essi «vivranno colle umili loro fatiche, non ostante che verranno a loro donati tanti beni, da beneficare un mondo intiero, e ne useranno per soccorrere gl'infelici, per espitare ogni genere di persone per tre giorni. Così facendo renderanno onore alla mia SS.ma Carità e Giustizia. Questo è nell'ordine religioso preservato da me per la fine de' secoli, per accrescere la Fede e la Carità sugli uomini, e la gloria e lo splendore al mio culto. Questo ordine sarà la radice d’oro, che germoglierà dal terz'ordine, fondato dal mio Serafico Francesco d'Assisi.

2. Per tali atti di carità saranno chiamati piissimi Sacerdoti, o Laici solitari ospitalieri, se non avranno il sacerdotale carattere. Avrei a dire altre cose di quest'Ordine futuro; ma per ora basteranno i pochi cenni che ho dati. Ed intanto ci occuperemo dell'Ordine presente. Ed in prima, ogni Eremo sarà governato da un Presidente, e da 12 Deputati, che saranno eletti dai membri di ciascun'eremo, dei quali 4 saranno chiamati deputati priori, eletti tra i33 Eremi Penitenzieri, gli altri 8, tra i 72, Eremiti Penitenti. Cotali uffici dureranno un triennio. Gli ufficiali minori, come sarebbe il Cassiere ed il Ministro, saranno nominati e tenuti a beneplacito del Presidente e de' Deputati. Cotesti ufficiali minori renderanno conto della loro amministrazione al Presidente in ciascun mese. E questi, nelle adunanze che terrà ogni tre mesi coi deputati per provvedere ai bisogni dell'Eremo e al mantenimento della disciplina, esporrà lo stato dell'amministrazione, la quale si farà risultare da un libro, che poi passerà alle novelle Magistrature che succederanno.

 

DEGLI OBBLIGHI ANNESSI AL PRESENTE ISTITUTO

 

1. Colui che volesse ascriversi a questo nostro Istituto, bisogna che prometta di essere cristiano cattolico; perciò fedele ed ubbidiente a tutte le leggi ed ordini che verranno imposti sia dal Capo della Chiesa, sia dall'Autorità a Lui inferiori. Poi come cittadini saremo rispettosi alle Autorità politiche costituite.

2. Tutti gli Eremiti, tanto Penitenzieri che Penitenti, si confesseranno e comunicheranno almeno ogni mese, proponendo un digiuno di stretto magro, per implorare dal N. S. Gesù Cristo il dolore dei peccati e la grazia di non ricadervi. Chi però non potesse farlo per qualsiavoglia causa, supplirà o con una piccola elemosina ai poverelli ovvero colla recita di 33 Pater, 7 Ave Maria e 3 Gloria Patri.

3. Oltre la SS.ma Vergine, sceglieranno a Protettori s. Michele Arcangelo, i ss. Apostoli Pietro e Paolo, s. Francesco d'Assisi, e s. Francesco di Paola.

4. Tutti gli ascritti reciteranno ogni giorno 3 Pater in memoria dell'agonia di N. S. 3 Ave Maria alla Purità di Maria SS.ma e 3 Gloria Patri alla SS.ma Trinità.

5. Procureranno di santificare i giorni festivi meglio che potranno; astenendosi non pure dal lavoro, che è precetto comune; ma ove potessero senza grave danno si asterranno da qualunque traffico, contratto od illecito divertimento.

6. Coloro poi che infiammati di maggior fervore volessero mentre vita penitente, potrebbero, ove lo volessero, digiunare o il Venerdì ovvero il Sabato, e fare due Quaresime ogni anno, oltre la comune: la prima in onore di s. Michele Arcangelo, dal 29 Agosto al 29 Settembre; l'altra dal 14 Novembre fino alla vigilia del s. Natale. In queste Quaresime ciascuno potrà regolarsi circa i cibi come meglio crederà e potrà.

7. Tutti gli Eremiti, avranno gran cura del proprio Eremo, per farlo fiorire materialmente e spiritualmente. In ciascun Eremo risiederà stabilmente un eremita laico, e dove si potesse, si aggiungerà un Eremita Sacerdote, i quali vivranno coll'oblazioni spontanee dei fedeli, e colle elemosine dei fratelli Eremiti. Perciò è loro vietato far questua di qualunque specie, e per qualsivoglia ragione. E se per avventura venisse a mancare l'Eremita stanziale laico, affinché l'eremo non resti abbandonato, il Presidente provvederà che tale inconveniente non nasca.

8. Faranno parimenti ogni sforzo per accrescere il numero degli eremi, i quali potranno fondarsi, sia nelle città che nei villaggi, fuori però dell'abitato. Sul principio, altro non si richiede che una Cappella, e Oratorio ove si metterà in venerazione la Madonna della Conferenza fatta sull'originale di quella di Montorio Romano. Quindi si costruirà un Romitorio più o meno grande, secondo le circostanze e la forza dei fondatori.

9. I 33 Eremiti Penitenzieri, uno per volta faranno a turno un ritiro di fine settimana nella Casa dell'Eremo a cui appartengono, ritirati affatto da ogni interesse corporale, per provvedere a quei dell'anima. In tali giorni si eserciteranno nell'esame di coscienza e nel meditare le verità eterne. E se non fossero impediti da infermità, digiuneranno ogni giorno, e si asterranno dai cibi di grasso, e dalle uova e dai latticini, e dal vino. L'Eremita stanziale laico avrà cura di provvedere loro il necessario ai bisogni della vita; e l'Eremita stanziale sacerdote, li solleverà nei bisogni dell'anima. Più, diranno le seguenti preci ogni 4 ore cominciando dalle 4 del mattino fino alla mezza notte; cioè 33 Pater in memoria della vita di N. S. G. C. Altri 3 Pater per le tre ore di agonia, 7 Ave Maria in memoria de' sette dolori di Maria SS.ma Vergine, 3 Gloria Patri alla SS.ma Trinità. Un Pater, Ave e Gloria ai Ss. Protettori dell'Istituto. Infine la Salve Regina e le litanie. Chi poi non le sapesse (giacché i nostri primi fratelli sono in parte illetterati) suppliranno con cinque Salve Regina. Tali preghiere saranno dirette per ottenere il completo trionfo della Chiesa universale di Cristo. Ove poi per qualunque ragionevole motivo, qualcuno dei Penitenzieri non potesse ritirarsi alla Casa dell'Eremo, procurerà di farlo nella propria casa, adempiendo gli atti di sopra indicati, e recitando sei volte al giorno le suddette preci. Non potendo far neppur questo, procurerà di far quel che potrà, ovvero rimettendo in altro tempo più opportuno.

10. Ogni Eremita potrà cessare di esser tale ogni volta che lo volesse, e potrebbe essere rimosso dall'Istituto quando si rendesse indegno di appartenervi. Il Presidente userà gran carità e clemenza nel correggere i colpevoli; ma sarà vigilante, che la disciplina e la carità fraterna non si rilasci. E quando venisse rilasciata, non esiterà un istante a rimuovere colui che volesse colle indegne azioni disonorare l'Istituto, e dare occasione di peccare ai fratelli.

 

____________________

 

 

DISCORSO

fatto al miei fratelli d'Insegnamento e letto in Monte Labbro il dì 8 Febbraio 1870 al mio ritorno dall'Isola di Monte Cristo in seno alla mia Patria natia. Il tema di detto discorso è questo: IDDIO CI VEDE. CI GIUDICA E CI CONDANNA, diviso in tre parti.

 

==================

 

PARTE PRIMA

 

Eccomi altra volta con voi miei amati fratelli d'insegnamento. E cosa dovrò dirvi, che a voi sia d'istruzione e di conforto e a me di gaudio e di contento? Uditemi con fede ed attenzione, come altre volte mi avete udito ed onorato di vostra presenza; e quello che vi dirò è da un gran tempo che ero prevenuto il dirvelo, che già già il mio cuore ne ha sentito quella senzazione amorevole della vostra buonastima che avete presso le mie esortazioni che vi faccio riguardanti l'attaccamento di Culto religioso, amor divino, doveri patrii famigliari. Vi prevengo però che quello che io vi dirò sarà un esordio di generico avvertimento, come sono solito di mia natura lo scrivere e confutare cosa qualunque riguardante però l'importanza di mia missione.

A voi miei cari e buoni fratelli sono dirette queste poche pagine, ma il contenimento delle medesime sarà riferito in senso allegorico alla generalità di tutti coloro che insidiano i miei passi e sono invidiosi della mia parola, perché parlo la verità in Nome di Dio e dico di esser quello che sono, ed essi maligni e crudeli non vogliano sentire in me il nome Mission come se io togliessi loro il merito e dignità di lor carattere. Ah! no, no, miei cari, di questo ne vivino tranquilli che io non tolgo a nessuno né onore, né merito, o dignità di carattere comunque siasi.

Io, miei cari, lo vedete da voi stessi che non sono un essere da invidiare perché altro non cerco che l'utile d'altri, e poco e punto mi curo del mio e guai a me se così non fosse.

Questo mio tema guarderò che per voi sia d'utile e di istrumento e per me di compiacenza e di affetto. Il titolo di detto tema è questo: IDDIO CI VEDE, CI GIUDICA E CI CONDANNA.

Pensate, o si, miei cari, pensate che esso ne esamina ed ammira ogni nostro operato e scrutinia pure nello interno del nostro cuore le male e le buone inclinazioni e ne apprezza ogni nostro buon principio ed è protettor degli umili, dei perseguitati e dei contriti di cuore per cui su ciò ho fondato la base del detto Tema.

E di che più dovrò dirvi d’importanza, di utile, di grande e di sublime che di questo che or sono per dirvi? Io non saprei. Sapete molto bene che il principal desiderio che io tengo in voi è quello d’esortarvi a dover percorrere la strada delle buone e sante virtù morali, patrie e religiose, e pensare primitivamente al bene ed alla salute dell'anime nostre e di tutti. Io sono qui tra voi per confutare e farvi intendere e conoscere le ragioni della vera e santa giustizia chiare e lampanti e per togliere al vostro cuore ogni dubbio e sospetto che avete su di me.

Io lo so, miei cari, lo so che in voi in buona parte siate angustiati nell'interno del vostro cuore perché non sapete giudicare in voi stessi il merito o veramente l'indomerito delle vostre opinioni e col pensiero tutto offuscato di truci sospetti e di spaventevoli fantasmi, combattere fra voi stessi le due tendenze del vostro spirito e quello che di più vi fa guerra continua e senza tregua, e il distacco che dobbiate fare dall'idea d'incredulità e su di ciò state incerti ed indecisi in porre fede e credenza a ciò che si dice e si opra, in Nome di Dio dall'uomo umiliato e contrito per grazia speciale.

Esso da voi stessi il vedete ed il sapete che egli è ridivenuto il bersaglio delle avvelenate freccie dei maligni spiriti predominati dal male e dalla corruttela del secolo. Vedete pure che il dente della feroce belva di eresia rugge contro di lui e colle sue fauci imbrattate e lorde di sangue delle vittime che ha immolato alla Deità d'Averno, latra e mugge contro di esso. Sapete pure o sì, che tutti i mostri di umanità sibilano contro di lui e per ogni parte da lungi e da vicino gli tendano insidie e perversano la di lui missione. Sì, sì, miei cari, voi ben sapete cosa ha fatto quest'uomo che è così perseguitato e perversato da tutti. Sì, sì, voi lo sapete qual'è il suo delitto; il suo delitto è questo: Egli era perverso, eretico e peccatore, contro ogni suo nemico fu richiamato per un fine misterioso e grande da Dio, a piangere le sue colpe ed a protestare la sua rea condotta, ed ora (per voler divino) si è fatto servo della Causa di tutti, ed ha dichiarato apertamente guerra continua a tutti i maligni Spiriti di Averno che hanno portato e portano tuttora la corruzione e la rovina fra i popoli e cerca in pari tempo di imitare e fare imitare le virtù religiose e patrie a tutti coloro che l'onorano d'andare a sentir la sua parola. Eccovi, miei buoni e cari fratelli, come opra ed agisce un sì tal'uomo invidiato e perseguitato a vicenda da coloro però che poco e punto conoscono le virtù che pregiano l’uomo, ed onorano Iddio. Ma non temete no, miei cari non temete di lui, perché egli è forte abbastanza per combattere ogni persecuzione e contesa che egli potesse avvenire contro ogni suo nemico. Sì, vivete sicuri e tranquilli che niun timore è in lui, e poi da voi stessi il vedere che esso tutto ilare e contento con energia e robustezza di animo e di parola, mite e paziente colla spada invincibile della Giustizia, abbatte e sconfigge ogniun che a lui si attenta il volerlo annientare in ciò che si è annunziato di essere. No, no, egli non osa contro i suoi nemici far vendetta e nutrire animosità presso di loro delle offese che ha ricevute dai medesimi. No, no davvero, ma solo si contenta il richiamarli dal suo traviamento e per mezzo di esortazioni amorevoli e piacenti, ed alcune volte gli pronostica il male che ne potrebbe avvenire dalla sua mala condotta, ed in pari tempo pure gli fa conoscere con frasi generiche la malvagità dei corruttori dei popoli e gli mette in mostra il loro disumano ed infame attentato fatto su colui che non tende ad altro che a far suscitare fra popoli quei rami di virtù che hanno traviato dalla sua origine radicale che senza dubbio nel completo della loro scienza si racchiudono in suo seno tutte le altre virtù speciali che fanno grande e nobile l'uomo ed elevano il nostro spirito all'esaltamento di una gloria celeste.

Chi è l'uomo? voi mi direte. Non è che una creatura ragionevole ma poi non credo che sia sì tanto di pregio, come voi dite. Senza dubbio, sì, miei cari bisogna che sappiate che l'uomo è un essere di pregio o per meglio dire una nobil creatura di Dio. Ma dove sono (mi risponderete nuovamente) i pregi suoi, e dove consiste la sua nobiltà che lo possa rendere oggetto di affezione divina? L’uomo non è che un provocatore della giustizia celeste, trasgressore e sprezzante dei buoni principi che lo potrebbero assumere ad un merito distinto fra tutte le creature di Dio. Sì, sì, se così direste non direste menzogna è vero. L' uomo è trasgressore d'ogni sacro dovere politico morale e Religioso provocatore e sprezzante della giustizia divina. Sì, tutto questo è vero e non si può negare, ma dietro poi a tutto questo fia d'uopo che io vi faccia intendere e conoscere che la parola uomo, mercé di Dio, non abbraccia col suo senso generico tutta la pluralità degli uomini; non davvero questa parola meno si divide pure in singolare ed abbraccia il senso d'uomo da bene e virtuoso, come uomo perfido, avverso e viziato. Ecco dunque che la virtù, il pregio il vizio ed il delitto ne stanno differenziati nell'uomo, tanto sia nel grado del merito come quello della colpa che come suoi dirsi ogni uomo è figlio delle sue azioni.

Dunque se così è miei buoni e cari fratelli, esultate con me voi tutti e dite meco Evviva Iddio che le azioni non corrispondono allo sbiasimo o maldicenza come vogliono alcuni. L'azione io dico è quella che porta il merito e non lo sbiasimo, e la maldicenza è che porta l'azione che così sogliono dire ed intendersela l'invidiosi e maligni del secolo, ed essi credono e vorrebbero colle sue malvagità sovrastare la virtù e comparire innanzi gli occhi del mondo per quello che non sono. Ma no, no, miei cari, non sarà così, Evviva Iddio ripeto altra volta, questa loro diabolica brama, no, sarà mai appagata; sì, sì, vi assicuro con certezza che infine non resterà per essi che la sconfitta d'ogni suo infame attentato. Sì, miei buoni e cari fratelli, vivete tranquilli che la vittoria non è dicisa è sempre stata dalla parte degli umili, dei contriti e dei perseguitati e lo sarà in appresso senza dubbio.

Nelle posizioni in cui siamo, bisogna che io vi dica, miei buoni fratelli che necessita sommessamente (come ve l'ho ridetto) che io faccio conoscere che Iddio è sempre stato Protettor degli umili, dei contriti e dei perseguitati (e lo sarà in appresso) ed in pari tempo è Giudice punitore e severo degli oppressori, dei malvagi e dei maligni di cuore. Sì, sì, così è di fede senza dubbio, per cui su di ciò voglio darvene esempio e ragione in questo luogo eminente dove qui mi circondate ed onorate di vostra presenza, in sì gran numero.

L'uomo, dobbiamo sapere, miei buoni fratelli (come vi dissi) è una nobil creatura di Dio e quanto esso sia nobile e grande per l'origine di sua natura ce ne danno luminose prove le sue virtù morali e religiose. Esso ha un cuore sensibile e palpitante che ne sente nel suo interno l'emozione di un’anima che conosce esistere nella sua materia, e ne prova gli effetti di detta sensibilità dalle azioni del suo operato ed in ciò ne immagina ed antivede la mercé del merito e delle medesime e calcola e decide il grado delle sue virtù come quello del vizio; che esso fa male si accorge, e ne conosce la reità delle sue colpe, e come si accorge che fa bene e ne esamina ed immagina il merito e ne sente anticipatamente gli effetti piacevoli ed amorosi che se ne producono dal bene e ne fa pregio a se stesso. Sì, miei cari, tutto quanto di grande, di nobile e di subblime è nell'uomo, ma vi è puoi da riflettere un’altra cosa ed è questa: Bisogna pensare, miei cari e buoni fratelli, che l’uomo da se stesso, non è che un nulla perché non può da sé disporre assolutamente e dire che tutto quello che ha in sé di nobile, di grande, e di sublime sia prodotto dalla sua materia. No, no, davvero tutto il suo essere dipende da quel Dio che gli ha dato vita e spirito ed Egli stesso regola tutti gli effetti che si sviluppano dalla nostra mente e tutte le sensazioni che si promuovono dal nostro cuore, e bisogna credere fermamente che tutto il nostro essere dipende da Lui; si è Lui solo che guida e regola le vicende del nostro avvenire. Sì, sì Lui solo è che comparte e toglie le virtù nell'uomo e nel medesimo opprime la reità e punisce la colpa.

No, noi miei cari e buon fratelli non abbiamo di nostro che l'indipendenza del nostro arbitro pensiero, e se noi camminiamo per la strada del male e del vizio, nessuno vi ha colpa che la nostra malnata superbia; la superbia; sì, la superbia è che ci trascina in ogni sorta di empietà e ci fa oltrepassare ogni limite dell'ordine naturale. Deh! per carità miei buoni fratelli pensiamo, o, sì, pensiamo che noi non siamo che un nulla e non siamo buoni solo che a comettere reità ed a cagionare il male di ogni nostra eterna ruina; senza l'aiuto divino noi non siamo che strumenti d’ignoranza, di peccato, di delitto e di iniquità. Dunque? De! per pietà, miei buoni fratelli rammentiamoci che IDDIO CI VEDE, CI GIUDICA E CI CONDANNA.

Ah! no, no, non osiamo alzare le nostre superbe ed orgogliose fronti dall'esser del nostro nulla. No, no, miei cari, non veniamo dicendo fra noi stessi d'esser d'utile e di pregio. No, no, non abbiamo l'idea d'indipendenza col nostro modo di pensare. No, no, non abbiamo tanta alterigia e superbia con dire (fra noi stessi) io sono sapiente, son virtuoso, son dignitoso, son grande. No, no, miei buoni fratelli non diciamo così perché commetterebbemo un più grande peccato di superbia. Deh! per pietà lasciamoci guidare dall'insegnamento dell'umile e Santa Dottrina del Cristo, e se in noi suscitassero idee presuntuose e superbe, guardiamo di ricorrere subito alle preci che Iddio ci mantenga sempre saldi nella buona e Santa morale. Sì miei buoni fratelli non ci dimentichiamo che IDDIO CI VEDE, CI GIUDICA E CI CONDANNA.

Guardiamo, di tener lungi dal nostro pensiero ogni pretesa d'orgoglio e di superbia guardiamo di vivere da buoni e umili cristiani, prudenti ed amorosi con cuore affettuoso e caritatevole.

L'uomo, miei cari e buoni, fratelli (torno a dirvi,) è vero come uomo e nobile e grande, ma la sua nobiltà e grandezza non prende effetto e pregio se non coll'annessamento della sua buona condotta, e bisogna pensare che davanti a Dio non possiamo vantare né nobiltà né dignità di grado o di carattere se prima in noi non è umiltà, carità, amore e rispetto. E bisogna pure pensare parimente (come vi ho ridetto) che ogni nostro operato dipende da quella volontà che dalla medesima dipendono tutte le altre volontà degli esseri tutti viventi e sensibili.

Sì, sì, miei cari per tutte queste riflessioni io mi lusingo che non vorrete negare, che al disopra di noi vi sia un Ente supremo da cui ne dipendiamo noi e tutti gli esseri animati e non animati, noi siamo che fragil creature mondane. Sì, siate convinti unitamente a me che noi senza l'aiuto e l'assistenza divina non siamo che esseri ignobili e insensibili ed impregevoli.

Oh! sì, miei cari, così lo è senza dubbio e però necessita sommamente che noi d'unanime fervore con cuore contrito ed umiliato ci uniamo a Dio facendo la di Lui volontà., se vogliamo essere oggetti nobili, sensibili, di pregio grande.

Dobbiate sapere, miei cari, che Iddio si unisce in noi, quando ci uniamo in Lui, ma prima però che noi ci uniamo a Lui, bisogna fare emenda delle nostre colpe e fragilità e apprezzare con vera e sincera contrizione il bene e la salute delle anime nostre e pensare pure al ravvedimento degli infedeli, degli eretici e dei peccatori. Per volere apprezzare ciò, miei cari, bisogna sormontare l'avversità del corpo e predominare le male inclinazioni del nostro spirito, ma quel che più mette alla prova la nostra costanza fede e virtù (se noi l'abbiamo,) è il dovere combattere da valorosi contro coloro che ci perversano nella nostra intrapresa strada, e questi nostri avversari sapete voi come dobbiamo battere e vincere? Li dobbiamo battere e vincere miei cari, coll'umiltà, colla tolleranza e rassegnazione, ed in qualunque incontro che con loro ci avvenga, sappiamoli compatire e sopportare per amor di Dio, perché essi meritano un compatimento della loro cecità ed avversione di spirito.

Sì, sì, miei cari bisogna pure che voi pensate che costoro sono infelici al sommo (come vi ho ridetto) essi si accorgono di far male, ma non possono reprimersi di un fallo perché ormai il loro spirito ha preso la tendenza del male, e bisogna dire che sarebbe cosa fuori di ordine naturale che colui che è inclinato al male dovesse aderire al bene; e però per tutte queste riflessioni dobbiamo compatire e tollerare tutti coloro che ci facessero del male o in fatti o in parole, anzi vi supplico caldamente che gli raccomandiate a Dio unitamente nelle vostre preci che gli ravveda ed abbia pietà delle anime loro.

 

 

PARTE SECONDA

 

In questo mio ragionamento miei buoni fratelli, necessita sommamente che io vi faccia intendere e conoscere quanto sono degni di compatimento i nostri persecutori e quanto noi siamo in obbligo ed in dovere di raccomandarli nelle nostre preci a Dio.

Eccomi a farvene una descrizione a farvi conoscere chiaramente quanto sono miserabili e meschini nel loro modo di vivere; tanto sia nelle loro esteriori apparenze che danno la conoscenza apertamente per segni particolari quanto nell'interiore che io posso conoscere in loro per altri segni manifesti, e siate sicuri che io non ero certamente se così ve lo descrivo e ve ne faccio un’analisi del suo stato politico fisico e morale. Uditemi, con fede ed attenzione e poi a tempo e a luogo (suol dirsi) fatene da voi stessi le vostre riflessioni ed osservazioni su di essi e vedrete che io non vi avrò parlato menzogna. Sì, miei cari, ciò che io dico credo di dirvelo con pieno conoscimento e con dritto e ragione di poterlo dire.

Dobbiate sapere, miei buoni fratelli, che costoro sono miseri ed infelici membri della Società e di tutto il consorzio degli uomini; essi sono così infelici nel suo stato fisico, politico e morale e da ogni suo motto e parola danno mostra della sua infelicità senza dubbio.

Se voi gli osservate hanno sempre lo spirito agitato ora nel desiderio del comodo della vita, ora nella bramosia di ricchezza, ora sono spasimanti di un grado distinto fra le società e sempre si lamentano della loro fortuna e si chiamano disgraziati ed infelici se non possono appagare qualunque desiderio che gli suscita per la mente o d'ambizione per qualunque sfogo delle loro passioni brutali o vendicative, e tutto il loro pensiero lo tengono occupato quotidianamente per vedere se possono trovar mezzi o maniere di poter vivere comodi contenti e tranquilli frammezzo il brio ed ogni piacere mondano; e bisogna che io dica che essi pensano all'anima ogni qualvolta conoscono il pericolo della vita; ma per giusto giudizio di Dio gli va tutto all'opposto di quello che anelano e desiderano perché vorrebbero che alle sue brame gli aderisse come di diritto speciale in tutto il suo modo di pensare orgoglioso e superbo la loro fortuna; ma no, no, non è così, sono miseri e meschini nello stato fisico e morale come vi ho ridetto. Essi sentono nell'interno del suo cuore la ripugnanza di se stessi, ed alcune volte maledicono l'ora il momento di suo nascimento e reclamano a Dio la sua infelicità trattandolo da ingiusto e irriconoscente ai suoi propri doveri, e dietro queste sue doglianze maledicono il Creatore e la creatura e tutto davanti al suo cospetto gli rende noia, fastidio e gli eccita alla collera ed al furore allo sdegno, e conosco bene o sì che altro non è autor del suo male che se stessi. Sì, sì questo lo conoscono e vorrebbero reprimersi e ribellarsi alla sua mala  condotta e mutar carattere nel suo modo di esprimersi perché conoscono la brutalità e l'offesa che recano a Dio e agli uomini col suo diabolico e malefico linguaggio.

No, miei cari, a tutto questo non possono aderire perché troppo doloroso li sembra il dover battere la strada delle virtù coll'umiliazione di se medesimi ed il doversi distaccare dagli allettamenti e piacevolezze mondane. Sì tutto questo gli piacerebbe il farlo, ma non lo fanno e non lo possono fare perché troppo hanno preso affezione al mondo, ed il mondo gli ha vinti e più non si possono svincolare dalle sue dolorose e pesantissime catene.

Questo, o sì, è il motivo per cui infuriano contro coloro che vedano che percorrono la strada delle virtù e fra le smanie della sua rimordente coscenza inviperiscono perché si riconoscono incapaci di non potere evitare il suo pessimo modo di pensare e perché non gli aggrada di fare un sì doloroso distacco anzidetto; ed allora costoro si rivolgano col pensiero e coll'opra a far guerra continua a tutti coloro che gli contrariano le sue diaboliche inclinazioni e concepiscano contro di essi invidia e rancore, e così vengano imitando l'angelo delle tenebre ed alzano le loro fronti superbe, ruggiano e perversano ogni buon ordine morale e religioso, perché ormai si riconoscono incapaci di non poter battere il sentiero delle buone e sante virtù e per questo si dichiarano nemici della parte dei fedeli, dei credenti e degli umili, come si dichiarò il detto angelo delle tenebre contro la giustizia e subblimità del suo Signore e Creatore del tutto.

Sì, sì, miei cari questo è propriamente l’infelice stato di tutti coloro che si ridono e si fanno scherno dell'uomo umiliato e contrito e perché si è protestato al vizio e cerca di battere la strada delle buone e sante virtù, apprendendo ogni buon principio morale e religioso; eccovi miei cari come nasce l'invidia, e la inemicizia fra l'uomo che tende al male ed al vizio e quello che tende al bene e alle virtù.

Ora giudicate, miei buoni fratelli, da. voi stessi se costoro meritano o no un compatimento del suo infelice e sconsigliato modo di pensare. No, no, miei cari, non li odiate, e né tampoco li malidite di una sola parola, anzi ve li raccomando caldamente in Nome di Dio che non nutrite né voi né io contro chiunque ci deride e ci perseguita, né animosità né inemicizie, anzi gli dobbiamo amore occultamente e saperli compatire pensare, o sì miei cari, pensare che IDDIO CI VEDE, CI GIUDICA E CI CONDANNA.

Questa si è quella virtù che in ogni modo dobbiamo guardare che predomini primieramente il nostro cuore.

Osservate da voi stessi quanto meritino compatimento i nostri persecutori e sconsigliati fratelli; se voi li guardate essi con il loro perverso modo di pensare, camminano sempre per la strada che conduce al disonore al delitto ed alla deturpazione del suo nobile e santo carattere d'uomo e con faccia di bronzo e cor di metallo vanno calpestando ogni più sacro diritto e dovere della santa ospitalità cristiana ed eccitati dal malefico spirito che li predomina sono sempre gonfi d'invidia e di superbia che per dovunque rivolgono il loro passo vi portano lo scandalo ed il disordine; e bisogna dire che la disonestà e la maldicenza è cosa lecita grata e piacevole per loro, e guai miei cari se qualcuno osasse il riprenderli della loro immoralità, si infuriano contro chiunque gli riprende e quel che è di peggio che vendano avanti con presentuose pretese e con un'infinità di falsi attestati raccolti dalle più ampie e menzognere filosofie del diavolo; insomma dicono sì tanto frammezzo alla loro cecità privi di ogni buon senso intellettuale che vengano strupando con turpevoli e barbari accenti la santità di ogni domma ed ogni eleganza di ogni nobile linguaggio, ed infine giurano senza orrore e protestano ad ogni verità evangelica e si sforzano al più non posso stolti e superbi per volere offuscare colla loro cecità la splendida luce della verità e della giustizia poiché per crescere maggiore onta a se stessi vengono infine a farsi spregio di colui che si ritira da loro (schivando le sue malvagie e diaboliche conferenze) accusandoli come gente insocievole, ipocrita ed imbecille, e con sogghigno a guisa di un barbaro e maligno spirito d'averno vi provocano caricandovi di ogni sorta d'improperti, e guai se voi veniste reclamando al diritto di rispetto, senza dubbio dall'insulti tratterebbero subito il venire alle minaccie, e se ciò sia vero o no, da per voi stessi ve ne potrete far chiare testimonianze perché so molto bene che alcuni di voi vi siete trovati come me più volte a dovere far parte a questa presentuosa scena che qui vi ho descritta dalle due contrarietà del credere e non credere delle cose che di me si raccontano.

Oh! si miei buoni fratelli, nell'epoca in cui siamo di queste anime sconsigliate ed infelici che sono nemiche d'ogni buono e santo ordine politico, morale e religioso, il mondo ne abbonda per ogni angolo della terra e quel che è di peggio che detti spiriti maligni hanno sovrastato in maggioranza il numero dei virtuosi.

Dunque, miei cari, pensate, o sì, pensate fra voi stessi che essi sono nostri fratelli e però li dobbiamo saper compatire (come vi ho ridetto) e amarli perché ce lo comanda Iddio, e dobbiamo pure sopportare ogni lor malvagità perché bisogna pensare che tutti siamo uomini, e come uomini siamo deboli e fragili che da un momento all'altro vi si vedano nell'uomo mutamenti di sorpresa di meraviglia e di stupore sia dal bene passare al male, come dal male al bene, come pure dal vizio alle virtù come della virtù al vizio. Sì questo vi prego, miei cari a pensarvi e pensarvi seriamente col cuore e colla mente tutta rivolta a Dio e vivere rassegnati frammezzo alle persecuzioni e miserie e guardare che non sia in noi altro pensiero che di tendere al bene ed alla salute delle anime nostre e di tutti, e pregare quotidianamente per il ravvedimento dei nostri fratelli e di coloro che camminano per la strada della perdizione. Sì, sì, miei cari, vi prego pure a voler compatire l'incredulità di alcuni perché dobbiate sapere che per loro l'astro di vera luce gli viene oscurato dalla caligine che vi esce dalle loro nari ruttanti il suo cattivo alito che sorte dalla voragine del suo interiore, dove tengono racchiusa la più fetidide esaltazione del suo malefico ed avvelenato cuore. Deh! per pietà miei buoni e cari fratelli questi pure sappiamoli compatire per amor di Dio e statene lungi dalle loro conferenze.

Voglio di più esortarvi in altro modo onde facilitarvi nel percorrere la strada che conduce al merito della gloria terrena e celeste, ma prima però necessita per voler rendersi forti ed incrollabili nel dover perseverare nella strada che avete intrapresa unitamente a me che voi facciate un fermo proposito di abbandonare affatto l'offesa divina e dichiararvi apertamente nemici del vizio e del peccato e cercar di addivenire imitatori di tutte le buone e sante virtù che insegna la divina Legge scritta e compendiata nel Vangelo e nella Dottrina di G. Cristo emanata nei Sacri Canoni dell'Apostolica Chiesa Romana. In essa, o sì, miei cari, vi si trovano unite e racchiuse in suo seno tutte le buone e sante virtù morali e religiose, e se voi desiderate di fare acquisto di dette virtù, guardate di apprendere al mio insegnamento e da tutti coloro vi annunciano la Divina Parola periandola nei Misteri della passione e morte del Nostro S. G. Cristo.

Sì, sì e per amor di Esso vi prego che ognun di voi unitamente a me preghiamo per il bene e la salute di tutti e per il trionfo che avverrà della persecuzione dei popoli e della Chiesa, e in pari tempo vi prego pure che deponiate ogni mal'animo e dubbio che cova occulto nell'interno del vostro cuore e pensar senza scordarvene di un sol momento che IDDIO CI VEDE, CI GIUDICA E CI CONDANNA.

No, no, e non voler davanti agli occhi miei e del mondo apparir per quello che voi non siete. Confessate o sì, confessate la vostra finta ed esteriore apparenza e gettate una volta al Diavolo tutte le fantastiche idee che avete concepito su di me ed allora vi prometto sulla mia parola che sarete riguardati da me come lo credete di essere.

Taluni di voi avete creso e credete d'ingannarmi con tal finsione! no, no, male vi siete lusingati perché avete ingannato voi stessi. Io vi ammiro sotto il manto dell'ipocrisia e dell'adulazione e taccio perché così devo, ma non vi lusingate no, miei cari, (vi ripeto) di nascondere a me quello che vi sforzate nascondere. Sì, questo ve l'ho voluto prevenire senza oscurarvelo acciò sappiate che molti ve ne sono fra di voi che così vivono nel suo interiore e così si lusingano d'ingannarmi, con il mostrarsi a me per quello che non sono; dunque pensate, o sì, voi che qui siete, d'ora in avanti a mutare nel vostro modo di fingere e veramente statevi più ritirati da me colle vostre ipocrite dimostrazioni che io forse allora farò più conto della vostra amicizia, e voi pure farete più assai il dover vostro e facendo così vi assicuro che ve ne uscirete con più onore! questo ve lo avverto perché vi voglio bene e cresce il mio amore in voi quanto è la vostra incredulità e poca fede su me.

Piacesse a Dio, miei buoni fratelli, che questo modo di fingere non lo riconoscessi solo che fra di voi che qui mi ascoltate, ma lo riconosco in taluni, e quel che mi duole è che di questi animi adulatori a malvagi ve ne sono pure in seno alla mia patria e questi sono di maggior malizia perché è in loro maggiore la dignità, l'intendimento ed il carattere; questi ancora, male hanno calcolato su di me, e non sanno che quanto più è in me la loro adulazione, tanto più m'interno nel discernimento della sua diabolica malizia. Oh. quanto farebbero assai meglio costoro se da me ne stessero lungi col suo adulatore e mensognero linguaggio!… Io mi contenterei che mi facessero meno complimenti quando sono in loro presenza, ma che mi parlassero liberamente come se la sentono in cuore, così allora potrebbero aver maggior chiarezza di me di quello che non hanno. Basta: Solo vi dirò che loro hanno la bella virtù di giudicare senza udir ragione, ed io giudico ragionando sulla causa che mi si presenta dei fatti e delle parole. Ma da ora in avanti unitamente a voi, gli prevengo che faranno assai meglio il suo interesse a non curarsi delle mie conferenze, così li consiglio per loro bene a star ritirati da me se non mutano nel suo modo di fingere e di pensare e cerchino per quanto sia possibile di ritrattarsi a seconda della loro coscenza che ne hanno estremamente bisogno. Io non ostante gli amo e gli vo' bene, ma vi faccio intendere però che poco mi curo della sua amicizia. Pensino loro e voi a quello che vi ho detto nei miei vaticini e poi giudicate il mio ed il vostro senno. Io, miei cari, amico non ho che Iddio e coloro che son retti di cuore.

Di più miei buoni ed amati fratelli mi faccio intendere: dobbiate sapere che io non ho bisogno di protezione né di partiti per reggermi nel grado e nel carattere di mia missione. Sì, sì, mi lascino solo nel mio insegnamento che solo basta a propagare la mia parola e confutar contese e a combattere contro le avversità dei miei nemici; vi dico che la mia lingua è una tromba che sarà udito il di lei suono percosso dal dolce alitare dei venti dall'una all'altra parte del mondo che tutti i popoli della terra saranno risvegliati dalla persecuzione e squillo di sì meraviglioso suono. Sì, sì, miei cari come basto solo a propagar la mia parola, così basto a combattere ogni maligno spirito che a me si avventa. Mi faccio intendere di più, gli onori, i gradi le dignità, le dimostrazioni, gli agi e le grandezze mondane le lascio a coloro che le agognano e desiderano. Taluni di questi falsi e maligni mi accusano come uomo ambizioso ed avido di mire e di glorie terrene; ma no, miei cari, costoro hanno sbagliato certamente perché la mia ambizione lo vedete qual è, è quella di rendere gloria a Dio e di onorarlo coll'opra mia e vostra: sì questa Piramide che qui si erge maestosa da me e da voi, sull'eminenza di questo santo Monte sarà monumento di eterna gloria per noi e per la discendenza dei figli nostri. Sì, sì, questa piramide che è da me e da voi inalzata in onore dell'Altissimo sarà un primo attestato della mia conferenza colla di Lui viva parola. Qui su questo Santo Suolo un dì vi si vedrà un ritratto di una delle più meravigliose opere del mondo. Eccovi, miei cari fratelli, qual’è la mia ambizione è, di pronosticare sì grandi avvenimenti e meraviglie che verranno oprati dall’uomo in nome di Dio. Se così parlando è delitto, faccino di me l'increduli e maligni come li piace di fare, ma io non temo con Dio.

Di più mi faccio intendere: Vi dico che ogni qualvolta queste anime avverse brandiscano su di me le loro armi sgherresche non fanno che ferir se stessi. No, non si sono vergognati questi animi crudeli e vili il perseguitarmi pure lungi dalla mia patria natia, ma almeno se non vollero avere riguardo all'onor del patriotto che nulla li ha fatto di male lo potevano avere alla mia e alla loro patria. Sì, miei cari, io ho dovuto soffrire il dolore e la vergogna nel sentir diffamare la mia e la loro patria dalle medesime persone che mi hanno presentato i loro rapporti, e ho potuto conoscere dai medesimi caratteri di colui che gli ha sillabati e scritti, che con detti rapporti venivano calugnando ed infamando la mia persona; questo ed altro di peggio mi hanno fatto alcuni spiriti crudeli e maligni che se ne vivono sconosciuti da noi in seno alla mia Patria. Sì, sì, mi hanno perseguitato e mi perseguitano dirigendo rapporti alle autorità politiche vergate colla penna della mensogna, della inumanità, del barbarismo e della crudeltà la più inaudita. Ma viva Iddio, ogni loro rapporto di fronte alle suddette rispettive autorità e in tutti i paesi e città dove hanno fatto recapito (bisogna che io parli liberamente perché non ha limite nel confidare le mie ragioni per far conoscere quanto è grande e sublime il carattere della mia missione) detti rapporti a me non hanno fatto altro che accrescermi onore e credito, e a loro disonore e descredito. Di ciò mi è dispiaciuto sommamente, perché gli amo, no come prossimo ma come patriotti ed amici; sì miei cari, questo è stato tutto il vantaggio che ne hanno ricavato dalle loro scellerate persecuzioni contro di colui che desidera e brama la pace di tutti, ma conciossiaché io gli perdono e l'amo maggiormente che prima.

Più avanti si spinse la ferocia di questi Spiriti maligni e mensogneri; mi hanno pure accusato alle autorità spirituali indirizzandole alle Diocesi circonvicine, e a Roma falsi rescritti informandomi come un temerario strumento di falsità e contrario alle massime Evangeliche. No, no, non hanno avuto terrore e ribrezzo di accusarmi così falsamente, (mentre essi sapevano in coscienza quale era la mia condotta e come si propagava la mia parola). Sì mi hanno fatto tutto questo, queste anime false e maligne fingendo di farlo di fronte alla suddette autorità spirituali con santa ed illibata coscienza, e cresero pure di farlo con tutta segretezza; ma, no, non fu così; fecero palese la loro mensogna a chi non ascoltava che verità e giustizia. Io vi dico sì, che fecero male il suo interesse, pure di fronte alla santa autorità perché maligni e malifico era il loro cuore, costoro hanno cercato e cercano tuttora di vendicarsi di me perché la mia parola gli arrivò nella sua mala condotta. Io miei cari, non ho ripreso nessuno (come voi mi avete inteso più volte) individualmente no, perché ho sempre parlato nel mio insegnamento, in senso generico, tanto sia in riprendere il vizio, quanto della strupazione che viene fatta dalle Leggi temporali e divine.

Non io non mi sono vergognato il dire che tutto il male che vi predomina fra i popoli si è cagionato in buona parte per la mala condotta dei Capi, eccovi, miei cari se mai, a modo loro qual sarebbe la mia reità per cui mi accusano falso e bugiardo.       

Sì, miei cari, costoro si sono ingannati perché non era questa la maniera di doversi vendicare in me perché così facendo a me non hanno fatto che recarmi beni e vantaggi infiniti; all'opposto per loro si sono fatti un mondo di male, anzi vi voglio dire che io ho potuto conoscere per vie segrete le sue malvagità e saper chiaramente chi essi siano; ma no, no, non mi curo di accusarli al mondo per quello che sono e vendicarmi con rimproverargli le sue malvagità usate presso il suo prossimo, come converrebbe per dritto di giustizia morale e politica, no miei cari, io fo conto che non mi abbiano fatto che del bene, anzi con più essi mi perseguitano, e cresce il mio amore e compatimento in loro della sua mala inclinazione che hanno in voler far male a chi cerca di fargli del bene. Io per mia parte figuro di non sapere nulla, e che nulla mi abbiano fatto, ma non posso poi rimediare a quello che in loro avviene per giusto giudizio divino, ne avviene che da se stessi manifestano la loro reità senza accorgersene. Se voi gli osservate lungi da me sembra che io gli abbia fatto tutto il male del mondo e che a modo loro, l'abbiano pure fatto agli altri e di me dicono di volerne fare una sconfitta in fatti ed in parole, e se per caso la fortuna me li porta davanti, (io la chiamo fortuna quando mi abbocco con uno dei miei persecutori) voi gli guardate quasi in silenzio e poco azzardano proferir parola perché temono, io non so di che temono, sì sì essi lo sanno di che temono — lo sanno e ogni qualvolta che io gli guardo sotto il manto della loro finzione impallidiscono e tremano nell'interno delle sue viscere, e in paritempo li assale come una convulsa agitazione ed allora cercano con pretesti ed altri modi e maniere di sottrarsi al mio sguardo perché temono l'uomo che da loro viene odiato e perseguitato: no, no, non temino che io li rispetti, li amo e tollero ogni loro offesa e taccio.

Sì, sì, vivino tranquilli per altro poco di tempo che io non le molesto e non faccio nessun reclamo in sua presenza, e mai dalla mia bocca sarà udito il nome di chicchessia recandoli a più minima offesa di una sola parola, e guai a me se azzardassi, mi renderei reo di un grave peccato; ma vengo a farvi intendere che costoro tutti in una volta faranno il rendiconto e passeranno sotto la trafila di colui che non è creso e che non voglian credere a quello che è, ed a quello che deve essere. Egli non è colui che deve essere, e nessuno può revocare ciò che in lui deve effettuarsi.

Se mi perseguitano, di me non vi dobbiate sgomentare, lasciate stare le cose come vanno che per me vanno bene; e a chi non garbasse il periodo di questa istoria ne facciano i loro reclami o critica come a lor piace che gli sarà data a tempo e a luogo piena soddisfazione e saranno pagati della mercé che si saranno meritata.

Lasciate stare, vi ripeto, perché ognuno fa bene, quando ha preteso di farlo e se poi nella sua pretesa è falso, ci pensi per tempo. Io miei cari mi sono espresso con tutta l'espression del termine, e se qualcuno dicesse di non avermi udito e compreso (come vogliamo dire) direbbe una vera mensogna; vol dire che non mi hanno voluto intendere ed allora aspetteranno a intendermi quando mi intenderanno meglio.

 

 

PARTE TERZA

 

Veniamo a farvi conoscere ed intendere nel modo in cui dobbiate contenervi, per dover da veri e religiosi cristiani, e da valorosi ed onesti cittadini. Apprendete o sì apprendete dal mio insegnamento e non curate no, la persecuzione e lo sbiasimo di voi stessi e specchiatevi sulla mia condotta e sulla mia parola.

Sì, sì, miei cari se io vi invito alla battaglia contro i nostri nemici, io sarò il primo a principiar la pugna, se io vi chiamo alla fatica, sì, io sarò il primo ad intraprenderla non curando eccessività d'acre tempestoso, freddoso e calorico; se io v'invito alla tolleranza nelle avversità e persecuzioni, sì, io sarò il primo a tollerare e soffrire il tutto rassegnato al voler divino per amor del Preziosissimo Sangue del nostro Signor G. Cristo. Insomma in tutto ciò che io vi esulterò col mio insegnamento io sì, sarò sempre il primo a darvene esempio ed animarvi coraggiosamente in Nome di Dio. Apprendete oh sì apprendete alla mia Scuola e siate fedeli nella mia e nella vostra intrapresa.

No, no, miei cari, non vi faccia specie l'avvilimento e lo sbiasimo che gettano su di noi i nostri miseri  e sconsigliati fratelli; pensate che essi hanno traviato dal retto sentiero della verità e della giustizia, e però vanno saputi compatire perché sono addivenuti scevri d'ogni buon senso morale e religioso, essi non conoscono che la tendenza del suo male e non possano ritornare alla vera ragione se non per qualche lume di grazia speciale. Voi sapete molto bene che queste grazie speciali si possono ricevere da Dio pure per intercessione di chiunque siasi che pregasse o per me o per voi, o per loro.

Dunque pensate che invece di apprendervi con essi dispute e contese, meritano (come vi ho ridetto) un compatimento, una preghiera diretta a Dio per loro ravvedimento.

No, no, miei cari, non fate calcolo su quello che dimostrano nella sua esteriore apparenza, perché dobbiate sapere che quando essi ci scherniscono e si ridono di noi, vi assicuro o sì che un tal riso li tormenta il suo cuore e sentono nel loro interno l'acute puntate del tarlo della coscienza, essi ci diffamano in pubblico, ma in pari tempo confessano il suo delitto e si dichiarano di avere un cuore malefico e maligno e per dovunque si trovano, cercano di gettare il disordine e la vergogna in noi, ma nello stesso ne risentono il rossore del suo falso e mensognero linguaggio. In una parola essi vorrebbero diffamar noi e diffamano se stessi, accusandosi come propagatori di maldicenza e strupatori di ogni buono e santo ordine morale e religioso. Sì, sì, miei buoni fratelli, questo è propriamente l'effetto che se ne produce dalla maldicenza e malvagità dei maligni. Ma pensiamo, miei cari, che IDDIO CI VEDE, CI GIUDICA E CI CONDANNA.

E chi è colui che pensa celare agli occhi di Dio le sue fragilità ed i suoi delitti? Nessuno miei cari, non vi è, e non vi può essere né fra gli spiriti né fra le creature dunque pensiamoci e pensiamoci quotidianamente che noi siamo davanti a Dio, ogniqualvolta facciamo bene e male tanto sia colla consumazione dell'opra, come pure col proposito del nostro pensiero, e bisogna pensare che tutti siamo uguali di fronte a Dio; taluni non credono che così sia perché se ne vivono superbi ed orgogliosi e non fanno pregio e stima che a se stessi, perché il cieco mondo forse immeritato, gli avrà dato una qualche distinzione, fra la società di carattere o dignità qualunque. I caratteri e le dignità, miei cari e buoni fratelli, vi faccio intendere che di fronte a Dio, non sono che una sola formula mondana e null'altro. Iddio (come vi ho ridetto) ammira e protegge colui che corrisponde ai doveri del suo ministero di dignità e di carattere coll'opra, coll'esempio di carità d'insegnamento di buone e sante virtù morali e religiose. Sì, sì, ve ne sono taluni di questi dignitosi pure in seno alla mia patria che non fanno conto della loro dignità che per agio e comodo della vita e poco e punto si curano di soddisfare ai doveri che dietro alla sua dignità vi si aggiungano; ma se poi si tratta di merito, si fanno subito avanti orgogliosi e superbi colle sue dignità pretese e dicono che solo è in loro la facoltà di mettere e di demettere; sì, questo è vero; ma chi osasse di una sola parola il dire che le opre sue non corrispondono né poco né punto alla sua dignità, certamente se così gli diceste pure con buone e sante maniere ed anche a Nome di Dio, tanto vi depravano ed in pari tempo vi dichiarano nemicizia eterna. Sì, miei cari, questo è propriamente il loro modo di vivere e di trattare, ciò dico perché io ne sono passato alle prove, in conoscere qualcuna di queste dignitose persone che in più modi tentarono e tentano di farmi del male; anzi vi posso dire che non ebbero né rispetto né vergogna d'insultare e diffamare il mio nome in pubblico trattandomi da birbante, da temerario, da superbo, da ambizioso, a altri titoli di avvilimento. Tuttociò, miei cari, non ho mai reclamato, perché non devo, anzi vi posso dire che così dicendomi non mi hanno fatto che infiniti onori davanti a Dio e al mondo. Solo mi è dispiaciuto, sì, della loro trista figura che hanno fatto davanti all'uno e all'altro cospetto io per conto mio, non temo la loro inimicizia, nelle sue depravazioni, perché so come campo, e non crederei di avergli fatto del male, anzi mi sono ingegnato di fargli del bene e sempre m'ingegnerò di farglielo, poi da se stessi lo conoscano cosa ho fatto e cosa fo per loro, ma non lo voglino conoscere.

La vendetta che cercano di fare in me, il Cielo non voglia, che non debba cadere sopra di loro, io sono a prevenirli che non è tanto di favore al suo modo di pensare la loro procedura del suo avvenire. No, no, miei cari, io non sono il suo giudice, ma conosco bene la sua giustizia.

Voi che qui siete, sapete molto bene, che io col mio insegnamento ho parlato in vantaggio di tutti e sempre parlerò, e nessuno sarà abbastanza facoltoso di poter inebire la mia parola, anzi vi faccio intendere che tengo il sublime diritto di dover dire come dico, fino a tantoché non sarò inteso da tutti i popoli della terra, e bisogna che io vi dica colla lingua e colla penna senza temere contesa ed avversione qualunque, ed è però che vengo a farvi intendere che qualcuno di questi signori dignitosi sono il tipo di scandalo, d'invidia e di maldicenza. Questo lo dico perché sono in dovere di dirlo, per fargli intendere che da ora in avanti pensino un poco di più al dover suo, e siano ancora più ammiratori dei prodigi divini e no, non ignorino la di Lui sapienza con arrogandosi un limite a modo loro di esprimersi e che in pari tempo ne siano più cauti nel giudicare il merito suo e in depravare quello degli altri. Sì, sì, miei cari, mi faccio intendere. Io, mercé di Dio, conosco bene di costoro l'occulto veleno che tengono fra la gengiva del suo malefico e velenoso dente, essi sogliano far le sue vendette dell'occulto suo covo come la velenosa ed insidiosa serpe, e dopo che conoscono di avere scagliato il suo veleno in seno al suo nemico si nascondono attendendo notizie della sua vittima e con parole e motti, piacevoli ed amorosi, essi sono tutti garbati col negro velo dell'adulazione e della menzogna sanno tanto celare agli occhi del mondo, e all'uopo sanno pure compatire e compiangere coloro che son caduti vittima del suo morso velenoso e mortifero. Ma, in quanto a me, miei cari è stato invano ogni loro attentato essi si morsero sì, col suo velenoso e mortifero dente ma io (mercé di Dio) colla forza della mia virtù amoniaca ho rigettato dalle mie circolazioni sanguigne tutto il loro mortifero veleno che avevano scagliato su di me dall'occulto ed insidioso suo covo, e adonta del suo crudele e nero attentato sono, sempre sulla faccia della terra più energico e vigoroso che prima, nella mia missione, come voi mi vedete e state aspettanti in udire la mia parola.

No, miei cari e buoni fratelli, non temete di me, che io non temo né dei miei, né dei vostri nemici, solo però vi raccomando che guardate di apprendere dal mio insegnamento, (come vi ho ridetto.) Qualsia la mia Dottrina, l'avete intesa più volte, essa è bella, buona, amorosa e volgare. I primi principi che io vi ho insegnati e v’insegno sono ad esortarvi con più istigazioni patrie e religiose per animarvi, in dovervi, fare veri imitatori di G. Cristo tollerando ogni insulto e ogni minaccia che ci venisse fatta da chicchessia. Tutto, o sì, tutto soffriremo rassegnati e pazienti per amor del suo Preziosissimo Sangue versato per i peccati degli uomini sulle strade Gerusalemme e sulle falde e cime del Golgota.

Rammentiamoci, o sì, rammentiamoci, miei cari e buoni fratelli, che siamo mortali e che abbiamo un’anima nobile, grande ed immortale, e spento che abbiamo l’esser della vita mortale, detta anima se ne vola in cielo con Dio per mai più morire, ed i destini della medesima dipendono dal nostro operato. Sì, miei cari, bisogna pensare, che se noi abbiamo servito fedelmente a Dio, la nostra anima se ne andrà eternamente a godere Iddio; viceversa, se noi avremo servito alla carne al mondo ed al demonio anderemo eternamente al demonio, come è per dritto e ragione dell'ordine naturale; certamente che è così, miei buoni fratelli, il nostro bene ci tira al bene, il nostro male ci tira al male. Deh! per carità non ci lusinghiamo, miei buoni e cari fratelli, che facendo del male ci debba esser dato il merito del bene, no, no, davvero. Così dice Iddio. «Chi farà bene sarà da me rimunerato al bene, chi farà male sarà rimunerato al male». Dunque miei buoni ed amati fratelli, sta in noi il pensare e riflettere a questa gran sentenza pronunciata dalla irrevocabil giustizia divina: da qui miei cari non si fugge o sempre bene, o sempre male, e bisogna riflettere e rifletterci seriamente che questo bene è eterno e senza limite, come è senza limite ed eterno il male. Deh per pietà fratelli pensiamo che noi siamo in questo mondo per una breve comparsa. Sì, sì, tutto quello che sulla terra a noi ci sembra pregevole e grande non è che caduco e vano. Il grande ed il pregevole miei cari, no, no, non lo abbiamo sulla terra con questa vita mortale e passeggera, non siamo che miseri vermi e impasto di poca ed infeconda polvere. Pensiamo, o sì pensiamo, che oggi siamo vivi, domani morti e che dobbiamo rendere conto del nostro operato ad un eterno giudice divino.

Deh! per pietà, fratelli, guardiamo di star sempre preparati e pronti con la mente e col cuore in dover fare il varco della vita mortale a quella immortale. Oh! giorno tremendo! giorno d'inevilabil sentenza! miseri noi se non avremo servito a Dio. Sì miei buoni fratelli, se noi non vogliamo piangere eternamente guardiamo di essere umili pazienti e rassegnati al voler divino, ed essere pure veri amatori del suo santissimo Nome; sì, onoriamolo nella santa Triade, pure onoriamo Maria Vergine e le Reliquie dei Santi: rispettiamo ancora il Capo visibile della Chiesa il Vicario di Cristo il sommo Pontefice di Roma, e tutta la Santità del clero. Sì, sì, siamo pure buoni e religiosi Cristiani ed onesti Cittadini, ubbidienti e rispettosi alle Leggi che ci verranno imposte dalle Autorità Governative di più vi prego caldamente a voler conservare geloso nel vostro cuore il Santo timor di Dio e della Patria; ma non crediate però che questo amor di Patria sia come quello che vantano i nostri liberali del Secolo che intendono di amar la Patria quando li portano disordini e ruina, di voi non temo e non voglio credere che così sia.

Quanto sia sacro l'amor della Patria lo sentirete in avanti, ora mi bastano solo il fare conoscere ed intendere che questo santo amore di Patria necessita molto il tenerlo scolpito nel nostro cuore, dopo l'amor di Dio e delle cose Celesti. In detto amore vi sono racchiusi questi cinque principii di altri amori speciali.

Il primo principio dell'amor della Patria è quello di amare la Patria Celeste perché dal Cielo addivenne l'origine dell'anima nostra e lì ha da tornare in eterno coll'aiuto divino. Il secondo principio dell'amor della Patria è quello di amare e proteggere tutte le Nazioni le quali professano la nostra Religione Cristiana. Il terzo principio dell'amor della Patria è quello di aver debita cura in difendere i diritti della nostra Nazione dal dispotismo del Governo, di principi stranieri e conservare in essa incorrotto ed inviolabile il Culto della Religione degli Avi nostri, che noi abbiamo professata di conseguito a loro col nostro nascere e professeremo fino alla morte. Il quarto principio dell'amor della Patria è quello di amare la terra natia perché in essa abbiamo avuto vita e cura, e ricevuti i primi educamenti paterni ed assuefatta la parola al dialetto del nostro linguaggio, e perché in essa abbiamo pure la discendenza della nostra progenie di sangue e di amicizia. Il quinto principio dell’amor della Patria è quello di dovere amare tutte le creature in generale e distintamente dobbiamo amarci nell'umanità, che questo amore in senso generico si dice amor del prossimo, o amor platonico, come volgiamo dire. Questo amor del prossimo nel suo insieme contiene l'unità di tutti gli amori che nascono nel cuore dell'uomo, e ne ha le sue gradazioni, come di fede, di sangue, di amicizia, di carità e di umanità, ma nell'insieme poi conclude che dobbiamo amarci tutti scambievolmente perché siamo ugualmente tutti creati da Dio e però siamo tutti uguali alla di lui presenza, (come vi ho ridetto). Sì, sì, miei buoni fratelli, questi sono i cinque principii che formano nel nostro cuore il Santo amor di Dio e della Patria. In ultimo vengo a farvi intendere che non date dietro la tendenza di coloro che vi dicano fate, e loro non fanno, se non fanno loro non fanno, se non fanno loro non vi deve interessare, ma voi dovete fare quando essi c'insegnano a far bene. Così disse Cristo ai Giudei. «Fate secondo il loro detto, e non secondo il loro fatto, e se la vostra fede non sarà maggiore a quella degli scribi e dei Farisei non entrerete nel mio Regno Celeste» Gesù così dicendo ai Giudei crese pure di dirlo a tutte le future generazioni che sarebbero avvenute fino alla consumazione dei secoli. Sì, miei cari, queste parole vi bastino per apprezzare ogni buon principio morale e religioso, quando anche vi venisse promulgato dalla bocca di un Demone (per così dire).

Sì, miei cari tutti coloro che v'insegnassero a far bene e poi essi non lo fanno, verrà un tempo io dico che saranno accusati alla divina giustizia; essi fanno come quel vile e sovrordinato Capitano che mette in ordine di battaglia i suoi soldati e al primo attacco del nemico abbandona il Campo, dandosi alla fuga lasciando la sua terra natia ed il retaggio degli Avi suoi in balia del barbaro ed avido nemico. Sì, così sono tutti coloro che chiamano al bene e poi trascinano al male con il loro cattivo esempio di una mala condotta; questi fatti purtroppo accadono fra di voi, nel secolo in cui siamo, così corrotto e prevalso dal male; ma vi prego per carità, miei buoni fratelli a starne in guardia e di non scordarvi di ciò che io vi ho avvertito per il vostro e per il mio bene.

Ma non speriamo che non di tutti sarà così di coloro che v’insegnano a far bene, anzi desidero che io, voi e loro ogniqualvolta che i nostri nemici c'invitano alla pugna io sarò con voi, e loro e voi sarete con me fedeli e costanti come valorosi ed intrepidi soldati, e né io, né loro né voi avremo timore l'affrontarci coi qualunque siasi nemico. Sì, ci batteremo da forti ed invidiabili guerrieri per la causa della giustizia e della fede e le nostre armi saranno (come vi ho ridetto) l'umanità, l'amore, la pietà, la carità, la tolleranza e la rassegnazione nelle nostre miserie e persecuzioni che saranno per avvicinarsi d'ora in avanti. Sì, sì miei buoni fratelli guardiamo di essere sempre fedeli e costanti sotto il santo vessillo e l'emblema della Croce Santa di G. Cristo Redentore, la seconda persona divina.

No, no, non vi arrechino timore gli stridoli, i latrati ed i ruggiti che faranno sibilando presso di noi tutti i maligni mostri di umanità che sono sulla faccia della terra uniti in lega ai perversi spiriti di averno. No, no, miei cari, non temete di essi che saranno respinti da noi dalla spada divoratrice della giustizia, e sentiranno in pari tempo, quanto è forte e quanto è potente l'irata mano divina. Sì, sì, miei buoni e cari fratelli, dobbiate sapere che Iddio ha suscitato fra i popoli un uomo che da lui saranno fatte prodigiose conquiste, e le Nazioni tutte della terra lo riconosceranno come loro liberatore, ed Egli sarà protetto dai grandi, e illuminato dalla somma sapienza Divina. Da lui, sì da lui, sarà abbattuto e vinto l'orribile mostro di eresia, da lui, sì da lui, la innumerevole schiatta dei famelici ed insaziabili lupi che or non si pascono che di sangue umano, gli sarà data la bracca da' suoi invincibili leoni e saranno divorati dai medesimi che neppure uno ve ne lasceranno vivo sulla faccia della terra. Da lui, sì da lui, sarà squarciato il velo dell'empia maschera d'ipocrisia e saranno esposte al pubblico le loro malvagità. Da lui, sì da lui, sarà rimesso l'ordinamento alle virtù morali e religiose e unitamente all'andamento politico, che da gran tempo se ne stava lungi bandite da tutti i popoli della terra. Sì, sì, miei cari, quest'uomo è grande ma la di lui grandezza è oscura agli occhi del mondo, ed egli si è umiliato al più infimo grado degli uomini per farsi un misero, vilissimo ed indegno servo di Colui, che lo ha fatto sì grande; egli è molto apprezzante della vostra buona fede, ed ama voi al di più che non amate lui, e chi esso sia il vedrete quando il vedrete.

Per ultimo vengo a concludere e farvi intendere che dobbiate portar rispetto ed amare tutti perché così vuole e comanda l'ordine e l'insegnamento di mia missione. Dico la mia missione, perché così devo dire e no, non temo lo sbiasimo che mi fanno (sì dicendo) alcuni signori dignitosi; essi sono gelosi in sentire in me questo nome di missione, forse avranno timore che io gli tolga la gloria od il merito di alcune delle loro conquiste, o veramente una qualche piccola parte del bottino che ne traggono dalle medesime. Ah! no, vivono tranquilli che io non tolgo ciò che a loro si appartiene.

Essi agognano, è vero, il far conquiste, ma in esse non cercano che l'utile proprio e poco e punto si curano dell'utile di altri; ma così non va bene, miei cari, chi ama Iddio e la Patria deve tendere all'utile suo e di tutti e non deve invidiare (come fanno costoro) la gloria di chi si batte valorosamente contro ogni nemico della Patria e di Dio.

No, non temino che io non tolgo né merito, né gloria a nessuno, anzi delle mie conquiste (se mercé di Dio ne faccio) lascio tutto il merito della gloria a loro. Io mi contento solo (e degno sarò) del merito e dell'onore celeste e gli onori e la gloria e gli allettamenti mondani li lascio a voi Signori che sì tanto li agognate. No, no, vivino tranquilli e non abbiano alcun timore di me che io non tolgo l'onore e la gloria a nessuno, tutti glieli condono, ma mi raccomando però a non volermi perseverare tanto nel mio insegnamento, questo glielo domando per amor di Dio. Sì, sì, mi lascino stare che io non cerco che l'utile vostro, mio e di tutti, ed altro non desidero che il trionfo della Religione Cristiana e il riscatto dei popoli e l'eterna gloria Celeste, e come la desidero in me la desidero per tutti i miei fratelli in Cristo, pure per gli Eretici, per gl'infedeli e pei traviati, perché io desidero che tutti veniamo riuniti in una sola fede.

Sì, miei cari, dovete sapere che io non sono che un misero e semplice soldato che non ho altre mire in me che di servire a Dio e alla Patria e solo mi contento di una rozza Tunica ed un rancio ordinario, poi lascio il resto a chi lo vuole.

Altra volta torno a pregarvi in Nome di Dio, o voi Signori dignitosi, a non volersi opporre nella mia missione; sì, sì, voi m'intendete e fate da sordi per non volermi udire. Mi udirete forse quando io non potrò più farmi udire; io mi sono espresso assai, pensateci e poi fate come vi piace di fare; io no, non mi oppongo nelle vostre opinioni, sol vi dirò che dentro la mia misteriosa Missione vi sta racchiuso il più bel dramma da non potersi immaginare che in ultimo resterà a tutti di sorpresa, di meraviglia e di stupore, e sarà grato e soddisfacente a tutti eccetto che per quelli che avranno reato alla Giustizia di Dio e degli uomini saranno ritrovati in eretiche pretese di falso ammaestramento.

Sì, miei cari, vi avverto che non voglio presumere con il corto e cieco intelletto umano di giudicare le cose che non aspettano a giudicarle a voi, ma spettano a giudicarle a Dio. No, no, vi ripeto, non vogliate porre un limite alla di Lui sapienza perché forse a voi non aggrada l'esser oprato il prodigio da persona che il mondo non venera ed apprezza perché gli mancano i titoli e la dignità.

Ah! cieca e stolta umana superbia, tu fai più conto di un titolo che di un prodigio, tu distribuisci il merito ai titoli e alle grandezze e non le grandezze e i titoli al merito e alle virtù. Tu fai questo perché siei cieca e stolta o umana superbia, e poi hai tanta presunzione di voler regolare a piacimento tuo il Mistero dell'occulte e impenetrabili cose divine; no, no, miei cari, vi prego a non voler ficcare il muso dove non conoscete esservi il chiaro, lasciate fare a chi fa, che fa bene e per tutti, e pregate per lui, come lui prega per voi e non vi dimenticate che IDDIO CI VEDE, CI GIUDICA E CI CONDANNA.

 

Scritto ai Poggetti Casale dei Signori Giuggioli Senesi nelle vicinanze di Buriano e Colonna il 5 Marzo 1870.

 

Sono vostro amico e servo

DAVID LAZZERETTI

 

FINE

 

 

ENIGMA

 

REFERENTE ALL'AUTORE DEI PRESENTI SCRITTI

 

===============

 

 

 

Io sono e chi egli sia nol so, ma sono      

Colui che esser dovrò, chi ero in prima.

Ma prima me non conoscevo me stesso,

Ma or che conosco me non so chi egli ero,

E colui che era in me non è più meco,

Perché or son Seco a chi con me prim'era

Ed essendo io Seco opro con Seco,

Ed egli opra con me com'io opro in Lui,

E Lui opra con me come in se stesso,

Per cui me stesso opro il voler di Lui.

 

 

 

_____________________

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE

_______

 

 

 

1. Avverti la parola Profeta viene usata da me con senso allegorico e figurale, perché Profeta altro non vuol dire che prevenitore delle cose future bisogna credere che sono appartenenti solo che alla sapienza Divina, e allora è di ragione il dire che l'uomo non è Profeta ma strumento profetico, ed è questa la ragione per cui prevengo i miei buoni lettori a non volere obbiettare tal parola colla frase di G. Cristo che dice «Non vi saranno altri Profeti dopo di me, e colui che dirà d'esser Profeta sarà falso». Ciò dicendo G. Cristo non volle dire che non vi saranno più uomini che profetizzeranno, ma che non vi saranno più uomini che rivelino la verità in nome di Dio se non che quegli che saranno emilatori della sua dottrina e si dichiareranno d’esser figli legittimi della Apostolica Chiesa Romana.

2. Parimente prevengo i miei buoni lettori che le profezie sul cangiamento del mondo e degli avvenimenti d'Europa e delle diverse città d'Italia e della mia Patria non sono state scritte contemporaneamente alla data stampa ma sono scritte il 22 Dicembre del 1868 nella Grotta del Beato Amedeo in Sabina che detta Grotta ritrovasi nel diruto Convento di S. Angelo di Montorio Romano dove qui indegnamente fui dotato dello Spirito di Profezia e chiamato da Dio a dover seguire una sì prodigiosa ed alta missione coll'intervento della stessa divina provvidenza.

3. Parimente prevengo che questi miei rescritti sono da me fatti propagare alla stampa senza rivista come sono stampati così sono scritti dalla mia penna incolta ed idiota: così ho creduto di fare perché il mondo non dica che altri ha fatto bene e male ai miei semplici e rozzi provenienti Profetici Apostolici e popolari; se vi sono degli errori di contro senso e di frasi male ordinate io ne sono il colpevole non altri. Ma vi avverto però che per me non crederei che fosse un difetto da potermi screditare di fronte ai critici ed i letterati, anzi mi fa onore e ne rendo lode a Dio che così ha voluto e così ha creso di espirarmi nella semplicità di mia natura in un procedere incolto ed idiota ma sensibile e misterioso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDICE

 

======

 

 

 

Prefazione                                                                                                                          Pag.       3

Previsioni a chi legge                                                                                                                »       4

Sentenze dettate da S. P. ad un mortale                                                                                     »       7

Profezie sul mangiamento del mondo                                                                                         »       9

Profezie degli avvenimenti di tutta Europa, delle città d'Italia e della mia Patria                             »     12

Una memoria della buona gratitudine dimostratami dai miei Patriotti Amiatini                               »     16

Discorso sul principio del lavoro della nuova Chiesa di Arcidosso                                                 »     22

Discorso al Popolo                                                                                                                   »     26

Discorso ai miei fratelli italiani                                                                                                   »     28

Un avvertimento ai miei fratelli d'insegnamento da tradursi a tutti coloro che dimandano di me      »     31

La voce di Dio ha parlato all'uomo nell'Isola di Monte Cristo                                                       »     34

Istituto di S. Lega e Fratellanza Cristiana                                                                                   »     39

Osservazioni annesse all'Istituto la Società o Fratellanza Cristiana                                               »     41

Regole del Pio Istituto                                                                                                               »     46

Discorso, Iddio ci vede, ci giudica e ci condanna                                                                         »     49

Enigma                                                                                                                                    »     62

Note                                                                                                                                        »     63