Mamma,

quante sono le cose a cui non ho fatto abbastanza attenzione…
Quante sono le cose che non ti ho chiesto, … eppure sapevo che non avremmo avuto molto tempo…

Tante, troppe le cose che mi hai detto o raccontato ed io non ho ascoltato e quante volte, come dicevi tu, ho detto sì senza capire.
Però tu sottolineavi tanto, sorridendo, "le stesse cose" che dicevamo una dopo l’altra senza esserci nemmeno accordate sull’argomento.

Quanta memoria persa nelle cose che non posso chiederti più di ricordarmi…
Tra i molti vuoti memorie possibili perse. Ricordi ormai impossibili.
E intanto io ricamo più insicuri ricordi che per un po’ tramanderò e poi si sbricioleranno come i fiori del vostro amore, i biscotti ormai pietrificati di memorie a cui io, giustamente, non ho avuto accesso mai.
Si sbricioleranno quando al prossimo dei miei discendenti i vostri nomi non diranno più niente e chiederà a che serve serbare memorie di sconosciuti.

Siamo tutti sconosciuti prima o poi.

Anni fa ti scrissi una poesia, ti descrissi con una poesia e tu piangesti con quel sorriso che negli ultimi anni sempre più spesso sorreggeva il capo che lento e meccanico assentiva a parole o immagini lontane: un prete, un trash tv che concedeva finalmente una pausa alla tua troppa attività giovane come tu non eri più.
Non trovo più molti fogli del passato. E mentre cerco tracce e lascio tracce, assaporo il gusto leggero e il retrogusto amaro delle gocce che incrostarono il passato e non lasciai andar via crocifiggendole su fogli ormai ingialliti.
Oggi ti conservo in questo scrigno, effimero e misterioso come i tuoi cassetti, ricolmi di pacchetti serbati come doni recenti finché non fossero abbastanza vecchi da farne ornamenti nuovi.
Mi piace immaginare un mondo parallelo dove ci si ritrovi …
Che il mondo lassù o laggiù o dove altro, sia bello come qui quando è bello.
Che tu sia come quando cantavi. Come quando cantavi di cuore.
Come col tuo vestito a fiori, il costume rosso o gli occhiali da sole.
Come quando avevi sempre dieci anni di meno.
Dieci anni di meno per me.
Come quando sai tu che fu bello e forse noi non c’eravamo ancora.
Come dentro una vita che non so.

Scusa di quello che non diedi, non dissi, non capii. Anche di quello che non presi e del troppo che quasi sempre, invece, presi.
Vorrei darti altri abbracci, ma gli abbracci di una vita son contati da Dio perché quella vita sia proprio quella vita e non un’altra.
La tua canzone è finita in un respiro che non ci fu più ed era notte e silenzio ed altre voci.
Negli ultimi respiri fosti tu la mia bambina, finalmente bambina, ma testarda come mia madre.

Tutti i "ti voglio bene" che non ti ho detto, mamma, anzi, mammina.

Rita