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SCHEGGE E SCINTILLE

PENSIERI, SPUNTI, RIFLESSIONI
DALLA PAROLA DI DIO E DALLA VITA

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a cura di: don_franco_locci@libero.it

 

SETTEMBRE 2013

 

 

DOMENICA 1 SETTEMBRE: 22^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Egidio; San Conone.

Una scheggia di preghiera:

 

APRI IL NOSTRO CUORE ALLE NECESSITA’ DEI FRATELLI

 

Hanno detto: È un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più. (Oscar Wilde)

Saggezza popolare: Se avete una buona moglie sarete felice, se ne avrete una molto cattiva avrete la possibilità di diventare  filosofo. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: La banderuola disse al vento: "Maledetto, come sei noioso e monotono! Non puoi soffiare da qualche altra parte che non sia il mio viso? Disturbi la mia divina stabilità". Il vento non rispose nemmeno una sillaba. Si limitò a ridere nello spazio sconfinato. L'indifferenza è l'arte dei grandi. (Apologo arabo) 

Parola di Dio: Sir. 3,19-21.30-31; Sal. 67; Eb. 12,18-19.22-24; Lc. 14,1.7-14

 

Vangelo Lc 14, 1. 7-14

Dal vangelo secondo Luca

Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo. Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola: “Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l'ultimo posto. Invece quando sei invitato, và a metterti all'ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato”. Disse poi a colui che l'aveva invitato:“Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti". Parola del Signore

 

“AL CONTRARIO, QUANDO DAI UN BANCHETTO, INVITA POVERI, STORPI, ZOPPI, CIECHI; E SARAI BEATO PERCHÉ NON HANNO DA RICAMBIARTI. RICEVERAI INFATTI LA TUA RICOMPENSA ALLA RISURREZIONE DEI GIUSTI". (Lc.14,14)

Il tema degli ultimi tempi è sempre al centro dei discorsi di Gesù. E' il tema per eccellenza che illumina tutto il Vangelo, Gesù lo rivolge, in modo particolare, a coloro che sono chiusi di cuore, come i Farisei, che disprezzano i poveri e i malati ritenendoli impuri. L'ipocrisia di coloro di coloro che si ritengono migliori degli altri, ci dice Gesù, non avrà nessun merito e nessuna ricompensa: al contrario è l'amore verso il prossimo che ci rende degni della vita eterna. Io do solo se sono certo che poi tu mi darai. Questa è la logica del mondo, dove la regola è quella dei favori e delle preferenze ben mirate solo verso chi può esserci utile e può ricambiare con altrettanti favori e preferenze. Forse noi siamo ricchi di beni, ma non siamo ricchi di BENE, quel Bene che viene solo da Dio e che possiamo scoprire e conoscere solo quando lo cerchiamo proprio lì dove si manifesta con maggiore grandezza: negli ultimi.

 

 

LUNEDI’ 2 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Licinio; San Giusto di Lione

Una scheggia di preghiera:

 

PARLACI OGGI, SIGNORE, PERCHE’ OGGI VOGLIAMO ASCOLTARE LA TUA PAROLA.

 

Hanno detto: Non vi è regina che più obblighi alla resa il Re del cielo quanto l’umiltà. (S. Teresa d’Avila)

Saggezza popolare: Quando scegli una moglie, credi all'orecchio e non all'occhio.

Un aneddoto: Ecco in breve la storia di San Giuliano l’apostata: Era un bravo monaco, ma attirato dai soldi, derubò una nobildonna, che si fidava di lui; attirato dagli onori, fuggì a Roma e brigò senza scrupoli fino a diventare imperatore; adescato dal demonio, apostatò e divenne nemico della croce di Cristo e dei veri cristiani. Ma sapete com’è morto? Era alla testa del suo esercito, quando fu colpito mortalmente da una lancia. Caduto a terra, con il ventre squarciato, prese una manata del suo sangue e scagliandola verso il cielo, gridò: Nazareno, hai vinto! Si era così avverata la profezia fattagli da un cristiano. Un giorno Giuliano gli aveva chiesto: Che pensi che stia facendo ora il tuo amico, il Figlio del falegname? Il cristiano gli aveva così risposto: Sta facendo una bara per te!

Parola di Dio: 1Tes. 4,13-18; Sal.95; Lc. 4,16-30

 

Vangelo Lc 4, 16-30

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò a Nazareth, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: "Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi". Tutti gli rendevano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è il figlio di Giuseppe?". Ma egli rispose: "Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!". Poi aggiunse: "Nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro". All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò. Parola del Signore

 

ALLORA GESU’ COMINCIO’ A DIRE: “OGGI SI E’ ADEMPIUTA QUESTA SCRITTURA”. (Lc. 4,21)

Gesù è entrato nella sinagoga, ha letto la Parola di Dio ed ora “fa la predica”. Può essere veramente interessante vedere com’e questa predica di Gesù, perché ci dà la chiave di interpretazione di come, anche noi, possiamo leggere e capire la Parola. Gesù inizia la sua predica dicendo “Oggi”. La parola della Bibbia non è racconto di storie passate, non è commemorazione, non è addormentarci sul passato. E’ una parola viva che opera adesso, che adesso si realizza. Ogni volta che leggo o ascolto la Parola devo chiedermi: “Che cosa dice, oggi, a me questa parola? Che cosa realizza per me? Che cosa chiede a me, adesso?”. La Bibbia è una lunga lettera di amore che Dio ha scritto agli uomini lungo la loro storia ma è anche una lettera con la data di oggi che Dio proprio adesso ha scritto per me. Accoglierla, lasciarla operare in noi, significa scrivere la nostra lettera di risposta.

 

 

MARTEDI’ 3 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Gregorio Magno; Santa Phoebe.

Una scheggia di preghiera:

 

SIGNORE, TI AMIAMO, LIBERACI DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: I doni di Dio fanno impallidire i migliori sogni dell'uomo. (Elizabeth Barret Browning)

Saggezza popolare: La moglie diligente è la corona per il marito; quella pasticciona, cancro per le sue ossa. (Bibbia Libro dei Proverbi 12,4)

Un aneddoto: A Colonia, nel convento di S. Pietro, molti, ma molti anni fa, viveva un monaco leggero e poco osservante della Regola. Aveva però tra le altre una bella abitudine: non tralasciava mai le Lodi alla Madonna. Morì così com’era vissuto: tiepido nello spirito, ma con il nome di Maria sulle labbra. Al tribunale di Dio la vide brutta. Molti demoni erano presenti ad accusarlo. Uno diceva:— Io sono il demonio dell’egoismo e costui mi fu spesso amico, preferendo se stesso ai confratelli. Un altro accusava:— Io sono il demonio della superbia: molto ha fatto costui per innalzarsi sugli altri! Un altro ancora:— Io sono il demonio della cupidigia: costui fu gretto di cuore. E così via. Ma per fortuna anche qualche Angelo venne a scusarlo: Io sono l’Angelo dell’obbedienza: questo monaco più d’una volta mi ha ascoltato, anche con sacrificio. Un altro Angelo attestava: Io sono l’Angelo della preghiera: moltissime ore costui ha trascorso accanto a me. Un altro ancora:— Costui ebbe certo molti difetti, ma mai nella sua vita ha parlato male o ha giudicato i confratelli. E così via. Gesù giudice era pensoso, benché S. Pietro, sempre pronto ad intercedere, facesse sentire il rumore delle sue chiavi. Risolse benignamente la questione la Vergine Maria. Lasciò il suo trono e, ricordandosi del suo devoto, senza dir nulla, gli si mise al fianco. Vedendola, Gesù disse: — Per questa volta, neppure il Purgatorio. Entra subito nel Regno del Padre mio!

Parola di Dio: 1Tes. 5,1-6.9-11; Sal. 26; Lc. 4,31-37

 

Vangelo Lc 4, 31-37

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente. Rimanevano colpiti dal suo insegnamento, perché parlava con autorità. Nella sinagoga c'era un uomo con un demonio immondo e cominciò a gridare forte: "Basta! Che abbiamo a che fare con te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? So bene chi sei: il Santo di Dio!". Gesù gli intimò: "Taci, esci da costui!". E il demonio, gettatolo a terra in mezzo alla gente, uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da paura e si dicevano l'un l'altro: "Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti immondi ed essi se ne vanno?". E si diffondeva la fama di lui in tutta la regione. Parola del Signore

 

“TUTTI FURONO PRESI DA PAURA E SI DICEVANO L'UN L'ALTRO: “CHE PAROLA E’ MAI QUESTA, CHE COMANDA CON AUTORITA’ E POTENZA AGLI SPIRITI IMMONDI ED ESSI SE NE VANNO?”. E SI DIFFONDEVA LA FAMA DI LUI IN TUTTA LA REGIONE.” (Lc.4,36-37)

Tutti, scrive Luca, provarono spavento e si chiedevano chi fosse costui che parlava in modo così autorevole al punto da scacciare gli spiriti immondi. Noi non sappiamo bene cosa intendesse la narrazione evangelica quando parlava di questi spiriti; essi comunque erano capaci di entrare nella vita dell'uomo fino a turbarne le funzioni fisiche e psichiche. Ma se pensiamo alle distorsioni, alle angosce che tante volte sono prodotte nelle nostre città, credo che non andiamo lontano dalla comprensione di questo brano evangelico. Gli spiriti cattivi di cui parla il Vangelo non sono spiriti strani, ignoti; li conosciamo bene e forse sono un poco presenti anche in tutti noi. Si tratta dello spirito di indifferenza, di maldicenza, di amore solo per se stessi, di paura di essere messi da parte, di paura di non contare affettivamente per qualcuno; dello spirito di prevaricazione sugli altri; dello spirito di diffidenza che ci porta all'angoscia e alla violenza; dello spirito di egoismo che ci spinge a tirare avanti senza impicciarci degli altri; dello spirito dell'odio e della vendetta piccola o grande. E quanti altri spiriti «cattivi», immondi, girano tra noi e rovinano la nostra vita e i rapporti con gli altri, rendendoci spesso più soli e più tristi! Come cacciare questi spiriti? Come allontanarli dalla nostra e dalla vita degli altri? Il Vangelo ci dice che i poteri straordinari, quelli appunto cui anche gli spiriti immondi obbediscono, sono dati dalla fede, dalla parola del Vangelo e dall'amicizia con Gesù. Quante volte invece si vanno a cercare poteri e terapie in tante direzioni mentre abbiamo accanto a noi colui che può allontanarli con autorità. La vera autorità che riesce a guarire e a risolvere tante situazioni umane è quella dell'amicizia, della vicinanza affettuosa di Gesù. E questa l'autorità che Gesù esercitava verso tutti e che ha chiesto di esercitare anche ai suoi discepoli.

 

 

MERCOLEDI’ 4 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Rosalia; San Gilberto.

Una scheggia di preghiera:

 

CHINATI ANCORA SU TUTTI I NOSTRI MALATI, SIGNORE GESU’.

 

Hanno detto: È leggero il compito quando molti si dividono la fatica. (Omero)

Saggezza popolare: La moglie, lo schioppo e il cane non si prestano a nessuno.

Un aneddoto: “Quante volte, nella mia lunga esperienza di medico, mi sono trovato faccia a faccia con gesti di coraggio e di devozione dei quali nessuno saprà mai nulla, gesti che suonano come un inno alla forza ed alla profondità dei legami familiari. Ho conosciuto una moglie che ha sopportato per mesi, in silenzio, senza lamentarsi, un doloroso e pericoloso male e che non ha mai voluto informare il marito, a quell’epoca impegnato in un’importante contrattazione d’affari, per non sconvolgerlo.

Parola di Dio: Col. 1,1-8; Sal. 51; Lc. 4,38-44

 

Vangelo Lc 4, 38-44

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all'istante, la donna cominciò a servirli. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano demòni gridando: "Tu sei il Figlio di Dio!". Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro. Egli però disse: "Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato". E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. Parola del Signore

 

USCITO DALLA SINAGOGA GESU’ ENTRO’ NELLA CASA DI SIMONE. LA SUOCERA DI SIMONE ERA IN PREDA A UNA GRANDE FEBBRE E LO PREGARONO PER LEI. CHINATOSI SU DI LEI, INTIMO’ ALLA FEBBRE, E LA FEBBRE LA LASCIO’. LEVATASI ALL'ISTANTE, LA DONNA COMINCIO’ A SERVIRLI. (Lc. 4,38-39)

Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Pietro. E qui gli presentarono subito la suocera dell'apostolo che giaceva sul letto, malata. Si chinò su di lei, e intimò alla febbre di lasciarla. E la febbre, scrive l’evangelista, e guarì l’anziana donna. Tutta la vita di Gesù è stata un chinarsi verso i poveri, i deboli, in questo caso verso un'anziana. In essa vediamo i tanti che  anziani oggi sono circondati dalla indifferenza e dalla cattiveria, e sono costretti a restare bloccati nella tristezza e nell’attesa di una triste fine! Il Signore Gesù, chinandosi su quella donna, le ridiede vigore, al punto che, alzatasi da letto, si mise a servirli. L’anziana suocera di Pietro ha capito Gesù anche senza bisogno di prediche e sa che il modo migliore di ringraziare è servire.  

 

 

GIOVEDI’ 5 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Vittorino; San Lorenzo Giustiniani.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA PAROLA, SIGNORE, E’ PAROLA DI VITA ETERNA.

 

Hanno detto: Molte sono le cose straordinarie, ma non v'è nulla di più straordinario dell'uomo. (Sofocle)

Saggezza popolare: La buona moglie fa il buon marito.

Un aneddoto: Qualche volta anche i ragazzi, specie quelli più grandi, pensano che sarebbe meglio se non ci fossero i comandamenti divini e il Vangelo. Un ragazzo di nome Arnoldo, appassionato di storia e di geografia, una volta chiese a suo padre: Papà, la vita non sarebbe più bella, più comoda, se non avessimo bisogno di credere in Dio e in tutto ciò che lui c’insegna? Il  padre rispose con un’altra domanda:Tu vorresti rimanere per sempre al buio? Sarebbe orribile! — rispose Arnoldo. Vedi, senza la fede continuò il padre — il nostro spirito si muoverebbe a tentoni, come un cieco. Non sapremmo perché viviamo, cosa succederà dopo la morte, né se c’è un Dio che ci ama. Saremmo al buio. La Parola di Dio è il nostro sole.

Parola di Dio: Col. 1,9-14; Sal. 97; Lc. 5,1-11

 

Vangelo Lc 5, 1-11

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore". Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini". Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. Parola del Signore

 

“LA FOLLA GLI FACEVA RESSA INTORNO PER ASCOLTARE LA PAROLA DI DIO”. (Lc.5,2)

Gesù, con il suo modo di fare, con le sue parole decise, con i segni che compiva riusciva ad attirare attorno a sé parecchia gente.  Mi chiedo se oggi vi sia altrettanto desiderio di ascoltare la Parola di Dio. Certo, il desiderio del bello e del buono, del giusto e del soprannaturale c’è nel cuore di ogni uomo, ma la fonte a cui dissetarsi spesso non è la Parola di Dio. Si ha desiderio di infinito e si vanno a scomodare i morti e gli spiriti. Anche la Chiesa interessa ma troppo spesso solo per i suoi aspetti esteriori. Vanno di moda i preti televisivi ma spesso ci si ferma alle storie più o meno vere che essi interpretano; magari interessa anche una “buona predica” e la si va a sentire come si andrebbe ad un teatro... Chiaro! non per tutti è così ma la maggioranza preferisce palliativi alla sostanza. E la sostanza è che il nostro Dio ha parlato con parole raccolte dagli uomini (la Bibbia) e con Se stesso (Gesù, la parola incarnata). E’ Lui la nostra fonte di acqua pulita per conoscere Dio e noi stessi. E’ vero che leggere la Bibbia è faticoso, è vero che spesso da soli non la capiamo, però se non si parte di lì, da Lui, si costruisce sulla sabbia. Ogni giorno un po’ di Parola di Dio, magari anche solo una piccola frase, come stiamo facendo ora con queste piccole riflessioni quotidiane, poi chiedere allo Spirito che ci illumini, poi lasciare che la sua parola risuoni  in noi durante la giornata e si trasformi in piccoli gesti quotidiani e, poco per volta, a piccole dosi la Parola di­venta il cibo del nostro cammino.

 

 

VENERDI’ 6 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Frontignano d’Alba; San Benedetto da Milano.

Una scheggia di preghiera:

 

SAPERE CHE TU CI SEI CI RIEMPIE DI GIOIA.

 

Hanno detto: Il proverbio suggerisce di non mordere la mano che ti nutre. Ma forse dovresti farlo, se quella mano ti impedisce di nutrirti da solo. (Thomas Szasz)

Saggezza popolare: La prima è moglie, la seconda compagnia e la terza eresia.

Un aneddoto: Fino al 1896 nel quartiere di Cayenne in Saint-Ouen, alla periferia di Parigi, non si era mai vista neppure l’ombra di un prete. Un sacerdote in quell’anno ebbe il coraggio di entrarvi. Un gruppo di monelli lo videro. Uno di loro prese una pietra e gliela scagliò contro, colpendolo alla testa. Il sacerdote, ripresosi, si chinò, raccolse la pietra, rossa di sangue e disse: “Grazie, questa sarà la prima pietra della nuova chiesa che voglio costruire qui. E sorse a Saint-Ouen la bella chiesa del Rosario.

Parola di Dio: Col. 1,15-20; Sal. 99; Lc. 5,33-39

 

Vangelo Lc 5, 33-39

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, gli scribi e i farisei dissero a Gesù: "I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno orazioni; così pure i discepoli dei farisei; invece i tuoi mangiano e bevono". Gesù rispose: "Potete far digiunare gli invitati a nozze, mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni in cui lo sposo sarà strappato da loro; allora, in quei giorni, digiuneranno". Diceva loro anche una parabola: "Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per attaccarlo a un vestito vecchio; altrimenti egli strappa il nuovo, e la toppa presa dal nuovo non si adatta al vecchio. E nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è buono! ". Parola del Signore

 

“POTETE FAR DIGIUNARE GLI INVITATI A NOZZE MENTRE LO SPOSO E’ CON LORO?”. (Lc. 5,34)

Talora siamo alla ricerca di regole e disposizioni da seguire, magari anche severe, che ci sollevino però dalla responsabilità di comprendere ciò che il Signore ci chiede. E’ così che i farisei lodano i discepoli del Battista, i quali digiunano e recitano preghiere, mentre condannano i discepoli di Gesù che invece fanno festa, anche fuori tempo. Ma è la festa di coloro che hanno trovato il salvatore della propria vita; una festa che il Vangelo paragona a una celebrazione di nozze, tanto è bella. Ovviamente, anche i discepoli di Gesù devono digiunare. Devono farlo dal proprio egoismo, dalle proprie chiusure, dalla propria autosufficienza, dal proprio provincialismo, per scoprirsi figli di un Dio che chiamano “Padre nostro”. Essi, infatti, fanno parte di una nuova famiglia fatta non dei vincoli della carne, che restringono, ma di quelli spirituali che allargano il cuore. I discepoli indossano un vestito interiore tutto nuovo, appunto quello di figli di Dio, e il loro cuore è come quegli otri nuovi riempiti sino all’orlo del nuovo vino che è l’amore del Signore.

 

 

SABATO 7 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Grato d’Aosta; San Chiaffredo di Saluzzo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU CHE CONOSCI I NOSTRI CUORI, PURIFICALI.

 

Hanno detto: Con i "vorrei" non si e' mai fatto niente. Con i "proverò" si sono fatte grandi cose. Con i "voglio" si sono fatti miracoli. (Ravignan)

Saggezza popolare: Chi batte la moglie, batte tutta la casa.

Un aneddoto: Lo psichiatra Eugenio Borgna, autore di importanti scritti sulla schizofrenia, racconta: “Una mia paziente rifiutava il cibo. Stava male. Riprese a mangiare quando trovò una rosa rossa accanto ad un piatto di riso”.

Parola di Dio: Col. 1,21-23; Sal. 53; Lc. 6,1-5

 

Vangelo Lc 6, 1-5

Dal vangelo secondo Luca

Un giorno di sabato, Gesù passava attraverso campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: "Perché fate ciò che non è permesso di sabato?". Gesù rispose: "Allora non avete mai letto ciò che fece Davide, quando ebbe fame lui e i suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell'offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non fosse lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?". E diceva loro: " Il Figlio dell'uomo è signore del sabato ". Parola del Signore

 

“PERCHE’ FATE CIO' CHE NON E’ PERMESSO DI SABATO?” (Lc.6,2)

Le disposizioni ebraiche non permettevano di cogliere e mangiare le spighe di grano durante il sabato. I farisei, scrupolosi osservanti della legge, ma spesso dimentichi del cuore e della vita della gente, prontamente accusano Gesù perché non rispetta il sabato trasgredendo queste disposizioni. Gesù, nella risposta, rimanda gli avversari alla stessa Scrittura a cui essi si appellano e ricorda loro che anche Davide mangiò, non alcuni chicchi di grano ma tutti i pani, il cui uso era proibito dalla legge. La legge non salva, giudica e quindi crea la colpa; Gesù vede il cuore, da senso alle cose quindi libera e salva. Ogni volta che noi pensiamo di salvarci osservando la legge ne siamo schiavi, ogni volta che ci affidiamo al Figlio di Dio siamo liberati e salvi.

 

 

DOMENICA 8 SETTEMBRE: 23^DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: Sant’ Ugo di Volterra; Beato Federico Ozanam.

Una scheggia di preghiera:

 

PURIFICACI, O SIGNORE E RENDICI DEGNI DELLA TUA CROCE.

 

Hanno detto: Vi prego vivamente, per l'amore che vi porto in Gesù e Maria, di recitare il Rosario tutti i giorni, perché, al momento della vostra morte, benedirete il giorno e l'ora in cui m'avrete creduto e dato ascolto. (San Luigi Maria Grignon di Montfort)

Saggezza popolare: Alle volte devi essere silenzioso per poter essere ascoltato. (Proverbio Svizzero)

Un aneddoto: La pazienza  la si trova difficilmente e la si perde facilmente. La perdono spesso proprio coloro che non ce l'hanno.  Oggi chi ne ha poca, non ce la fa a tirare avanti e chi ne ha troppa o è uno stolto o è un santo (e gli altri ne approfittano). Bisogna averne tanta, quando si lavora in ufficio: con i superiori, colleghi e utenti. E ci si deve armare di quella santa il commerciante con i clienti. Ne occorre a fiumi, se si ha a che fare con gli sciocchi. Ne deve avere un mare la moglie col marito e viceversa. Ed ancora di più ne occorre con se stessi. Con tutti i problemi che crea la società di ieri e di oggi, solo Gesù, se ritornasse sulla terra, di pazienza ne avrebbe ancora e sempre. (Letta nella hall di un albergo)

Parola di Dio: Sap. 9,13-18; Sal. 89; Fm. 9-10.12-17; Lc. 14,25-33

 

Vangelo Lc 14, 25-33

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo". Parola del Signore

 

“CHI NON PORTA LA SUA CROCE E NON VIENE DIETRO A ME, NON PUO’ ESSERE MIO DISCEPOLO”. (Lc. 14,26)

Le spalle di Gesù non erano fatte per la croce, le mie spalle neppure. Però nella croce ti imbatti inevitabilmente: ti ammali, subisci un incidente, colui che ami muore, sei incompreso, subisci persecuzione a causa della tua fede. In ogni vita umana la croce è una realtà. Tuttavia sono sempre più pochi gli uomini che si misurano con essa. Non la accettiamo, la subiamo... Eppure, o porterai la tua croce o essa ti schiaccerà! Ma potremo portare la croce solo se scopriremo il suo senso e il suo ruolo. La croce ci riconduce alle nostre giuste dimensioni, quelle di uomini poveri, deboli, fragili, piccoli. La croce può liberarci dalla materia in cui rischiamo di soffocare, può liberarci dalla mediocrità. Essa può unirci a Gesù, può parlarci della vita e di Dio. Non ci salva dalla sofferenza ma ci può salvare dal suo non senso e dalla sua inutilità.

 

 

LUNEDI’ 9 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Osanna; San Pietro Claver.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERA, SIGNORE, L’UOMO DALLA GRETTEZZA.

 

Hanno detto: Non criticare ciò che non puoi capire. (Bob Dylan)

Saggezza popolare: A nessuno cadono le orecchie per il troppo ascoltare.

Un aneddoto: Una mamma inglese aveva così ben capito l’importanza e l’onore di donare a Dio un figlio sacerdote, che ogni giorno pregava il Signore per ottenere che almeno uno dei suoi numerosi figli fosse chiamato al servizio di Dio. Ebbe numerosi figli, precisamente dieci. Ebbene, nove di loro diventarono preti o suore! Il più famoso è il card. Nicola Patrizio Wiseman, l’autore di «Fabiola».

Parola di Dio: Col. 1,24-2,3; Sal 61; Lc. 6,6-11

 

Vangelo Lc 6, 6-11

Dal vangelo secondo Luca

Un sabato, Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. Ora c'era là un uomo, che aveva la mano destra inaridita. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva di sabato, allo scopo di trovare un capo di accusa contro di lui. Ma Gesù era a conoscenza dei loro pensieri e disse all'uomo che aveva la mano inaridita: "Alzati e mettiti nel mezzo!". L'uomo, alzatosi, si mise nel punto indicato. Poi Gesù disse loro: "Domando a voi: E' lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o perderla?". E volgendo tutt'intorno lo sguardo su di loro, disse all'uomo: "Stendi la mano!". Egli lo fece e la mano guarì. Ma essi furono pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Gesù. Parola del Signore

 

"C'ERA NELLA SINAGOGA UN UOMO CHE AVEVA LA MANO DESTRA INARIDITA". (Lc. 6,6)

Il Vangelo ci presenta un uomo che non può più lavorare perché la sua mano destra è paralizzata. In lui vediamo tutti coloro che sono oggi esclusi dal lavoro, non perché malati, ma per l’assenza di lavoro. Gesù lo incontra di sabato, in sinagoga. I farisei aspettano il miracolo, non per gioire della guarigione, ma per accusare Gesù. Essi sono simili a coloro che non pongono al centro del lavoro l’uomo, bensì il solo guadagno senza alcuna altra considerazione. Gesù, con un ordine secco, come ad indicare la decisione che si deve avere in questi casi, dice a quell’uomo: “stendi la mano!” E quell’uomo si trova guarito. Sembra sentire l’eco delle parole di Dio nei giorni della creazione, quando il mondo man mano prendeva forma. In quel sabato Gesù continuava l’opera della creazione dando a quell’uomo la forza di lavorare. Dare oggi il lavoro ai disoccupati vuol dire guarire molti dalla tristezza e dalla disperazione. Non solo. Ogni volta che l’uomo può lavorare con dignità si possono ripetere le parole stesse che leggiamo nella Genesi: “e Dio vide che era cosa buona”. Solo chi è cieco nel cuore può rattristarsi.

 

 

MARTEDI’ 10 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Agabio di Novara; San Nicola da Tolentino.

Una scheggia di preghiera:

 

CON TE, SIGNORE, SI STA BENE.

 

Hanno detto: Chi disprezza è sempre più vile del disprezzato. (Tommaseo)  

Saggezza popolare: La gelosia é una passione che cerca avidamente quel che tormenta.

Un aneddoto: Padre Damiano de Veuster (1840-1889) era missionario nelle isole Sandwich. Lì sentì parlare dell’« Isola maledetta », Molokai, dove venivano segregati e abbandonati alla morte i lebbrosi. Aveva allora 33 anni, era sano e faceva ovunque un mucchio di bene. Ma volle rinchiudersi in quell’isola del dolore e condividere in tutto la vita di 800 lebbrosi. A forza di sacrifici, di solidarietà e d’amore trasformò quell’inferno di morte in un sereno angolo di pace e di rassegnazione. Ma l’imitazione di Gesù gli costò la vita: morì lebbroso tra i suoi lebbrosi.

Parola di Dio: Col. 2,6-15; Sal. 144; Lc. 6,12-19

 

Vangelo Lc 6, 12-19

Dal vangelo secondo Luca

In quei giorni Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli: Simone, che chiamò anche Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo, Giovanni, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo d'Alfeo, Simone soprannominato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, che fu il traditore. Disceso con loro, si fermò in un luogo pianeggiante. C'era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, che erano venuti per ascoltarlo ed esser guariti dalle loro malattie; anche quelli che erano tormentati da spiriti immondi, venivano guariti. Tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti. Parola del Signore

 

“LA FOLLA CERCAVA DI TOCCARLO, PERCHE’ DA LUI USCIVA UNA FORZA CHE SANAVA TUTTI”. (Lc. 6,19)

Ci sono delle persone che noi consideriamo “speciali”. Si sta bene con loro. Sembra quasi che anche solo la loro presenza sia rasserenante. La folla, gli umili, particolarmente sensibili a queste cose avvertono in Gesù questa forza particolare. Le sue parole pur essendo estremamente impegnative non sono imposizioni legalistiche; i suoi occhi penetranti, che mettono allo scoperto il cuore sono occhi accoglienti, invitanti, amorosi; i suoi gesti sono familiari, paterni; da Lui scaturisce la forza per camminare nella fede; comanda ai demoni; fa star bene chi è con Lui, guarisce le malattie e perdona i cuori. Ecco perché andare a Gesù: perché con Lui si sta bene! Non tanto andare per obbedienza (“non vi chiamo più servi, ma amici”), per osservanza (“avete inteso che fu detto... ma io vi dico...”), per paura (“non temere piccolo gregge”) ma per fiducia (“venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi”), per riposare in Lui (“venite in disparte con me e riposatevi”), per amore (“imparate da me che sono mite ed umile di cuore”), per arrivare al Padre (“chi vede me vede il Padre”), per sperare (“lo sono la Risurrezione e la Vita, chi crede in me vivrà in eterno”).

 

 

MERCOLEDI’ 11 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Emiliano; Sant’Agatone di Scete.

Una scheggia di preghiera:

 

GESU’ SEI TU LA MIA BEATITUDINE.

 

Hanno detto: Tutta la storia degli uomini è segnata dal terrore di arrivare secondi. (G. Papini)

Saggezza popolare: Se stirarsi producesse denaro, i gatti sarebbero ricchissimi. (Prov. Africano)

Un aneddoto: Nel 1967 è venuto in Italia per un incontro di calcio con la Roma, per la ‘Mitropa Cup’. Invece di scendere in campo all’Olimpico, si rifugiò in una chiesa. Ora è prete e si chiama don Giorgio Cadlec. Il Signore l’ha chiamato ed egli ha risposto di sì.

Parola di Dio: Col. 3,1-11; Sal. 144; Lc. 6,20-26

 

Vangelo Lc 6, 20-26

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesù diceva: "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. Beati voi che ora avete fame, perché sarete saziati. Beati voi che ora piangete, perché riderete. Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v'insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell'uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti. Ma guai a voi, ricchi, perché avete gia la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti ". Parola del Signore

 

“BEATI VOI, POVERI…”. (Lc. 6,20)

Gesù ha davanti ai suoi occhi quella folla enorme che attende da lui una parola vera. E Gesù non si tira indietro. Subito mostra loro la sua via di felicità. Non è la stessa via di felicità che il mondo indica agli uomini e alle donne, una via che si rivela spesso fallace e ingannatrice. Gesù non spende molte parole. Ne bastano quattro. Quattro beatitudini, ben delineate e chiare. Egli annuncia ai poveri, agli affamati, agli abbandonati e agli assetati di giustizia che Dio ha scelto di stare accanto a loro. La sua vicinanza e quella dei discepoli sarà per loro il segno di una gioia grande. Essi, sino ad ora esclusi dalla vita, saranno i privilegiati, i preferiti di Dio. Certo, a noi credenti è affidato il gravissimo e affascinante compito di far sentire loro l’amore privilegiato di Dio. Al contrario, con quattro parole, Gesù minaccia tristezza per i ricchi e per i potenti. Essi che cercano la felicità solo per se stessi, saranno abbandonandoli al destino triste di questo mondo.

 

 

GIOVEDI’ 12 SETTEMBRE: SANTO NOME DI MARIA

Tra i santi ricordati oggi: San Silvino; San Defendente.

Una scheggia di preghiera:

 

SOLO CON TE, GESU’, IL VANGELO E’ POSSIBILE.

 

Hanno detto: Se digiuni due giorni non ti credere migliore di chi non ha digiunato. Tu digiuni e magari ti arrabbi, un altro mangia, ma forse pratica la dolcezza. (S. Girolamo)

Saggezza popolare: Un albero carico di frutti si curva verso tutti.

Un aneddoto: Giovannino Bosco a nove anni ebbe un sogno. Venne a trovarsi in mezzo a moltissimi ragazzi che giocavano, scherzavano, bestemmiavano, litigavano. Volendo mettere un po’ d’ordine, ne prese alcuni, i più prepotenti, a pugni e a schiaffi. Ma improvvisamente, sempre nel sogno, Gesù in persona gli si fece vicino e gli disse: Non con la violenza, ma con la bontà trasformerai questi lupi in agnelli! Giovannino allora si mise a piangere e a dire: E’ impossibile, Gesù! Io non ci riuscirò mai! Fu allora che Gesù gli mostrò la dolce figura di mamma, che gli camminava accanto e concluse: Giovannino, ecco la tua maestra! Ecco la tua e la loro mamma. Con lei trasformerai la gioventù per un mondo migliore, per il regno di Dio. Quando Giovannino Bosco si svegliò, si mise subito a realizzare il suo sogno. Divenne S. Giovanni Bosco, il grande educatore della gioventù.

Parola di Dio: Col.3,12-17; Sal. 150; Lc. 6,27-38

 

Vangelo Lc 6, 27-38

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "A voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da  a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio". Parola del Signore

 

“AMATE I VOSTRI NEMICI...” (Lc. 6,27)

Questa pagina di Vangelo è una “pia esortazione” oppure questa parola è una parola in grado di cambiare i cuori, che ha la forza di ribaltare il mondo delle nostre opinioni, di infrangere i nostri schemi, di sperimentare, anche alla nostra esistenza, la potenza di un Vangelo che ci converte. Sembra una parola impossibile eppure tanti Santi, hanno riscritto questo vangelo nella loro carne; e non sono pochi neppure ai giorni nostri, quei cristiani che hanno saputo perdonare pubblicamente gli assassini dei loro congiunti. E’ anche in questa cronaca dei nostri giorni che, per la potenza dello Spirito, il Vangelo ci pare possibile!

 

 

VENERDI’ 13 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Giovanni Crisostomo; San Maurilio.

Una scheggia di preghiera:

 

LIBERACI, SIGNORE, DAL MALE E DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: La carità è l'unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato. È il principio che deve dirigere ogni azione e il fine a cui deve tendere. (B. Isacco)

Saggezza popolare: Chi dà quanto può, è generoso abbastanza.

Un aneddoto: Alcuni uomini senza scrupoli vivevano presso la casa di rabbi Meir. Non lo potevano sopportare. Lo tormentavano in tutte le maniere. Il rabbino un giorno non ce la fece più e pregò così: O Sovrano del cielo, falli una buona volta morire! Ma sua moglie esclamò: Se sei un vero maestro della Legge, dovresti pregare piuttosto che si pentano e cambino i loro rapporti con Dio e con noi. Rabbi Meir ebbe il coraggio d’ascoltare sua moglie. Pregò per loro, che diventarono i suoi amici preferiti.

Parola di Dio: 1Tim.1,1-2.12-14; Sal.15; Lc. 6,39-42

 

Vangelo Lc 6, 39-42

dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello ". Parola del Signore

 

“PERCHE’ GUARDI LA PAGLIUZZA CHE E’ NELL’OCCHIO DI TUO FRATELLO, E NON TI ACCORGI DELLA TRAVE CHE E’ NEL TUO?”. (Lc. 6,41)

Attraverso la concretezza di questa immagine, Gesù ci invita a saper guardare con lucidità a noi stessi: “Voi che diffidate del prossimo, voi che criticate così facilmente i vostri superiori o i vostri fratelli.., guardate con onestà al fondo della vostra vita. Aprite gli occhi su voi stessi. Voi che vedete così facilmente i difetti della Chiesa, dei preti, dei cristiani che non la pensano come voi su certi punti, sappiate anche, almeno qualche volta, ritrovare i vostri difetti. Come sarebbe più vivibile la vita se noi fossimo più esigenti con noi stessi che con gli altri, se noi applicassimo a noi stessi tutti quei buoni consigli che generosamente propiniamo agli altri. Non avete mai notato che è sempre a causa degli altri che tutto va male? Se il Governo facesse cosi..., se i sindacati non avessero fatto quello..., se il mio sposo fosse cosi..., se i preti facessero meglio il loro lavoro.

 

 

SABATO 14 SETTEMBRE: ESALTAZIONE DELLA SANTA CROCE

Tra i santi ricordati oggi: San Cornelio; Santa Placilla.

Una scheggia di preghiera:

 

GUARDO LA TUA CROCE E MI RASSERENO

 

Hanno detto: Siccome gli uomini vogliono vivere secondo la loro volontà,dicono che Dio non c'è. (Silvano del monte Athos)

Saggezza popolare: Attraverso la croce si giunge alla luce. (Detto Latino)

Un aneddoto: Un missionario si trovava in un lebbrosario in un' isola del Pacifico. Un incubo di orrore. Solo cadaveri ambulanti, disperazione, rabbia, piaghe e mutilazioni orrende. Eppure, in mezzo a tanta devastazione, un anziano malato conservava occhi sorprendentemente luminosi e sorridenti. Soffriva nel corpo, come i suoi infelici compagni, ma dimostrava attaccamento alla vita, non disperazione, e dolcezza nel trattare gli altri. Incuriosito da quel vero miracolo di vita, nell' inferno del lebbrosario, il missionario volle cercarne la spiegazione, che cosa mai poteva dare tanta forza di vivere a quel vecchio così colpito dal male? Lo pedinò, discretamente. Scoprì che, immancabilmente, allo spuntar dell' alba, il vecchietto si trascinava al recinto che circondava il lebbrosario, e raggiungeva un posto ben preciso. Si metteva a sedere e aspettava. Non era il sorgere del sole che aspettava. Né lo spettacolo dell' aurora del Pacifico. Aspettava fino a quando, dall' altra parte del recinto, spuntava una donna, anziana come lui, con il volto coperto di rughe finissime, gli occhi pieni di dolcezza. La donna non parlava. Lasciava solo un messaggio silenzioso e discreto: un sorriso. Ma l' uomo si illuminava a quel sorriso e rispondeva con un altro sorriso. Il muto colloquio durava pochi istanti, poi il vecchietto si rialzava e trotterellava verso le baracche. Tutte le mattine. Una specie di comunione quotidiana. Il lebbroso, alimentato e fortificato da quel sorriso, poteva sopportare una nuova giornata e resistere fino al nuovo appuntamento con il sorriso di quel volto femminile. Quando il missionario glielo chiese, il lebbroso gli rispose: " E' mia moglie!" E dopo un attimo di silenzio: " Prima che venissi qui, mi ha curato in segreto, con tutto ciò che riusciva a trovare. Uno stregone le aveva dato una pomata. Lei tutti i giorni me ne spalmava la faccia, salvo una piccola parte, sufficiente per apporvi le sue labbra per un bacio. Ma tutto è stato inutile. Allora mi hanno preso, mi hanno portato qui. Ma lei mi ha seguito. E quando ogni giorno la rivedo, solo da lei so che sono ancora vivo, solo per lei mi piace ancora vivere ".

Parola di Dio nella festa dell’esaltazione della Croce: Nm. 21,4-9;Sal.77; Fil 2,6-11; Gv. 3,13-17

 

Vangelo Gv 3, 13-17

Dal vangelo secondo Giovanni

In quel tempo Gesù disse a Nicodemo: "Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna". Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Parola del Signore

 

“Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di Lui”. (Gv. 3,17)

Tutte le volte che tra cristiani nasce una discussione sul fatto se Dio è Giustizia o Misericordia, Premio o Castigo o Amore, forse è bene rifarsi a queste parole che Gesù dice a Nicodemo. Tutti coloro che volevano un messia armato, terribile, pronto a distruggere Romani, pagani, cattivi fedeli sono andati delusi Gesù fa dei miracoli per i pagani, va a mangiare con peccatori, tra i suoi seguaci ci sono dei poco di buono e delle prostitute e questo lo fa per volontà del Padre, "perché il mondo si salvi per mezzo di Lui". Poi, certo, chi non vuole accettare questa misericordia, chi non accetta Lui ma preferisce o l’intransigenza della legge o il vivere senza Dio, allora si giudica già da solo, già da solo si taglia fuori, ma ricordiamocelo sempre “Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva”.

 

 

DOMENICA 15 SETTEMBRE: 24^DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: San Nicomede; Sant’Emilio di Cordoba.

Una scheggia di preghiera:

 

PER INTERCESSIONE DELLA VERGINE MARIA, LIBERA LE ANIME DEL PURGATORIO.

 

Hanno detto: Il corpo ingrassa e l'anima dimagrisce… Se ci fosse dato di vederla, diremmo che sia già per spirare. (S. Teresa d'Avila)

Saggezza popolare: Ogni giorno ha la sua sera, ogni rosa la sua spina, ogni gioia il suo dolore.

Un aneddoto: Santa Geltrude, suora domenicana, vissuta nel secolo XIV, era devotissima delle anime del Purgatorio, in loro suffragio faceva preghiere, elemosine digiuni. A favore dei defunti aveva fatto anche il così detto Atto eroico di carità. Il demonio, per tentarla, approfittò di questo atto generosissimo della Santa. Trovandosi Geltrude sul letto di morte, le apparve il maligno re le disse:"Stolta, che hai fatto? Hai ceduto ai Defunti il merito delle tue opere buone e non ti sei riserbata nulla per te. Ebbene, tra breve te ne verrai con me all'Inferno". A tali parole la Santa tremò tutta ed esclamò:" che ho fatto! Ho ceduto ai Defunti il  merito delle mie opere buone e mi sono riserbata nulla per me". Mentre era in preda a un fortissimo timore, le apparve Gesù, e tutto sorridente le disse:" Coraggio, o figlia! Tra breve verrai in Cielo. Geltrude sussultò di gioia; poi, col sorriso dei predestinati e con gli occhi rapiti in alto, morì nel bacio del Signore, mentre la sua anima volò dritta in Cielo a ricevere il premio delle sue opere buone, fatte a favore dei defunti. (San Dionigi Certosino, dei Quattro Novissimi).

Parola di Dio: Es. 32,7-11.13-14; Sal. 50; 1Tim. 1,12-17; Lc. 15,1-32

 

Vangelo Lc 15, 1-32

dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”. Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". Parola del Signore

 

“BISOGNAVA FAR FESTA E RALLEGRARSI, PERCHE’ QUESTO TUO FRATELLO ERA MORTO ED E’ TORNATO IN VITA.” (Lc. 15,32)

Una delle cose difficili da trangugiare è vedere la grettezza di qualcuno che diventa invidioso per il bene che è successo ad un altro. Eppure nel piccolo e nel grande succede anche a noi! Non è forse vero che qualche volta diciamo: “Beato lui!” “Ma sempre agli altri, che debba andar bene e a me mai!” E anche nella comunità, quando arriva qualche “nuovo” lo si comincia a guardare con un certo sospetto o per lo meno non ci spostiamo un briciolo per accoglierlo perché sembra quasi che porti via qualcosa di nostro: il nostro egoismo ci porta via da ciò che è più importante: “Tuo fratello era morto ed è tornato in vita!”. Signore, poche volte ti dico grazie, di solito chiedo, ma aiutami qualche volta a dire grazie non per i doni che hai fatto a me, ma per quelli che fai agli altri.

 

 

LUNEDI’ 16 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Cipriano; Sant’Eufemia.

Una scheggia di preghiera:

 

DI’ SOLO UNA PAROLA E SARO’ SALVATO.

 

Hanno detto:

Se non si concede all'individuo nessuno spazio di libertà, la società non progredisce; se gli si permette di rompere ogni freno, la società perisce. (Thomas Henry Huxley)

Saggezza popolare: Il dolore è come un grande tesoro: lo si mostra solo agli intimi. (Proverbio Malese)

Un aneddoto: “Mi sono appoggiato stanco ad una parete del carcere. A volte è più bello ascoltare che predicare. ‘Padre cappellano, il mio venerdì doloroso è la dura sentenza che qualche settimana fa mi ha martellato la mia morte civile. Il mio sabato è il sepolcro di questa cella di carcere che farà di me una larva irriconoscibile’. ‘E la tua Domenica?’. ‘Padre Giovanni, io ho incominciato a risorgere quando la mia bambina accarezzandomi mi ha ancora chiamato ‘papà’.

Parola di Dio: 1Tim. 2,1-8; Sal. 27; Lc. 7,1-10

 

Vangelo Lc 7, 1-10

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte queste parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l'aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro giunti da Gesù lo pregavano con insistenza: "Egli merita che tu gli faccia questa grazia, dicevano, perché ama il nostro popolo, ed è stato lui a costruirci la sinagoga". Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: "Signore, non stare a disturbarti, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito. Anch'io infatti sono uomo sottoposto a un'autorità, e ho sotto di me dei soldati; e dico all'uno: Và ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire questo Gesù restò ammirato e rivolgendosi alla folla che lo seguiva disse: "Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!". E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito. Parola del Signore

 

“IO VI DICO CHE NEANCHE IN ISRAELE HO TROVATO UNA FEDE COSI’ GRANDE”.(Lc. 7,9)

Terminato il discorso delle beatitudini, Gesù entra a Cafarnao, come per far entrare la parola evangelica nella città degli uomini. A Cafarnao c’è un centurione romano. È un pagano che, pur essendo il rappresentante dell’oppressore, ha però un’attenzione particolare verso gli ebrei. Ha aiutato, ad esempio, a costruire la sinagoga. La preoccupazione per un suo servo, caduto in una grave malattia, lo spinge a rivolgersi a Gesù; prima manda dei notabili, poi si muove lui stesso. Due sentimenti emergono in questo centurione romano: l’amore che nutre per il suo servo (lo tratta come un figlio) e la fiducia che pone nel giovane profeta di Nazareth. Si tratta di una fiducia così forte da fargli pronunciare quelle parole che tutti i cristiani ancora oggi pronunciano durante la liturgia eucaristica: “O Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma comanda con una parola e il mio servo sarà guarito”. Questo centurione, pagano, diviene immagine del vero credente, di colui cioè che crede sia sufficiente anche solo una parola evangelica per salvare.

 

 

MARTEDI’ 17 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Roberto Bellarmino; Santa Arianna,martire.

Una scheggia di preghiera:

 

DALLA MORTE ETERNA, LIBERACI, SIGNORE.

 

Hanno detto: Nel Vangelo trovo tutto. Tutto il necessario per la mia anima. Scopro sempre luci nuove, significati nascosti, misteriosi. (S. Teresa di Lisieux)

Saggezza popolare: Una generazione pianta l'albero e l'altra riposa sotto i suoi rami.

Un aneddoto: Da parte mia, ho sempre avuto paura di parlare al mio papà. Ogni volta che ho qualcosa d’importante o di delicato da dire, lo dico alla mamma. Una sera, però, mi sono deciso a parlargli. Non sapevo da che parte incominciare la conversazione. Ho cominciato a bruciapelo ponendogli questa domanda:  Perché ho sempre avuto paura di parlarti? Mi è sembrato molto sorpreso e felice... Abbiamo conversato insieme per un bel pezzo. (Favreau-Magne)

Parola di Dio: 1Tim. 3,1-13; Sal. 100; Lc. 7,11-17

 

Vangelo Lc 7, 11-17

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain e facevano la strada con lui i discepoli e grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco che veniva portato al sepolcro un morto, figlio unico di madre vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: "Non piangere!". E accostatosi toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: "Giovinetto, dico a te, alzati!". Il morto si levò a sedere e incominciò a parlare. Ed egli lo diede alla madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio dicendo: "Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo". La fama di questi fatti si diffuse in tutta la Giudea e per tutta la regione. Parola del Signore

 

“IL MORTO SI LEVO’ A SEDERE E INCOMINCIO’ A PARLARE. ED EGLI LO DIEDE ALLA MADRE”. (Lc. 7,15)

Il dolore e le sofferenze umane toccano il cuore di Gesù che, pur non essendo venuto per darci una facile medicina che risolva i nostri problemi, ridà la vita al figlio unico di una vedova, offrendo così un segno della misericordia del Padre. Egli è stato inviato per salvarci dall’unica morte che ci sia da temere, quella che separandoci definitivamente dall’amore di Dio ci separerebbe per sempre da coloro che amiamo, senza la speranza di essere di nuovo insieme nella vita eterna.

 

 

MERCOLEDI’ 18 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Lamberto; San Giovanni Macias.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE SIGNORE DI TUTTI I DONI CHE HAI MESSO SULLA NOSTRA STRADA.

 

Hanno detto: È triste chi pensa sempre a se stesso.(Brulat)

Saggezza popolare: Di errori in errori si va verso la verità. (Detto proverbiale)

Un aneddoto: Un giorno, il re locale sfida Nasreddin Efendi con la seguente domanda sibillina: "Tra oro e giustizia, che cosa tu sceglieresti?" Senza nessuna esitazione, Efendi risponde: "Io scelgo l'oro". Il re lo contraddice con un certo senso di superiorità: "Io invece scelgo la giustizia". Efendi osserva pronto: "Ciascuno sceglie ciò di cui maggiormente manca!".

Parola di Dio: 1Tim. 3,14-16; Sal. 110; Lc. 7,31-35

 

Vangelo Lc 7, 31-35

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, il Signore disse: "A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili? Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri: Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto! E' venuto infatti Giovanni il Battista che non mangia pane e non beve vino, e voi dite: Ha un demonio. E' venuto il Figlio dell'uomo che mangia e beve, e voi dite: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia da tutti i suoi  figli". Parola del Signore

 

“VI ABBIAMO SUONATO IL FLAUTO E NON AVETE BALLATO; VI ABBIAMO CANTATO UN LAMENTO E NON AVETE PIANTO”. (Lc. 7,32)

Sono molte, nella vita, le persone che potremmo dire appartengono alla categoria dei “mai contenti”. Li incontri ovunque: sul lavoro non sono mai contenti di ciò che fanno, i padroni in ogni caso sono tutti ladri, il governo è fatto di “gente che mangia sulle nostre spalle”, i sindacalisti fanno solo i loro interessi, agli altri va sempre meglio che a loro. Ci sono persone che, anche avessero vinto un miliardo a un concorso saprebbero piangere ancora perché: “Se avessi azzeccato quel pronostico in più di miliardi ne avrei vinti due”. Gesù nota questo atteggiamento non solo nel gioco di alcuni ragazzini, ma anche nei suoi contemporanei che vedono il negativo in tutto e intanto si sono lasciati sfuggire l’occasione di conversione che era stata loro presentata da Giovanni il Battista, e non sanno accogliere il dono stesso di Gesù. Anche per noi: non sarebbe ora di cambiare occhiali? E’ vero che nel mondo ci sono tante cose che non funzionano, ma è anche vero che in esso è seminato molto bene. E’ vero che aver fede non è sempre facile, ma è anche vero che Gesù è già morto e risorto per noi. E’ vero che vivere con il prossimo è estremamente arduo, ma  è anche vero che c’è tanta gente che nel cammino della nostra vita ci ha dato molto.

 

 

GIOVEDI’ 19 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Gennaro;Sant’Abbone di Metz.

Una scheggia di preghiera:

 

GRAZIE SIGNORE PER IL BENE CHE C’E’ NEI FRATELLI.

 

Hanno detto: Semplifico sempre più e mi trovo meglio. (Giovanni XXIII)

Saggezza popolare: Una volta finita la cena, non si apprezza più il cucchiaio. (Prov. Turco)

Un aneddoto: Un giorno Nasreddin Efendi si fa imprestare dei frammenti di oro e, con un setaccio sotto il braccio, si reca a cavallo del suo asino sulla riva sabbiosa di un fiume. Quando vede avvicinarsi il re con il suo seguito di ritorno dalla caccia, mette nel setaccio i frammenti d'oro. Incuriosito il re gli chiede: "Salute, Efendi! Cosa stai facendo?" "Sua Maestà! Sto piantando dell'oro". Tutto interessato, il re moltiplica le domande, a cui Efendi risponde come, piantando dei frammenti d'oro nella sabbia, nel corso di una settimana, nasce un arbusto che ne produce tre volte tanto. E concluse: "Peccato che io di oro ne ho ben poco, dispongo solo di qualche frammento!" "Oh! Se è così", risponde il re, "vieni al palazzo ed io te ne darò io un po': poi ci divideremo il raccolto in modo proporzionato". Efendi acconsente subito e segue il re alla corte dove riceve due lingotti di oro. Trascorsa una settimana, Efendi ritorna dal re e gli consegna ben sei lingotti di oro. Questi, fuori di sé dalla gioia, ordina di consegnare a Efendi tutto l'oro che conserva in cassa. Efendi, ritornato a casa con l'oro, si mette a distribuirlo alla gente, cominciando dai poveri. Alla fine della settimana, ritorna al palazzo del re a mani vuote. Non appena giunto alla presenza del re, esclama tutto triste in volto: "Oh! Che sfortuna! Le piante dell'oro si sono seccate, facendo morire anche i semi. E' veramente un peccato!" Il re va su tutte le furie e si mette a urlare: "Non dire sciocchezze, Efendi. Tu mi vuoi imbrogliare. Presto, tira fuori il mio oro. Come può l'oro morire?"
"Strano!", gli osserva Efendi. "Ora pretendi di non credere che l'oro possa morire; ma come mai, la settima scorsa, hai creduto che poteva crescere e fruttificare?" Il re resta ammutolito a questa osservazione, ed trovandosi alla presenza anche di altri ministri pienamente al corrente di tutta la faccenda, non può far nulla contro Efendi.

Parola di Dio: 1Tim. 4,12-16; Sal. 110; Lc. 7,36-50

 

Vangelo Lc 7, 36-50

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato. A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. "Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice". Gesù allora gli disse: "Simone, ho una cosa da dirti". Ed egli: "Maestro, dì pure". "Un creditore aveva due debitori: l'uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi da restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi dunque di loro lo amerà di più?". Simone rispose: "Suppongo quello a cui ha condonato di più". Gli disse Gesù: "Hai giudicato bene". E volgendosi verso la donna, disse a Simone: "Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco". Poi disse a lei: "Ti sono perdonati i tuoi peccati". Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: "Chi è questo uomo che perdona anche i peccati?". Ma egli disse alla donna: "La tua fede ti ha salvata; và in pace! ". Parola del Signore

 

“LE SONO PERDONATI I SUOI MOLTI PECCATI, POICHE' HA MOLTO AMATO”. (Lc. 7,47)

E’ vero che il Signore conosce l’uomo nel suo cuore, però è altrettanto vero che i suoi giudizi sono decisamente più profondi ed anche più misericordiosi dei nostri. Per noi, come per il fariseo, basta poco a classificare e pur usando termini diversi (da “lucciola della ‘notte” a “una di quelle” o a termini ancora più volgari) classifichiamo, bolliamo, condanniamo (a parte poi il fatto di usufruire o desiderare di usufruire di certe prestazioni). Per Gesù è la persona intera che conta. Gesù non dice che questa donna non ha peccato, anzi dice che i suoi peccati sono molti ma nello stesso tempo riesce a vedere in lei il suo molto amore. Mi chiedo: nonostante le apparenze riesco a vedere il bene negli altri e soprattutto sono capace di amare con gesti concreti? Anche a me il Signore potrebbe dire: “molto ti è perdonato perché molto hai amato?”

 

 

VENERDI’ 20 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Sant’Andrea Kim,Paolo Chong e compagni; Santa Susanna.

Una scheggia di preghiera:

 

BENEDICI, SIGNORE, GLI ULTIMI, DAI FIDUCIA AI NON CONSIDERATI.

 

Hanno detto: La scienza delle scienze consiste nel vincere il peccato che è in noi e le passioni che agiscono in noi. Per questo, gli unici veramente saggi sono stati i santi.(Ivan di Crostadt,santo della Russia ortodossa)

Saggezza popolare: Una bell'anima riceve donando, e un ingrato ruba ricevendo. (Prov. Francese)

Un aneddoto: Un giorno un poveraccio entrò in una taverna e, con tutti i soldi che aveva, comperò una pagnotta. Vedendo poi il padrone che stava arrostendo un pollo, si avvicinò alla finestra da dove usciva uno squisito profumo, con l'intento di accompagnare ai bocconi di pane anche qualche boccata di quel profumo allettante. Il padrone lo lasciò fare, ma alla fine del lavoro, avaro com'era, portò il poveraccio dal giudice locale con l'intenzione di scroccargli un po' di soldi. "Mi deve pagare di più, perché ha mangiato il profumo del mio arrosto!", insisteva questi presso il giudice con una certa truculenza da metterlo in imbarazzo. Capitò per caso che in quel frangente passasse di lì proprio Nasreddin Efendi; vedendo il giudice imbarazzato, gli chiese il motivo. "Lascia fare a me: trovo io la soluzione al caso!", gli assicurò. Poi rivolgendosi all'oste, gli disse:"Hai pienamente ragione di voler essere pagato dell'uso di quanto ti appartiene. Ora, dimmi, quando vuoi in compenso?" "Cinque monete", rispose pronto l'oste, tutto contento di questa inaspettata prospettiva. "Ecco le cinque monete", fece Efendi tirandole fuori dalla sua tasca. L'oste si precipitò a prenderle, ma Efendi lo fermò:"Aspetta un attimo! Senti che bel tintinnio fanno", e così dicendo, Efendi fece cadere le cinque monete sul tavolo del giudice. "Bello, no! Ed ora tornatene a casa: questi ha mangiato solo il profumo del tuo arrosto e tu sei stato pienamente ricompensato con il suono delle monete!"

Parola di Dio: 1Tim. 6,2-12; Sal. 48; Lc. 8,1-3

 

Vangelo Lc 8, 1-3

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni. Parola del Signore

 

“C’ERANO, CON GESU’, I DODICI E ALCUNE DONNE”. (Lc. 8,2)

La promozione della donna da parte di Cristo, come vediamo nel Vangelo di oggi, è uno dei segni del Regno di Dio perché nella società ebraica di allora, la donna, oltre ad essere un’emarginata sociale, era come un povero anche davanti alla religione. Gesù passando sopra ai pregiudizi del giudaismo rabbinico restituì alla donna il posto che le spetta nel piano di Dio, secondo la sua dignità personale, identica a quella dell’uomo. Purtroppo ancor oggi c’è molta strada da fare sia nella società che nella Chiesa affinché la donna e la femminilità siano rispettate e valutate nella giusta misura. Già Santa Teresa d’Avila scriveva così: “O mio Creatore, quando peregrinavi quaggiù sulla terra non aborristi le donne, anzi le favoristi sempre con molta benevolenza e trovasti in loro tanto amore e più fede che negli uomini. Perché dunque il mondo ci tiene così isolate? Quando guardo questi nostri tempi non trovo giusto che vengano sottovalutati animi virtuosi e forti, per il solo fatto che appartengono a delle donne”.

 

 

SABATO 21 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Matteo; San Gerolfo.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVACI, O SALVATORE DEL MONDO.

 

Hanno detto: L'incredulità proviene dall'orgoglio: il Signore si rivela alle anime umili.(Silvano del Monte Athos)

Saggezza popolare: Fate del bene al diavolo: avrete l'inferno per ricompensa. (Prov. Cecoslovacco)

Un aneddoto: C'era una volta un uomo che non sapeva far nulla. A qualunque lavoro si dedicasse, non combinava che disastri. C'erano da raccogliere i fichi? Il cesto di Pin-hua (era questo il suo nome) si rovesciava, quando non era lui stesso a cadere dall'albero. C'era da andare per legna? I rami che raccattava Pin-hua erano o marci o ancor verdi, quando non si trattava di qualche insonnolito serpente. Da intagliare il tek? Alla larga da Pin-hua, poiché lo scalpello gli s'imbizzarriva in mano e non si sapeva dove andasse a colpire. Pin-hua, insomma, con la sua inettitudine, era un pericolo non solo per sé ma per tutti; ed egli, che non era uno stupido, era il primo a soffrire di questa situazione. Stava un giorno seduto sotto l'albero sacro del villaggio, quando gli si avvicinò un monaco itinerante. "A che stai pensando?", gli chiese. "AI fatto che non so far nulla", rispose. "Perché ti preoccupi?", gli disse il monaco: "Se non sai far nulla, fallo bene". Allora Pin-hua prese una canna e andò a pescare sul molo. Naturalmente non prese un sol pesce, perché ruppe subito l'amo. In compenso, meditò a fondo le parole del monaco e prese la sua decisione. La notte, si arrampicò sull'albero sacro. Non ne sarebbe mai più disceso. La gente, un po' lo compianse, un po' ne rise, un po' si preoccupò: e se si fosse messo a pregare, che guai avrebbe combinato? Ma Pin-hua non combinò più alcun guaio: si limitò ad esserci, nel villaggio. E poco alla volta la gente cominciò a sentire il beneficio di quella presenza. "Perché te la prendi tanto?", si diceva a chi si affannava oltre misura: "Guarda Pin-hua sull'albero: non fa nulla eppure trova sempre chi gli offre una ciotola di riso"."Perché litigate tra voi?", si diceva a chi si odiava per un palmo di terra: "Guardate Pin-hua sull'albero: non ha nulla eppure canta dal mattino alla sera". "Perché ti arrabbi coi figli?", diceva la moglie al marito: "Guarda Pin-hua sull'albero: le formiche lo tormentano persino nel sonno, eppure l'hai mai sentito lagnarsi?" Ma, soprattutto, quando qualcuno faceva malamente qualcosa, gli si diceva: "Perché tanta negligenza? Guarda Pin-hua sull'albero: non fa niente, ma lo fa bene". Sono passati tantissimi anni. L'albero di Pin-hua è ancora vivo. Mi ci sono riparato dal sole. E ho pensato che tantissimi di noi, ed io per primo, dovremmo ogni tanto salirci

Parola di Dio: Ef. 4,1-7.11-13; Sal. 18; Mt. 9,9-13

 

Vangelo Mt 9, 9-13

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco elle imposte, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori". Parola del Signore

 

“Passando, vide un uomo chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte e gli disse: Seguimi”. (Mt.9,9)

Quando Gesù aveva chiamato Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni che erano pescatori aveva detto loro: “Vi farò pescatori di uomini”. Matteo, invece, non viene trasformato in esattore delle imposte dovute a Dio. D’ora in poi dovrà imparare a dare, non a riscuotere o rivendicare. Il Regno di Dio viene offerto gratuitamente, non si devono pagare tasse. Gesù offrendo la sua vita ha già pagato per tutti noi. Non si compra l’amore di Dio con il denaro o con le offerte. La misericordia esige solo un cuore trasformato. Dio non viene per esigere ma per dare. E Matteo lascia il suo banco da esattore per ricevere il dono della salvezza e per imparare a diventare collaboratore di Dio nel donarla ad altri.

 

DOMENICA 22 SETTEMBRE: 25^ DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: San Maurizio; San Costanzo; Sant’Ignazio da Santhià.

Una scheggia di preghiera:

 

DONAMI DI IMPARARE DA OGNI UOMO E DA OGNI SITUAZIONE.

 

Hanno detto: Se vuoi conquistare la gioia devi dividerla con qualcuno. (Byron)

Saggezza popolare: Val più il legno che la scorza, e l'ingegno che la forza.

Un aneddoto: Il Padre Nazareno d'Arpaise narra come, confessandosi da Padre Pio, si accusò fra l'altro di qualche non precisa pronunzia nella recita dell'Ufficio Divino, usando questa espressione: «Nella recita dell'Ufficio, qualche volta 'ntruppeco». Poi, continuando, si accusò di qualche mormorazione contro i confratelli. E Padre Pio, subito: «Allora, non 'ntruppechi?». Pensando ad uno scherzo, si sporge verso l'esterno e sposta un pochino la tenda sbirciando dentro: c'è proprio Padre Pio in carne ed ossa, che con tono un po' stizzito le dice: «Sa fet... bus bus, invece ad cunfset?» (Cosa fai capolino, invece di confessarti?). Sbalordito fa la sua confessione regolare, con l'assoluzione in latino, proprio come col parroco del paese. Passando davanti al confessionale vede balenare un'occhiata ammiccante e divertita di Padre Pio.

Parola di Dio: Am. 8,4-7; Sal. 112; 1Tim. 2,1-8; Lc. 16,1-13

 

Vangelo Lc 16, 1-13

In quel tempo, Gesù diceva ai suoi discepoli: “C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona". Parola del Signore

 

I FIGLI DI QUESTO MONDO, INFATTI, VERSO I LORO PARI SONO PIU’ SCALTRI DEI FIGLI DELLA LUCE”. (Lc. 16,8)

Chi legge con continuità il Vangelo si imbatte frequentemente nelle parabole. È uno dei modi abituali con cui Gesù comunica il suo insegnamento. Egli, maestro buono e attento, voleva che i discepoli comprendessero le sue parole non come insegnamenti astratti, bensì come parole per la vita. Per questo preferisce il linguaggio della parabola, pieno di simbolismo e di concretezza. Anche questa volta prende spunto da una situazione di vita: un amministratore, accusato di cattiva gestione, viene chiamato dal suo padrone perché gli porti i conti prima di essere allontanato. Gesù, a questo punto, descrive l’abilità di questo amministratore nell’assicurarsi il futuro, e conclude: “I figli di questo mondo sono più scaltri dei figli della luce”. Non è che Gesù esorti a truffare; egli vuole che ciascuno di noi si adoperi in ogni modo per entrare nel regno di Dio. Gesù insomma esorta alla creatività dell’amore, a non rassegnarsi di fronte a nessuna difficoltà e tanto meno ad adagiarsi nella propria pigrizia o nella propria rassegnazione.

 

 

LUNEDI’ 23 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Pio da Pietralcina; San Lino.

Una scheggia di preghiera:

 

LA TUA CHIESA DIMOSTRI LA TUA LUCE.

 

Hanno detto: Nella cura delle anime, occorrono una tazza di scienza, un barile di prudenza e un oceano di pazienza. (San Francesco di Sales)

Saggezza popolare: Con l’ingegno si può acquistar denaro, ma col denaro non si acquista l'ingegno.

Un aneddoto: Padre Pio fu invitato a visitare la cripta, dove per alcuni anni ha riposato la sua venerata salma. Giù in cripta, si avvide della costruzione della tomba. Finse di non capire, e chiese al giovane capomastro che era lì:«Dimmi un po', guaglio': che state facendo?» «Padre, non lo so», rispose emozionatissimo il giovane. «Ma come non lo sai? Dimmi che state facendo». «Padre, forse un altare». Di lì a pochi istanti, con un largo sorriso e la sua solita gomitata, Padre Pio gli disse: «Guaglio', ho da dirti una cosa. Sappi che qui sotto ci starò molto poco».

Parola di Dio: Esd.1,1-6; Sal. 125; Lc. 8,16-18

 

Vangelo Lc 8, 16-18

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse alla folla: "Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere". Parola del Signore

 

“NESSUNO ACCENDE UNA LAMPADA E LA PONE SOTTO IL LETTO”. (Lc. 8,16)

Devo essere luce: ma se guardo dentro mi accorgo del gran buio che c’è in me e allora mi rendo conto che devo essere luce riflessa. Allora io non sono luce perché sono più bravo di altri, ma devo diventare luce perché con la mia vita devo far riflettere la luce di Cristo. A questo punto mi domando: gli altri, vedendo il mio modo di agire quale volto di Cristo vedono? La mia carità, la mia accoglienza del prossimo, il mio amore alla giustizia e alla verità, il mio perdonare... sono quelli di Cristo? I Santi sono coloro che maggiormente hanno manifestato la luce di Cristo. Essi ci aiutano a toccare con mano la presenza di un Dio-Amore in una società che decreta la sua morte, additano sentieri di luce, di giustizia, di libertà ai tanti prigionieri della colpa e dell’egoismo; turbano i mediocri, scuotono gli indifferenti, svegliano i dormienti, condannano i disertori, gri­dano agli uomini di ogni tempo che solo l’amore è la sorgente vera della gioia e della vita.

 

 

MARTEDI’ 24 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Stefania, San Gerardo di Casnad.

Una scheggia di preghiera:

 

NON DIMENTICARMI, SIGNORE; CI SONO ANCH’IO.

 

Hanno detto: È molto meglio ciò che Dio manda che ciò che l'uomo domanda. (Sant' Antonio)

Saggezza popolare: Con l'arte e l'ingegno si acquista mezzo regno; e con l'ingegno e l'arte si acquista l'altra parte.

Un aneddoto: «Padre, aspetti, ho ancora un altro peccato. Sono andata a vedere un film vietato». Il Padre diventa serio, severo, e mi fa con voce cavernosa: «Sciagurata, sciagurata, sciagurata... vattene, non ti do l'assoluzione!» e sta per chiudere lo sportello. Io non glielo permetto perché, quasi urlando, gli dico: «Padre, non posso stare senza la vostra assoluzione. Vi prometto, vi assicuro, che non andrò più al cinema». Padre Pio distende il viso e, sorridendo compiaciuto, dice: «Ah, Beh!...». E mi assolve.

Parola di Dio: Esd. 6,7-8.12.14-20; Sal. 121; Lc. 8,19-21

 

Vangelo Lc 8, 19-21

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, andarono a trovare Gesù la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fu annunziato: "Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti". Ma egli rispose: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica ". Parola del Signore

 

”ANDARONO A TROVARE GESU’ LA MADRE E I FRATELLI, MA NON POTEVANO AVVICINARLO A CAUSA DELLA FOLLA”. (Lc. 8,19)

Gesù, dei circa suoi trentatre anni di vita ne ha dedicati solo tre alla predicazione, ma di certo non si può dire che in questo tempo non si sia donato totalmente a tutti coloro che incontrava. Colui che si farà Pane per noi, nella sua vita terrena “si fa mangiare dalla folla”. Molti, per molti motivi diversi, vanno da Gesù e Lui li accoglie tutti. Ma c’è talmente tanta gente che neanche Maria, sua Madre, riesce ad avvicinarlo. Mi piace questa Madre del Figlio di Dio che si mette in coda con tutti quelli che vanno da Gesù, non fa valere le sue prerogative. Maria segue Gesù da lontano, non interferisce, chiede permesso per poter parlare con suo Figlio. E Gesù loda sua Madre, non per il merito di averlo generato, ma per il fatto che ascolta con umiltà e mette in pratica la sua parola. Tutti noi abbiamo da imparare da Maria, ad esempio certi genitori che, tutt’altro che discreti nei confronti dei loro figli sposati, vogliono a tutti i costi mettere il becco nello loro famiglie e nelle loro decisioni; certi preti che, con la scusa della “direzione spirituale”, violano certe coscienze; certi cristiani che hanno sempre da insegnare a tutti, al parroco, al vescovo, al papa, o altri cristiani che si impongono senza alcuna discrezione, si mascherano da persone pie e vorrebbero che gli altri fossero a loro misura. Chiediamo a Maria che ci aiuti ad esse­re discreti nei confronti degli altri, a bussare e non a sfondare le porte, ad ascoltare piuttosto che avere sempre da dire, a rincuorare piuttosto che stroncare.

 

 

MERCOLEDI’ 25 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santa Teresa Coudrec; San Domenico in Soriano.

Una scheggia di preghiera:

 

SALVAMI, VINCITORE DEL MALE E DEL DEMONIO.

 

Hanno detto: Non fare critica negativa. Se non puoi lodare, taci. (Josemarìa Escrivà)

Saggezza popolare: La prima volta che mi inganni, la colpa è tua; ma la seconda la colpa è mia.

Un aneddoto: Ero andato a S. Giovanni Rotondo insieme ad un amico, con una Vespa 125. Giunsi poco prima del pranzo. Entrato nel refettorio, dopo aver ossequiato il Superiore, andai a baciare la mano a Padre Pio. «Guagliò - mi disse con aria furba - t'ha pizzicato la vespa?».

Parola di Dio: Esd. 9,5-9 Cant. Tb13; Lc. 9,1-6

 

Vangelo Lc 9, 1-6

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e diede loro potere e autorità su tutti i demòni e di curare le malattie. E li mandò ad annunziare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: "Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né bisaccia, né pane, né denaro, né due tuniche per ciascuno. In qualunque casa entriate, là rimanete e di là poi riprendete il cammino. Quanto a coloro che non vi accolgono, nell'uscire dalla loro città, scuotete la polvere dai vostri piedi, a testimonianza contro di essi". Allora essi partirono e giravano di villaggio in villaggio, annunziando dovunque la buona novella e operando guarigioni. Parola del Signore

 

DIEDE LORO IL POTERE E AUTORITÀ SU TUTTI I DEMONI E DI CURARE LE MALATTIE. (Lc. 9,1)

I segni del Regno sono sintetizzati nel guarire le malattie e nell’avere autorità sui demoni. Ma come si possono tradurre oggi questi segni? Una anziana immobilizzata, dolorante che per lunghi anni ha peregrinato da un ospedale all’altro, mi diceva: “Tutti i giorni prego per i medici e per gli infermieri perché il Signore aiuti gli uni a trovare le medicine giuste e gli uni e gli altri a voler bene ai malati”. Il potere di amare i malati di con-patire con loro l’abbiamo ancora anche noi. E quello di cacciare i demoni in che cosa consiste? Non tanto nell’essere esorcisti, quanto piuttosto nell’affermare al mondo con i fatti che il bene può ancora avere il sopravvento sul male, che l’amore, anche se bastonato, è più forte dell’odio, che può esistere un perdono vero e totale.

 

 

GIOVEDI’ 26 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: Santi Cosma e Damiano;Sant’Eusebio di Verona.

Una scheggia di preghiera:

 

SAPIENZA E AMORE: ECCO IL TUO SPIRITO.

 

Hanno detto: Tu non sei nessuno finché nessuno ti ama.(S.Teresa di Lisieux)

Saggezza popolare: Chi mi ha ingannato una volta, mi ha ingannato per sempre. (Prov. Tedesco)

Un aneddoto: BARBARA

Barbara arrivò 'sparata' davanti al tavolo del Padreterno, stramazzando davanti a Lui perché 'sparata' per davvero e non metaforicamente.  Era stata terrorista convinta: mentre metteva una bomba sotto una poltrona era saltata in aria per un imprevisto del congegno.  Quando si riscosse, vide il Padreterno che la guardava, ma non lo riconobbe perché nessuno gliene aveva mai fatto una descrizione verosimile. 'Dove sono?…E tu, chi sei?' 'Io sono il Signore, il tuo Dio…' disse il Padreterno pacatamente.  Barbara si pose a sedere.  'Davvero?! disse in un soffio guardandolo con stupore. 'Mio Dio, come sei giovane! Avevo sempre pensato che tu fossi un vecchio giudice. Peccato non averti conosciuto prima…Ora forse è troppo tardi. Barbara si era alzata e si aggiustava le vesti lacerate dall'esplosione, avviandosi verso la porta. 'Che pena dovermene andare via, ora che ti ho incontrato. Non posso stare qui dopo tutto quello che ho combinato laggiù. Lo capisco. Devo salutarti. Si mise a piangere. Stava per uscire, quando un cenno la fermò.  'Barbara, che cosa hai amato di più sulla terra?'. La ragazza tornò indietro di qualche passo: 'La giustizia, Signore!… Anche se nessuno ha saputo spiegarmela bene. Ho sbagliato tutto, come vedi, ma io l'amavo, Signore, la giustizia! A modo mio, Signore, ma davvero. Il Signore sorrise: 'Allora è da parecchio tempo che mi cerchi: a modo tuo, ma davvero. 'Hai letto il giornale? Senti: 'Bomba esplode tra le mani della giovane terrorista…Morta sfracellata'. Questa volta il Padreterno ha fatto una cosa giusta! Tutti all'inferno deve mandarli! Quel che è giusto, è giusto!'  (Da L. CERRITO, Il Tavolo del Padreterno, Roma 1999, pp.75-79).

Parola di Dio: Ag. 1,1-8; Sal. 149; Lc. 9,7-9

 

Vangelo Lc 9, 7-9

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, il tetrarca Erode sentì parlare di tutto ciò che accadeva e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: "Giovanni è risuscitato dai morti", altri: "E' apparso Elia", e altri ancora: "E' risorto uno degli antichi profeti". Ma Erode diceva: "Giovanni l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?". E cercava di vederlo. Parola del Signore

 

"ERODE NON SAPEVA CHE COSA PENSARE". (Lc. 9,7)

Erode avrebbe dovuto essere il segno della presenza di Dio nel suo popolo (il re per gli Ebrei significava questo), quindi la sua sapienza avrebbe dovuto manifestare la Sapienza di Dio, così la sua giustizia. Noi ci ritroviamo invece davanti ad un re da burla (e proprio per questo terribile) e davanti ad un uomo confuso, un uomo che non sa non solo nel senso del sapere umano ma nel senso della Sapienza (un uomo che "non sa di niente"). Erode agisce secondo la politica degli uomini e si trova a fare il re per conto degli invasori Romani che gli lasciano una parvenza di potere per gettare  fumo negli occhi, ma che lo comandano a bacchetta. Erode agisce per il potere, ma scopriamo che sono in tanti a comandarlo: le sue passioni, le sue paure, le sue donne. Erode passa vicino al profetismo espresso da Giovanni Battista, ma al massimo "lo ascoltava volentieri", però lo fa mettere in prigione e "pur essendo molto contristato" gli fa tagliare la testa. Erode passa vicino al Figlio di Dio e non lo riconosce; anche qui, al massimo ha "desiderio di vederlo". E quando lo vedrà non solo non lo riconoscerà ma giocherà sulla sua vita per "diventare amico" di Ponzio Pilato. Agire con la sapienza degli uomini o con la Sapienza di Dio? Erode è la tipica figura di chi agisce solo con la sapienza degli uomini e combina disastri per se stesso e per coloro che avvicina. Lo stesso succede a noi: quando ragioniamo solo per i nostri interessi, per 'politica', per potere, passiamo vicino alla verità e non la riconosciamo; abbiamo vicino a noi la voce di Dio che ci richiama e non riusciamo a riconoscerla; passiamo vicino al Cristo ma ci fermiamo all'esteriorità della fede e quindi non riusciamo ad incontrarlo.

 

 

VENERDI’ 27 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Vincenzo de Paoli; Sant’Adolfo.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI IL CRISTO, IL FIGLIO DI DIO.

 

Hanno detto: Se uno è senza famiglia accoglilo nella tua e con lui entrerà anche Dio. (Don Oreste Benzi)

Saggezza popolare: L'inferno e i tribunali son sempre aperti.

Un aneddoto: Abdaraman, un caro ragazzo mussulmano, mi accompagna anche stasera all'eremitaggio. Ha sempre conversato amichevolmente con me, ma stasera è muto, è triste. Ma parla, Abdaraman, insisto, apri il cuore al tuo amico fr. Carlo. Abdaraman allora scoppia in pianto. Gli chiedo: Amico, che cosa ti fa piangere? Fr. Carlo, piango, perché tu non ti fai mussulmano! Oh, esclamo io, e perché dovrei farmi mussulmano? Abdaraman mi grida:  Se tu non ti fai mussulmano, vai all'inferno, come tutti i cristiani! Oh questa è bella, Abdaraman! Chi t'ha detto che andrò all'inferno, se non mi farò mussulmano?  Me l'ha detto il "taleb" (maestro della scuola coramica) che tutti i cristiani vanno all'inferno; e io non voglio che tu vada all'inferno. Siamo giunti vicino all'eremitaggio e Abdaraman si ferma; non entrerebbe in quel luogo cattolico per tutto l'oro del mondo. Gli dico: No, Abdaraman; Dio è buono e ci salverà tutti e due, e salverà tuo padre e tutti andremo in paradiso. Sta' tranquillo...va' a casa  a recitare la tua preghiera, mentre io reciterò la mia... Le nostre preghiere vanno nello stesso cielo, perché Dio è uno solo. e' il mio Dio è il tuo Dio.. e' lui che ci ha creati, ci nutre, ci ama... Se osserveremo i suoi comandamenti, tu ed io andremo nello stesso paradiso... Non piangere più. Entro triste nel mio eremitaggio... Ma stasera mi sarà difficile pregare. Povero, piccolo Abdaraman! Anche tu vittima del fanatismo, dello zelo intempestivo dei cosiddetti "uomini di Dio", che manderebbero all'inferno metà del genere umano, solo perché "non sono dei loro " ( e inconsapevolmente non si rendono conto della verità totale e della volontà di Dio nella sua interezza). (Carlo Carretto)

Parola di Dio: Ag. 1,15-2,9; Sal. 42; Lc. 9,18-22

 

Vangelo Lc 9, 18-22

Dal vangelo secondo Luca.

Un giorno, mentre Gesù si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui, pose loro questa domanda: "Chi sono io secondo la gente?". Essi risposero: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che è risorto". Allora domandò: "Ma voi chi dite che io sia?". Pietro, prendendo la parola, rispose: "Il Cristo di Dio". Egli allora ordinò loro severamente di non riferirlo a nessuno. "Il Figlio dell'uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno ". Parola del Signore

 

“VOI CHI DITE CHE IO SIA?”. (Lc. 9,20)

Gesù pone la domanda fondamentale sulla sua persona in un momento di preghiera. Noi, spesso, portati ad essere persone di azione, dimentichiamo che Gesù, nella sua vita pubblica ha dedicato molto tempo alla preghiera, ha insegnato agli apostoli a pregare, ha fatto fare esperienza di preghiera con Lui. Anche nel Vangelo di oggi vediamo Gesù che vive una di queste esperienze di preghiera con i suoi amici. Sa che perché essi arrivino a riconoscerlo come Messia, Figlio di Dio, c’è bisogno del dono dello Spirito. La preghiera, infatti, non è soltanto dire delle parole a Dio, è entrare in comunione con Lui, è abbandonarsi con fiducia e accettare l’opera dello Spirito in noi. Infatti è solo con lo Spirito di Gesù che noi possiamo arrivare a dire: “Gesù è Signore”. Se prima di ogni azione o di ogni scelta importante della nostra vita imparassimo a incontrare Dio, non tanto perché con una serie di preghiere Lui ci risolve i problemi, quanto per lasciarci guidare dallo Spirito nella sua volontà, allora saremmo più sereni, più attenti, più propositivi nel nostro agire.

 

 

SABATO 28 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Venceslao; San Lorenzo Ruiz e compagni.

Una scheggia di preghiera:

 

TU MI HAI SALVATO: GRAZIE SIGNORE.

 

Hanno detto: La morte di un uomo è meno affar suo che di chi gli sopravvive. (Thomas Mann)

Saggezza popolare: Un grand'uomo è colui che non ha smarrito il candore della propria infanzia. (proverbio Cinese)

Un aneddoto: Un giovanetto di nome Ferdinando un giorno, mentre era immerso in preghiera, vide improvvisamente un grazioso fanciullo e gli chiese: Chi sei? Quello rispose in modo misterioso: Tu conosci il mio nome, perché l'ho scritto a lettere d'oro sulla culla di Betlem, a lettere di sangue sulla croce, a lettere d'amore nel tabernacolo. Il giovanetto rispose: Gesù, cosa vuoi ora da me? Dammi il tuo cuore, disse il divino fanciullo, ed io ti darò il mio. Così faccio con tutti coloro che mi amano, partecipando loro la mia vita. Quel giovanetto accolse l'invito del Signore e si consacrò interamente a lui nella vita religiosa, divenendo poi un noto predicatore ed un grandissimo santo, il cui nome ora è conosciuto in tutto il mondo: S. Antonio di Padova

Parola di Dio: Zc. 2,5-9.14-15; Cant. Ger. 31,10-13; Lc. 9,43-45

 

Vangelo Lc 9, 44-45

Dal vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre tutti erano pieni di meraviglia per tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: "Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento. Parola del Signore

 

“MA ESSI NON COMPRENDEVANO”. (Lc. 9,45)

Questo Gesù che nel momento della gloria parla di sofferenza, di tradimento, di morte diventa incomprensibile. Come è incomprensibile il dolore quando siamo fatti per la gioia. “Perché il Signore non mi prende? perché mi lascia ancora qui? A che cosa serve la mia sofferenza?” mi diceva una donna tutta rattrappita dai suoi molti mali. Quante volte il male diventa incomprensibile. “Ho fatto tutto perché mio figlio avesse una buona educazione e poi le compagnie... Non capisco perché Dio permetta che qualcuno distrugga questo lavoro!” “Dio ha bisogno di preti e di preti santi, eppure quel buon prete che tanto faceva sta morendo di cancro, perché?!”. “Essi non comprendevano”... Anch’io Signore non comprendo; sono una testa dura; vedo la tua croce, credo alla risurrezione, so che Dio è un Padre Buono ma non comprendo! ... Manda, o Gesù, il tuo Spirito.

 

DOMENICA 29 SETTEMBRE: 26 DOMENICA TEMPO ORDINARIO C

Tra i santi ricordati oggi: Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele

Una scheggia di preghiera:

 

ANGELI E ARCANGELI LIBERATICI DAL MALIGNO.

 

Hanno detto: Non c'è una sofferenza inutile. (Madzia Buczek)

Saggezza popolare: Meno si è indulgenti con se stessi, più lo si è con gli altri. (Prov. Cinese)

Un aneddoto: Un saggio indiano, andando verso la reggia, s’incontrò in un circo, che teneva una tigre ingabbia. Mosso dalla compassione, aprì la gabbia e lasciò libera la tigre. L’animale feroce, per tutta risposta, voleva divorare il saggio, che le oppose: Come? Io ti ho liberato, ti ho fatto del bene, e tu mi divori? Che giustizia, che gratitudine è questa? È la gratitudine di tutti in questo mondo — gli rispose la tigre. Ma il saggio riprese — Io ti voglio dimostrare che è  il contrario. Dammi la possibilità d’avere un avvocato difensore. — E sia — rispose la tigre. Il saggio indiano, non vedendo nessuno, prese come difensore un meraviglioso albero, in mezzo al cortile. — Dimmi tu albero, ho ragione io o la tigre? Da chi ti fa del bene è naturale aspettarsi del male? Rispose l’albero: — Purtroppo è così! Anch’io do ombra e refrigerio e, per tutta risposta tagliano i miei rami per foraggio al bestiame e per fare legna. Alla tigre soddisfatta il saggio indiano chiese un’altra prova: — O tu, cardellino del bosco, dimmi la soluzione: è vero che devi aspettar del male anche da colui al quale fai del bene? Rispose l’uccellino: — Purtroppo sì! Anch’io faccio del bene, rallegro con il mio canto, mangio zanzare ed altri piccoli insetti, eppure la gente cerca di catturarmi ed uccidermi Dalla tigre, più che mai sorridente, il saggio ottenne una terza ed ultima prova. Incontrarono una volpe. Non riesco a capire il tuo problema... Di grazia, fatemi per bene vede come il fatto è capitato, perché possa esprimere un parere veramente giusto. La volpe volle che si ritornasse vicino alla gabbia, volle che tutto si rifacesse davanti ai suoi occhi... Volle perfino che la tigre mostrasse dov’era e come fosse riuscita ad uscire dalla gabbia. Ingenua, la tigre, per rifare l’accaduto, rientrò nella gabbia e disse: — Ecco, stolta volpe, dov’ero... Ma mentre così parlava, la volpe rinchiuse per bene la gabbia e la tigre fu nuovo prigioniera. Le disse la volpe:"Così impari a rendere male per bene! Poi disse al saggio indiano: — In questo mondo si vorrebbero tutti buoni e riconoscenti, ma purtroppo non è così!

Parola di Dio: Am. 6,1.4-7; Sal. 145; 1Tim. 6,11-16; Lc. 16,19-31

 

Vangelo Lc 16, 19-31

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: “C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi". Parola del Signore

 

“C’ERA UN UOMO RICCO… UN MENDICANTE DI NOME LAZZARO GIACEVA ALLA SUA PORTA”. (Lc. 16,19—20)

Quanti “Lazzaro” ci sono alla porta di casa nostra. Alcuni li vediamo alla te­levisione e sui giornali. Gli affamati, gli esclusi, gli orfani, i mutilati dalle guerre... e forse proviamo vergogna per un mondo che riesce ancora a far tanti Lazzari, magari facciamo un’offerta... e poi passa, fino alla prossima volta. Altri li incontriamo: extracomunitari, questuanti, barboni, alcolisti, tossicodipendenti e non possiamo fare a meno di provare un senso di fastidio, magari proviamo ad aiutarne qualcuno ma Spesso con fatica ed anche con senso di delusione e di impotenza ed ergendo attorno a noi una serie di steccati che ci proteggono dalla loro invasione. Di altri forse non ce ne accorgiamo neppure; magari è tuo figlio che invece del solito rimbrotto ha bisogno di una parola di incoraggiamento, magari è la famiglia della porta accanto che senti spesso alzare la Voce ma Con la quale non hai mai parlato, magari è tua zia a cui non hai più telefonato da un anno perché “intanto lei non telefona mai”. Lazzari vivi, presenti, ma nascosti, non visti cui si lasciano magari cadere le briciole ma che non sono mai commensali del tuo cuore. E tra questi Lazzaro c’è proprio Gesù, mendicante di amore, che ha come Scopo non quello di prenderti qualcosa, ma di insegnarti ad amare.

 

 

LUNEDI’ 30 SETTEMBRE

Tra i santi ricordati oggi: San Girolamo; Sant’Amato di Nusco.

Una scheggia di preghiera:

 

TU SEI L’UNICO VERO BUON PASTORE DEL TUO POPOLO.

 

Hanno detto: Il problema non è tanto la guerra, ma lo spirito di guerra che fa parte della nostra condizione. Noi siamo in guerra con noi stessi, lo siamo con il prossimo, tutta la nostra vita cammina su un terreno di violenza. (Albert Einstein)

Saggezza popolare: A inutili carezze seguono gli schiaffi.

Un aneddoto: New York è una città immensa e il modo migliore per spostarsi in essa è la metropolitana. Migliaia di treni corrono nel sottosuolo della città, giorno e notte, trasportando ogni giorno centinaia di migliaia di persone. Era una fredda sera. Tutti avevano fretta di tornare a casa: ma arrivò il blackout. I treni si fermarono nel bel mezzo delle gallerie, gli ascensori sì bloccarono dove si trovavano, tutte le luci si spensero. Nel labirinto di gallerie della metropolitana la gente cominciò a urlare. Tutti si sentivano come topi presi in trappola. Il treno numero 318 era stato il più sfortunato. Il blackout lo aveva sorpreso in una galleria profonda sotto terra decine e decine di metri. L'arresto troppo rapido aveva provocato gigantesche scintille e il locomotore aveva cominciato a fumare: di a poco si sarebbe incendiato. Il fumo acre invase la galleria. «Allontanatevi tutti, subito!», gridò il manovratore, rompendo i vetri dei finestrini con un martello. «Moriremo tutti soffocati! », urlò, disperata, una donna. I passeggeri uscivano dal treno, incespicando e urtandosi, mentre si moltiplicavano le urla e le imprecazioni. L'oscurità era totale: i primi si erano buttati nel buio brancolando con le braccia alla ricerca delle pareti, ma erano subito inciampati nei binari ed erano rotolati a terra; quelli che li seguivano erano finiti su di loro. Intanto cominciava a mancare l'aria. Qualcuno cedette alla disperazione e si accasciò, mormorando: «È la fine... Non usciremo di qui». Ma proprio in quel momento, un signore dall'aria mite cominciò a frugare nella sua cartella di cuoio. Si era improvvisamente ricordato di una cosa che portava sempre con sé. Una cosa da niente: una minuscola torcia elettrica a batterie che gli serviva per illuminare la serratura del cancello di casa sua, perché incominciava a vederci poco e faticava con la chiave. La trovò in mezzo alle carte e ai resti di un panino al prosciutto. Spinse il pulsante di plastica e la lampadina si accese. Fu come un miracolo. All'apparire di quel puntino di luce, la folla, che urlava e si contorceva, tacque. «Sia ringraziato il cielo!», disse una voce. Perché neppure la tenebra più nera e profonda che si possa immaginare riesce a sconfiggere una luce, anche minuscola. Il signore dall'aria mite, stringendo la sua piccola pila, si mise davanti a tutti e disse: «Venite dietro a me!». Si misero dietro di lui, tenendosi per mano, e camminando in fila indiana. In pochissimo tempo, arrivarono tutti in salvo. Ogni cristiano si presenta come «colui che ha la torcia elettrica»: può sembrare una cosa piccola, ma anche la luce più piccola sconfigge la «tenebra più profonda che si possa immaginare». Il Vangelo è speranza e via di salvezza.

Parola di Dio: Zc. 8,1-8; Sal.101; Lc. 9,46-50

 

Vangelo Lc 9, 46-50

Dal vangelo secondo Luca.

In quel tempo, sorse una discussione tra loro, chi di essi fosse il più grande. Allora Gesù, conoscendo il pensiero del loro cuore, prese un fanciullo, se lo mise vicino e disse: "Chi accoglie questo fanciullo nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Poiché chi è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande". Giovanni prese la parola dicendo: "Maestro, abbiamo visto un tale che scacciava demòni nel tuo nome e glielo abbiamo impedito, perché non è con noi tra i tuoi seguaci". Ma Gesù gli rispose: "Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi ". Parola del Signore

 

“MAESTRO, ABBIAMO VISTO UN TALE CHE SCACCIAVA DEMONI NEL TUO NOME E GLIELO ABBIAMO IMPEDITO, PERCHE’ NON ERA CON NOI, TRA I TUOI SEGUACI". (Lc. 9,49)

Dalle comunità primitive fino alle nostre comunità odierne sempre c’è stato il problema dell’identità. “Io sono di Paolo, io di Pietro, io di Apollo” dicevano nella comunità di Corinto. “Io sono del prete tale, del movimento talaltro” si dice oggi passando facilmente sopra al fatto che siamo tutti di Cristo, unico Salvatore. Ma quello che è ancora peggio è che ogni fazione pensa di avere in esclusiva la strada della salvezza, e così ogni gruppo vuole impedire all’altro di ricevere e manifestare i doni di Dio. Dio ama tutti gli uomini e li rispetta al punto da tracciare per ognuno una strada personale. Siamo estremamente sciocchi quando vogliamo buttare via questa quantità di doni. Per stare ad un famoso esempio di S. Paolo bisogna che ogni parte del corpo funzioni bene e compia la sua parte perché tutto il corpo sia armonico. Sarebbe assurdo, perché io sono mano, pretendere che l’occhio o l’orecchio diventino mano.

     
     
 

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