Mamma,
quante sono le
cose a cui non ho fatto abbastanza attenzione
Quante sono le
cose che non ti ho chiesto,
eppure sapevo che non avremmo
avuto molto tempo
Tante, troppe
le cose che mi hai detto o raccontato ed io non ho ascoltato e
quante volte, come dicevi tu, ho detto sì senza capire. Però tu
sottolineavi tanto, sorridendo, "le stesse cose" che
dicevamo una dopo laltra senza esserci nemmeno accordate
sullargomento.
Quanta memoria
persa nelle cose che non posso chiederti più di ricordarmi
Tra i molti
vuoti memorie possibili perse. Ricordi ormai impossibili. E intanto io
ricamo più insicuri ricordi che per un po tramanderò e
poi si sbricioleranno come i fiori del vostro amore, i biscotti
ormai pietrificati di memorie a cui io, giustamente, non ho avuto
accesso mai. Si
sbricioleranno quando al prossimo dei miei discendenti i vostri
nomi non diranno più niente e chiederà a che serve serbare
memorie di sconosciuti.
Siamo tutti
sconosciuti prima o poi.
Anni fa ti
scrissi una poesia, ti descrissi con una poesia e tu piangesti
con quel sorriso che negli ultimi anni sempre più spesso
sorreggeva il capo che lento e meccanico assentiva a parole o
immagini lontane: un prete, un trash tv che concedeva finalmente
una pausa alla tua troppa attività giovane come tu non eri più. Non trovo più
molti fogli del passato. E mentre cerco tracce e lascio tracce,
assaporo il gusto leggero e il retrogusto amaro delle gocce che
incrostarono il passato e non lasciai andar via crocifiggendole
su fogli ormai ingialliti. Oggi ti
conservo in questo scrigno, effimero e misterioso come i tuoi
cassetti, ricolmi di pacchetti serbati come doni recenti finché
non fossero abbastanza vecchi da farne ornamenti nuovi. Mi piace
immaginare un mondo parallelo dove ci si ritrovi
Che il mondo
lassù o laggiù o dove altro, sia bello come qui quando è bello. Che tu sia come
quando cantavi. Come quando cantavi di cuore. Come col tuo
vestito a fiori, il costume rosso o gli occhiali da sole. Come quando
avevi sempre dieci anni di meno. Dieci anni di
meno per me. Come quando sai
tu che fu bello e forse noi non ceravamo ancora. Come dentro una
vita che non so.
Scusa di quello
che non diedi, non dissi, non capii. Anche di quello che non
presi e del troppo che quasi sempre, invece, presi. Vorrei darti
altri abbracci, ma gli abbracci di una vita son contati da Dio
perché quella vita sia proprio quella vita e non unaltra. La tua canzone
è finita in un respiro che non ci fu più ed era notte e
silenzio ed altre voci. Negli ultimi
respiri fosti tu la mia bambina, finalmente bambina, ma testarda
come mia madre.
Tutti i "ti
voglio bene" che non ti ho detto, mamma, anzi, mammina.
Rita
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