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Pensieri spettinati 1^

 

 

 

 

 

 

PENSIERI  “SPETTINATI”

 

 

PER UN ANNO VISSUTO DA VIVI

 

 

2^ Parte   Luglio - Dicembre

 

 

Luglio

 

UN MESE CON I PADRI DELLA CHIESA

 

1 luglio

Potrebbe sembrare strano che Dio ci comandi di fargli delle richieste quando egli conosce, prima ancora che glielo domandiamo, quello che ci è necessario.

Dobbiamo però riflettere che a lui non importa tanto la manifestazione del nostro desiderio, cosa che egli conosce molto bene, ma piuttosto che questo desiderio si ravvivi in noi mediante la domanda perché possiamo ottenere ciò che egli è già disposto a concederci. (Dalla "Lettera a Proba" di sant'Agostino)

 

2 luglio

Un amico fedele è un balsamo nella vita, è la più sicura protezione. Potrai raccogliere tesori d'ogni genere ma nulla vale quanto un amico sincero. Al solo vederlo, l'amico suscita nel cuore una gioia che si diffonde in tutto l'essere. Con lui si vive una unione profonda che dona all'animo gioia inesprimibile. Il suo ricordo ridesta la nostra mente e la libera da molte preoccupazioni. Queste parole hanno senso solo per chi ha un vero amico; per chi, pur incontrandolo tutti i giorni, non ne avrebbe mai abbastanza. (S. Giovanni Crisostomo)

 

3 luglio

Se mi ami, scrivimi, ti prego; se sei imbronciato con me, scrivimi lo stesso, a dispetto del tuo broncio. Sarà sempre per me una grande gioia ricevere una lettera da un amico, anche se un po' irritato. Dunque, deciditi... Esci dalla tua indolenza! E non dire che non hai nulla da scrivere. Se non hai nulla da scrivermi, scrivimi che non hai nulla da scrivermi: per me sarà già qualcosa di importante e di bello! (Basilio il Grande)

 

4 luglio

Molti marosi e minacciose tempeste ci sovrastano, ma non abbiamo paura di essere sommersi, perché siamo fondati sulla roccia. Infuri pure il mare, non potrà sgretolare la roccia. Ho con me la sua Parola: questa è il mio bastone, la mia sicurezza, il mio porto tranquillo. Anche se tutto il mondo è sconvolto, ho tra le mani la Scrittura, leggo la Parola. Essa è la mia sicurezza e la mia difesa. (S. Giovanni Crisostomo, Omelie)

 

5 luglio

"Nabot possedeva una vigna vicino al palazzo di Acab di Samaria..." (1Re 21).

La storia di Nabot è antica per età, ma nel costume è quotidiana. Quale ricco, infatti, non desidera ogni giorno avidamente i beni altrui? Quale potente non pretende di cacciare via il povero dal suo piccolo podere e di togliere chi non ha mezzi dalla terra dei padri? Chi è mai contento di quello che ha? Quale ricco non sente accendersi l'animo dal desiderio di possedere i beni del vicino? Sicché di Acab non ne è nato uno solo; e ciò che è peggio, Acab nasce ogni giorno e non muore mai a questo mondo. Appena ne scompare uno, ne vengono fuori altri, in gran numero, e sono più quelli che rubano di quelli che accettano di rimetterci. Ma neppure Nabot è l'unico povero che sia stato ucciso; ogni giorno un Nabot è prostrato, ogni giorno un povero viene ucciso. Fin dove volete arrivare, o ricchi, con le vostre assurde cupidigie? Pensate di rimanere soli ad abitare la terra?  Perché scacciate chi è compartecipe ai beni della natura e rivendicate per voi soli il possesso dei beni naturali? La terra è stata creata come un bene comune per tutti, per i ricchi e per i poveri: perché voi ricchi vi arrogate il diritto di proprietà del suolo? (S. Ambrogio di Milano)

 

6 luglio

Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi. Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: "Questo è il mio corpo", confermando il fatto con la parola, ha detto anche: "Mi avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare" e "ogni volta che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli fra questi, non l'avete fatto neppure a me". Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo come egli vuole. Infatti l'onore più gradito, che possiamo rendere a colui che vogliamo venerare, è quello che lui stesso vuole, non quello escogitato da noi. (San Giovanni Crisostomo)


7 luglio

Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima sazia l'affamato, e solo in seguito orna l'altare con quello che rimane. Gli offrirai un calice d'oro e non gli darai un bicchiere d'acqua? Che bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo altare, se poi non gli offri il vestito necessario? Che guadagno ne ricava egli? Dimmi: se vedessi uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d'oro solo la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe, o piuttosto non s'infurierebbe contro di te? e se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo, e, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato in modo atroce? Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell'edificio sacro. Attacchi catene d'argento alle lampade, ma non vai a visitarlo quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo sia fatto prima di quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò, mentre adorni l'ambiente per il culto, non chiudere il tuo cuore al fratello che soffre. Questo è il tempio vivo più prezioso di quello. (San Giovanni Crisostomo)

 

8 luglio

Si sente dire: "Non è mio compito leggere la Scrittura. Tocca a coloro che hanno rinunciato a questo mondo". Ebbene, io vi dico che avete più bisogno delle Scritture voi che non i monaci. Quanto ad essi, ciò che li salva è il loro genere di vita!  Voi, al contrario, siete nel pieno della mischia, siete esposti senza tregua a nuove ferite. Perciò voi avete bisogno della Scrittura: un bisogno continuo per attingervi la forza... Molti mi diranno: "E gli affari... e il lavoro?". Bel pretesto, in verità! Voi discutete con i vostri amici... andate allo spettacolo... assistete agli incontri sportivi... Allora? Quando si tratta della vita spirituale pensate che sia cosa senza importanza? Ah, dimenticavo! Vi è un'altra scusa: "Noi non abbiamo libri!". Questo pretesto merita solo una bella risata! (S. Giovanni Crisostomo)

 

9 luglio

Gli amici sono le corde di una cetra che, se tutte intonate tra di loro, producono al tocco una musica piacevolissima... Neppure le ricchezze più vistose si possono paragonare ad una salda amicizia. Le stelle irradiano la luce all'intorno; gli amici, dove giungono, portano gioia e bene. E' meglio vivere nelle tenebre che mancare di amici... L'amicizia possiede anche la facoltà di ospitare nel nostro cuore la memoria degli assenti e ce li fa tanto desiderare da renderci vicini a loro e lontani da tutte le cose vicine. (San Giovanni Crisostomo)

 

10 luglio

Cristo è risorto dai morti ed ha gridato a gran voce: “Chi è colui che viene a giudizio contro di me? Si ponga di fronte a me! Io ho liberato il condannato, io ho restituito alla vita colui che era morto, io ho risuscitato il sepolto. Chi è colui che si oppone a me? Io - dice - sono il Cristo, io sono colui che ha annientato la morte ed ha trionfato del nemico ed ha calpestato l'Inferno sotto i piedi. Io - dice - sono il Cristo, io sono la vostra riconciliazione, io la Pasqua della salvezza, io l'Agnello immolato per voi, io il vostro Riscatto, io la vostra Vita, io la vostra Risurrezione, io la vostra Luce, io la vostra Salvezza, io il vostro Re. Sono io che vi conduco nell'alto dei cieli e là vi risusciterò. Io vi mostrerò il Padre che è dai secoli, io vi risusciterò con la mia destra». (Melitone di Sardi, Omelia sulla Pasqua (II sec.)

 

11 luglio

Abbi l'ansia dell'unità; niente è più importante di questo. Porta pazienza con tutti perché anche il Signore porta pazienza con te. Prega incessantemente: chiedi uno spirito di comprensione maggiore di quello che hai. Sii instancabile nella preghiera. Crea il dialogo con il singolo come fa Dio. Porta su di te i problemi di tutti, come un atleta: dove c'è più sofferenza ci sarà più guadagno. Se ami soltanto chi è buono, non c'è da dirti grazie: ma sono i più malati che devi curare con dolcezza. Sei di carne e spirito per trattare con dolcezza i problemi che percepisci: i problemi che non percepisci cerca di capirli pregando. Non impressionarti di chi sembrava fedele e poi tradisce: sta saldo sotto i colpi come fa l'incudine. E' proprio di un atleta resistere sotto i colpi. E' soprattutto in vista di Dio che bisogna che sopportiamo tutti, affinché anche Lui sopporti noi. Diventa più zelante di quello che sei. Nulla si faccia senza la tua approvazione. Ma tu non far nulla senza quella di Dio. (Ignazio di Antiochia a Policarpo)

 

12 luglio

Se senti vacillare la fede per la violenza della tempesta, calmati: Dio ti guarda.

Se ogni cosa che passa cade nel nulla, senza più ritornare, calmati: Dio rimane.
Se il tuo cuore è agitato e in preda alla tristezza, calmati: Dio perdona.

Se la morte ti spaventa, e temi il mistero e l'ombra del sonno notturno, calmati: Dio risveglia.  Dio ci ascolta, quando nulla ci risponde; è con noi, quando ci crediamo soli; ci ama, anche quando sembra che ci abbandoni. (Sant’Agostino)

 

13 luglio

Corri presto, Maria (Maddalena), a radunare i miei discepoli. Ho in te una tromba dalla voce potente: suona un canto di pace alle orecchie timorose dei miei amici nascosti, svegliali tutti come dal sonno perché mi vengano incontro con le fiaccole accese.

Va' a dire loro: "Lo sposo si è destato, uscendo dalla tomba, e trascinando ogni cosa dalla morte alla vita. Scacciate, apostoli, la tristezza mortale, poiché si è ridestato Colui che offre agli uomini caduti la risurrezione". (Romano il Melode)

 

14 luglio

“Dio formò Adamo non perché avesse bisogno dell’uomo ma per offrire a qualcuno i suoi doni. E ci ordinò di seguire Cristo non perché Cristo avesse bisogno del nostro servizio ma per procurarci la salvezza: Seguire il Salvatore significa essere salvati, seguire la luce vuol dire ottenere la luce. (Ireneo)

 

15 luglio

Non l’aspetto esterno bisogna abbellire, ma l’anima, ornandola di bontà. Anche il corpo, per essere più precisi va abbellito, però con misura. Invece le donne abbelliscono quello che si vede e trascurano quello che hanno dentro. Fanno come gli Egiziani con i loro templi. Intorno a quei templi vediamo colonnate, boschetti sacri, praticelli con fontane. Le pareti esterne sono splendide, tutte coperte d’oro e d’argento, di pietre preziose e di pitture. Entrando però appena un sacerdote alza il velo per mostrarci la divinità non riusciamo a trattenere il riso. Perché non vi troviamo il Dio che cercavamo, bensì un gatto, o un coccodrillo o un serpente. Il dio egiziano è una bestia sdraiata su un drappo di porpora. Così certe donne che si arricciano le chiome, s’incipriano le guance,  si danno l’ombretto sugli occhi, si tingono i capelli. Se togliessimo tutte queste esteriorità proveremmo orrore. Scopriremo che dentro non vi abita il nostro Dio ma una scimmia che si è tutta imbellettata. (Clemente Alessandrino)

 

16 luglio

Gli uomini desiderano il denaro non per la sua utilità ma perché con esso possono diventare schiavi del piacere. Tre sono le cause dell’amore per il denaro: il piacere, la vanità, la mancanza di fede. Il lussurioso ama il denaro per consumarlo nei piaceri, il vanitoso per procurarsi la gloria, l’uomo cui manca la fede per tenerlo nascosto temendo la fame, la vecchiaia, la malattia. Egli si fida più del suo denaro che di Dio, creatore dell’universo la cui provvidenza raggiunge l’ultimo, il più basso degli esseri. (Massimo il Confessore)

 

17 luglio

Pecca di semplicismo chi considera felici gli uomini ricchi e potenti. Son piuttosto infelicissimi e sciagurati, poiché posseggono i beni del mondo e li adoperano per il vizio e per l’iniquità. Se perciò vediamo un uomo perverso nuotare nella ricchezza, non diciamo: “Beato lui!”. E‘ uno sventurato giacché ha troppe occasioni per vivere iniquamente. Se ne vediamo un altro che, a nostro parere, è un uomo retto, incatenato alle avversità e alla povertà, non pensiamo subito che sia un infelice e non accusiamo Dio di ingiustizia. Quelli che vivono nel male possono trasformare in strumenti di malizia anche i cosiddetti beni. E quelli che amano la virtù possono trasformare i supposti mali in mezzi di autentica sapienza. (Teodoreto)

 

18 luglio

Il Creatore delle membra umane non ha disdegnato di assumere la carne da queste membra. Ed è Dio che prepara nel seno materno il corpo di ogni uomo. Nulla di obbrobrioso ha dunque la formazione dell’uomo a meno che non venga deturpata con l’adulterio e la lascivia. Chi plasmò Adamo, plasmò anche Eva. Sia l’uomo che la donna sono stati plasmati da mani divine. Nessun membro del corpo uscì da esse peccaminoso. Taccia dunque chi disprezza il corpo: disprezza Colui stesso che lo ha plasmato. (Cirillo di Gerusalemme)

 

19 luglio

Alcuni vivono per mangiare, simili agli animali. Per essi vivere è riempirsi il ventre. Invece il Cristo ci comanda di mangiare per vivere. Il cibo ci serve a soggiornare su questa terra, dove il Verbo di Dio ci educa alla vita incorruttibile. (Clemente Alessandrino)

 

20 luglio

Caccia da te la tristezza perché è sorella del dubbio e dell’ira. Tu sei un uomo senza discernimento se non giungi a capire che la tristezza è più malvagia di tutte le passioni e dannosissima ai servi di Dio: essa rovina l’uomo e caccia da lui lo Spirito del Signore…

Armati di gioia che è sempre grata e accetta a Dio. Deliziati di essa. L’uomo allegro fa il bene, pensa il bene ed evita più che può la tristezza. L’uomo triste invece opera il male, prima di tutto perché contrista lo Spirito Santo, fonte all’uomo non di mestizia ma di gioia; in secondo luogo perché tralasciando di pregare e lodare il Signore commette una colpa… Purificati dunque da questa nefanda tristezza e vivrai in Dio. E vivranno in Dio quanti allontanano la tristezza e rivestono la gioia. (Dal  pastore di Erma)

 

21 luglio

"Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo!" (Sal 32,2.3). Spogliatevi di ciò che è vecchio ormai; avete conosciuto il nuovo canto. Un uomo nuovo, un testamento nuovo, un canto nuovo. Il nuovo canto non si addice ad uomini vecchi. Non lo imparano se non gli uomini nuovi, uomini rinnovati, per mezzo della grazia, da ciò che era vecchio, uomini appartenenti ormai al nuovo testamento, che è il regno dei cieli. Tutto il nostro amore ad esso sospira e canta un canto nuovo. Eleva però un canto nuovo non con la lingua, ma con la vita. (Sant’Agostino)

 

22 luglio

CHI CONTA     

Quando Gesù è presente tutto è facile: nulla sembra difficile. Quando Gesù è assente tutto è penoso. Quando Gesù non parla al cuore nessuna gioia ha gusto. Ma se Gesù dice una sola parola la gioia ci invade. (Imitazione di Cristo).

 

23 luglio

ABBRACCIARE DIO

La preghiera è un sommo bene: è infatti comunione intima con Dio e ci rende una cosa sola con Lui. Con la preghiera l’uomo si unisce a Dio in un ineffabile abbraccio: come un bambino chiama nell’affanno sua madre, anche l’uomo grida verso Dio, desideroso del sostegno che viene da Lui. (S. Giovanni Crisostomo, Omelia 6)

 

24 luglio

AMICONI O FRATELLI?

L’amore sincero si dimostra non gozzovigliando insieme, non parlandosi alla buona, non lodandosi a parole, ma osservando e preoccupandosi di ciò che è utile al prossimo, sorreggendo chi è caduto, tendendo la mano a chi giace incurante della propria salvezza, cercando il bene del prossimo più che il proprio. La carità non guarda ai propri interessi, ma guarda a quelli del prossimo prima che ai propri. (S. G. Crisostomo, Omelia sul nome di Abramo)

 

25 luglio

CATTIVI CRISTIANI

Il Signore scacciò dal tempio quelli che erano intenti ai loro affari cioè che erano andati per vendere e comprare. E’ evidente che anche nella Chiesa si trova frammista gente che compra e vende, ossia che cerca i propri interessi e non quelli di Cristo. Quelli che vollero fare della casa di Dio una spelonca di ladri non furono forse causa della rovina del tempio? Così quelli che vivono malamente nella Chiesa cattolica per quanto sta in loro vorrebbero ridurre la casa di Dio a una spelonca di ladri.(S. Agostino, Esposizione sui Salmi, 130)

 

26 luglio

DIVENTARE COME UN DIO

Non si è felici nell’opprimere il prossimo, nel cercare di possedere più degli altri, nell’arricchirsi o nel tiranneggiare gli inferiori: chi si comporta così non può imitare Dio. Ma chi prende su di sé il fardello del prossimo, chi fa del bene agli svantaggiati nelle cose in cui è superiore; chi dona ai bisognosi ciò che ha ricevuto da Dio, diventa come un Dio per coloro a cui fa del bene: costui imita Dio. (Lettera a Diogneto, 10)

 

27 luglio

LA COPPIA CRISTIANA

Che bella coppia formano due credenti che condividono la stessa speranza, lo stesso ideale, lo stesso modo di vivere, lo stesso atteggiamento di servizio! Ambedue fratelli e servi dello stesso Signore senza la minima divisione nella carne e nello spirito, insieme pregano, insieme si inginocchiano, e insieme fanno digiuno. Si istruiscono l’un l’altro, si esortano l’un l’altro. Si sostengono a vicenda. Stanno insieme nella santa assemblea, insieme alla mensa del Signore, insieme nella prova, insieme nella persecuzione, insieme nella gioia. Vedendo questo Cristo gioisce e ai due sposi manda la sua pace. Là dove sono i due, ivi è anche Cristo. (Tertulliano)

 

28 luglio

LA PREGHIERA NON ESAUDITA

Se il Signore non allontana da noi le prove, non dobbiamo per questo pensare di essere da Lui trascurati, ma piuttosto dobbiamo aspettarci beni maggiori con la paziente sopportazione dei mali. Noi non sappiamo ciò che è conveniente chiedere per noi. Perciò se accadrà l’opposto di quanto chiediamo, sopportiamo pazientemente e ringraziamo Dio in ogni caso: non dobbiamo dubitare che era più conveniente per noi ciò che Dio ha voluto, di ciò che volevamo noi.(S. Agostino, Lettera a Proba, 130)

 

29 luglio

LA RUGGINE DEL PECCATO

Se c’è della ruggine in uno specchio non riesci a scorgere in esso il volto di un uomo; così quando l’uomo è nel peccato è in una condizione da non poter vedere Dio. Come una malattia agli occhi ti impedisce di vedere la luce del sole, così anche tu, o uomo, sei impedito dai tuoi peccati e non puoi vedere Dio.

(S. Teofilio di Antiochia, Tre libri ad Aulico, 1)

30 luglio

L’AVARO

Vedi soltanto l’oro, pensi soltanto all’oro: è il tuo sogno quando dormi, è la tua occupazione quando sei sveglio. Preferisci veder l’oro piuttosto del sole, vorresti che tutto si trasformasse in oro: ogni tuo pensiero, ogni tuo affetto è orientato ad esso. Il frumento diventa per te oro, il vino si trasforma in oro, la lana si cambia in oro, ogni occupazione, ogni affare, ti procura oro. Non sarai mai sazio e la tua ingordigia non cesserà mai. (S. Basilio Magno, Omelia 6,4)

 

31 luglio

MATRIMONIO

Tu, o donna, non riesci a sopportare tuo marito? “Ma è un tipo rozzo e incolto!”, ti giustifichi. Però una volta ne eri molto innamorata: forse che il marito lo si deve scegliere da capo continuamente? Ma anche tu, marito, lascia da parte sentimenti arroganti e modi aspri quando tua moglie ti viene incontro premurosa. Caccia lo sdegno, quando tua moglie teneramente ti esorta alla bontà. Non sei un padrone ma un marito; non hai preso una schiava, ma una moglie. Ricambia le sue attenzioni, ricambia amore con amore. (S. Ambrogio, Esamerone,5)

 

 

Agosto

 

1 agosto

Ogni società si trova a dover scegliere fra una legge di vita e di pace, e una legge di morte e di odio. La legge di morte è quella che dice: i forti devono essere i primi. Ciò fa sì che tutti lottino per essere forti, in modo da essere serviti. Questa legge è disperata, perché anche il forte un giorno diverrà debole, e i deboli che lui non ha amato lo lasceranno morire abbandonato. C'è solo una via d'uscita a questa disperazione: obbedire alla legge della vita e dell'amore. Questa legge è il contrario della prima: dice che i poveri e deboli debbono essere serviti per primi. Questa legge porta pace, perché nessuno competerà mai con gli altri, lotterà contro gli altri, ucciderà gli altri per divenire debole e povero. Ed è una legge di vita, perché quando il forte diverrà debole, sarà sostenuto dai deboli che lui ha aiutato quand'era forte. (Abbè Pierre)

 

2 agosto

Non hai tempo per sostare? Sii leale, vi sono sempre dei momenti di vuoto nelle tue attività. Non affrettarti a colmarli cercando il chiasso, un giornale, una conversazione, una presenza... Quando puoi concederti un momento di silenzio, non mettere subito un disco. Fermati... Se ti fermi, è per prendere coscienza di te, riunire tutte le tue forze, riordinarle e dirigerle, al fine di impegnarti tutto intero nella tua vita. Accettare di fermarsi, è accettare di guardare se stesso e, accettare di guardarsi, è già impegnarsi, perché è far penetrare lo spirito nell'interno della propria casa. (M. Quoist)

 

3 agosto

Condizioni per una "telefonata con Dio"

Controlla che il prefisso sia giusto. Non comporre il numero senza pensarci bene per non rischiare una telefonata a vuoto. Non irritarti quando senti il segnale di "occupato". Attendi e riprova. Sei certo di avere composto il numero giusto? Ricorda che telefonare a Dio non è un monologo. Non parlare continuamente tu, ma ascolta che cosa ha da dirti Lui. In caso di interruzione controlla se non sei stato tu stesso ad interrompere il collegamento. Non abituarti a chiamare Dio unicamente in casi di emergenza, scegliendo solo il numero del pronto intervento. Non telefonare a Dio soltanto nelle ore a tariffa ridotta, ossia prevalentemente di Domenica. Anche nei giorni feriali dovrebbe esserti possibile una breve chiamata a intervalli regolari. Ricordati sempre che le telefonate con Dio non hanno scatti.

 

4 agosto

Beato il papà che chiama alla vita e sa donare la vita per i figli. Beato il papà che non teme di essere tenero e affettuoso. Beato il papà che sa giocare con i figli e perdere tempo con loro. Beato il papà per il quale i figli contano più degli hobby e della partita. Beato il papà che sa ascoltare e dialogare anche quando è stanco. Beato il papà che dà sicurezza con la sua presenza e il suo amore. Beato il papà che sa pregare con i figli e confrontare la vita con il Vangelo. Beato il papà convinto che un sorriso vale più di un rimprovero, uno scherzo più di una critica, un abbraccio più di una predica. Beato il papà che cresce insieme ai figli e li aiuta a diventare se stessi. Beato il papà che sa capire e perdonare gli sbagli dei figli e riconoscere i propri. Beato il papà che non sommerge i figli di cose, ma li educa alla sobrietà e alla condivisione. Beato il papà che non si ritiene perfetto e sa ironizzare sui propri limiti. Beato il papà che cammina con i figli verso orizzonti sconfinati aperti all'uomo, al mondo, all'eternità.

 

5 agosto

Fin quando senti un contrasto tra il tuo lavoro e la tua preghiera vuol dire che non sei ancora arrivato alla contemplazione. Perché Dio non è detto che si rivela mentre sei in ginocchio, Dio può rivelarsi mentre guidi la macchina, Dio può rivelarsi mentre stai riposando o stai giocando. (Carlo Carretto)

 

6 agosto

Codice delle piccole buone azioni di P. Lacordaire:

Sorridi alla monotonia del dovere quotidiano. Taci quando ti accorgi che qualcuno ha sbagliato. Elogia il fratello che ha operato il bene. Rendi un servizio a chi ti è sottoposto. Partecipa al gioco dei fanciulli, i prediletti di Dio. Stringi cordialmente la mano al fratello che è nella tristezza. Parla con dolcezza agli impazienti e agli importuni. Guarda con affetto chi nasconde un dolore.Riconosci umilmente il tuo torto. Saluta affabilmente gli umili. Abbi un pentimento sincero per il male fatto.

 

7 agosto

Decalogo della tenerezza

  1. Poiché la tenerezza è possibile, non c'è nessuna ragione per starne senza.

  2. Parlatevi un po' ogni giorno.

  3. Crescete insieme, continuamente.

  4. Stimati. Gli unici che apprezzano uno zerbino sono quelli che hanno le scarpe sporche.     

  5. Sii compassionevole.

  6. Sii gentile. L'amore non ammette le cattive maniere.

  7. Scopri il lato buono e bello delle persone, anche quando fanno di tutto per nasconderlo.

  8. Non temere i dissapori e i litigi: solo i morti e gli indifferenti non litigano mai.

  9. Non farti coinvolgere dalle piccole irritazioni e meschinità quotidiane.

  10. Continua a ridere, tiene in esercizio il cuore e protegge da disturbi cardiaci.

8 agosto

Non ti dà nessun vantaggio cercare spiegazioni su Dio. Puoi sentire dei bellissimi discorsi, ma sono sostanzialmente vuoti. Proprio come puoi leggere un'intera enciclopedia sull'amore senza conoscere come amare. Nessuno proverà che Dio esiste. Certe cose nella vita devono semplicemente essere vissute e mai spiegate. L'amore è una di queste. Dio che è Amore è inspiegabile. La fede è un'esperienza infantile, nel magico senso che Gesù ci ha insegnato: "I bambini sono il regno di Dio". Dio non entrerà mai nella tua testa. La porta che Egli usa è il tuo cuore. (Paulo Coelho)

 

9 agosto

L'umanità ha commesso alcuni dei suoi peggiori crimini in nome della verità. Uomini e donne sono stati bruciati al rogo. Intere culture di alcune civiltà sono state distrutte. Coloro che cercarono cammini diversi furono esclusi. Una persona, in nome della verità, fu crocifissa. Ma prima che Egli morisse - ci ha lasciato una magnifica definizione della Verità. Non è ciò che ci fornisce di certezze. Non è ciò che ci fa sentire migliori degli altri. Non è ciò che teniamo nella prigione delle nostre idee preconcette. La Verità è ciò che ci rende liberi. "Conosci la Verità, e la Verità ti renderà libero". Egli disse. (Paulo Coelho)

 

10 agosto

All'Ultima Cena, Gesù accusò - con la stessa gravità e le medesime parole - due dei suoi apostoli. Entrambi avevano commesso i crimini predetti da Gesù. Giuda Iscariota nascose i suoi sentimenti e condannò se stesso. Pietro anche nascose i suoi sentimenti, dopo aver rinnegato tre volte tutto ciò in cui aveva creduto. Ma nel momento decisivo, Pietro capì il vero significato del messaggio di Gesù. Chiese perdono e andò avanti, umiliato. Avrebbe potuto scegliere il suicidio, invece affrontò gli altri apostoli e dovrebbe aver detto: "D'accordo, raccontate i miei errori fino a che esisterà il genere umano. Ma lasciatemi correggerli". Pietro imparò che l'Amore perdona. Giuda non imparò nulla. (Paulo Coelho)

 

11 agosto

Chi spera cammina,  non fugge!  Si incarna nella storia! Costruisce il futuro, non lo attende soltanto! Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma! Ha la passione del veggente, non l'aria avvilita di chi si lascia andare. Cambia la storia, non la subisce! (Tonino Bello)

 

12 agosto

Il tempio dell'amicizia non finisce mai di essere costruito. Esso crolla e va in frantumi se ogni mattina non si lavora di nuovo. Ogni volta che il sole sorge bisogna amare l'amico di nuovo amore, osservarlo con nuova attenzione, perdonarlo con nuova comprensione; per stare al passo con lui bisogna trasformarsi, spalancare le finestre dell'anima affinché il vento spazzi via la polvere delle abitudini.

 

13 agosto

Per una cattiva riuscita del proprio figlio

  1. Fin dalla nascita date al bambino tutto quello che vuole: così crescerà convinto che il mondo ha l'obbligo di mantenerlo.

  2. Se impara una parolaccia ridetene. Crederà di essere divertente.

  3. Non accompagnatelo in Chiesa la domenica; non dategli un'educazione religiosa. Aspettate che abbia 18 anni e decida da sé.

  4. Mettete in ordine tutto quello che lui lascia fuori posto. Fate voi quello che dovrebbe fare lui, in modo che si abitui a scaricare sugli altri tutte le proprie responsabilità.

  5. Litigate sovente in sua presenza. Così non si stupirà se ad un certo punto vedrà disgregarsi la famiglia.

  6. Dategli tutto il denaro che chiede e se lo spenda pure come vuole. Non lasciate mai che se lo guadagni! Perché mai dovrebbe faticare per guadagnare, come avete fatto voi da giovani? I tempi sono cambiati.

  7. Soddisfate ogni suo desiderio per il mangiare, il bere, le comodità. Negargli qualcosa potrebbe scatenare in lui pericolosi complessi.

  8. Prendete le sue parti verso i vicini di casa e gli insegnanti. Sono tutti prevenuti verso vostro figlio. Gli fanno continue ingiustizie. Lui è così intelligente e buono e loro non lo capiscono.

  9. Quando si mette in un guaio serio, scusatevi con voi stessi dicendo: "Non sono mai riuscito a farlo rigare dritto".

  10. Dopo di ciò, preparatevi ad una vita di amarezze: l'avete voluta e non vi mancherà.

 

14 agosto

L'acqua della sorgente dice all'uomo:

"Io do le mie acque, per nulla, ai pellegrini che si fermano qui assetati e stanchi. Fa' tu lo stesso coi tuoi fratelli; fa' del bene a tutti, dona quello che hai al prossimo, con lieto cuore e senza condizioni; non chiedere agli uomini in cambio dei tuoi benefici né gratitudine né ricompensa, pago soltanto di vivere nella gioia della tua bontà. (L. Tostoj)

 

15 agosto

Maria è assolutamente vuota: di superbia, di invidia, di gelosia, di asprezza, di malizia, di vendetta e di altre miserie del genere. Per questo può essere piena di Dio. Quando noi cerchiamo questo tipo di vuoto, pratichiamo la vera devozione a Maria. "Ecco io sono la serva del Signore": umile, nascosta, totalmente vuota di sé. Così è piena di Gesù, così lo può portare agli altri. E' stata la prima a ricevere Gesù, a donarlo e a servirlo. (Madre Teresa di Calcutta)

 

16 agosto

In una parrocchia americana, il parroco, decisamente seccato dalle scuse addotte nel corso degli anni dai parrocchiani per non andare a messa, inserì "I dieci motivi per cui non mi lavo mai" nel bollettino domenicale:

  1. Sono stato obbligato quando ero piccolo.

  2. Le persone che si lavano sono ipocriti: pensano di essere più puliti degli altri.

  3. Ci sono così tanti tipi di sapone, che non so decidere quale sia il migliore.

  4. Ero abituato a lavarmi, poi ho cominciato ad annoiarmi ed ho smesso.

  5. Mi lavo solo in occasioni particolari, come Natale e Pasqua.

  6. Nessuno dei miei amici si lava.

  7. Comincerò a lavarmi quando sarò più vecchio e più sporco.

  8. Non riesco a trovare il tempo.

  9. Il bagno non è mai caldo abbastanza in inverno o fresco a sufficienza in estate.

  10. I produttori di sapone cercano solo i tuoi soldi.

17 agosto

La preghiera è una sinfonia, non si può fare una sinfonia con un solo strumento.
Non si può pregare chiedendo solo aiuto. Pregare è... Lodare Dio con l'entusiasmo dei pastori che hanno visto Gesù nella mangiatoia. Ringraziare Dio con la gioia del lebbroso risanato da Gesù. Raccontare a tutti le meraviglie che Dio compie per noi, suo popolo. Riconoscersi peccatore con la commozione del figlio che abbraccia il padre che lo perdona. Riconoscere con la fermezza di Pietro che Gesù è il nostro salvatore. Interrogare Gesù su che fare nella vita come lo interroga il giovane ricco. Dire di sì all'invito di Dio con Maria che si dichiara serva del Signore. Invocare Dio e chiedergli aiuto con la fede del lebbroso che supplica Gesù…

 

18 agosto

Quando fai il segno di croce, fallo bene. Non così affrettato, rattrappito, tale che nessuno capisce cosa debba significare. No, un segno della croce giusto, cioè lento, ampio, dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Senti come esso ti abbraccia tutto? Raccogliti dunque bene; raccogli in questo segno tutti i pensieri e tutto l'animo tuo, mentre esso si dispiega dalla fronte al petto, da una spalla all'altra. Allora tu lo senti: ti avvolge tutto, ti consacra, ti santifica. Perché? Perché è il segno della totalità ed il segno della redenzione. (Romano Guardini)

 

19 agosto

Non aspettare mai domani per dire a qualcuno che l'ami. Fallo subito. Non pensare: "Ma mia madre, mio figlio, mia moglie... lo sa già". Forse lo sa. Ma tu ti stancheresti mai di sentirtelo ripetere? Non guardare l'ora, prendi il telefono: "Sono io, voglio dirti che ti voglio bene". Stringi la mano della persona che ami e dillo: "Ho bisogno di te! Ti voglio bene, ti voglio bene, ti voglio bene...". L'amore è la vita. Vi è una terra dei morti e una terra dei vivi. Chi li distingue è l'amore.

 

20 agosto

Molti giovani si accorgono a ventidue anni di sapere praticamente tutto quel che c'è da sapere, e vogliono che tutti sappiano che essi sanno. Quando raggiungono i trentadue anni si accorgono di aver ancora due o tre cosette da imparare; a quarantadue anni si gettano a capofitto ad imparare (cosa che io faccio ancora a settantatre). (Baden Powell)

 

21 agosto

La vita è un viaggio. Si arriva passo dopo passo. E se ogni passo è meraviglioso, se ogni passo è magico, lo sarà anche la vita. E non sarete mai di quelli che arrivano in punto di morte senza aver vissuto. Non lasciatevi sfuggire nulla. Non guardate al di sopra delle spalle degli altri. Guardateli negli occhi. Non parlate "ai" vostri figli. Prendete i loro visi tra le mani e parlate "con" loro. Non abbracciate un corpo, abbracciate una persona. E fatelo ora. Sensazioni, impulsi, desideri, emozioni, idee, incontri, non buttate via niente. Un giorno scoprirete quanto erano grandi e insostituibili. Ogni giorno imparate qualcosa di nuovo su voi stessi e sugli altri. Ogni giorno cercate di essere consapevoli delle cose bellissime che ci sono nel nostro mondo. E non lasciate che vi convincano del contrario.

 

22 agosto

Quando il tuo battello ancorato da molto tempo nel porto ti lascerà l'impressione ingannatrice di essere una casa, quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell'immobilità del molo, prendi il largo. E' necessario salvare a qualunque prezzo l'anima viaggiatrice del tuo battello e la tua anima di pellegrino. (Helder Camara)

 

23 agosto

Ogni uomo che ti cerca, viene per chiederti qualche cosa; il ricco annoiato, la dolcezza della tua conversazione; il povero, il tuo danaro; il triste, un po' di consolazione; il debole, uno stimolo; colui che lotta, uno stimolo morale; l'ammalato, un vero sollievo. Ogni uomo viene per chiederti qualcosa. E tu, ti permetti di perdere la pazienza! Tu osi pensare: "Che fastidio!". Che infelice!  La legge nascosta che distribuisce misteriosamente le cose eccelse si è degnata di donarti il privilegio dei privilegi, il bene dei beni, la prerogativa delle prerogative: dare! Tu puoi dare! Per quante ore ha il giorno tu dai; benché sia un sorriso, benché sia una stretta di mano, benché sia una parola di sollievo. Per quante ore ha il giorno, tu rassomigli a Lui, che altro non è se non donazione perfetta, diffusione perfetta e regalo perpetuo. Dovresti inginocchiarti davanti al Padre e dirgli: "Grazie perché posso dare, Padre mio! Mai passerà sul mio volto l'ombra dell'impazienza!". "In verità vi dico che vale più dare che ricevere!".

 

24 agosto

Voglio gridare che la vita è indistruttibile, nonostante la morte; che la speranza è la brezza che spazza la disperazione; che l'altro è un fratello prima d'essere un nemico; che non bisogna mai disperare di se stessi e del mondo; che le forze che sono in noi sono forze che possono sollevarci e sono inesauribili; che si deve parlare l'amore, e non parole di tempesta e caos; che la vita incomincia oggi e ogni giorno, e che è Speranza. (M. Gray)

 

25 agosto

Fratelli nostri che siete nel Primo Mondo:

affinché il suo nome non sia bestemmiato, affinché venga a noi il suo Regno; e si faccia la sua Volontà non solo in cielo ma anche in terra, rispettate il nostro pane quotidiano rinunciando voi al vostro sfruttamento quotidiano. Non vi intestardite a ricevere da noi il debito che non abbiamo fatto e che continuano a pagare i nostri bambini, i nostri affamati, i nostri morti. Non cadete più nella tentazione del lucro, del razzismo, della guerra; noi faremo in modo da non cadere nella tentazione dell'ozio e della sottomissione. E liberiamoci gli uni gli altri da ogni male. Solo così potremo recitare insieme la preghiera di famiglia. (Vescovo Pedro Casaldaliga)

 

26 agosto

L'essenza dell'ottimismo non è guardare al di là della situazione presente, ma è una forza vitale, la forza di sperare quando altri si rassegnano, la forza di tener alta la testa quando sembra che tutto fallisca, la forza di sopportare gli insuccessi, una forza che non lascia mai il futuro agli avversari, ma lo rivendica per sé. (Dietrich Bonhoeffer)

 

27 agosto

Il momento in cui l'uomo raggiunge la sua "povertà" assoluta è quello della sua morte. Allora tutto in lui si "spoglia": cessano tutte le sue "capacità": di intelligenza, di volontà, di amore, di vita fisica. E' steso nell'impotenza assoluta... Ed è proprio in questa posizione che adora il suo creatore - il nulla che adora il suo tutto - e che si "restituisce" a Lui, sperando solo nella sua misericordia. Vivere in questo spirito nelle quotidiane "spogliazioni" che la vita comporta - che sono pur sempre causa di tristezza e di sofferenza -; sforzarsi con l'aiuto di Dio di accettare con serenità di non poter più fare o avere quello che ieri ci esaltava, accettare in una parola di "morire a poco a poco", perché invecchiare è perdere ogni giorno qualcosa; tutto questo è occasione che la Grazia ci offre di "convertire" la sofferenza e la nostalgia in beatitudine; è prepararci ad essere "poveri di spirito e di cuore", unica condizione per entrare nel Regno dei cieli. (Don Giacomo Piana)

 

28 agosto

Scegli pure questo o quel paese per essere tranquillo, troverai dappertutto motivi di distrazione. Ma il luogo non contribuisce molto se l'animo non si aiuta da sé. Che serve infatti passare il mare o cambiare paese? Se vuoi liberarti da quello che ti tormenta non occorre che tu sia altrove, ma che sii un altro. (Seneca)

 

29 agosto

Un matrimonio fa di due vite separate una sola, dona a due vite senza scopo un'attività e raddoppia lo sforzo di ognuno per compierla; offre a due esseri che si interrogano un motivo di vita e qualcosa per cui vivere, potrà dare nuova felicità al levarsi del sole, una nuova fragranza ai fiori, una nuova bellezza alla terra e un nuovo mistero alla vita. (Mark Twain)

 

30 agosto

L'ira è una passione che mette in turbamento tutta l'anima e fa perdere la ragione. Dove entra l'ira toglie la pace: sia nelle famiglie che nelle comunità. L'ira è una figlia della superbia: l'uomo si adira contro il prossimo perché la sua superbia gli dice che tutti debbono stare a lui soggetti. (Annibale di Francia)

 

31 agosto

Beati voi che non dite: "Quando sto bene io... stanno bene tutti!" ma vi fate carico delle sofferenze degli altri. Beati voi che nella sofferenza non vi chiudete in voi stessi ma cercate conforto nei fratelli che io vi ho messo vicino. Beati voi che a colui che soffre non dite: "Pazienza, Dio ha voluto così!" ma gli dite: "Coraggio, ti aiuto io: Dio ti vuole felice!" (Tonino Lasconi)

 

 

Settembre

 

1 settembre

Il paradosso del nostro tempo nella storia è che: abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse, autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti. Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno. Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo. Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più conoscenza, ma meno giudizio, più esperti, ed ancora più problemi, più medicine, ma meno benessere. Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco, guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa TV, e preghiamo di rado. Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori. Parliamo troppo, amiamo troppo poco ed odiamo troppo spesso. Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere. Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni. Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada  per incontrare un nuovo vicino di casa. Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno. Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori. Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima. Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi. Scriviamo di più, ma impariamo meno. Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno. Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare. Costruiamo computer più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno. Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni. Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle ma famiglie distrutte. Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti al calmarti, all'ucciderti. E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in magazzino.

RICORDA SEMPRE: la vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro.

 

2 settembre

Parlami della gioia della fede ed io ti ascolterò con gioia; parlami dei doveri della fede ed io ti ascolterò con umiltà; parlami della consolazione della fede ed io comincerò a pensare che tu non abbia capito... (C. S. Lewis)

 

3 settembre

Agita sotto il muso di una capretta un ramoscello tenero: ti verrà appresso.

Mostra ad un fanciullo una ghiottoneria: te lo farai amico. E il fatto che quell'attrazione lo spingerà a venire dietro a te, è segno che un certo amore lo attrae. Il desiderio lo attrae. L'amore spinge e non fa violenza, solo con il vincolo del cuore. (Sant’Agostino)

 

4 settembre

Stavo rimpiangendo il passato e temendo il futuro. Improvvisamente il mio Signore parlò: "Il mio nome è ‘Io sono’ ". Fece una pausa. Attesi. Dio continuò: "Quando vivi nel passato con i tuoi errori e rimpianti, è duro. Io non sono lì. Il mio nome non è ‘Io ero’. Quando vivi nel futuro con i suoi problemi e timori, è duro. Io non sono lì. Il mio nome non è ‘Io sarò’. Quando vivi in questo momento non è duro. Io sono qui. Il mio nome è ‘IO SONO’ ".

 

5 settembre

Un saggio diceva: "Non dite che siamo pochi, o che l'impegno è troppo grande per noi. Forse, due o tre ciuffi di nubi sono pochi in un angolo di cielo d'estate? In un momento si stendono ovunque... arrivano i lampi, scoppiano i tuoni e piove su tutto. Non dite che siamo pochi.

Bastano anche pochi per cambiare tante cose".

 

6 settembre

Beata la famiglia il cui Dio è il Signore, e che cammina alla sua presenza. Beata la famiglia fondata sull'amore e da esso fa scaturire parole, gesti, decisioni. Beata la famiglia aperta alla vita, che accoglie i figli come un dono, valorizza gli anziani, aiuta i poveri e i sofferenti. Beata la famiglia che prega insieme per lodare il Signore, per affidargli la propria vita. Beata la famiglia che trova il tempo per dialogare e fare festa insieme. Beata la famiglia dove regna la pace, e la porta nel mondo. Beata la famiglia in cui vivere è gioia, allontanarsi è nostalgia, tornare è festa.

 

7 settembre

Mi chiamate il Redentore, e non vi fate redimere. Mi chiamate la Via, e non mi percorrete. Mi chiamate il Maestro, e non mi seguite. Mi chiamate il Signore, e non mi servite. Mi chiamate la Luce, e non mi credete. Mi chiamate la Vita, e non mi desiderate. Mi chiamate la Sapienza, e non mi interrogate. Mi chiamate l'Onnipotente, e non vi fidate di me. Se un giorno non vi riconosco, non meravigliatevi.

 

8 settembre

Quanta disperazione nei cuori per le difficoltà della vita, per l'incomprensione degli altri, per quello che vediamo attorno a noi, per le ingiustizie che si compiono e di cui tante volte siamo vittime! Sperare in Dio non è come sperare negli uomini, che non possono neppure sorreggere  il nostro desiderio e la nostra piccola fiducia. Sperare vuol dire resistere a quello che ogni giorno vediamo di brutto nella vita. Che cosa vuol dire questo, se non ci fosse dietro Qualcuno che prende il posto della nostra tristezza? Sperare vuol dire guardare al di là di questa breve giornata terrena; vuol dire pensare ad una giornata che viene, perché Dio si è impegnato a far camminare il mondo nella giustizia, perché il male non può trionfare, perché Cristo ha preso l'impegno del bene; e voi sapete che Cristo lo ha difeso in questi secoli nonostante tutte le nostre bestemmie. (don Primo Mazzolari)

 

9 settembre

Nessuno ha più risposte che contano, perché nessuno pone più le domande giuste. Tanto meno la scienza, che in Occidente è stata asservita ai grandi interessi economici e messa sull'altare al posto della religione. Così lei stessa è diventata l' "oppio dei popoli", con quella sua falsa pretesa di saper prima o poi risolvere tutti i problemi. La scienza è arrivata a clonare la vita, ma non a dirci che cos'è la vita. La medicina è riuscita a rimandare la morte, ma non a dirci cosa succede dopo la morte. O sappiamo forse davvero che cosa permette ai nostri occhi di vedere e alla nostra mente di pensare? (Tiziano Terzani)

 

10 settembre

Il cristiano non ricerca la sofferenza per se stessa, ma l'amore. E la croce accolta diviene il segno dell'amore e del dono totale. Portarla dietro a Cristo vuol dire unirsi a Lui nell'offrire la prova massima dell'amore. (Giovanni Paolo II)

 

11 settembre

Pensiamo oggi a tutte le vittime innocenti degli attentati, delle guerre, delle violenze con questa sublime poesia di Victor Hugo

Era là, in piedi, la madre dolorosa. La tenebra cupa, cieca, sorda, terribile, grondava da ogni parte intorno al Golgota. O Cristo! La luce si fece buia quando tu le fosti tolto, e il tuo ultimo respiro portò via ogni chiarore. La Madre era là, in piedi, vicino al patibolo! E io mi dissi: Ecco il dolore!, e mi accostai. "Che cosa tieni, le dissi, fra le tue dita divine?". Allora, ai piedi del Figlio,sanguinante per il colpo di lancia, essa levò la mano destra e l'aprì in silenzio, e vidi nella sua mano la stella del mattino.

 

12 settembre

Ci avete presentato un Dio serio, noioso, annoiato, monotono... Ci avete detto di credere per non morire,... Ce lo avete presentato come una formula matematica: statico, lontano, assente,...  Così come ce lo avete descritto, e così noi lo abbiamo visto: lontano, noioso, triste, solo,...  E non abbiamo creduto.

Invece, ho scoperto che Dio è giovane, allegro, simpatico,... Che ama stare in compagnia, spaccarsi in quattro per gli amici, che si commuove, va spesso a cena fuori, non disdegna l'allegria... Fa il tifo per me mentre cerco di conquistare una ragazza che mi piace, o mentre, disoccupato, cerco un lavoro onesto per poter vivere dignitosamente... Il mio Dio tifa sempre per me. E' con me durante le interminabili e noiose lezioni di matematica... e quando la vita mi chiama a sostenere le prove più difficili... Il mio Dio è sempre per l'oppresso, il debole, lo sfruttato, le vittime dell'ingiustizia e del potere...  Aiutami, Signore, a presentarti agli altri per quello che realmente sei e non attraverso le mie falsità e le mie ipocrisie. (Adolfo Rebecchini)

 

13 settembre

Una positività totale nella vita deve guidare l'animo del cristiano, in qualsiasi condizione si trovi, qualsiasi rimorso abbia, qualsiasi ingiustizia senta pesare su di sé, qualunque oscurità lo circondi, qualunque inimicizia, qualunque morte lo assalga, perché Dio, che ha fatto tutti gli esseri, è per il bene. Dio è l'ipotesi positiva su tutto ciò che l'uomo vive. (Don Giussani)

 

14 settembre

Preghiera di una madre (Anna Marinelli)

Signore, Ti ringrazio d'avermi resa madre perciò cooperatrice del tuo divino disegno di Paternità Universale. Ma ora, Signore, che il figlio da tempo è svezzato e gli anni corrono come lampi nel cielo, ora dammi forza e grazia per continuare la mia missione di madre. Dammi forza nelle mani quando stanca, a sera tardi, ho ancora da stirare; forza nelle gambe,quando mi trascino da una stanza all'altra per qualcosa ancora da sistemare. Dammi braccia grandi come ali di aquila per abbracciare tutti all'unisono, perché nessuno provi la cocente sensazione del rifiuto o della dimenticanza. Rendi i miei occhi capaci di scrutare le ansie di ognuno, anche le più nascoste, e ispirami la parola che solleva e conforta. Fa' che il sorriso non si spenga mai sulle mie labbra e il mio cuore materno sia faro e punto di riferimento sicuro nei momenti della prova. Ch'io sappia essere sempre oasi, rifugio e riva quando la piccola barca della loro vita sarà scossa dalle prime tempeste. Dammi, oggi e sempre, o Padre Nostro, il pane dell'amore incessante, che non conosca misura, sconfinato e immenso come deve essere quello di una madre, dammi la forza di dire sempre SI anche quando vorrei risparmiarmi, e la forza di dire NO quando è giusto disapprovare, perché la vita, una madre, non la dà soltanto al momento del travaglio, ma la continua a dare giorno dopo giorno, come pane quotidiano, condito d'amore. Dammi, o Signore, la forza di educare i figli secondo la tua legge, che è legge d'Amore e di Misericordia, affinché, varcando quel dì beato, la soglia del tuo cielo, io ti possa mostrare orgogliosa i figli che mi hai dato, e con essi lodarti e benedirti insieme a tutto il Creato.

 

15 settembre

Se sei disposto a dimenticare ciò che hai fatto per gli altri e a ricordare ciò che gli altri hanno fatto per te. Se sei pronto a non tener conto di ciò che la vita ti deve, ma a prendere nota di ciò che tu devi alla vita. Ma soprattutto, se riesci a capire che tu sei negli altri e gli altri sono in te e che la cosa più importante della vita non è ciò che riuscirai a prendere da essa, ma ciò che riuscirai a darle.... Allora avrai imparato a vivere.

 

16 settembre

Il valore della vita non sta in ciò che fai, ma in ciò che riesci ad amare di ciò che fai; puoi fare tante cose, ma se non riesci ad amarle, il tuo fare non serve a nulla, e la tua vita non vale nulla. Il valore della tua vita non sta in ciò che hai, ma in ciò che sei; perché in realtà nessuno non ha niente. L'unica cosa che si può avere è se stessi, se hai te stesso, hai tutto il mondo e la tua vita vale più del mondo. Il valore della tua vita non sta in ciò che pensi: puoi pensare tutto il bene del mondo, ma se non ti adoperi per farne almeno un po' è come se pensassi il male, e la tua vita non vale nulla. Il valore della tua vita si misurerà quando starai per perderla; se lascerai il mondo un pochino migliore di come l'hai trovato ... allora sarà grande.

 

17 settembre

...Sai vivere quando...

pur vivendo in questo mondo complicato resti semplice, pur vivendo in questo mondo ingiusto resti giusto, pur vivendo in questo mondo disonesto resti onesto,

pur vivendo in questo mondo falso resti autentico, pur vivendo in questo mondo sporco resti pulito. Ma soprattutto, sai vivere quando pur vivendo in questo mondo con poco amore riesci ad amare ma ancor di più sai vivere se, nonostante tutto, amerai lo stesso questo mondo.

 

18 settembre

Risposarsi ogni momento significa donarsi ogni giorno un amore grande. Significa accettarsi a vicenda e unirsi l'uno all'altro. Significa dedicare tutta la vita ad aiutare l'altro amandolo. Risposarsi ogni momento non significa solo camminare tenendosi per mano, perché è facile unire i corpi, ma significa camminare unendo i cuori, perché è più difficile intendersi con l'animo. Risposarsi ogni momento significa mettere in comune tutte le idee, tutte le reazioni, tutte le impressioni, fare propri tutti i rimpianti, tutti i progetti, tutti i sogni, tutti gli scoraggiamenti dell'altro. Risposarsi ogni momento significa presentare le proprie anime davanti a Dio con le mani giunte insieme all'altro nella preghiera.

 

19 settembre

Guarda più lontano guarda più in alto guarda più avanti e vedrai una via... ma sappi anche voltarti indietro per guardare il cammino percorso da altri che ti hanno preceduto... Essi sono in marcia con noi sulla strada. (Baden Powell)

 

20 settembre

Il crescere è l'impegno a trovare e ritrovare di continuo dentro di sé la via del cuore, che non significa seguire l'emozionalità, ma seguire la via dell'essenziale della nostra esistenza, ciò che sta al centro della nostra vita. Riuscire a trovare le poche cose che contano veramente non perché povere ma, perché ricche di essenzialità... La via del cuore non è mai scontata, non la possediamo una volta per tutte, ma si percorre ogni giorno, ci porta al centro della nostra esistenza, alla nostra coscienza, ad esser in contatto con le poche cose importanti. La via del cuore è il luogo anche del dubbio, delle domande mai sopite; è il luogo di solitudine con Dio. La via del cuore è il luogo in cui il Signore ci consente di crescere, di cercarlo, di essergli di fronte. La via del cuore è la via della libertà. (Paola Bignardi)

 

21 settembre

Ogni mattina è una giornata intera che riceviamo dalle mani di Dio. Dio ci dà una giornata preparata da Lui stesso per noi. Nulla vi è di troppo e nulla di “non abbastanza”, nulla di indifferente e nulla di inutile. E’ un capolavoro di giornata che viene a chiederci di essere vissuta. Noi la guardiamo come una pagina d’agenda. Segnata d’una cifra e di un mese. La trattiamo alla leggera come un foglio di carta. Se potessimo  frugare il mondo e vedere questo giorno elaborarsi e nascere dal fondo dei secoli, comprenderemo il valore di un solo giorno umano. (M. Delbrel)

 

22 settembre

“Prendete un circolo, accarezzatelo e diventerà vizioso” diceva Eugene Jonesco. Vale per ogni cosa. Tutto ciò che è dolce e caramelloso è contro l’uomo, contro il suo emergere. E’ la croce che edifica! Senza gli scogli le onde non arrivano in alto. Ecco perché William James, filoso americano era solito dire ai suoi studenti: “Fate tutti i giorni due cose che non vi piacciono, soltanto perché preferireste non farle” Solo questa è la condizione per conservare la libertà interiore.

(Pino Pellegrino)

23 settembre

C’è silenzio e silenzio. Quando ad esempio in una casa c’è il silenzio offeso, cocciuto, risentito, non è un buon silenzio. E’ mutismo, testardaggine, momento in cui c’è da aspettarsi di tutto. Silenzio buono è invece quello intelligente di chi non parla perché non sa che cosa dire, è il silenzio fatto apposta per poter ascoltare, è il silenzio adorante di chi si apre a Dio.

 

24 settembre

Scrive lo psichiatra Giacomo d’Aquino: “Lavorando con i nostri pazienti abbiamo imparato a credere nell’amore, perché l’amore può fare miracoli. Questo lo affermiamo non come uomini di scienza ma come testimoni di tante situazioni umane considerate senza via d’uscita che poi si sono risolte per il meglio. Per questo, malgrado tutto, stimiamo questa fiducia nell’amore come la forma più ammirevole del coraggio umano.

 

25 settembre

La cultura degli uomini della Polinesia in tante cose differisce dalla nostra, ma anche lì i principi sono gli stessi che ci affratellano con tutto il mondo: “Ogni uomo è come uno specchio. Vediamo solo noi stessi, riflessi in quelli che ci circondano. Il loro comportamento, le loro azioni rispecchiano le nostre. Tutto il mondo nel suo modo di esistere ha una controparte in ognuno di noi. Guarda dentro di te, cambia te stesso e il tuo mondo cambierà”.

 

26 settembre

E’ certamente singolare che in una società nevrotica come la nostra gli uomini sprechino le loro energie per guadagnarsi la vita e quasi mai per viverla e basta. Ci vuole notevole coraggio per dire chiaro e tondo che scopo della vita è viverla, e viverla con gioia. (Lin Yutang). La smania di possedere sempre di più è in realtà un virus che ci toglie il piacere di accontentarci di quanto abbiamo. Un uomo non guadagna mai abbastanza, una donna non è mai abbastanza bella, gli abiti non sono mai abbastanza alla moda, la casa non è mai abbastanza arredata, quel che mangiamo non è mai abbastanza gustoso. Ma la salvezza sta nel saper dire a un certo punto: “Basta! Quel che ho è sufficiente, e quel che ne faccio dipende solo da me”.

 

27 settembre

Gli arabi hanno una loro teoria sulla salute. Dicono che la salute è la cifra uno, l’amore zero, la gloria zero e il successo zero. Mettete l’uno della salute davanti alle altre cifre e sarete ricco. Ma senza l’uno della salute, tutto è zero.

 

28 settembre

Quanti hanno paura di seguire la loro coscienza perché preferiscono conformarsi all’opinione degli altri invece che alla verità che conoscono nel proprio cuore! Come posso essere sincero se cambio continuamente d’opinione per conformarmi con l’ombra di quello che credo gli altri si aspettino da me? (Thomas Merton)

 

29 settembre

E’ più facile conquistarsi un titolo piuttosto che essere davvero abili. E’ più facile dirsi dottore che non saper guarire, pittore che dipingere, genio che creare. E’ più facile ridere delle cose che capirle, girare intorno alle difficoltà che sormontarle, è più facile incolpare gli altri che entrare in se stessi e ammettere il proprio errore.

 

30 settembre

Dare la colpa agli altri è una perdita di tempo. Per quanti torti attribuisci a una persona e per quanto la critichi, la cosa non servirà a cambiarti. Incolpare qualcuno serve solo a impedirti di guardare dentro te stesso quando cerchi ragioni esterne per spiegare la tua infelicità o la tua frustrazione. Incolpando una persona potrai riuscire a farla sentire colpevole di qualcosa, ma non riuscirai a cambiare quella parte di te che ti rende infelice.

 

 

Ottobre

 

1 ottobre

Si racconta di un fabbro che, dopo una gioventù piena di vizi, decise di dare la sua anima a Dio.  Durante molti anni lavorò con ardore, praticò la carità, però, malgrado tutta questa sua dedizione, sembrava che nulla andasse bene nella sua vita, al contrario, i suoi problemi e i suoi debiti  crescevano di giorno in giorno. Una bellissima sera, un amico che era andato a trovarlo, e che provava compassione per questa sua situazione difficile,  gli disse: "E' realmente una cosa molto strana che, dopo aver deciso di cambiare e diventare un uomo timoroso di Dio, la tua vita abbia cominciato a peggiorare. Non voglio diminuire la tua speranza, però, nonostante la tua fede nel mondo spirituale, non hai migliorato in niente". Il fabbro non rispose subito, aveva pensato in queste cose parecchie volte, senza capire quello che stava succedendo nella sua vita, però, siccome voleva dare una risposta al suo amico, cominciò a parlare, e finì per trovare la spiegazione che cercava. Ecco cosa disse il fabbro: "In questa officina io ricevo il ferro prima di essere lavorato e devo trasformarlo in spade. Sai tu come si fanno le spade?  Prima si scalda il ferro ad una caloria infernale fin che non diventa di un rosso vivo, subito dopo, senza nessuna pietà, prendo la mazza più pesante che ho e comincio a martellarlo parecchie volte finché il pezzo non prende la forma desiderata, subito dopo lo immergo dentro un secchio pieno di acqua fredda, e tutta l'officina si riempie di rumore e di vapore, perché il pezzo molto caldo immerso nell'acqua fredda scoppietta a causa del violento cambiamento di temperatura.  Devo ripetere questa operazione parecchie volte se voglio ottenere una spada perfetta, una sola volta non è sufficiente". Il fabbro fece una lunga pausa e poi proseguì: " A volte il ferro che ho tra le mie mani non sopporta questo trattamento. Il calore, le martellate e l'acqua fredda  lo riempiono di screpolature. Ed è in questo momento che mi rendo conto che mai si trasformerà in una bella lama di spada  ed è allora che lo butto in una montagna di ferri vecchi che tu vedi all'ingresso della mia officina". Fece un'altra pausa e il fabbro così terminò: "So che Dio mi sta mettendo nel fuoco della sofferenza. Accetto le martellate che la vita mi da, e a volte mi sento tanto freddo e insensibile come l'acqua che fa soffrire l'acciaio.  Però, l'unica cosa che penso è: Dio mio, non smettere, fintanto che non riesco a prendere la forma che ti aspetti da me. Fammela prendere nella maniera che ti sembra migliore, impiegaci tutto il tempo che vuoi, però  non mi buttare mai nel mucchio dei ferri vecchi!"

 

2 ottobre

Si racconta che un giorno un vecchio saggio sacerdote regalò a un giovane, una Bibbia. “La dovrai leggere minimo tre volte” gli raccomandò come soleva fare con tutti i suoi amati parrocchiani. E continuando gli spiegò il perché: “Leggendola una prima volta ti sarà utile per spalancare gli occhi della mente e leggendola una seconda volta ti sarà utile per spalancare gli occhi del cuore!” Ma, il giovane non comprendeva l’utilità di leggerla ancora una terza volta, tanto che la sua impulsività e la sua curiosità lo portarono ad interrogare lo strano prete. “Perché dovrei leggerla una terza volta? Non basterebbero le due letture precedenti? La devo per caso imparare a memoria? Non sarebbe sprecato tutto questo lavoro mentale?” “No!” esclamò seccamente il sacerdote. “No!” ripeté con insistenza. “Leggendola una terza volta continuò con sollecitudine ti sarà utile per serrare gli occhi della mente e del cuore. Il giovane se ne andò amareggiato e insoddisfatto dalle motivazioni che il sacerdote gli aveva elencato. Tuttavia, gli rimaneva tra le mani un bel regalo!    Da quel momento, si calò notte e giorno nella lettura meditata con cura, del suo libro, ricordandosi tra un libro storico ed uno profetico, tra un vangelo ed una lettera apostolica, tra un capitolo ed un versetto, dei suggerimenti del suo parroco. Un giorno, mentre era assorto nella terza lettura del testo biblico, dopo aver gustato e goduto globalmente il penetrante fascino delle Scritture ispirate da Dio, si accorse che qualcosa si stava spalancando nel suo intimo. Erano le pupille dell’anima!

 

3 ottobre

Stanco di ragionare ho cercato di amare. Mi sono pensato come bimbo in braccio a Dio, come a mia madre. Mi sono addormentato così. Allora mi è venuta incontro la contemplazione. E la contemplazione è amorosa. E al di là della meditazione, anche la più alta e la più profonda. E nella contemplazione che ho avuto l'esperienza di Dio. Se nella ragione covava il dubbio, nella contemplazione il dubbio scompariva. Ho sperimentato che Dio si dà a chi si abbandona totalmente. E nel suo darsi e nel tuo darti, tu non ragioni più. Oh notti di fuoco del Suo abbraccio! Oh pienezza del dono! Oh superamento di tutto il visibile! Oh amore che tutto vince! Cos'è tutto il resto a paragone di questo?  “Paglia”, dirà san Tommaso. “Nada” dirà san Giovanni della Croce.(C. Carretto)

 

4 ottobre

Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’animo nostro. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che è ormai troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice e che ormai l’età è passata. Da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. (Epicuro)

 

5 ottobre

Gesù, tutti hanno bisogno di te anche quelli che non lo sanno.  E quelli che non lo sanno assai più di quelli che sanno. L'affamato si immagina di cercare il pane e ha fame di te. L'assetato crede di volere l'acqua e ha sete di te. Il malato s'illude di cercare la salute e il suo male è l'assenza di te. Tu sai quanto sia grande per me e per tutti noi il bisogno del tuo sguardo e della tua parola. Tu che fosti tormentato per amore nostro ed ora ci tormenti con tutta la potenza del tuo implacabile amore. (Giovanni Papini)

 

6 ottobre

Sognai che non ero più. Avendo concluso i miei giorni su questa terra, mi trovavo tra le soffici nubi del cielo. Appena gli occhi si furono abituati alla luce accecante e bianchissima, vidi una lunga fila di persone davanti a me. Me l'aspettavo: tutti in coda, anche in attesa del giudizio! Man mano che avanzavo, cominciai a intravedere una figura barbuta. L'espressione era mite, eppure le rughe che solcavano l'ampia fronte, gli conferivano un aspetto autoritario. Appese alla candida tunica un mazzo di grosse chiavi dorate; in mano reggeva una bilancia. Allora era tutto vero! Per ogni anima che gli si presentava davanti, vidi che annotava qualcosa su una pergamena. In breve fu quasi il mio turno. Deciso a non farmi cogliere impreparato, ripercorsi la mia vita, da cima a fondo ricordando tutte le colpe commesse, perfino le più insignificanti marachelle compiute da bambino. Toccò a me: timidamente mi avvicinai, mentre il giudice protendeva la bilancia nella mia direzione. Stavo per cominciare il resoconto dei miei peccati, ma quale enorme sorpresa mi colse, quando lo sentii chiedere: "Figliolo, quanto hai amato?".

 

7 ottobre

LE PISTE DELLA FELICITÀ di Pino Pellegrino

  1. Mi riempio il cervello di parole-vitamine: “Ce la farò”. “Sono pic­colo, ma non basso”. “Non sono bello, ma luminoso”. “Finché vivo, voglio ardere”...

  2. Non mi buco in continuazione il dito per controllare il tasso di zucchero nel sangue.

  3. Ricarico le mie riserve emotive guardando un tramonto, la luna piena, il volto di un bimbo, un fiore...

  4. Non dico mai: “Le rane gracidano”, ma dico: “Le rane cantano”.

  5. Non voglio essere perfetto: potrei diventare nevrotico.

  6. Quando mi osservo allo specchio, non mi “guardo”: mi “sorrido”.

  7. Uso il contagocce per dire “io”.

  8. Saluto sempre per primo.

  9. Mi immagino mentre sbraito, mi agito, urlo... Non sono, forse, un tantino ridicolo?

  10. Penso: le avversità ci sono sem­pre, ma Dio anche. Dunque sono sempre in vantaggio!

8 ottobre

8 RICETTE PER TAGLIARE IL CORDONE OMBELICALE AL FIGLIO di Pino Pellegrino

  1. Mettiamoci bene in mente fin da quando il figlio è piccolo che un giorno o l'altro dovremo perderlo.

  2. Convinciamoci che i genitori sono come le impalcature di un palazzo: ad un certo momento le impalcature si tolgono, e così appare il bel palazzo.

  3. Smettiamo, al più presto, di insaponarlo.

  4. Non facciamolo crescere col sedere nel burro.

  5. Diciamogli che la casa non è un albergo ove si mangia, si beve e si esce senza pagare il conto.

  6. Lasciamo che se la sbrighi da solo. Ha ragione il proverbio che dice: “La mamma troppo valente fa la figlia buona a niente”.

  7. Offriamogli delle responsabilità e facciamogli credere che contiamo su di lui. Dice bene il filosofo-pedagogista inglese John Locke: “Quanto più presto   tratterrete il fanciullo da uomo, tanto più presto comincerà a diventarlo”.

  8. Teniamo sempre presente che la vera cartina di tornasole della nostra riuscita in quanto genitori-educatori è questa: abbiamo fatto bene il nostro lavoro, dal momento in cui il figlio non ha più bisogno di noi!

9 ottobre

Per vedere sbocciare una corolla ci vuole più di un’ora; per farsi un preciso giudizio su un opera d’arte ci vogliono più giorni; per comprendere a fondo il pensiero di un filosofo occorrono mesi e mesi; per riuscire a fondare una solida amicizia devono passare degli anni. Per scoprire nell’amore il segreto di un’anima, a volta non basta una vita. (Dino Semplici)

 

10 ottobre

Gesù, non ho altro mezzo per provarti il mio amore che gettare fiori, vale a dire non lasciarmi sfuggire alcun piccolo sacrificio, alcuno sguardo, alcuna parola; approfittare di tutte le cose più piccole e compierle per amore. Voglio soffrire per amore e gioire per amore, e così getterò dei fiori davanti al tuo trono…Poi, mentre getto i miei fiori, canterò. Canterò anche quando mi sarà dato di cogliere i miei fiori in mezzo alle spine, e il mio canto sarà tanto più melodioso quanto più le spine saranno lunghe e pungenti. (Santa Teresa)

 

11 ottobre

BACETTI

“Quando ti accorgi che la tua famiglia va bene?”, chiesero ad una bambina. “Quando vedo il papà e la mamma che si danno o bacetti”, rispose. I genitori non devono nascondersi nell’armadio per darsi i bacetti. Ogni volta che manifestano l’amore che li unisce, i bambini si sentono inondati di calda e gioiosa fiducia.

(Bruno Ferrero)

 

12 ottobre

Ricordo di aver letto questa frase: “Bisogna vivere con il pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”. Mi sembra una massima straordinaria. Infatti insegna nello stesso tempo a guardare con realismo alle miserie della vita, senza facili illusioni, ma anche a trovare in se stessi l’energia per ribellarsi. E in poche, limpidissime parole, l’esaltazione della più alta virtù dell’uomo: il coraggio.

 

13 ottobre

Un uomo cadde in un pozzo da cui non riusciva ad uscire.

Una persona SOGGETTIVA che passava di lì disse: “Mi dispiace per te”.

Una persona OBIETTIVA che passava di lì disse: “Era logico che prima o poi qualcuno ci sarebbe finito dentro”.

Un FARISEO disse: “Solo i cattivi cadono nei pozzi”.

Un MATEMATICO calcolò come aveva fatto a cadere nel pozzo.

Un GIORNALISTA volle la storia in esclusiva.

Un FONDAMENTALISTA disse: “Meriti di essere caduto nel pozzo”.

Un ISPETTORE DELLE TASSE gli chiese se pagava le tasse per il pozzo.

Un OTTIMISTA. “Ti è ancora andata bene, potresti star peggio.

GESU’, vedendo l’uomo, lo prese per mano e lo tirò fuori dal pozzo.

 

14 ottobre

Una signore mi diceva un giorno, come se fosse la cosa più naturale del mondo: “Io non penso mai, pensare mi stanca; o, se penso, non penso a niente”.

Certamente può far comodo non pensare ma significa rinunciare a vivere. Diceva Alfred de Vigny: “Il pensiero è come il compasso, che fora la carta nel punto dove gira, mentre la seconda gamba descrive un cerchio lontano. L'uomo soccombe alla fatica, ma la linea che egli ha tracciato resta disegnata per sempre a beneficio delle future generazioni.”

 

15 ottobre

Un seccatore, dopo aver annoiato a lungo un uomo d’affari si scusò: “Spero non me ne vogliate per avervi rubato un ora del vostro tempo”. “Non sono le ore che sono preziose lo interruppe, sono i minuti”. Un uomo che ha vissuto settant’anni dovrà rispondere di trentasette milioni di minuti.

 

16 ottobre

SOFFERENZA

Il rabbi di Kobryn insegnava: “Quando l’uomo soffre non deve dire: “E’ male, è male”. Nulla è male di ciò che Dio manda agli uomini. Ma si deve dire “E’ amaro, è amaro”. Perché ci sono pozioni molto amare anche tra le medicine”.

 

17 ottobre

MALDICENZE

Se c’è in giro una voce sul tuo conto, trattala come tratteresti una vespa: ignorala o ammazzala al primo colpo. Qualsiasi altra cosa non farebbe che ravvivarla. E ricorda che ascoltar la maldicenza è come dar ricetto alla refurtiva; diceva San Bernardino da Siena: “La maldicenza dà la morte a tre persone nello stesso tempo: a colui che la fa, a colui che la patisce e a colui che l'ascolta”.

 

18 ottobre

VIVI CON ABBANDONO

Viviamo in una società orientata al raggiungimento di determinati obiettivi, che esige immediate soluzioni a qualsiasi problema. Vogliamo cibi pronti in pochi minuti, tintorie che ci restituiscano i nostri indumenti puliti in un ora, e pretendiamo risultati immediati. Ma questo è vivere? Vivere è trovare il tempo per abbracciare i propri figli, baciare la persona che si ama, lasciarsi sorpassare in autostrada. “Ero uno di quelli che non vanno da nessuna parte senza un termometro, la borsa per l’acqua calda, l’impermeabile e un paracadute”, racconta lo scrittore Don Herold. “Se potessi rivivere la mia vita, camminerei a piedi nudi nei prati a primavera, tutti i luna-park sarebbero miei, tenterei più spesso la sorte e mangerei più gelati”.

 

19 ottobre

L’umorismo stimola l’agilità mentale, il non-schematismo. Potenzia la creatività, l’osservazione, il senso critico, l’elemento di denuncia. L’umorista è un buon osservatore, ha facoltà critiche e quindi è meno influenzabile, per esempio, dai mass-media. L’umorismo scarica i conflitti interiori e li sdrammatizza. Elimina l’aggressività: è una lotta pacifica contro una realtà poco simpatica. L’umorismo è fonte di piacere; è sollievo; è gioia interiore: fa sentire che l’intelligenza funziona. L‘umorismo è segno della libertà dello spirito. E’ disponibilità dell’animo a ogni dono o sorpresa o scoperta gioiosa. E’ un respiro più ampio. Finalmente, ridere di se stessi ridimensiona la superbia, l’orgoglio, l’ansia di predominio. (Domenico Volpi)

 

20 ottobre

“Non smetta mai di sorridere”: è la ricetta più bel­la che io abbia mai ricevuto da un medico. E infatti è un medico amico, di passaggio per la mia camera, che me l’ha consegnata. Sulle prime accolsi questo consiglio con ricono­scenza, quasi fosse una frase gentile e nulla più. Poi, pian piano, mi resi conto della meraviglia di quelle poche parole, della vastità del loro signifi­cato e delle sue miracolose conseguenze: hanno in sé la potenza di cambiare il mondo. E non è esagerato, perché se fossimo capaci di met­terle in pratica su vasta scala, sulla terra non ci sarebbe più odio. Ogni sorriso apre il mondo al sorriso, perché ogni sorriso è una potenza cosmica (Agnese Baggio)

 

21 ottobre

Il bisogno che gli uomini hanno oggi di Dio è una cosa davvero stupefacente. Appena si sentono in presenza di un credente sincero e hanno potuto superare la loro timidezza, ci si accorge, dalle confessioni che la gente vi fa, che la privazione di Dio è, per un numero stragrande di persone che si credevano indifferenti, una causa di profonda sofferenza. E’ una spaventosa miseria lasciarsi così morire di fame quando c’è pane per tutti. (Paul Claudel)

 

22 ottobre

“Non è forse la mia Parola dice il Signore come fuoco e come un martello che frantuma la roccia?”. (Ger. 23, 29)

Nella scuola di rabbi Ismaele questo versetto veniva così spiegato: Cosa succede quando il martello picchia contro la roccia? Sprizzano scintille! Ogni singola scintilla è il risultato dell’urto del martello contro la roccia; ma nessuna scintilla è l’unico risultato. Così anche da un unico versetto della Scrittura possiamo cogliere molti diversi insegnamenti.

 

23 ottobre

Una volta un rabbino, in sogno, salì in cielo. Quando fu in Paradiso, gli venne permesso di accedere al Tempio, dove trascorrevano la vita eterna i grandi amanti della Bibbia. Egli si accorse che stavano tutti seduti sempli­cemente intorno ad un tavolo e immersi nello studio delle Sacre Scritture. Deluso, il rabbino espresse tutto il suo stupore: E tutto qui il Paradiso? Ma una voce si fece udire all’improvviso: Ti sbagli: gli amanti della Bibbia, più che essere in Paradiso, hanno il Paradiso nel cuore!

 

24 ottobre

MATRIMONIO

Il matrimonio è più del vostro amore reciproco ha maggiore dignità e maggior potere. Finché siete solo voi ad amarvi, il vostro sguardo si limita nel riquadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio siete invece un anello della catena di generazioni che Dio fa andare e venire e chiama al suo regno. Nel vostro sentimento godete solo il cielo privato della vostra felicità. Nel matrimonio, invece, venite collocati attivamente nel mondo e ne divenite responsabili.

Il sentimento del vostro amore appartiene a voi soli. Il matrimonio, invece, è un’investitura e un ufficio. Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia, occorre che gli riconoscano l’incarico di regnare. Così non è la voglia di amarvi, che vi stabilisce come strumento della vita. E’ il matrimonio che ve ne rende atti. Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio: è il matrimonio che d’ora in poi, porta sulle spalle il vostro amore. Dio vi unisce in matrimonio: non lo fate voi, è Dio che lo fa. Dio protegge la vostra unità indissolubile di fronte ad ogni pericolo che la minaccia dall’interno e dall’esterno. Dio è il garante dell’indissolubilità. E’ una gioiosa certezza sapere che nessuna potenza terrena, nessuna tentazione, nessuna debolezza potranno sciogliere ciò che Dio ha unito. (D. Bonhoeffer)

 

25 ottobre

Supponiamo di non sapere con certezza se Dio esiste o non esiste. Da quale parte propendere? E’ come fare una scommessa. Le probabilità sono due. Esaminiamole, nella vita. Se viviamo da veri credenti e alla fine Dio esiste, vincia­mo tutto, perfino l’eternità! Se viviamo da veri credenti, se siamo cioè onesti, umili, benevoli, pacifici, fautori di virtù e di opere buone, e alla fine Dio non esiste, ci perdiamo un bel niente, perché la virtù genera felicità e pace tra gli uomini. Scommettiamo dunque in tutti i casi su Dio! Questo ragionamento è dimostrativo: se gli uomini sono capaci di qualche verità, eccone una! (B. Pascal)

 

26 ottobre

Ho camminato per lunghissimi anni come nel buio di un tunnel alla ricerca di un Dio che avesse il volto della verità e della misericordia. Ma un giorno ho incontrato un povero al quale ho dato un pezzo dei mio pane, lui mi ha guardato e mi ha detto: "Cercalo nel tuo cuore, lì è nascosto ciò che non riesci a trovare". L'ho cercato negli angoli nascosti del cuore e l'ho trovato: era proprio lì. (…)  Anche oggi Signore si è ripetuta in me la stessa meravigliosa scoperta. Ti ho trovato nella Parola che ho ascoltato, nella Liturgia che ho celebrato, nel Tuo corpo che ho ospitato nel cuore, nel perdono che ho ricevuto, nello sguardo fraterno dei vicini. Anche oggi, o Signore, ho scoperto di nuovo come tutto e tutti mostrano Te, Dio della Verità e dell'Amore, perché tutto hai creato con un pezzo del tuo cuore. Non finirò mai Signore di dirti grazie. AMEN (A. Dini)

 

27 ottobre

Cielo e terra glorificano Dio. Tutte le creature proclamano che Egli è. Il cielo grida a Dio: "Sei stato tu a farmi, non mi sono fatto da solo". E la terra: "Sei tu il mio creatore, sei stato tu a farmi". Ma quando e come proclamano questa verità? Quando l'uomo riflette su di essi e questa verità appunto, scopre in essi. E' grazie al tuo sguardo attento, è grazie alla tua voce che hanno una voce. Se tu ami ciò che Egli ha fatto, ami ancor di più colui che tutto ha fatto. Se bella la creazione, infinitamente più bello è Dio che in essa si riflette.

 

28 ottobre

"CHI È COME TE, SIGNORE?". (Es. 15,11 )

Quando il popolo di Israele ha cantato il cantico in cui è contenuta questa domanda, era  reduce da una straordinaria esperienza della potenza di Dio. Il mar Rosso  si era aperto, gli ebrei erano passati sulla terra asciutta, fra due muri spaventosi di acqua che poi si erano abbattuti sugli egiziani che li avevano inseguiti, annientandoli. Non c'è da meravigliarsi che cantassero che nessuno era simile al loro Dio! Ma dovremmo cantarlo anche noi ogni giorno Oggi mi sono svegliato e sono vivo. Chi è come Te, Signore, che mi puoi dare e mantenere la vita? Oggi posso pensare parlare. Chi è come Te, Signore, che hai creato la mia mente e mi dai la capacità di esprimere in parole quello che penso? Oggi ho la forza per lavorare. Chi è come Te, Signore, che rinnovi le mie forze? Oggi posso camminare, leggere, vedere i miei cari, ammirare il colore del cielo di un fiore. E, soprattutto, conoscerTi un po' di più. Chi è come Te, Signore?

 

29 ottobre

Non credere a chi sostiene che il nostro corpo non ha niente a che fare con Dio. Cos’ha di criminale questo corpo meraviglioso? Cosa manca alla sua bellezza, alla sua armonia? Splendidi sono gli occhi, e gli orecchi son collocati nel modo più comodo per captare i suoni. Il naso può discernere gli odori e la lingua serve al gusto e alla parola. Dentro, i polmoni filtrano l’aria, il cuore pulsa ininterrottamente, il sangue scorre per innumerevoli vene e arterie, le ossa sono tutte col­legate fra loro. Non dire che il corpo è causa di peccato. Non è il corpo che pecca, ma l’anima. Il corpo è solo uno strumento, è come un vestito per l’anima. Diventa immondo se da essa viene adoperato per la fornicazione, ma se si unisce alla sua santità diventa tempio dello Spirito Santo. Non lo dico io, lo dice l’apostolo Paolo: “Sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che dimora in voi?”. (Cirillo di Gerusalemme)

 

30 ottobre

COSE DIFFICILI

E' difficile fare le cose difficili: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco. Bambini, imparate a fare le cose difficili: dare la mano al cieco, cantare per il sordo, liberare gli schiavi che si credono liberi. (Gianni Rodari)

 

31 ottobre

DARE SORRIDENDO   

Sia che tu abbia 20 anni, sia che ne abbia 80, se non ti alzi al mattino con una allegra impazienza di donarti al prossimo, ti manca qualcosa di insostituibile.

Impara a dare sorridendo. Un caso pratico: devi telefonare? Il tuo interlocutore ti vede solo attraverso la voce. Sorridi con la voce! Usa parole amabili! (E. Olivares)

 

 

Novembre

 

1 novembre

Un santo è un avaro che va riempiendosi di Dio a furia di vuotarsi di sé. Un santo è un povero che fa la sua fortuna svaligiando i forzieri di Dio. Un santo è un debole che si asserraglia in Dio e in Lui costruisce la sua fortezza. Un santo è un imbecille del mondo, che si istruisce e si laurea con la sapienza di Dio. Un santo è un ribelle che lega se stesso con le catene della libertà di Dio. Un santo è un miserabile che lava la sua sporcizia nella misericordia di Dio. Un santo è un paria della terra che costruisce in Dio la sua casa, la sua città e la sua patria. Un santo è un codardo che diventa audace e coraggioso facendosi scudo della potenza di Dio. Un santo è un pusillanime che cresce e ingigantisce con la magnificenza di Dio. Un santo è un ambizioso di tale statura da soddisfarsi soltanto possedendo razioni sempre più grandi di Dio... Un santo è un uomo che prende tutto da Dio: un ladro che ruba a Dio anche l'amore con cui può amarlo.

 

2 novembre

La morte non è niente.  Sono soltanto nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Ciò che eravamo prima l'uno per l'altro, lo siamo ancora. Chiamami col mio vecchio nome, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare il tono di voce, non assumere un'aria di tristezza. Ridi come sempre facevi ai piccoli scherzi che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami!... Il mio nome sia sempre la stessa parola familiare di prima: pronuncialo senza traccia di tristezza. La vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto. E' la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Ti sto aspettando, solo per un attimo, in un posto qui vicino, proprio dietro l'angolo. Il tuo sorriso è la mia pace.

 

3 novembre

Amo i cimiteri. Ci vado spesso. Non solo in quelli dove riposano i miei cari ma anche in quelli che incontro viaggiando. Sono un luogo dove mi piace riflettere, meditare, pregare. Questo perché amo la vita. Il pensiero dei defunti mi ricorda, senza ombra di dubbio, che la vita è un passaggio, spesso, purtroppo, breve. Per questo va vissuta senza sprecarne un solo istante con la noia, con la banalità, con la volgarità, con ciò che può rattristarla, impoverirla, metterla in pericolo. Quando sono lì, penso: “Se ci ricordassimo sempre che non vivremo cinquemila anni, saremmo più saggi. Adopereremmo meglio le nostre capacità, i nostri sentimenti, il nostro tempo, i nostri soldi, i nostri giorni”. Metto dei fiori nelle tombe dei miei cari e in quelle abbandonate dai parenti. I fiori – lo so – non servono ai defunti, ma a me. A noi. Sono un segno bellissimo che dice: “Da questa morte rinasce una vita nuova, più bella e profumata di prima”. E prego. La preghiera serve ai defunti e a noi. Ci ricorda che, tra noi e loro, gli affetti, la compagnia, l'amicizia continuano, perché davanti a Dio siamo tutti contemporanei, ci abbraccia tutti con un unico sguardo. (T. Lasconi)

 

4 novembre

E i nostri morti camminano con noi verso di Lui, aiutandoci l'un l'altro. Volete che una madre non cammini ancora accanto ai suoi figli rimasti quaggiù? Che un amico non ti rimanga accanto? Nemmeno a pensarci! Quando esco dal cimitero, mi sento ricaricato, stimolato a vivere con più grinta e intensità. Non però negli ultimi giorni di ottobre e nei primi di novembre. In questi giorni non vado più al cimitero, perché l'ultima volta che l'ho fatto ho creduto di trovarmi in una fiera: chiacchiericcio, confusione, risate, paragoni sciocchi tra le tombe e i fiori più belli, curiosità stupide, telefonini che squillano dappertutto, commento sul costo dei fiori... Uno spettacolo triste! Sapete cosa farei? Chiuderei i cimiteri dal 25 ottobre all'8 di novembre. Perché quelli che ci vanno per amore dei defunti e di se stessi ci andrebbero comunque durante l'anno, ogni volta che possono. Quelli “della fiera” se ne starebbero a casa loro. Meglio così! Tanto, andare in un cimitero per non pensare, per non pregare, per non meditare non serve né ai defunti né tanto meno ai vivi. (T. Lasconi)

 

5 novembre

“Morto!” Che mondo di dolore è racchiuso in questa breve parola.

È una spada a due lame che, mentre colpisce chi ci è caro, affonda anche nel nostro petto. Tutto si oscura ai nostri occhi e il mondo ci sembra nero, anche se il sole illumina altri milioni di persone felici. Una sola parola, ancor più breve dell'altra, ci permette di rialzarci in piedi dandoci il soccorso necessario: “Dio”.

 

6 novembre

Vi sono alcuni che danno poco del molto che hanno, e per essere ricambiati, e questo desiderio segreto avvelena il loro dono. Vi sono altri che hanno poco e lo danno tutto. Essi credono nella vita e nella sua generosità, e le loro mani non sono mai vuote. C'è chi dà con gioia, e questa gioia è la sua ricompensa. C'è chi dà con rimpianto, e questo rimpianto lo rattrista. E c'è chi dà senza provare né rimpianto né gioia, inconsapevole della propria virtù; costoro sono come il mirto laggiù nella valle, che sparge nell'aria il suo profumo. Attraverso le loro mani Dio parla, e attraverso i loro occhi sorride alla terra. (Gibran)

 

7 novembre

Imita la terra, o uomo, produci anche tu i tuoi frutti per non essere inferiori alle cose materiali. La terra produce frutti, però non per goderseli e li produce a tuo beneficio. Tu, invece, puoi raccogliere a tuo vantaggio tutto ciò che vai producendo. Infatti la ricompensa e il premio delle buone opere vanno a coloro che le hanno compiute. Se hai dato all’affamato, diventa tuo tutto ciò che gli hai donato, anzi torna a te accresciuto. Verrà il momento in cui dovrai abbandonare le ricchezze, anche tuo malgrado, mentre porterai al Signore la gloria acquistata con le opere buone. Largheggia con ciò che possiedi, sii generoso, anzi, munifico nell’affrontare spese a beneficio dei bisognosi. Si possa dire di te: “Egli dona largamente ai poveri: la sua giustizia rimane per sempre” (Sai. 111,9) e scoprirai la gioia profonda di somigliare a Gesù che dona se stesso per la nostra gioia. (Basilio Magno)

 

8 novembre

"SARANNO LIETI COLORO CHE HANNO FIDUCIA IN DIO". ( Sal. 5,11 )

Cerchi la felicità? Cercare la felicità è normale, ma dove vai per trovarla? La gente solitamente la cerca nelle cose e nei posti sbagliati: nei divertimenti, nel guadagnare e nello spendere soldi, nello sport o fra gli amici. Tutto ciò non è necessariamente un male, si capisce. Ma sono cose passeggere e che finiscono, il più delle volte, col deludere. Non soddisfano perché sono basate sulla fiducia negli altri. Anche l'amore più " vero " può deludere. Il lavoro non rende tutto quello che promette. Gli amici non sempre sono fedeli e fidati. Chi può essere felice, allora? Il salmista ci ricorda che sono lieti quelli che hanno fiducia in Dio, l'unico amico fidato e fedele. Solo Dio mantiene sempre ogni promessa. Solo Dio non delude mai. Conosci la volontà del tuo Dio? Leggi la sua parola? È l'unico modo per conoscere sempre meglio questo Dio fedele.

 

9 novembre

"RICORDATI DI DIO, PERCHE E LUI CHE CHI DA FORZA". (Dt. 8,18)

Forse oggi è più difficile di una volta comprendere il valore di questa esortazione perché, generalmente, si ha un'idea ridotta del concetto di " forza ". Forte è una persona ben messa, muscolosa (per questo vanno tanto di moda le palestre!), una persona che non si fa pestare i piedi, che sa imporsi sugli altri, magari utilizzandoli per realizzare i suoi obiettivi. Ma c'è una forza che nessuna palestra e nessun allenamento specifico potranno trasmetterci: la forza per affrontare con serenità le situazioni di dolore e di prova, la forza per guardare senza disperazione la morte, la forza per superare quei sentimenti interiori (gelosia, ira, invidia, rabbia, rancori...) che rendono difficile rapporto con gli altri e con noi stessi, la forza per superare tutti i limiti imposti dalla nostra condizione naturale di peccato. Per ottenere questa forza non c'è che una strada da percorrere: chiederla Dio. Egli è pronto a donarcela con amore!

 

10 novembre

Con G. Michonneau possiamo dire che la comunità non è un coro ad una sola voce. "Che povero coro, se tutte le voci avessero lo stesso timbro! E' necessario che ciascuna di esse sia al suo posto. La comunità ha bisogno di mistici e di uomini d'azione, di un teologo e di uno che sappia fare tutti i mestieri. Ha bisogno degli scoppi di voce dei rumorosi e della moderazione dei saggi. Non c'è nessuno che non possa essere necessario e che non trovi in essa il suo pieno sviluppo. Il meraviglioso risultato di una vita comunitaria sta nel fatto che ciascuno abbia un posto e lo riempia, ma è necessario che, se uno dovesse andar via, quel posto, per il concorso di tutti, non rimanga totalmente vuoto."

 

11 novembre

Miracolo.

Noi sperimentiamo miracoli ovunque, e non li percepiamo. Abbiamo occhi e non vediamo, perché ciò che è ordinario non ci sorprende. Sant'Agostino, con le sue intuizioni qui ci apre una porta: Ti meravigli che Cristo moltiplica i pani e non ti meravigli che un piccolo seme si trasformi in centinaia di chicchi di grano? In realtà, che cos'è più straordinario? Che Dio, essendo onnipotente, compia un miracolo, non mi impressiona più di tanto, per lui è facile. Ma che un piccolo seme messo nella terra, contro la forza di gravità spinga verso l'alto un tenero germoglio, che si rompa, che si decomponga, possa attraversare pietre zolle aprirsi un varco, e poi si spinga verso l'alto e riceva la luce del sole, e che cambi in un processo chimico e fisico, tutto questo è forse normale? Che per Dio sia tale, per ciò stesso è meraviglioso, prodigioso. Che il portento della moltiplicazione sia normale, questa è la grande meraviglia. Il miracolo serve per risvegliare, non per distogliere l'attenzione dalla quotidianità. Per me il miracolo è un abete, un albero potente... che da un seme esca questa meraviglia d'arte e di vita, questo è un prodigio. (Alonso Schokel,)

 

12 novembre

PECCATO

Perché falliscono matrimoni, perché si incrinano le amicizie, perché ci sono incomprensioni e fossati fra genitori e figli, tra sposi e suoceri, fra insegnanti e alunni...? Una delle cause è il fatto che non sappiamo accettare l'altro per quello che è, ma vogliamo tutti i costi provare a cambiarlo secondo i nostri parametri. Ciò ci fa sentire i migliori degli altri e ci fa dimenticare che siamo tutti, nessuno escluso sotto il dominio del peccato. Perciò non abbiamo il diritto di sentirci migliori degli altri né di giudicarli ma dobbiamo, invece, amarli come noi stessi.

 

13 novembre

“E’ necessario che ognuno di noi si interroghi sul suo comportamento nell’uso dei beni economici, tenendo presenti le necessità proprie e della famiglia nella vita di tutti i giorni e nello stesso tempo rendendosi conto delle necessità degli altri. Povertà vuol dire non riporre la speranza nei beni che, pur necessari alla vita, sono strumento per realizzare valori più alti e degni dell’uomo; non mirare al benessere come scopo supremo dell’esistenza. Lo spirito di povertà induce il cristiano a scelte di vita che lo avvicinano ai fratelli più poveri e lo rendono simile a loro, in una solidarietà che è testimonianza evangelica di fratellanza. Vicino ai più poveri il cristiano si sente impegnato a denunciare profeticamente le ingiustizie di una società che, mentre consente a minoranze privilegiate l’uso e l’abuso del potere e una grande massa di beni economici e culturali, impedisce a molti dei suoi membri di realizzare le condizioni indispensabili a un’esistenza degna dell’uomo”. (Michele Pellegrino, CAMMINARE INSIEME)

 

14 novembre

"ESPONENTE OGNI COSA A DIO IN PREGHIERA". ( Fil. 4,6 )

Se siamo credenti, siamo anche consapevoli che non esiste l'argomento che non sia possibile portare in preghiera al Signore. Pensiamo forse che Dio non voglia sentirci pregare per i nostri familiari? Forse non vuole che preghiamo per la nostra comunità o per un lavoro o per una casa o per il nostro vicino o un collega? Il nostro Dio e un Dio che ascolta, e attento inclina l'orecchio e non c'è argomento che non possa essergli esposto in preghiera. Il problema è che, spesso, non troviamo  il tempo per esporre le nostre richieste. Non solo non troviamo il tempo per lodare ringraziare il nostro Signore ma anche nel chiedere siamo frettolosi, superficiali. Avete mai visto negoziante che butta alla, alla rinfusa, gli oggetti da esporre in vetrina o che li tira fuori solo un giorno due alla settimana? Non facciamolo noi con il Signore!

 

15 novembre

Il muratore posava il mattone sul letto di cemento. Con gesto preciso della sua cazzuola vi gettava una copertura, e senza chiedergli il parere posava su un nuovo mattone. A vista d’occhio le fondamenta salivano, la casa poteva elevarsi alta e solida per ospitare uomini. Ho pensato, Signore, a quel povero mattone interrato nella notte alla base del grande edificio. Nessuno lo vede ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui. Signore, non conta che io sia in cima alla casa o nelle fondamenta purché o sia fedele, al mio posto, nella Tua Costruzione. (M. Quoist)

 

16 novembre

Come la terra...

L'umiltà non è, come talvolta si è portati a pensare , lo sforzo, talora goffo, di chi ha la pretesa di convincersi che è peggiore di tutti gli altri e si ostina a convincere anche gli altri attraverso un comportamento per lo meno poco naturale. L'umiltà è la condizione della terra. La terra è sempre lì. Nessuno se ne meraviglia. Nessuno le bada. Tutti la calpestano. La terra è il luogo che accoglie ogni sorta di avanzi, di rifiuti. E' lì, silenziosa: accetta tutto e trasforma in ricchezza nuova tutti questi detriti in decomposizione. Riesce a trasformare addirittura la corruzione stessa in fermento di vita nuova, recettiva al sole, recettiva alla pioggia, pronta a ricevere qualsiasi seme... (Anthony Bloom)

 

17 novembre

“Bisogna fare giustizia in maniera giusta, vale a dire su misura dell’uomo, che non è un vaso da riempire ma una realtà da capire e una creatura da amare. Se la povertà fosse soltanto “mancanza di roba”, basterebbe colmarla. Ti manca il pane? Ti ingozzo di pane. Ti manca il vestito? Ti vesto come un manichino. No: il povero domanda di essere amato, come ognuno di noi domanda di essere amato. Quante volte la carità diviene il pretesto per lavarsi le mani dinanzi alla giustizia! E si dimentica la verità che il povero è Cristo: non è un estraneo o un conoscente, un amico o un nemico, un vicino o un lontano, un bianco o un nero: è mio fratello. Se non supereremo i limiti della beneficenza non laveremo mai i piedi ai nostri fratelli: inventeremo il servizio sociale per lavare i piedi e pagheremo il lava piedi.” (Umberto Vivarelli)

 

18 novembre

19 novembre

Il grande scrittore spagnolo Lope de Vega giaceva sul letto di morte. La sua vita gli scorreva davanti agli occhi come in un film. Aveva ottenuto molti successi e molti applausi. Aveva entusiasmato le folle con centinaia di spettacoli. Aveva vissuto solo per il successo: ora, arrivato alla fine della vita, non poteva dunque sentirsi contento e soddisfatto? All’approssimarsi della sua ultima ora, cominciava a vedere le cose sotto una nuova luce, Il suo medico curante gli disse: “lei sì’ che può morire tranquillo. Il mondo non la dimenticherà mai. Sarà annoverato tra i grandi della storia”. “Caro dottore”, rispose il moribondo, “ora finalmente capisco una cosa: davanti a Dio è grande solo chi ha un grande cuore. Darei tutti gli applausi che ho avuto nella vita in cambio di una buona opera in più”

 

20 novembre

10 REGOLE VINCENTI SULLO STRESS

  1. Non sentirsi falliti se è andata male.

  2. Mantenere la calma in ogni situazione.

  3. Mantenere e coltivare i rapporti con i familiari e gli amici.

  4. Mai tenersi tutto dentro, ma aver il coraggio di parlare, sfogarsi con qualcuno che rispettiamo e amiamo.

  5. Concedersi delle pause per fare qualcosa che ci piace senza per questo sentirsi in colpa.

  6. Non sforzarsi di piacere a tutti. E’ un’illusione.

  7. Ridurre caffè, sigarette e alcol.

  8. Fare Yoga per scaricare l’ansia accumulata.

  9. Smettere di angosciarsi per ogni cosa.

  10. Godere di quello che si fa ed essere capaci di farlo al meglio.

21 novembre

Dice il card. G. Colombo: “Noi chiediamo sempre lo Spirito Santo perché lo Spirito Santo ci trasformi in Cristo”. Ma perché lo Spirito Santo non ci trasforma mai in Cristo? “Perché noi siamo come quei monelli che vanno a suonare il campanello e poi scappano”. Noi andiamo a suonare il campanello allo Spirito Santo quando lo invochiamo, ma prima che arrivi tagliamo la corda!

 

22 novembre

Madeleine Delbrél, ha scritto una pagina molto bella, e anche molto severa, sul prete. Riflettere, meditare farà bene ad ogni sacerdote. Ma farà bene anche a coloro che incontriamo in chiesa o per strada. Scrive:

“Ci sono preti che sembrano non avere mai avuto una vita di uomo. Non sanno pesare le difficoltà di un laico, di un padre o di una madre di famiglia, con il loro vero peso umano. Non percepiscono veramente, realmente, dolorosamente che cosa sia una vita di uomo e di donna. Quando dei laici cristiani incontrano finalmente un prete che li capisce, che entra con il suo cuore di uomo nella loro vita, nelle loro difficoltà, non perdono più il ricordo”.

 

23 novembre

Quanti non l’avevano mai vista, la  Cupola del Guarini? Dentro, s’intende. E quanti altri posti così, ci sono? Capolavori d’arte, sacrari di bellezza, monumenti all’intelligenza dell’uomo, alle sue fedi. Posti che ci appartengono, e che sfioriamo distratti senza neppure alzare lo sguardo. Li abbiamo davanti ma non ce accorgiamo, fer­mi al semaforo inseguendo i pensieri della quotidianità. O magari ci assolviamo con le solite promesse. Uno di questi giorni vado a darci un’occhiata, tanto c’è tempo. I giorni passano, passano i mesi e gli anni, passa la vita intera. Un giorno di questi ci vado, un giorno di questi ci entro, un giorno di questi combino con gli amici, ci porto i bambini. Un giorno di questi. Tanto c’è tempo, tanto è sempre li. Non è più li, invece. E’ scomparso tutto. Distrutto. Non sarà mai più come prima. E tu non l’hai visto, e sei più povero. Ancor più povero di chi, almeno, in quel posto bellissimo era entrato; di chi ne conserva un ricordo, un’immagine negli occhi e nel cuore. Succede anche con le persone. Con chi aspetta da noi parole che noi dovremmo dire. Che sarebbe facile, dire. Facile e giusto. E siamo ben decisi a dirle. Le abbiamo chiare in mente: frasi semplici e perfette per esprimere tutto il nostro affetto, la nostra ricono­scenza. Parole come ti voglio bene, perdonami, grazie di esistere. Che ci vuole? Prendi, vai, le dici. Niente di più naturale. Regaleremmo molta felicità, a noi e a un’altra persona. Ne siamo convinti, e siamo anche convinti che lo faremo. Un giorno di questi. Quanti rimpianti amari, quanti rimorsi. Catene di giorni scivolati via senza che trovassimo il momento, la voglia, l’occasione. Eppure, la vita non aspetta. Le ferite che ci portiamo nell’anima sono lì, crudeli, a dimostrarlo. Ma noi non impariamo mai. O forse no. Forse domani impareremo. O dopodo­mani. Uno di questi giorni, insomma. C’è ancora tanto tempo. (Gabriele Ferraris)

 

24 novembre

Dice Plutarco che Diogene un giorno si mise a chiedere la carità a una statua di marmo. Naturalmente non ebbe un sesterzio solo, ma egli continuava a chiedere. “Non è tempo perso?”, gli domandò qualcuno. «Non è tempo perso rispose  sto abituandomi a ricevere rifiuti!».

 

25 novembre

La mia preghiera, Signore, è la fatica di leggere la tua parola quando mi sembra morta. La mia preghiera è Io sforzo tremendo di imparare a fare silenzio per ascoltarti. La mia preghiera, Signore, è la passione che mi spinge a gridare che Tu sei vivo. La mia preghiera è la capacità di donarmi agli altri perché donarmi è per me vita. La mia preghiera sono le parole sussurrate agli amici, i pensieri che non oso dire a me stessa, ma solo a Te, la rabbia che mi prende davanti al mio egoismo. La mia preghiera, Signore, è l’amore che tu mi doni, è l’amore che regalo, è l’affetto che ricevo. Insegnami a pregare!

 

26 novembre

Un giorno una signora chiese a Ludwig Windthorst, grande uomo politico del secolo XIX “Vorrei farmi fotografare. Quale ritiene sia la posa migliore?”. E la risposta fu: “Fatevi fotografare mentre unite le mani di vostro figlio nella pre­ghiera. E la posizione migliore per una madre”.

 

27 novembre

Raccontava Mons. Tonino Bello:

“Durante un convegno dei volontari della sofferenza, nel seminario di Molfetta, ero stato chiamato a celebrare, e mi venne spontanea un’im­magine: staccai il crocifisso dal piedistallo, lo portai in mezzo ai malati, lo girai all’indietro e dissi: “Vedete, qui c’è un posto vuoto, per voi”. Soffrire significa essere inchiodati sul retro della croce di Gesù; basta dargli una voce e lui ti risponde. Sta lì dietro...”

 

28 novembre

Suggeriva il Cardinal Pironio:

“Alziamoci ogni mattina col desiderio di essere santi, corichiamoci ogni sera con la certezza di essere stati perdonati ancora una volta”.

Alziamoci ogni mattina dicendo: “Signore, oggi voglio vivere per te, voglio che tutto sia orientato semplicemente al tuo amore e alla ricerca del regno, alla giustizia che è la santità”. Ma quando viene la sera e ci accorgiamo di essere venuti meno alla preghiera, alla carità, all’umiltà, corichiamoci tranquilli sapendo che l’amore del Padre misericordioso perdona tutto nella misura in cui anche noi perdoniamo ai nostri fratelli. E bello pensare che disponiamo di un segno così facile e immediato del perdono del Padre: se tu perdoni, anche il Padre perdona. Se pensiamo di avere molte cose da farci perdonare, perdoniamo a nostra volta, e avremo la certezza di essere stati perdonati.

 

29 novembre

UNA FACCIA DA RISORTO PER OGNI GIORNO

Appare dunque un lusso, per il credente, la tristezza. L’abito di festa è il suo abito ordinario. Egli è chiamato ad essere straordinario nelle cose ordinarie. A non avere, cioè, un’anima logorata ogni giorno. Essa va rinnovata quotidianamente alla luce della Pasqua permanente. Ogni mattina, pertanto, come consigliava Georges Bernanos, va fatto come un test pasquale. Occorre mettersi davanti allo specchio e chiedersi: “Ho ancora oggi la faccia da risuscitato?”. Oppure — potremmo continuare — non so annunciare altro che la tomba del venerdì, perché qui mi sono fermato definitivamente?

 

30 novembre

Petrarca raccontava un dialogo tra lui e un pazzo.

Questi, veduti dei soldati in marcia, aveva chiesto al poeta: “Dove vanno?”. “Alla guerra!” aveva risposto il Petrarca. “Ma — osservò il pazzo — questa guerra dovrà pur un bel giorno terminare colla pace, sì o no?”. “Certo!”, replicò il poeta. “Ma allora — replicò il pazzo — perché non fare subito la pace, prima di cominciare la guerra?”. “Io concludeva malinconicamente il Petrarca — io la penso come quel pazzo!”.Se Dio vuole, pare che un po’ di questa pazzia buona stia diffondendosi. (Albino Luciani)

 

  

Dicembre

 

1 dicembre

Raccontava Monsignor Magrassi:

“Quando giocavo con i miei compagni d’infanzia, generalmente perdevo sempre e naturalmente la cosa mi dava molto fastidio. Era perciò normale che mi ritirassi a casa con il broncio. Un giorno quel broncio doveva essere più accentuato del solito. Mia mamma, che stava lavorando in cucina, ha smesso, si è messa e sedere, mi ha preso accanto e mi ha detto: “Cosa ti è capitato?... Hai perso, vero?”. E io, naturalmente in silenzio, ho fatto capire che quella e non un’altra era la causa del mio cruccio. Allora la mamma mi dice: “Va’ a prendere il tuo quaderno di scuola”. Veramente non capivo proprio cosa c’entrasse il quaderno di scuola con il gioco. A quell’epoca la maestra, dopo ogni compito, metteva sul quaderno il giudizio,scritto in rosso. Eravamo all’inizio dell’anno scolastico, c’erano cinque o sei compiti, e il giudizio dopo ogni compito era assai lusinghiero. La mamma mi ha detto: “I tuoi amici, a scuola, hanno preso tutti i voti come te?”. E io ho dovuto rispondere di no, probabilmente. “Ebbene — ha soggiunto la mamma — vuoi essere proprio il primo in tutto? Loro riescono bene nel gioco, tu riesci bene a scuola!”. È stata una lezione mai più dimenticata: mi ha aiutato ad accettare la mia incapacità in un settore e anche a capire che ognuno di noi sa fare poche cose, e deve rendere grazie a Dio per quel poco che sa fare.

 

2 dicembre

Se la tua anima è triste, prega.

Se continua ad essere triste, confessati. Se sei triste ancora, raccontati una bella barzelletta! Chi non sa far ridere, non sa educare. Chi sa far del giusto umorismo sulla sua religione è un saggio, che gusta la libertà dei figli di Dio, riconosce la grandezza della sapienza divina, guarda con benevolenza tutte le cose, ride dei propri limiti, testimonia la signoria di Dio sulla storia.

 

3 dicembre

Accetta ogni nuovo mattino come un regalo, come un dono e, se possibile, come una festa! Non alzarti troppo tardi al mattino! Guardati allo specchio, sorridi a te stesso, ditti buongiorno: avrai così un certo allenamento per dirlo anche agli altri! Se conosci gli ingredienti del “sole” puoi prepararlo tu stesso come la tua minestra quotidiana. Prendi una buona dose di bontà, aggiungi molta pazienza; pazienza con te stesso, pazienza con gli altri. Non dimenticare quel pizzico di umorismo che fa digerire le contrarietà. Mescolaci una buona dose di passione per il lavoro e versa su tutto un gran sorriso: così otterrai il sole del giorno!

 

4 dicembre

“Buongiorno” amico mio. Trova il tempo per essere felice. Su questa terra tu sei un miracolo ambulante. Sei solo, unico, insostituibile. Lo sai? Perché non sei meravigliato, perché non sei felice e stupefatto di te stesso e degli altri che ti circondano? Trovi così normale, così banale, vivere, poter vivere, aver l’occasione di cantare e di danzare, di essere felice? Ma allora perché perdi il tempo in una allucinata ricerca di soldi e di benessere? Perché ti preoccupi tanto per le cose di domani e di dopodomani? Perché ti rinchiudi, ti annoi, ti anneghi in un piacere insensato e dormi mentre splende il sole? Trova il tempo per essere felice!

 

5 dicembre

GENTILEZZA CRISTIANA

  1. Sorridi, alla monotonia del dovere quotidiano, per non rattristare il fratello.

  2. Taci, quando ti accorgi che qualcuno ha sbagliato, per non umiliarlo.

  3. Elogia il fratello che ha operato il bene.

  4. Rendi un servizio a chi ti è sottoposto.

  5. Stringi, cordialmente, la mano al fratello che è nella tristezza.

  6. Guarda, con affetto, chi cela un dolore.

  7. Riconosci, umilmente, il tuo torto, rammaricandoti sinceramente del male fatto.

  8. Saluta, affabilmente gli umili, quelli che si sentono abbandonati

  9. Parla, con dolcezza, con lievità inoffensiva, agli impa­zienti e agli importuni.

  10. Fa’ in modo che tuo fratello sia sempre contento di te.

6 dicembre

Quando amate, non dovreste dire: “Ho Dio nel cuore”, ma piuttosto, “Io sono nel cuore a Dio”. E non crediate di condurre l’amore,perché, se vi scopre degni,esso vi conduce. L’amore non vuole che consumarsi. Ma se amate e bramerete senza scampo, siano questi i vostri desideri: Sciogliersi, e imitare l’acqua corrente che canta il suo motivo alla notte; Conoscere la pena di troppa tenerezza; Piagarsi in comprensione d’amore; E sanguinare di voluta gioia;  Destarsi all’alba con un cuore alato e ringraziare un nuovo giorno d’amore; Riposare nell’ora del meriggio e meditare l’estasiato amore; Grati, rincasare al vespro;E addormentarsi pregando per l’amato in cuore, con un canto di lode sulle labbra. (G.K. Gibran)

 

7 dicembre

Era giovane. Era scappata di casa, un’altra volta. Fu rintracciata dalla polizia e riportata a casa. Il padre, un ricco industriale torinese, rivedendola, disse: “Mi son deciso, ti compro il cane, che tante volte mi hai chiesto”. Gli rispose la figlia: “Possibile che non capisca! Papà, è di te che ho bisogno, non del cane!”

 

8 dicembre

Vi sono delle paroline corte corte, ma tanto belle e tanto grandi. Ne vuoi sentire tre? Eccole: “grazie”, “sì”, “sempre”... Però la parolina più bella e più grande è ancora da dire. È “ciao” Tutti sono capaci a dire “ciao”: la dicono i piccoli che si fanno portare sul passeggino e la dici tu che già fai la prima o la quinta. La può dire anche un grande. “Ciao” si può dire correndo, gridando, sussurrando. I tipi allegri la fischiano. Insomma, “ciao” è una parola facile. E anche una parola ricca. È solo lunga così. eppure vuol dire un sacco di cose. Vuol dire: ti voglio bene, sono contento, ti ricorderò, arrivederci... “Ciao” è una parola simpatica. Chi si offende a sentirsi dire “ciao” è un superbo che capisce ben poco. Pensa: l’ha detto persino l’angelo Gabriele, quando ha salutato la Madonna! “Ciao” è una parola stupenda.

 

9 dicembre

CLUB DEI “NATI STANCHI” AL QUALE NON DEVI ISCRIVERTI

Si nasce stanchi e si vive per riposare. Il riposo è la base di ogni attività. Lavorando si suda; il sudore è umido; l’umidità è dannosa alla salute. Per troppo riposo non è mai morto nessuno. Non far mai oggi ciò che domani puoi far fare ad un altro. Se vedi uno che riposa, aiutalo. Se ti vien voglia di lavorare, siediti, aspetta e vedrai che ti passa. Se vedi uno che lavora, scansati: ti potrebbe venir voglia d’imitarlo. Evita la fatica e ne avrai sollievo. Se ti senti stanco di non far nulla, riposati. Quando un poveraccio ha dormito tutta la notte, ha ben diritto di riposare un poco durante il giorno! L’ozio è il padre dei vizi, ma la fatica è la madre dei calli. Se il lavoro è salute, evviva la malattia! Riposa di giorno, se vuoi dormir bene la notte. Fai meno che puoi, e quel poco fallo fare agli altri.

 

10 dicembre

Canta Saadi, il poeta persiano, vissuto intorno al Mille:

“Quando venni al mondo, la vita mi mise in mano una coppa: la bevvi fino in fondo e vi trovai una perla, la gioventù. La gioventù mi diede la sua coppa, e dopo averla bevuta,  trovai fra le labbra il rubino dell’amore. L’amore mi offrì la sua coppa, bevvi anche quella, e in fondo c’era il diamante del dolore. Disperato, bevvi fino all’ultima goccia anche la coppa del dolore, e con somma meraviglia vi trovai Dio”.

 

11 dicembre

Ci sono nove cose forti, ma la decima è ancor più forte. Il ferro è forte, ma il fuoco Io fonde. Il fuoco è forte, ma l’acqua riesce a spegnerlo. L’acqua è forte, ma ancor più le nuvole che la danno. Le nubi sono forti, ma il vento le scaccia. Il vento è forte, ma l’uomo ancora di più. L’uomo è forte, ma il timore lo scoraggia. Il timore è forte, ma il sonno lo fa dimenticare. Il sonno è forte, ma la morte lo supera. La morte è fortissima, ma la bontà le sopravvive!  (Dal Talmud)

 

12 dicembre

“Qual é, padre, la principale condizione per una preghiera ben fatta?” Di certo è il clima d’amore. Chi prega con il peccato o l’odio nel cuore, è come chi dona cibi squisiti, su un piatto che è sporco; è come chi parla ed ha il fiato che puzza. “Padre, ho tante distrazioni durante la preghiera. Come posso liberarmene?”

Le distrazioni sono come i passeri del cielo: non puoi impedire che passino sul tuo tetto, ma che si fermino a fare il nido, sì! Per quanto poi riguarda i cattivi pensieri, essi sono come le vespe: se stai calmo, se ne vanno; se ti agiti, ti tormentano di più. Il giovane novizio fece anche questa domanda: “Perché lo scoraggiamento mi tormenta durante la preghiera?” Rispose il saggio abate: “Perché non hai ancora visto la fulgida meta: il volto stupendo di Dio.” “Un’ultima domanda, padre: la preghiera è proprio importante, anche più dell’azione?” Certamente! E lo dimostra il fatto che proprio contro di essa si scatenano maggiormente i demoni e fanno di tutto per renderla pesante, svogliata e inutile.

 

13 dicembre

Anche l’uomo meno intellettuale, il più superficiale, il più alieno dal filosofare, ha la primordiale necessità di attribuire un senso alla propria vita; e se non ne trova più alcuno, finisce in preda ad un egoismo sempre più selvaggio e a una crescente paura della morte ( H. Hesse )

 

14 dicembre

Consigli

15 dicembre

Un detto suona pressappoco così: “Temi di meno, spera di più; mangia di meno, mastica di più; gemi di meno, respira di più; parla di meno, pensa di più, odia di meno, ama di più; tutte le cose buone saranno tue”. Da notare che in questo detto “temi di meno” è in testa alle cose importanti da fare, se vuoi che tutte le cose buone siano tue. Nella nostra vita il coraggio è una necessità assoluta. (Norman Vincent Peale)

 

16 dicembre

Chi dona la propria volontà a Dio, gli dona tutto. Chi dona gli averi in elemosina, il sangue nel flagellarsi, il cibo con il digiuno, offre al Signore una parte di ciò che possiede; ma chi gli offre la propria volontà gli fa un dono totale, per cui può dirgli: Signore, sono povero, però ti dono tutto quello che posso e donandoti la mia volontà non ho altro da offrirti. Ricordiamoci che è esattamente questo il tutto che Dio ci richiede. Il Signore dice a ciascuno: figlio offrimi la tua volontà. Certamente nulla di più caro possiamo offrire a Dio se non dirgli: disponi di noi; ti offriamo la nostra volontà; illuminaci su ciò che vuoi e lo eseguiremo. Non solo dobbiamo conformarci alla sua volontà, ma anche uniformarci a quanto egli dispone per noi, con la sua provvidenza. La conformità comporta che noi uniamo la nostra volontà a quella di Dio mentre l’uniformità significa qualcosa di più, e cioè che noi, delle due volontà: quella di Dio e quella nostra, ne facciamo una sola. Per cui non vogliamo altro se non quello che vuole Dio: la volontà di Dio diventa la nostra. (S. Alfonso Maria de Liguori)

 

17 dicembre

IL PECCATO

Piuttosto che commettere un peccato, dobbiamo essere disposti a rinunciare non al mantello, non alla veste, non alla tunica, o a qualsiasi altro indumento, ma al vestito stesso dell'anima: il corpo. Perché se cercheremo di salvarlo per mezzo del peccato, perderemo insieme e il corpo e l'anima. Ma se invece accetteremo di perderlo per amore di Dio, faremo come i serpenti, che si liberano della pelle vecchia sfregandosi contro i cardi e le spine e, abbandonatala tra le siepi, ne escono ringiovaniti, con una pelle nuova e lucente. Cristo ci ha detto: “Siate prudenti come i serpenti”; e così anche noi, lasciato sulla terra come una vecchia pelle di serpente questo nostro corpo graffiato e scorticato dalle avversità sofferte per amore di Dio, saremo portati in cielo tersi e splendenti di una giovinezza nuova, che non conoscerà più vecchiezza. (San Tommaso Moro)

 

18 dicembre

L’uomo seduto senza speranza sulle sue macerie d’uomo, piangeva la sua irreparabile sconfitta; ma ecco San Francesco che si mette a cantare “il cantico delle creature”: tutte le cose create, come l’acqua, il fuoco, il vento, il sole, la luna e le stelle ed anche la morte, diventano fratelli e sorelle dell’uomo; e l’uomo sente che ha valore sulla terra. Il suo valore di uomo si riprende, si rialza, si mette a camminare nel nuvolo e nel sereno, con la sua faccia d’uomo, ed è una bella faccia, somiglia alla faccia di Dio. (V.G. Rossi)

 

19 dicembre

C’è, reale per tutti il pericolo di nascere vecchi. Vecchi di abitudini, vecchi di condizionamenti. Vecchi di convenienze. Vecchi di raccomandazioni. Vecchi di esperienze altrui. Vecchi di suggerimenti. Vecchi di una parte da recitare. Per non parlare delle maschere che noi stessi ci mettiamo più tardi sul volto, per adeguarci alle circostanze. Si tratta di un lungo lavoro di spogliazione. Certe maschere, certi vestiti non sono semplicemente appiccicati alla pelle, bisogna strapparli dalla carne viva. Ma è soltanto grazie a queste lacerazioni, a questi strapi decisi che acquistiamo, progressivamente la nostra faccia. Diventiamo nuovi, riusciamo bambini, vestiti soltanto, questa volta, della verità del nostro essere. (Alessandro Pronzato)

 

20 dicembre

DOVE RIPOSA IL CUORE

Se voi starete nella santa fede, giammai nel vostro cuore non cadrà tristizia. Perché la tristizia non procede da altro se non dalla fede che noi poniamo nelle creature, perché le creature sono cosa morta e caduca che vengono meno; e il cuore non si può mai riposare se non in cosa stabile e ferma. (S.Caterina da Siena)

 

21 dicembre

"Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme!" ( Zc. 9,9 )

La gioia di cui ci parla il profeta Zaccaria, di cui ci parla la scrittura nasce da una radice così tremendamente deserta e tangibile che nessuno può dubitarne: la tristezza e la sofferenza. La città, figlia di Sion, figlia di Gerusalemme, invitata  ad esultare e giubilare è infatti una città abbattuta e desolata. La gioia che viene annunciata non può dunque, consistere in semplici parole di consolazione. Queste parole di consolazione richiedono un evento tale da rovesciare del tutto le sorti della povera gente. La gioia biblica annunciata alla città non è un'esortazione generica ma si basa sulla speranza di un fatto nuovo, sconvolgente, capace di rovesciare la situazione. Questo fatto è il venire di Dio, il venire del re messianico. Questa è la fonte della gioia della Chiesa per i suoi figli sofferenti nel punto in cui cade un'azione divina si produce anche una cascata di gioia, che si propaga nel tempo e nello spazio, che ci raggiunge come riverbero è presenza del venire di Dio in Gesù, Signore vittorioso, nella storia. (Carlo Maria Martini).

 

22 dicembre

Se per te il Natale è solo un giorno di felicità fatta di cose, non dire: “Oggi è Natale”. Se non fai silenzio dentro di te per accogliere Cristo che viene, non dire: “E' Natale per me”. Se continui a dividere buoni e cattivi, ricchi e poveri, non dire: “Gesù è nato per tutti noi”. Se, ascoltando l'annuncio di Betlemme, non pensi che la guerra e la fame uccidono ancora, non dire: “Pace a ogni uomo”. Ma se hai capito che la pace di Cristo viene quando tu porti giustizia nel tuo piccolo mondo; se hai capito che i primi nel tuo cuore devono essere i "poveri", e che devi giocare la tua vita ogni giorno per gli altri, allora puoi davvero gridare: “Vi annuncio una gioia grande come il mondo: oggi a Betlemme è nato il Salvatore”.

 

23 dicembre

"Ecco sto alla porta e busso..."

Egli non viene né per onorare il suo nome né per salvare la sua dignità: viene per chi sta dietro la porta chiusa.

E chi ci sta dietro la porta chiusa? Io ci sto: in tanti ci stanno; ci sta il mondo. Il quale mi sembra ancor più sprangato in questo Natale...

Da secoli, non da decenni, Egli attende... Ma anche se tardasse un po’..., aspettatelo: Egli verrà e lo vedrete tutti e ne godrà il vostro cuore poiché Egli viene a portare la pace al suo popolo e a restituirgli la vita. (Don Primo Mazzolari)

 

24 dicembre

Ho sempre pensato - e forse è un azzardo - che il mistero dell'Incarnazione sia più grande di quello della Resurrezione. Perché un Dio che si fa bambino,... e poi ragazzo,... e poi uomo, quando muore non può che risorgere. (Edith Stein)

 

25 dicembre

Mio Dio, da tanto tempo io cercavo il tuo volto e mi chiedevo a chi potessi rassomigliare. E ora sono contento di scoprire questo bambino neonato coricato sulla paglia di una mangiatoia. Eccolo, dunque, il tuo volto! Sei tu questo neonato? ma allora assomigli a tutti i bambini del mondo perché non ci sono differenze tra te e loro. Quanto è strana la vita! Prima ero io che avevo paura di te, che mi sentivo sempre in colpa; ed ora sei tu quello che non bisogna spaventare. Prima mi aspettavo che tu ti chinassi su di me per tirarmi fuori dai miei sentieri cattivi ed ora sono io che mi curvo su di te, come ci si curva su un bambino appena nato.

Mio Dio, pensavo che tu fossi uno spauracchio e invece sei un bambino piccolo piccolo. Là sulla paglia, in questa notte d'inverno, ho perso la paura ed ho ritrovato l'amore.

 

26 dicembre

L'ultima parola non appartiene all'interesse, al conflitto e alla dura lotta per la vita, ma alla tenerezza, alla gratuità, al gioco, al volersi bene. In questo senso, il Bambino messo tra i bue e l'asino nel presepe non è solo l'inizio della vita, ma ne è il simbolo e la pienezza. (Leonardo Boff)

 

27 dicembre

Quanta disperazione nei cuori per le difficoltà della vita, per l’incomprensione degli altri, per quello che vediamo attorno a noi, per le ingiustizie che si compiono e di cui tante volte siamo vittime. Sperare in Dio non è come sperare negli uomini, che sono povere creature come noi e che non possono neppure sorreggere il nostro desiderio e la nostra piccola fiducia. Sperare vuol dire resistere a quello che ogni giorno vediamo di brutto nella vita. Sperare vuol dire guardare al di là di questa breve giornata terrena, vuol dire pensare ad una giustizia che viene, perché Iddio si è impegnato di far camminare il mondo nella giustizia, perché il male non potrà trionfare, perché Dio ha preso l’impegno del bene, e voi sapete che Cristo lo ha difeso in questi secoli, nonostante tutte le nostre bestemmie. (Don Primo Mazzolari)

 

28 dicembre

PACE di Hans Kung

Non c’è pace tra le nazioni senza pace tra le religioni. Non c’è pace tra le religioni senza dialogo tra le religioni. Non c’è dialogo tra le religioni senza una ricerca sui fondamenti delle religioni.

 

29 dicembre

"…gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre".

Questo nome è quello che mette in fuga i demoni, soffoca i vizi, custodisce le virtù. Questo nome dà conforto agli sventurati, rimette in piedi chi è caduto, solleva i disperati. Questo nome il Padre lo ha dettato, lo Spirito lo ha reso santo, il Figlio lo ha ricevuto, l'angelo lo ha annunciato. In questo nome la Vergine santa trova la sua gioia, il mondo la salvezza, il cielo nuovo fondamento. Che questo nome, per i meriti della beata Vergine Maria, sia la remissione dei nostri peccati, l'acquisto delle virtù e l'eterna ricompensa nei cieli. Sia benedetto in cielo e sulla terra. Amen.  (Aelredo di Rievaulx)

 

30 dicembre

Insegnami, o Dio, a usare bene il tempo che tu mi regali.

Insegnami a prevedere senza tormentarmi e a sognare l’avvenire sapendo che non sarà come lo immagino oggi. Insegnami ad agire senza lasciarmi sof­focare dall’ansia e dalla fretta. Insegnami ad unire la serenità all’impegno, lo zelo alla pace. Aiutami quando inizio perché è allora che sono debole. Vigila sulla mia attenzione quando lavoro. E, soprattutto, completa tu ciò che manca alle mie opere.

 

31 dicembre

Sembra ieri che abbiamo cominciato a leggere questi pensieri “spettinati” e siamo di nuovo alla fine e all’inizio di un anno. Beh, innanzitutto: “Grazie a Colui che ci ha condotti fin qui”. Il tempo passato ci ha spogliato di qualcosa, ma ci ha anche dato tanto. Il bilancio ci fa vedere sia i nostri errori che le cose buone: “Signore, perdonaci e accoglici così come siamo e grazie anche per tanti amici, scrittori, santi, padri della chiesa che in quest’anno ci hanno dato un po’ di se stessi per farci camminare nella gioia di saperti sempre vicino e Padre”.

 

 

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Amici, mi rimane ancora una paginetta bianca e allora penso di offrirvi il testo di una preghiera trovato sul corpo di un soldato  americano ucciso nello sbarco  dell’Africa del Nord durante la seconda guerra mondiale:

 

ARRIVEDERCI, DIO!

Ascoltami, o Dio! Fino ad oggi non t’avevo mai parlato ma ora desidero dirti:

“Come ti va?”. Ascoltami, o Dio: m’avevano detto che tu non esistevi e, come un idiota, io ci avevo creduto. Ma l’altra sera, dal fondo della buca d’una bomba, ho veduto il tuo cielo. All’improvviso mi sono reso conto che m’avevano detto una menzogna. Se mi fossi preso la briga di guardar bene le cose che hai fatto tu, avrei capito subito che quei tali si rifiutavano di chiamare gatto un gatto. Io mi chiedo, o Dio, se acconsentiresti che io ti stringa la mano; e tuttavia ho la sensazione che tu comprenderai... Strano che sia stato necessario ch’io venissi in questo posto d’inferno per avere il tempo di vedere il tuo volto. Io ti amo terribilmente, ecco quello che voglio che tu sappia. Ci sarà ora una battaglia spaventosa. Chissà... Può darsi ch’io arrivi da te questa sera stessa. Non siamo stati buoni amici fino ad ora e io mi domando, mio Dio, se tu m’aspetterai sulla porta. Guarda, io piango!... Proprio io, mettermi a frignare come un bambino! Se ti avessi conosciuto prima... Andiamo. Bisogna ch’io parta. Che cosa buffa: dopo che t’ho incontrato non ho più paura di morire. Arrivederci, Dio!

 

 

 

 

 

 

 

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