Il Kenya  si impegna a combattere la corruzione

 

Abstract: “La corruzione colpisce soprattutto i poveri, dirottando i fondi destinati allo sviluppo, minando l’abilità di un governo di fornire i servizi di base, alimentando le disuguaglianze e scoraggiando i finanziamenti e gli aiuti esteri”. Seguendo questo assunto di Kofi Annan, il Kenya è stato il primo paese a ratificare la Convenzione ONU contro la corruzione del dicembre 2003, primo passo per una politica sistematica di riforme anti-corruzione che dovrebbero facilitare la lotta alla povertà.

 

Il Kenya è stato il primo paese a ratificare la Convenzione ONU contro la corruzione del dicembre 2003 (cosa mai successa nelle precedenti convenzioni promosse dalle Nazioni Unite), la cosa sorprendente è che ha firmato proprio nel giorno di apertura della conferenza di ratifica. Con questo gesto, insieme alle numerose misure messe in atto per combattere la corruzione, il Kenya ha dimostrato al mondo che sta prendendo questa battaglia sul serio.

La rappresentante permanente del Kenya alle Nazioni Unite, Judith Mbula Bahemuka, ha detto: “La corruzione ha raggiunto proporzioni endemiche nella nostra società. Ha rovinato le nostre scuole e i nostri ospedali. Ha distrutto la nostra agricoltura e la nostra industria. Ha mangiato le strade e i lavori. Ha rapinato, saccheggiato e depredato le nostre risorse. Ha ucciso i nostri bambini. Ha distrutto la nostra società”. Il Kenya è il sesto paese al mondo per livello di corruzione.

Il governo attuale del Kenya però è deciso ad alleviare questi problemi attraverso la lotta alla corruzione, identificata come uno dei principali ostacoli allo sviluppo nonché la causa fondamentale degli alti livelli di povertà, disoccupazione e arretratezza sociale.

Per molti anni, non solo in Kenya ma anche in altri paesi del mondo, la corruzione è stata uno dei principali impedimenti allo sviluppo. Come ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan  “la corruzione colpisce soprattutto i poveri, dirottando i fondi destinati allo sviluppo, minando l’abilità di un governo di fornire i servizi di base, alimentando le disuguaglianze e scoraggiando i finanziamenti e gli aiuti esteri”.

Più di 100 paesi hanno ormai ratificato la Convenzione. Mancano ancora 30 firme affinché la Convenzione possa entrare in vigore. Si pensa che probabilmente il numero minimo di ratifiche sarà raggiunto entro la metà del 2005.

Anche se non è ancora in vigore, la Convenzione sta già generando riforme anti-corruzione in molti paesi, come ha affermato Dimitri Vlassis dell’Ufficio ONU sulle droghe e il crimine.  Una volta in vigore, farà diventare molte delle misure finora volontarie giuridicamente vincolanti e richiederà nuovi sforzi da parte dei governi contro la corruzione. I paesi sottoscriventi saranno anche obbligati a prevedere delle misure penali in modo da coprire un ampio numero di atti di corruzione, non solo le forme di base come  l’appropriazione indebita di fondi pubblici, ma anche le forme di commercio influenzate da atti di corruzione e l’occultamento dei profitti derivati dalla corruzione.

Per usare le parole del segretario generale Kofi Annan “gli ufficiali corrotti troveranno, in futuro, sempre meno modi di nascondere i loro guadagni illeciti. Questa è una questione particolarmente importante per i paesi in via di sviluppo, dove gli ufficiali corrotti hanno saccheggiato la ricchezza nazionale e dove i nuovi governi hanno terribilmente  bisogno di risorse per ricostruire e riabilitare le proprie società”.

Questa convenzione è estremamente importante anche perché riconosce che in un mondo sempre più globalizzato la corruzione non è, e non può essere racchiusa, all’interno dei confini di un singolo stato, ma tende a trascendere sempre più i confini statali. Solitamente sono le imprese del Nord industrializzato, che hanno le proprie filiali nei paesi del Sud del mondo, a corrompere i pubblici ufficiali di questi paesi, come ha fatto notare Nancy Zucker Boswell di Transparency International alla conferenza riassuntiva di aprile. La Convenzione riconosce appunto questo carattere internazionale della corruzione e mira a combatterla attraverso la cooperazione internazionale.

L’adesione estremamente rapida del Kenya facilita questi sforzi perché è un esempio importante per molti altri paesi, soprattutto per quelli africani: altri paesi stanno ora velocizzando il loro processo di ratifica proprio per imitare il gesto del Kenya.

Irene Piccinato

da : “UN Chronicle” num. 2 del 2004