LA RELIGIONE DEGLI ETRUSCHI

 

 
 

Gli Etruschi erano politeisti. Alle divinitą dedicarono numerosi templi, costruiti non solo nelle cittą, ma anche nei luoghi di passaggio, come porti e valichi. Nel tempio si recavano per pregare, offrire sacrifici alle divinitą, conoscere il volere degli dči.

La religione svolgeva un ruolo centrale nella vita di questo popolo. Secondo gli Etruschi, infatti, gli dči rivelavano agli uomini la propria volontą attraverso particolari segni. I sacerdoti erano specializzati nell'interpretazione di tali segni: gli ąuguri erano i sacerdoti che conoscevano il significato del volo degli uccelli; gli aruspici, invece, sapevano leggere le viscere degli animali sacrificati; inoltre i sacerdoti etruschi erano abilissimi (e per questo rinomati) nell'interpretazione dei fulmini. L'insieme delle dottrine del complesso mondo religioso etrusco era raccolto in quello che i romani definirono Disciplina etrusca, una raccolta codificata di riti e pratiche dei rapporti con il divino. Della disciplina etrusca fanno parte anche i Libri Tagetici, chiamati cosģ poiché sarebbero stati "rivelati", secondo la tradizione, da Tagete, figlio di Genio e di Tinia, emerso dal solco di un aratro nella campagna di Tarquinia.

IL DIVINO

Il rapporto tra l'uomo etrusco e il divino era un rapporto di totale sottomissione e di annullamento dell'individuo di fronte alla volontą degli dči. Erano quest'ultimi, infatti, a stabilire il corso del destino degli uomini (e anche quello degli Stati). Di fronte alle decisioni divine, l'uomo non si poteva opporre, ma solo sottostare ad esse. Poteva perņ prevedere il proprio destino attraverso un attento studio dei segni che gli dči mandavano sulla terra, per poi necessariamente adeguarsi ad esso, osservando inoltre rigide regoli comportamentali per non recare offesa agli dči. Gli era inoltre concesso di fare sacrifici e riti propiziatori in onore delle divinitą per chiedere magari la grazia di modificare un destino non proprio favorevole.

LE DIVINITA'

 

Gli dči etruschi alle origini della civiltą erano semplici entitą, spiriti privi di forma che si manifestavano occasionalmente. Č solo con la fase orientalizzante che, sotto l'influsso culturale dei greci, le divinitą etrusche assumono l'aspetto antropomorfo. I tre dči pił importanti sono: Tinia (che corrisponde a Zeus), la sua sposa Uni (Era) e loro figlia Menrva (Atena). Altri dči importanti sono: Turms (Ermes), Fufluns (Dioniso) e Voltumna. Oltre agli dči esistevano anche i demoni, che secondo la credenza etrusca si incontravano dopo la morte. I principali sono: Charun (che corrisponde pienamente al Caronte dei greci), un demone che accompagnava le anime nell'aldilą ed č raffigurato alato, con una bocca simile a quella degli uccelli e con orecchie aguzze; era armato di un martello. Un altro demone ostile č Tuchulcha: anch'esso č raffigurato con un becco, due ali e coperto di serpenti sulla testa. Una dea amichevole č invece Vanth.

LA DIVINAZIONE

Nella cultura etrusca la divinazione occupava un ruolo fondamentale. Essa si basava sul concetto di predestinazione, secondo il quale la vita di ogni essere vivente sarebbe gią stata scritta dagli dči fin dalla nascita. L'arte divinatoria permetteva all'uomo etrusco di prevedere, attraverso lo studio di segni specifici, la volontą divina e quindi il proprio destino.

La divinazione etrusca si divide in due branche principali: l'aruspicina, ovverosia l'interpretazione della volontą divina attraverso lo studio delle viscere animali - e, pił precisamente, fegato (epatoscopia) ed intestino (estispicio) - e la dottrina dei fulmini, ovvero l'interpretazione dei fulmini. Contrariamente a quanto si č soliti pensare, l'arte divinatoria augurale (ovvero lo studio del volo degli uccelli), tipico del mondo romano, non era tenuta molto in considerazione presso gli etruschi.

L'arte divinatoria si basava sulla determinazione del templum, ossia uno spazio sacro che rifletteva la suddivisione del cielo. Secondo gli etruschi la volta celeste era attraversata da due rette perpendicolari: Cardo (Nord-Sud) e Decumano (Est-Ovest). Queste due rette dividevano la volta celeste in quattro principali settori: partendo dall'asse orizzontale (Est-Ovest) e dirigendosi verso Sud si delimitava la pars ąntica (parte anteriore), mentre verso Nord la pars postica (parte posteriore). Allo stesso modo, prendendo l'asse verticale (Nord-Sud) si delimitava a Ovest la pars hostilis o pars occidentalis, mentre ad Est la pars familiaris o pars orientalis. Il cielo veniva, inoltre, diviso in 16 settori, ognuno dedicato ad una divinitą diversa: le divinitą del Nord-Est erano le pił favorevoli, e comprendevano il sovrano celeste Tinia e la sua consorte Uni, mentre i settori a Nord-Ovest erano i pił infausti, ed erano dedicati ai demoni dell'oltretomba. A seconda dell'apparizione nei vari settori del cielo di fulmini, o di meteore e altri prodigi, il sacerdote divinizzava la volontą degli dči che governavano quel settore del cielo. La suddivisione della volta celeste si rifletteva, poi, su ogni elemento della terra. Quindi, per corrispondenza, anche il fegato degli animali sacrificati veniva diviso in settori dedicati alle varie divinitą, che servivano a divinare per mezzo delle particolaritą osservate, come anomalie, cicatrici o altri segni particolari.