Archivio

 
     
     

 

Almanacco 2000

 

Briciole per la GIOIA

Raccolte da don Franco LOCCI

 

 

 

 

TU SEI UNICO

Conosco un sacerdote ormai anziano, una di quelle "teste fini", un tipo originale. Ogni tanto mi manda una cartolina per onomastici e compleanni. Gira, gira la cartolina è sempre la stessa, quella che dice: "Io sono unico e irripetibile". Un eccentrico? Uno che intende stupire? Per quanto lo conosco direi proprio di no! E' un uomo contento di vivere, che accetta e ama se stesso per quello che è, che vive bene con se stesso e con gli altri. Ma lo sai che anche tu sei unico e irripetibile? Lo sai che su questa terra tu sei un miracolo ambulante? Chissà perché così poche volte siamo meravigliati, stupiti di noi stessi e degli altri che ci circondano. Troviamo così normale, qualche volta così banale il vivere che non sappiamo più gustare la vita come una meraviglia e un dono. La vita è l'unica occasione per essere felice, perché allora perdere tempo in una allucinata corsa alla ricerca di soldi e di benessere? Perché tante preoccupazioni per le cose di domani e di dopodomani? Perché la ricerca di tanti palliativi di felicità? Perché dormire mentre splende il sole? Cerchiamo la felicità e non troviamo il tempo per vivere felici. Abbiamo paura di perdere la vita e poi la bruciamo come se fosse solo un cammino verso la morte, mentre essa ci offre la possibilità di sorridere, di amare, di gioire…

 

IL SIGNOR NESSUNO

Una delle cose che maggiormente mi mettono a disagio sono le sale mortuarie degli ospedali con tutti quei bei frigoriferi dove si possono conservare i morti per lungo tempo.

Qualche anno fa era morto un settantenne: un incidente, probabilmente stava camminando lungo una strada e qualche automobilista lo aveva investito, poi preso dalla paura, visto che nessuno lo aveva notato, aveva tirato dritto. Non aveva documenti in tasca. Per un po' di giorni si aspettò un parente, un vicino di casa che venisse a riconoscerlo: nessuno. Lo misero in un frigorifero speciale che gli operatori dell'obitorio chiamano il "frigo dei trovati" o anche "In attesa dei parenti". La polizia, nelle sue ricerche venne anche nella parrocchia e mi chiese di andare a vedere quel corpo, nel caso lo avessi riconosciuto. Nessuno lo riconobbe. Passato un certo periodo il magistrato diede il permesso di sepoltura. Quattro necrofori, una bara, un furgone e come oggetto smarrito, quell'uomo, viene portato al cimitero.

Anche Lui era unico, irripetibile, ma gli uomini della sua città lo avevano già sepolto prima e forse lui stesso si era già sepolto prima.

Quanta gente vive da morta, ammazzata dalla noia quotidiana, dalla ripetitività dei giorni della vita. Gente stanca di vivere: eppure in casa non manca nulla, il frigorifero è pieno, ci sarebbe anche la possibilità di divertirsi…Eppure non c'è più il gusto dell'avventura, ci si rintana in casa per paura, per non voglia di comunicare e quei muri diventano spessi, freddi… E poi si ricorre al medico, allo psicologo, allo psichiatra….

 

UNA RISATA LIBERATORIA

Provate a fare un piccolo esperimento: prendete i programmi televisivi che vanno più in voga, quegli intrattenimenti che dovrebbero rasserenare.

Ingredienti: Il presentatore di grido (perché non parla, grida); la presentatrice scemotta ma con le gambe lunghe generosamente mostrate dalla moda dei migliori stilisti italiani. Una serie di domande e indovinelli scemi (ma se non sai rispondere sei un ignorante, quasi che conoscere, ad esempio, le parole di tutte le canzoni fosse il massimo della cultura), e soprattutto tanto rumore, baccano della musica, accavallarsi di parole e di discorsi, così non capisci più niente, urli del pubblico che ride, batte le mani, protesta a comando…e anche le risate a casa sono a comando perché: non c'è proprio niente da ridere.

Come mai nessuno si lascia scappare una grassa risata in qualche assemblea sindacale o parrocchiale o a un ricevimento di persone-bene?

Una risata liberatoria che metta in evidenza con quanta lugubre serietà certi uomini costituiscono il loro grasso e altero personaggio e si ammazzano per salvare le apparenze; una bella risata nel vedere come onorevoli, ragionieri, prelati impomatati e irreprensibili nel vestire secondo i canoni, si dimenano in un labirinto di vanità sopravvalutate… non saranno proprio questi che svalutano gli autentici valori della vita e coltivano un egoismo mortale?

 

TUTTO HA SENSO

I miei occhi servono a vedere, sono per la luce, per il verde dei prati, per l'azzurro del cielo, per il bianco della neve, per le stelle della notte e per vedere l'incredibile miracolo delle persone che mi circondano.

La mia bocca è per la buona parola che un altro si aspetta, le mie labbra sono per donare un bacio e le mie mani per lo scambio e per la tenerezza, per consolare un malato, per spezzare il pane della solidarietà.

I miei piedi sono per il cammino che mi conduce all'altro.

Il mio cuore è per l'amore e per l'affetto. Anche il mio corpo è per condividere .

Nulla è inutile. Tutto ha un significato profondo.

Allora perché non sono felice? Perché i miei occhi sono chiusi? La mia bocca dice cose sgradevoli ed è piena di amarezze, le mie mani sono chiuse e il mio cuore così spesso è inaridito?

Non ho dunque ancora capito che sono fatto per la gioia? E che la gioia è lasciare che mani, piedi, bocca, cuore, servano per quello che mi sono stati dati?

Magari passo delle ore per tenere lustra la macchina, per arredare al meglio il salone di casa mia. Ci metto un bel po' a scegliere i vestiti. Magari sono disposto a fare ore di coda per accaparrarmi il biglietto di quel concerto, o dedico ore senza innervosirmi sotto il casco della pettinatrice… Perché dedichiamo così poco tempo alla "cura del cuore"? Se si vive soltanto all'esterno, se ci si interessa unicamente delle apparenze, della moda, della linea del corpo, di ciò che gli altri pensano di noi, allora la nostra felicità è precaria: oggi posso essere felice e domani no!

Entra in te stesso. Lavora "all'interno", nell'intimo del tuo cuore. Lì è il posto dei sentimenti, sia quelli che ti turbano o che ti danno grande serenità e allegrezza. Il senso della vita, della gioia, della pace interiore non dipende dalle esteriorità!

 

DOV' E' LA GENTE FELICE ?

Prova a guardarti intorno e cerca la causa più profonda della felicità umana, cerca le persone che sono veramente felici.

Sono felici i ricchi, coloro che hanno successo, chi ha potere, chi vive nell'ozio, nel baccano, nel piacere?

Se guardi con una certa attenzione, sotto le apparenze, ti accorgi che non sempre chi ha è felice, anzi spesso succede esattamente l'opposto, chi ha qualcosa ha sempre paura di perderlo, quindi ansia, tristezza, apprensione sono i suoi compagni.

Quando invece ti è capitato di trovare delle persone felici, a qualunque ceto appartengano, forse ti sei accorto che sono persone che hanno una profonda interiorità, sono persone che sanno vedere e godere delle piccole cose, sono dotate di una grande semplicità. Le persone felici mancano di invidie insensate, non sono impazienti, ansiose, esaltate. Quasi sempre possiedono anche una buona dose di umorismo e sanno sorridere anche di se stessi.

 

DOVE SONO ANDATI A FINIRE I FIORI ?

Una pagina di Phil Bosmans:

Dimmi! Dove sono andati i fiori? I fiori della gioia di vivere, i fiori delle cose belle e buone?… Dove sono, nel telegiornale, nella cronaca e nelle conversazioni quotidiane?

Sono morti e soffocati sotto una valanga di notizie di odio, di violenza, di omicidi, di scandali grandi e piccoli.

Nessuno vede fiori. Nessuno ne sente parlare.

Sono morti appassiti nel portafoglio dei venditori di sensazioni e sulle labbra di profeti di sventura!

Dimmi! Dove sono andati a finire i fiori? I fiori dei piccoli doni reciproci, i fiori del mutuo dono di sé. Del marito alla moglie. Della moglie al marito. Di tutte le persone, le une verso le altre! Sono morti a causa della nostra stoltezza, soffocati nelle nostre vuote passioni, nella nostra piccola guerra fredda!

Dimmi! Dove sono andati i fiori di quelle piccole gioie che abbiamo in noi e che possiamo offrire gli uni agli altri? Tu hai un cuore e c'è qualcuno che ha bisogno di te.

Prepara i fiori!

Per tanti la vita è sterile perché non conoscono l'amicizia, perché nessuno li ama. Per quanto lo cerchino, non esiste per loro un segno di simpatia e di affetto. Per loro non fiorisce mai un fiore!

Eppure i fiori fanno dei miracoli! Non c'è bisogno che siano rari o costosi. Fiori ordinari, semplici: un sorriso, una parola gentile, un gesto semplice. Il fiore più modesto, se venuto dal cuore, parla di un quadrato di cielo sulla terra, dove gli uomini sono angeli, dove per ogni angoscia, per ogni sofferenza e ogni lacrima esiste una dolce consolazione, dove, gli uni verso gli altri, gli uomini si aprono come fiori!

 

IL CUORE E' AL CENTRO.

Noi, spesso, pensiamo che tutto dipenda da ciò che abbiamo, dalle nostre conoscenze, dalla nostra intelligenza. Ci hai mai pensato che più che con l'intelligenza, tu pensi con il cuore? E' con il cuore che guardi gli uomini e le cose. I tuoi rapporti con il prossimo dipendono dal tuo cuore. Tutto all'interno di te, anche l'intelligenza serve per difendere il cuore. E tutto dipende dal tuo cuore: le scelte delle idee, dei valori, delle persone…

Se il tuo cuore è colmo di egoismo, di diffidenze, di paure, tu non troverai mai la pace. Prova a pensare quante parole si sono spese nel mondo per la pace senza alcun risultato se non ci sono dei cuori che operano concretamente pace: quando gli uomini non si amano, la pace è un'illusione, al massimo è un compromesso pronto a cadere al minimo colpo di vento. Si sono ricercate tante strade per far camminare la società. Abbiamo società capitalistiche, comuniste, maoiste, cristiane… Metteteci tutte le etichette che volete, saranno sempre società guaste finché il cuore dell'uomo non vi regnerà sano dalla radice.

 

QUALE SCUOLA?

"I ragazzi di oggi sono tutti 'imparati' - mi diceva un papà - mio figlio fa la prima elementare, sono cinque mesi che va a scuola, scrive, ha cinque quaderni e quattro insegnanti e l'altro giorno è venuto a chiedermi un piccolo aiuto perché non ricordava bene la scomposizione dei numeri…".

Ci insegnano tutto, ma un certo giorno ti accorgi che non ci hanno insegnato a vivere. Ci hanno insegnato le scienze e spesso hanno ridotto l'uomo ad una macchina, ci hanno insegnato la matematica, perché nella vita se non sai contare e contare a tuo favore…, ci hanno insegnato a farci largo a spallate pur di essere sempre i primi della classe, pur di far carriera, ci hanno insegnato ad avere molto come se la felicità coincidesse con l'avidità. Ci hanno detto che se vuoi sopravvivere nella giungla devi tirare fuori le unghie ed aggredire prima di essere aggredito. Ci hanno insegnato una libertà che spesso lega le nostre e le altrui mani… ed ecco che alla fine sembra che gli ingredienti della vita siano solo più cupidigia, abuso di potere, desideri abietti, orgoglio, gelosia, violenza… Mi rifiuto. La vita non può essere così, cari maestri, un altro Maestro Gesù, mi ha detto che questi ingredienti servono solo a realizzare la vera miseria dell'uomo. Preferisco credere a quel Maestro che per insegnarmi amore è finito su una croce e non su una cattedra.

 

UN TEMPO PER TE.

No ho mai tempo: sempre di corsa. Con tutte le cose che ho da fare!

Tremendo nel suo sarcasmo questo epitaffio:

"Non aveva tempo di buttare giù una riga.

Non aveva tempo di andare a trovare un vecchio.

Non aveva tempo di cantare una canzone.

Non aveva tempo di raddrizzare un torto.

Non aveva tempo di amare e di donare.

Non aveva tempo di vivere per davvero.

D'ora in poi avrà tempo a non finire.

Oggi è morto il mio amico "sempre occupato".

E allora per non correre il rischio di morire senza aver vissuto, fermati, trova un po' di tempo! Se ti rimangono "cinque minuti", sai che cosa devi farne? Usali per te, per riflettere ci vuole un po' di silenzio, un po' di raccoglimento. Diceva Madeleine Delbrel a proposito di raccoglimento: "Bisogna ‘raccogliere’ le tracce, gli indizi, gli inviti, gli ordini della volontà di Dio, così come il contadino raccoglie il suo raccolto nel granaio o il saggio raccoglie il frutto di un'esperienza. E raccogliersi o raccogliere non è possibile senza silenzio. Stacca dunque la radio dei bombardamenti esterni, la televisione delle immagini aggressive e dissipanti. Chiudi per un momento i giornali. Sfuggi alla stretta della società dei consumi. Costruisciti il silenzio. Impara di nuovo ad ascoltare il battito del tuo cuore per renderti conto se sei ancora vivo o sei già morto, sepolto nella materia, schiavo della moda o dei soldi. Entra in te stesso per chiederti per che cosa e per chi stai correndo i giorni della tua vita. Entra in te per scoprire l'immensità dei valori e dei doni che sono sepolti nel tuo cuore. Entra in te stesso per scoprire gli altri con cui vivi. Essi non sono numeri, non sono solo avversari, sono persone come te, anche loro alla ricerca disperata di un po' di gioia.

 

HO VINTO AL SUPERENALOTTO!

Non se ne può più con la storia delle lotterie. Ho smesso di comprare il giornale perché di 30-50 pagine me ne sarebbe bastata una. Vado a cercare qualche notizia al Telegiornale e tutti i giorni devo sorbirmi la storia dell'Enalotto, a quanto è salito l'ammontare del premio, a chi ha vinto, a quante giocate sono state fatte…Qualcuno vive la propria vita come se fosse una lotteria! Molti pensano di non aver imbroccato il numero giusto, anzi, qualcuno pensa che sia stato il suo vicino a sgraffignarglielo in qualche modo. Qualcuno pensa anche che se per caso dovesse vincere: "Quante cose belle farei per gli altri". Se proprio vuoi vedere la vita come una lotteria, fa attenzione, ti dico che i numeri buoni li hai proprio tu. Sono numeri unici, sono doni meravigliosi che nessun altro ha come te. Sono talenti che possono rimanere sepolti o che possono essere trafficati. E non dire: "Magari avessi i numeri di quello là!". Incomincia a giocare bene i tuoi. E non dire: "Se vincessi farei tante cose buone". Comincia a fare le cose buone e scoprirai di aver vinto la vita. Chi è che non ha difficoltà o prove nella vita? Eppure quante volte ho incontrato persone malate o sofferenti che sapevano dare un senso alla propria vita e che sapevano, anche dalla prova, stillare la gioia. Se dici di essere cristiano tutto il discorso della croce detto e vissuto da Gesù non ha da insegnarti qualcosa? Tu puoi essere felice o triste, nauseato o sereno, disgustato o contento, dipende da che cosa ci metti di tuo.

 

SIGNORE,

liberami dalle cose che considero mio possesso,

poiché sono esse che mi possiedono e mi rendono depresso.

Liberami dall'autosufficienza; essa mi sfigura e mi diminuisce.

Liberami dalla cupidigia, che mi intossica e mi abbrutisce.

SIGNORE,

liberami da questo desiderio subdolo e mascherato delle cose, le quali non riescono mai a soddisfarmi, ma anzi continuano ad accrescere la mia fame insensata.

 

SE NON RIDI NON VIVI

Il riso è salute (e non parlo del riso del dottor Scotti). L'umorismo è salute. Sei sicuro di pensare abbastanza a questo aspetto del tuo benessere? Se a causa delle preoccupazioni, il tuo cuore invecchia, anche il tuo volto sarà presto rugoso.

Il riso libera. L'umorismo distende. Il riso è capace di liberarti dai falsi problemi. Il riso è il miglior cosmetico per la tua bellezza esteriore e la miglior cura per la tua vita interiore.

Se ridendo i tuoi muscoli lavorano regolarmente servirà alla tua digestione, il tuo appetito ne sarà stimolato e la tua pressione arteriosa rimarrà stabile.

Il riso e l'umorismo ti liberano da quella lugubre serietà che rende i problemi pesanti come il piombo, ti liberano inoltre dal triste tran-tran quotidiano. Il riso e l'umorismo creano nuovi spazi per gioie sconosciute.

Il giorno in cui non hai riso è un giorno perduto.

 

PER LA SERIE: HANNO DETTO

 

Nessuno che abbia almeno una volta riso pienamente di cuore, può essere, tutto sommato, irrimediabilmente malvagio. (Thomas Carlyle)

 

Nella vita tanti grovigli sono talmente ingarbugliati che per tagliarli ci rimane solo la spada della risata. (G.W.A.)

 

Cani che abbaiano, talora mordono; uomini che ridono non sparano mai. ( Konrad Lorenz)

 

L'uomo non può essere considerato se non quando ride. (Aldo Palazzeschi)

 

Chi non sa ridere non è una persona seria . (Don Luigi Orione)

 

Dov'è proibito ridere, non si ha diritto di piangere. (S.J. Lec)

 

Le risate sono marmellata spalmata sul pane della vita. Le danno più gusto, la rendono meno arida e più facile da mandar giù. (Diane Johnson)

 

Una risata è sempre l'antidoto più sicuro contro il pessimismo e contro le difficoltà quotidiane. (Silvana Pampanini)

 

La risata è il sole che scaccia l'inverno dal viso di una persona. (Victor Hugo)

 

          E per finire due proverbi:

Da chi non ride mai, sta' lontano come dai guai.

 

Ogni volta che uno ride, toglie un chiodo dalla bara.

 

 

FELICITA' LONTANA O VICINA ?

"Ma proprio tutte a me devono capitare?", "Non me ne va mai bene una", "La fortuna è sempre degli altri..!".

Se mi lascio andare ad una serie di lamentele affondo sempre più nell'abisso. E più i miei pensieri si fanno cupi, più sembrano attirarne altri sempre più neri. Serve a qualcosa lamentarsi?

Io devo vivere oggi. Non posso cambiare gli eventi.

Se solo riuscissi a lasciare qualche spiraglio per i bei ricordi! Se riuscissi a non preoccuparmi troppo per il domani!

Provo a guardare che cosa possiedo oggi di buono: la salute, il sole in cielo, ho da mangiare e da bere, delle persone che mi amano, un fiore, una pianta, il canto di un uccello, un letto per dormire…

Forse sbaglio quando cerco la felicità lontano da me.

La felicità somiglia agli occhiali: non li vedo eppure stanno sul mio naso.

 

 

FELICITA' SOLO QUI IN TERRA?

Un brano di Soren Kierkegaard:

Gli uomini lo prendono sempre in seria considerazione, il pensiero dell'Eternità?

Sono completamente assorbiti dai bisogni della vita; per essi lavorano febbrilmente, su di essi discutono con calore. La loro esistenza è un'agitazione continua che trascura l'unica cosa necessaria.

Dicono sempre che le cose vanno soppesate e che bisogna prender delle decisioni, ma appare chiaro che hanno dimenticato il senso fondamentale del verbo "soppesare".

Ci sono, è vero, alcuni che, favoriti dalla sorte, si godono tranquilli la loro agiatezza. Ma per costoro è anche troppo facile lasciarsi affascinare dalla vita del tempo. Vi si trovano così bene che gli sembra di non aver bisogno d'altro.

Anch'essi parlano sempre di soppesare e di decidere, ma ci si accorge subito che anch'essi hanno dimenticato il senso fondamentale dei due verbi.

Molti, purtroppo, vivono così. Ed osano chiamarsi cristiani, benché alla base del cristianesimo ci sia la decisione nel suo senso fondamentale.

Per illustrare la loro situazione ricorrerò ad un'immagine: quella d'un ricco che, in una notte buia ma stellata, viaggia comodamente nella sua vettura con i fari accesi.

Egli si sente sicuro, non teme alcuna difficoltà. Ma proprio quella luce gli impedisce di vedere le stelle che invece il povero contadino, viaggiando sulla sua carretta senza fanali, può contemplare stupefatto.

Così vivono quelli che si lasciano gabbare dalla vita del tempo.

 

 

NON C'E' VITA SENZA PROVE.

Le nostre farmacie casalinghe sono tra le più ben fornite: al minimo dolore ecco un sedativo. Non dormo? Ogni sera un sonnifero e in caso di depressione alcune compresse calmanti.

Siamo disperatamente viziati. Cerchiamo di evitare i problemi, le difficoltà, qualche volta facciamo finta di ignorarli. Eppure i problemi ci sono. Richiedono una soluzione. I problemi che eviti, peggiorano.

Vi sono innumerevoli difficoltà inerenti alla vita, al matrimonio, all'educazione, alla crescita, alle conoscenze, al lavoro…

La strada è quella di accoglierle. Devi passarci in mezzo con coraggio e decisione. Se le sfuggi ti seguono e ti pesano sullo stomaco. Non puoi eliminare dalla vita la "croce", sotto pena di esserne schiacciato.

Prova invece a trasformare la "tua croce". Molte volte i problemi, o le sfide davanti a cui ci troviamo, ci obbligano a crescere e a diventare più capaci. L'atleta che si allena per le Olimpiadi correndo in discesa non avrà nessuna possibilità di vincere una medaglia, l'atleta che invece si allena correndo in salita ha molte più possibilità di sviluppare la capacità di essere veloce, e la tenacia mentale e la resistenza necessarie per vincere.

 

CHE COSA TI MANCA ?

Ognuno di noi vorrebbe per se stesso un clima di serenità e di gioia, e facciamo di tutto per cercare di ottenerlo. Il mondo che conosce molto bene questo nostro bisogno, fa di tutto per venderci delle cose che sembrano garantire serenità e gioia. E perciò, bombardato continuamente dalla pubblicità ti metti a comperare dimostrando così che il portafoglio spesso è più ben fornito che il cervello.

Ecco, allora, le cose più belle, e qualche volta più inutili, per abbellire la casa, ecco le luci soffuse, gli angolini studiati apposta da architetti, prezzo compreso nella mobilia, e poi ecco la macchina accessoriata al punto giusto, ed ecco le vacanze che quest'anno per essere alla moda devono per forza essere all'estero e in quel posto 'in', dove magari stai peggio che nel banale appartamento di Albenga, ma che fa tanto ultima moda.

Povero figlio del benessere, perché hai un’aria triste, rassegnata, perché ti innervosisci così facilmente? Perché con tutto quello che hai in casa in fin dei conti non sei soddisfatto.

Perché le cose sono cose, forse molto belle, forse molto pratiche, ma con esse non puoi scambiare amore. E' vero che si dice formalmente: "Ha un amore di casa", ma sei proprio sicuro che la casa può soddisfare la tua sete di amore. E l'amore non si compera. Quando credi di poter pagare l'amore, non è più amore.

 

"LA VITA E' UN PASSAGGIO"

Questa è la frase che mio padre sovente ripeteva per indicare la nostra precarietà, e mia madre, con un sorriso e forse una filosofia più sorridente, gli faceva eco: "E dopo aprile viene maggio".

E’ vero che il nostro cammino su questa terra non è lungo. Il bambino ci mette nove mesi a formarsi, i primi anni a far funzionare le parti logiche del cervello che gli permettono di stare in piedi, di formulare i pensieri, di abituare il suo organismo a cibi solidi, i primi vent'anni (se gli va bene) a prepararsi al lavoro, altri quarant’anni a lavorare e (sempre che gli vada dritta) altri vent'anni per prepararsi … a lasciare il posto a qualcun altro. E' vero, noi cristiani abbiamo un altro concetto di tempo e di eternità, ma fermiamoci per un momento solo alla materia. Con poco tempo così a nostra disposizione che cosa fare?

Prima di tutto non piangere. Non serve a molto, ma cerca di dare un senso alla vita. Qualcuno dice: "Visto che il tempo di sosta è breve, almeno parcheggiare al sole", almeno abbellire i nostri giorni, entusiasmarsi per la luce, per l'amore, per gli uomini, per le cose buone.

In fondo, anche solo umanamente (molto più cristianamente), se non voglio perdere il tempo della mia vita ho un'unica strada, quella di riempirla d'amore. E l'amore non è qualcosa che trovo sui libri, o che compro al mercato, amore è concretezza di rapporti con il mio prossimo, è creare con le persone con cui vivo dei rapporti belli, è parcheggiare insieme al sole, lasciando che il tempo non ci scorra addosso, ma sentendo i raggi del suo benefico calore.

Eppure, prova a guardarti attorno: come mai anche sotto il sole trovi degli uomini accigliati, mentre altri camminano fischiettando sotto la pioggia?

Come mai vi sono uomini che vedono sempre nero, ai quali non ce n'è mai una che vada bene, che già quando si alzano al mattino hanno qualcosa che va loro di traverso?

Non sarà forse perché hanno un’idea falsa della vita, delle cose, delle persone ed anche di Dio?

Tutti, consciamente o inconsciamente abbiamo bisogno di Dio, non come di un essere vago, impersonale, lontano nei suoi cieli, ma di un Dio amico, personale, padre, vicinissimo. Se scopriamo questo Dio, che è il Dio di Gesù, se entriamo in intimo contatto con Lui ecco che cambia il nostro sguardo sulla natura, sulla vita, sulle persone.

 

IMMAGINI

In questi anni ho conosciuto tantissimi emarginati, soli, barboni. Molti di loro mi hanno dato la loro confidenza. Ho tante immagini che mi passano sotto gli occhi che li riguardano e sotto queste immagini ci sono tanti nomi o soprannomi con i quali mi hanno donato un po' della loro povertà.

Ma ci sono alcune immagini che non dimenticherò e che gridano dentro di me: Marco, malato terminale di Aids visto morire in piena solitudine e in mezzo all'indifferenza generale all'Amedeo di Savoia; Oliviero che per andarsene con la sua cirrosi ha scelto il mese d'agosto, al Martini. Lui non aveva nessuno, è morto senza nessuno e non sono neppure riuscito a sapere dove l'hanno sepolto. Il Rosso che vedevo spesso, la sera, trainarsi i suoi sacchetti verso i giardinetti di Porta Susa (non gli piaceva stare con gli altri), una mattina di inverno ci sono volute almeno due ore prima che qualcuno si accorgesse che non dormiva sulla panchina ma che era morto di freddo…

Si può morire così in una società opulenta come la nostra?

"Se lo vogliono, Sono dei falliti…". No, non nasconderti dietro le parole. Può darsi che sia vero. Ma tu, per esperienza personale sai che gli uomini sono piccoli, poveri e soli, che sono deboli e vulnerabili. Sai che non vi è tristezza maggiore di un cuore incompreso da tutti. Sai che per alcuni la vita è un insopportabile dolore.

Sii aperto e dolce. Fa’ il possibile per comprendere gli uomini e aiutarli. Entra nella loro solitudine. Scendi dalla vetta dell'autosufficienza verso la valle degli uomini soli e malati.

Sii buono: cerca di comprendere l'indicibile nostalgia di felicità che a volte gli uomini esprimono con voglie e desideri insensati. Costruirai così la tua stessa felicità.

Nella tua solitudine e nella tua debolezza fioriranno allora momenti deliziosi che ti innalzeranno al di sopra del ritmo quotidiano della vita. Avrai un cuore per sollevare tutti gli uomini e abbracciarli.

Solo nella tenerezza si trova la consolazione finale per tutti gli uomini che vivono nel freddo della nostra società glaciale regolata dalla burocrazia e dai burocrati.

 

SOLITUDINE

Così ne parla W. Thompson:

C'è la solitudine dell'adolescente che si raggomitola su se stesso di fronte alla pesante massa di realtà che lo circondano.

C'è la solitudine dell'uomo maturo, che dopo aver tenuto aperta la porta per tanti anni alla fiducia e alla speranza, improvvisamente la spranga in un impeto di delusione e di stanchezza.

C'è la solitudine del vecchio, che poco alla volta si allontana da tutti i rapporti umani quasi per prepararsi in silenzio all'ultimo distacco.

C'è la solitudine dell'ammalato, del carcerato, del poeta, del prete, del povero, dell'emarginato, del segregato razziale, del calunniato, del perseguitato.

Ma in ognuno di noi c'è un grumo di solitudine che coltiviamo giorno per giorno, un campicello privato che tende a dilatarsi: è la solitudine che nasce dal disprezzo, dall'insofferenza, dalla mancanza di coraggio, dalla viltà, dal compromesso. E' la solitudine che non solo avvolge noi ma, come un’onda, coinvolge altre solitudini, le esaspera, le approfondisce. E' come un'eco vuota che susciti altre eco egualmente vuote. E poi ci stupiamo di vivere in un mondo in cui tutti parlano senza udirsi, amano senza essere ricambiati, dicono senza essere compresi, in cui ci sono tanti, troppi abbracci al vento..

Ogni gesto di chiusura nei confronti della realtà umana è come una mandata di chiave che ci rinserra al muro del nostro egoismo.

 

AMICIZIA

Qualunque cosa tu puoi sopportare e provare, se vicino a te vi è un amico vero, anche se non può far altro che pronunciare una parola o tenderti una mano. L'amico nella tua vita è una benedizione, uno spiraglio, è come il pane e il vino.

Nelle difficoltà della vita, è la consolazione più forte.

La risposta competente di un'assistente sociale, di uno psichiatra, di un funzionario, l'aiuto meglio intenzionato di un ente ufficiale, valgono ben poco per un uomo in difficoltà, in confronto al gesto semplice e alla parola affettuosa di un amico o un’amica sincera..

Chiedete a qualche persona che lavora al telefono amico quante richieste disperate giungono. Gente disperata, gente sola, persone che dopo essere passati da medici, psichiatri, santoni, decidono di farla finita. Non c'è proprio nessuno capace di essere per queste persone un amico o un’amica, capace di offrire una protezione in questo mondo dove tutto traballa?

 

GIOIA DELL'AMICIZIA

Sembra quasi impossibile che un Padre della Chiesa così 'serioso' come Giovanni Crisostomo, per di più santo, abbia delle pagine così semplici e belle sull'amicizia:

"L'amico fedele è medicina della vita, è una valida protezione.

Se pure tu volessi tesori di ogni genere e qualità, nulla troveresti che possa paragonarsi ad un amico sincero.

Il solo vedere l'amico suscita, nel nostro cuore, la gioia e la diffonde in tutto il nostro essere. Con l'amico si ha un'unione così profonda che dona all'animo una gioia spirituale inesprimibile. Anche il solo suo ricordo ridesta la nostra mente e la toglie dalle sue preoccupazioni..

Questo naturalmente accade tra veri amici che nutrono i medesimi sentimenti, che per gli amici darebbero la vita.

Se qualcuno di voi ha un tale amico comprenderà le mie espressioni. E anche se lo vedesse tutti i giorni non ne avrebbe mai abbastanza."

 

PREGHIERA

Quanto è faticoso, Signore, amare i propri fratelli!

Ho tanto desiderio, a volte, di chiudermi nel cerchio intimo di un piccolo gruppo di amici, che comprendono immediatamente, che conosco così bene, la cui presenza ha sempre lo stesso calore e simpatia, la stessa pace rassicurante, stavo per dire confortevole. Ma tutti gli altri, Signore, quanto mi costa accoglierli!

Signore, fa' che io non chiuda mai il mio cuore agli altri. Fa' che io non dica mai: "Non vi capisco" prima di ritornare in pace al mio regno ben ordinato, dove non c'è posto per loro.

Fa’ che non appunti mai su nessuno un'etichetta da museo, una scheda di informazioni: "Costui è questo o quello". Signore, aiutami a non classificare mai i miei fratelli. ( l.. JERPHAGNON)

 

DISCUTERE SERVE A MUOVERE L'ARIA

Sentiamo il parere di due persone molto lontane tra loro nel tempo. Scrive Romano Guardini:

"Non più silenzio, chiacchiere senza fine. Si parla sempre, a voce alta, profusamente. Si parla, si scrive, si ascolta su tutto. Non c'è più nulla di santo; non ha più senso, non esiste più una sicura zona di silenzio, non conta più niente, neppure la cosa più degna di venerazione. Si parla di tutto riducendo a pezzi e frammenti ogni oggetto, senza rispetto né vergogna: nei giornali, nella società, nelle sale di adunanze. Si allineano ogni sorta di parole: quelle elevate, quelle acute, quelle sagge e profonde, quelle ribelli, quelle commoventi, tutte."

L'altra persona che ci parla è San Giovanni Climaco, un padre della Chiesa:

"La loquacità è la cattedra della vanagloria, dalla quale essa usa mettersi in vista e far pompa di sé. La loquacità è indice dell'ignoranza, la porta della maldicenza, il battistrada della scurrilità, il manutengolo della menzogna.

Essa distrugge la compunzione, provoca l'accidia, precorre la sonnolenza, dissipa la meditazione, disperde il raccoglimento, raffredda il fervore, dissolve l'orazione".

Non si è mai parlato tanto come nella nostra epoca. Mai una valanga imponente di parole vuote, inutili e prive di senso si è abbattuta sulla testa della gente. Tutti vogliono "partecipare". Ma pochi hanno qualcosa da dire perché pochi sono capaci di silenzio e di sforzo di riflessione.

 

INVECCHIARE

A proposito di riflessioni ti invito a farne una: se nella tua vita non succederanno incidenti mortali, crisi cardiache o malattie molto gravi, sei destinato ad invecchiare. Oggi, nonostante lo smog, la vita si è allungata di molto… Ma è una bella soddisfazione se diventare vecchi significa: paralisi, reumatismi, sclerosi, amnesie, sordità, cecità….? Ma invecchiare è solo questo? I giorni del tuo autunno non necessariamente devono essere infelici.

 

 

        Bisogna imparare ad invecchiare con cuore giovane:

 

STRADE PER LA FELICITA'

Qualcuno ha detto che la felicità non è un piacere ma una vittoria; c'è molta verità in queste parole. Le cose, gli altri, possono darci piacere, ma non saremo mai felici fino a quando non saremo noi a fare qualcosa per gli altri. Un modo per godere e apprezzare la propria vita è quello di aiutare gli altri ad apprezzare la loro. Abbiamo ammirato tutti Madre Teresa di Calcutta per la sua profonda serenità. Da dove le veniva? Dal suo dimenticarsi per darsi totalmente agli altri e dallo svolgere tutta la sua attività con entusiasmo e gioia. E già, perché un'altra strada per avvicinarsi alla felicità è dare un senso alle nostre attività, e questo lo si ottiene soprattutto quando si scopre di avere un’anima e ce ne prendiamo cura. La fede, infatti, quando non decade in forme di religiosità moralistiche e non rispettose dell'uomo, è un grande aiuto per essere sereni, per scoprire Dio e il prossimo, per dare un senso a tutta la vita terrena e per aprirci a prospettive di eternità.

 

ABBIAMO MOLTI DEBITI

Einstein ha detto: "Mi ricordo cento volte al giorno che la mia vita interiore ed esteriore si basa sul lavoro compiuto da altri uomini, morti o in vita e che devo sforzarmi di dare nella stessa misura in cui ho ricevuto."

A quante persone siamo debitori? Ai nostri genitori che ci hanno dato la vita, al medico e all'ostetrica che ci hanno fatto nascere, alle persone che ci hanno insegnato a leggere, scrivere, conoscere (è consolante che anche un genio come Einstein ha avuto bisogno di qualcuno che gli insegnasse che due più due fa quattro).

Siamo certamente in debito con tutte le persone i cui messaggi sono stati per noi incoraggianti, positivi, istruttivi, educativi.

L'elenco potrebbe continuare a lungo ed è un buon esercizio ogni tanto farlo questo elenco, ci aiuta a ridimensionarci, a scoprire gli altri e ad arrivare a riscoprire la parola grazie.

 

 

GRAZIE

Tutto comincia dalla meraviglia. E il grazie non sta alla fine, ma al principio di un cammino di fede… I doni di Dio non sono "datati", ossia non sono collocati in un passato più o meno remoto; essi possiedono sempre la freschezza dell'oggi, anzi la fragranza dell'istante.

La vita non solo mi è stata concessa venti o cinquanta anni fa: mi viene regalata in questo momento

La fede non appartiene ad un tempo lontano. Oggi, in questa circostanza particolare, mi viene donata la grazia di credere.

La presenza insostituibile di quella persona non è un dato fisso, quasi un diritto acquisito, nella mia esistenza. Mi viene recapitata giorno per giorno.

Quelli che dicono: "Non so più da quanto tempo non ho bisogno di ricorrere al medico…", spesso non si rendono conto che la salute, lungi dal "continuare", viene consegnata loro di volta in volta…

Purtroppo, sono sempre pronto ad accorgermi e a lamentarmi di ciò che mi manca, o temo venga a mancarmi. Non sempre mi accorgo, invece, di ciò che mi viene quotidianamente donato.

Tutto comincia, ricomincia in questa giornata. Tutto viene creato oggi per me. Tutto è grazia, miracolo (qualcosa di non dovuto, non scontato) nell'improvvisazione del quotidiano…

La gratitudine, allora, è una restituzione che continua, anche perché il dono continua. E' un contraccambiare senza pretendere di raggiungere il pareggio. E' accettare, gioiosamente, che la mia vita sia legata a un Altro, e a tanti altri.

(da Alessandro Pronzato)

 

 

LE ORE DELLA VITA

La vita passa e tra i giorni che verranno deve giungere un'ora azzurra anche per noi. Vi è chi vive la vita e chi la sciupa. Chi vive per godere e chi per mangiare. Chi per comandare e chi solo per servire. Chi per amare e chi soltanto per soffrire. Chi per attendere sempre il domani e chi per morire forse stasera. Ma vi è chi, convinto di vivere la vita, la ignora invece completamente. Chi la sfiora appena, non la vede che in superficie e non la sente mai in profondità. Vi è chi raggiunge la sua sera senza aver vissuto e chi prima del meriggio ha già sciupato più di una vita. Non incominciamo la giornata senza una promessa con noi stessi. Non chiudiamo il giorno senza ascoltare ancora una volta il nostro cuore. Viene sempre un'ora azzurra per amare e per soffrire. E allora la vita diventa grande e bella. Viene sempre un'ora illuminata per cantare la speranza.

Nino Salvaneschi

 

 

L'AMORE E' COME IL SOLE

L'amore può sbocciare nella mia vita portandovi luce e calore. Se ho l'amore posso rinunciare a molte cose. Ma se nella mia vita tramonta l'amore, le ombre diventano sempre più grandi e, a poco a poco, mi ritrovo nella gelida notte.

L'amore è come il sole. Chi lo possiede può rinunciare a molte cose. Ma se mi manca l'amore, mi manca tutto!

Per molti il sole è la cosa più ordinaria del mondo. Eppure tutti i giorni compie il suo miracolo, dà luce e calore, combatte le nubi per offrirmi una bella giornata, di notte passa dall'altra parte della terra per donare anche là la sua luce agli uomini. Se spengo il sole mi ritrovo nell'oscurità più completa e il freddo glaciale assale le mie ossa. Ed è così anche per l'amore.

 

CONOSCERE E ACCETTARE NOI STESSI E' PRINCIPIO DI GIOIA

La gioia è qualcosa da conquistare nel quotidiano. Bisogna quindi conoscerci per non aver paura. Diceva Lao Tze:

"Chi conosce gli altri è intelligente, ma chi conosce se stesso è saggio; chi conquista gli uomini è forte, ma chi conquista se stesso è potente.

E' veramente ricco chi sa accontentarsi. Chi comprende qual è la sua natura può vivere a lungo e addirittura capire la morte."

Dobbiamo imparare anche a conoscere e ad accettare i nostri fallimenti. Questi possono o distruggerci o aiutarci. Un fallimento può essere un buon maestro se ci costringe a fermarci e a considerare noi stessi, se ci dà la capacità, non di rintanarci nell'angolino a leccarci le ferite e a dire quanto il mondo sia cattivo ma se ci dà la vitalità e l'entusiasmo di ricominciare da capo. Accettare un fallimento non è sintomo di rassegnazione, ma di accettazione di sé che ci porta a trovare nuovi equilibri e nuove energie, rendendo così possibile la nostra crescita.

Una civetta incontrò una quaglia e la quaglia le chiese: "Dove vai?" "Vado in Oriente" rispose la civetta. "E perché vai in Oriente?" chiese allora la quaglia. "La gente del villaggio odia il mio stridulo verso - rispose la civetta- perciò me ne vado in Oriente".

Allora la quaglia disse: "Quello che dovresti fare è cambiare il tuo stridulo verso. Se non lo sai fare sarai odiata anche in Oriente".

 

SE CERCHI LA FELICITA' IMPARA A FERMARTI

La felicità è il fine dell'uomo. Non facciamo altro che cercarla: nel vino o nell'amore, nel totocalcio o nella lettura, nel lavoro o nel riposo. Le nostre fuggevoli gioie sono solo baleni della gioia che cerchiamo.

Ma la cerchiamo male, la cerchiamo fuori di noi, mentre è in noi. Trovata una gioia non sappiamo gustarla nel presente, ma la dimentichiamo già spinti verso l'avvenire. E' come chi decide una gita in automobile per vedere dei bei posti: parte, corre attraverso il paesaggio, guardando solo la strada, arriva e si chiude in una trattoria a pranzare; bevuto un caffè riprende l'automobile, filando verso casa a grande velocità.

Ha attraversato i bei posti a grande velocità. Era andato apposta a cercarli. Non è riuscito neanche a vederli.

Il primo segreto della felicità è sapersi fermare.

Ecco come una bambina di otto anni di san Josè nel Costarica sa vedere il cielo nella sua casa:

"Nella mia casa ci sono due stanze, due lettini, una piccola finestra e un gatto bianco.

Nella mia casa mangiamo solo la sera quando il mio babbo ritorna a casa con un sacchetto pieno di pane e di pesce secco.

Nella mia casa siamo tutti poveri ma il mio babbo ha gli occhi celesti e anche il gatto ha gli occhi celesti.

Quando siamo tutti seduti a tavola nella nostra casa sembra ci sia il cielo".

 

NON SI E' FELICI DA SOLI

Diceva Diderot: "L'uomo più felice è quello che fa la felicità del maggior numero di persone" e Bayron: " Per godere la felicità bisogna condividerla" e Pailleron ci ricordava: "Abbiamo soltanto la felicità che abbiamo dato". E Tolstoj, rifacendosi al Vangelo, suggeriva: "Seguendo l'insegnamento di Cristo, l'uomo sarà tanto maggiormente felice quanto meglio comprenderà lo scopo dell'umanità, che è quello di consacrare la propria vita alla felicità altrui".

Quel gran genio di Albert Einstein scriveva:

"E' davvero strana la nostra posizione sulla terra. Ognuno di noi vi fa una breve visita senza sapere perché, ma indovinando un'intenzione divina. Ma la considerazione della vita quotidiana ci rivela una cosa indubbia: l'uomo è qui per servire l'uomo, soprattutto coloro il cui sorriso e il cui benessere dipendono dalla nostra stessa felicità e le innumerevoli anime la cui sorte è unita alla nostra dagli invisibili legami della simpatia.

Tante volte, ogni giorno, capisco quanto la mia vita interiore e quella esteriore sono basate sul lavoro dei miei fratelli vivi o morti e quanto io debbo sforzarmi di restituire quanto ho ricevuto. La pace del mio spirito è spesso turbata dalla sensazione di non aver saputo ricompensare abbastanza ciò che ho largamente sfruttato del lavoro di altri uomini."

 

DUE CIECHI CI INVITANO A VEDERE

Racconta Blakhall:

Vent'anni fa, quando ero ancora nuovo alla condizione di cieco, la mia figlia più piccola, che aveva allora undici anni, mi fornì una dose di coraggio sufficiente per tutta la vita. " Papà - mi chiese un sabato mattina - mi faresti un telescopio?". Come richiesta era un po' eccessiva ed io risposi che non avevo le lenti adatte. "Ma - aggiunsi con molta imprudenza - se vai al villaggio e compri un paio di specchietti, ti faccio un periscopio".

Andò e tornò prima che potessi cambiare idea, mi procurò cartone e nastro adesivo e in meno di mezz'ora il periscopio era bell'e pronto.

Pochi minuti dopo sentii mia figlia che, nella stanza accanto, faceva vedere il nuovo giocattolo ad un compagno. "L’ha fatto il mio papà", disse come per caso. "Il tuo papà?" le fece eco incredulo il ragazzo, ed io aspettai col fiato sospeso ciò che avrebbe risposto la mia bambina. "Lo ha fatto lui"- ripeté mia figlia e aggiunse poi le parole che rimisero di nuovo ordine nel mio universo: "Le sue mani non sono cieche".

Ecco l'invito di un'altra cieca, Helen Keller:

"Io che sono cieca posso dare un consiglio, un avvertimento a coloro che vedono perché veramente gioiscano del dono della vista: usate i vostri occhi come se domani doveste essere colpiti da cecità. E questo valga per tutti i cinque sensi.

Sappiate ascoltare la musica delle voci, il canto degli uccelli, le note potenti di un'orchestra come se doveste diventar sordi domani.

Sappiate toccare ogni oggetto come se domani il senso del tatto dovesse venirvi meno.

Godete il profumo dei fiori, gustate ogni boccone con delizia come se domani il gusto e l'odorato dovessero mancarvi.

Sfruttate al massimo i vostri cinque sensi. Glorificatevi di tutte le sfaccettature del piacere e della bellezza che la saggia natura vi ha così abbondantemente dispensato.

Vivete la vita al massimo finché vi è possibile."

Provate un po' a pensare se questi consigli non sono gli stessi del Vangelo che ci invita a guardare i gigli del campo e gli uccelli del cielo, che ci invita ad aprire gli occhi per non cadere nella fossa, che ci invita ad aprire le orecchie per accogliere la parola che ci salva.

 

 

LA FELICITA E' OGGI, LA FELICITA' E' QUI

Ti svegli al mattino e, miracolo! sei ricco di ventiquattro ore in più. Puoi spendere questa ricchezza come vuoi, ma devi spenderla oggi. Coraggio: oggi è il primo giorno del resto della vita. Vivi allora, non sbrigare la vita come una faccenda di ordinaria amministrazione. Diceva don Mazzolari: " Adesso, non domani. Adesso è un atto di coraggio. Il domani che è già in marcia sarà quale lo vogliamo fin da questo momento perché il nostro impegno verso il domani incomincia oggi". Se dobbiamo essere felici in questa vita, dobbiamo esserlo ora. Non domani, non l'anno prossimo, né in una vita futura dopo la morte.

La migliore premessa a una vita felice l'anno prossimo è una vita piena, completa, armoniosa e felice quest'anno, oggi stesso.

Le nostre speranze in una vita ricca in avvenire non hanno gran fondamento se non sono radicate in una vita ricca al presente.

E' oggi... sempre oggi, che dovrebbe essere il più bel giorno della nostra vita.

 

DIRITTO E ROVESCIO

Tanto vale il dolore e tanto vale la gioia. Si tratta di due correlativi. Il dolore è il rovescio di quell'unica stoffa di cui il diritto è o darà la gioia. Bisogna però, prima di tutto accettare il rovescio, il quale si offre da solo, senza voler - cosa del resto impossibile- respingere la stoffa, mentre ancora non se ne conosce il diritto.

Sotto la specie del dolore si trova già la gioia.

C'è un solo mezzo per essere felici: non ignorare la sofferenza e non sfuggirla, accettando anzi la sua trasfigurazione. Ecco come Anatolij Krasnov racconta una sua esperienza di felicità nell'infelicità:

"Non mi sono mai sentito così felice come nel lager. Ricordo ancora le ore di preghiera notturna. Lavoravo nell'ospedale del lager come infermiere. Sentivo Dio vicino, accanto a me ed in quei momenti mi venivano spontanee queste parole: ‘Aiutami ad essere libero nella prigionia, felice nell'infelicità’. Solo là scoprii poco per volta il senso delle parole: Il Regno di Dio è dentro di noi".

 

LA FELICITA' STA NELLE COSE ?

Ecco "La storia di una corona di latta", fiaba spagnola.

C'era un poveraccio senza fissa dimora. Non possedeva niente: né casa, né orto, neppure un somarello spelacchiato. Vivacchiava mendicando e raccogliendo frutti selvatici: indossava una palandrana sdrucita e nascondeva la testa pelata in un berretto verdastro.

Ma non era affatto infelice. Si accontentava di vivere, di contemplare il cielo, di bere alla sorgente. Non desiderava nulla. E quando non si desidera nulla, tutti lo sanno, si finisce con l'essere quasi felici.

Un giorno, gironzolando tra i baracconi di una fiera, vide sulla testa di uno zingaro una corona di latta ornata di sonagli d'argento. Ad ogni moto dell'uomo i campanelli tintinnavano: dirindindin dirindindan ! Che meraviglia!

Il mendicante, pur saggio fino a quel giorno, restò a bocca aperta. Che bellezza poter buttare via il berretto verdastro e mettere in testa quella specie di anellone lucente, che tintinnava senza posa!

Era nato, nel suo cuore innocente, il primo desiderio. Il primo di una serie illimitata. Era finita la pace.

Da quel giorno il poveretto cessò di dilettarsi a guardare le nuvole, a tuffarsi nel ruscello, a cogliere more e corbezzoli. Sognava la corona di stagno come mai nessun principe ambizioso ha sognato l'emblema della potenza imperiale. Diventò triste, perfino scontroso.

Pensò allora di offrire i suoi servizi allo zingaro del baraccone. E, in cambio di un mese di lazzi smorfie e piroette, ottenne il premio ambito: la corona di latta. Quanto era lucida e bella, come scampanellava gioconda! Poteva ben essere felice oramai il mendicante... Ma non lo era.

Ogni qualvolta il campanellino tintinnava, un nuovo desiderio gli si accendeva nel cuore. Desiderava tutte le cose più assurde, tutte le dolci e vane bagatelle del mondo.

Comprese allora che il suo berretto a sonagli non era che una lusinga, incapace che dargli altro che irrequietezza e disordine. E con un profondo sospiro (di rimpianto o di liberazione?) riportò allo zingaro la sua corona di latta.

 

LA SPERANZA FA LA DIFFERENZA

Fonte della gioia è la speranza.

La speranza cerca il lato positivo delle persone invece di insistere sul loro lato peggiore.

La speranza apre le porte che la disperazione ha chiuso.

La speranza scopre ciò che può essere fatto invece di rimuginare su ciò che non può essere fatto.

La speranza trae il suo potere da una profonda fiducia in Dio e dalla fondamentale bontà dell'uomo.

La speranza accende una candela, invece di maledire l'oscurità.

La speranza considera i problemi, grandi e piccoli, come se fossero delle opportunità.

La speranza non nutre illusioni, e non si lascia andare al cinismo.

 

ABBRACCI

La gioia e fatta anche di segni. E' meraviglioso ciò che può fare un abbraccio. Ti risolleva se ti senti uno straccio. Un abbraccio "Ti amo tanto" può dire. Oppure "Odio vederti partire". Un abbraccio è "Bentornato" O "E' bello vederti, dove sei stato?" Un abbraccio può alleviare il dolore di un bambinello E portare l'arcobaleno dopo l'ombrello. L'abbraccio: non c'è molto da dire, senza di esso non si sopravvive. E' vero che scaldi, che delizi e che piaccia, forse è per questo che Dio ci ha dato le braccia. Gli abbracci per i padri e per le madri sono belli, dolci per le sorelle, grandi per i fratelli. E le vostre zie preferite quasi quasi li amano più delle piante nei vasi. I gattini li cercano, li amano i cagnolini, e i capi di stato per loro tornan bambini. Un abbraccio supera le barriere del linguaggio e ti fa fare proprio un bel viaggio. Non ti crucciare per quanti da parte ne hai, poiché più ne dai, più di questi ne hai, perciò allarga le braccia senza aspettare E trova in fretta qualcuno da abbracciare. ( Dean Valley)

 

L'ILLUSIONE

Così scriveva un anonimo inglese del XIII secolo:

Tu credi di essere infelice perché non hai questo, ti manca quest'altro, oppure perché sei ammalato, abbandonato, senza lavoro, senza amici.

In realtà, ho conosciuto ricchi disperati, sapienti amareggiati, potenti nevrotici. E per contro, morenti sereni, reclusi pacificati, poveri felici. E anche tu, ci scommetto. Come la mettiamo dunque? Quando ti deciderai a capire che la felicità non può venire dall'esterno, ma nasce di dentro? Quando la smetterai di illuderti che essere felice è un diritto, senza far nulla per seminare nel tuo cuore il tuo dovere di felicità?

E' un parlare duro, lo so, anche scostante. Ma la felicità non te la dà nessuno e nessuna cosa se prima non sei tu a voler essere felice per mezzo di te stesso, chiunque tu sia, intelligente o ignorante, cavaliere o mendicante. La felicità e l'infelicità nascono dal cuore; è la tua brama che vede distorto; è la concupiscenza che sporca le cose; è la tua accidia che appiattisce tutto; è la tua poca fede che rende opaca la terra.

Rinnovati ogni giorno, amico. Ogni giorno rinasci. Da' alle cose e agli uomini il piccolo grammo della tua felicità conquistata.

Ti verrà resa al centuplo.

 

I CONSIGLI DI SAN FILIPPO NERI

Conosciamo un po' tutti "Pippo buono", un santo dal volto simpatico. Ecco alcuni dei suoi consigli:

- Scrupoli e malinconia, fuori da casa mia!

- Il paradiso non è per i poltroni.

- Voglio amarvi, Gesù mio, ma solo finché fate il voler mio?

- Vi ringrazio, Signore, Gesù mio, se le cose non vanno a modo mio.

- L'unica regola è .... essere senza regole.

- Le tentazioni contro la purezza si vincono... fuggendo.

- State allegri, ma non fate peccati.

- State buoni, se potete.

- L'importante è che siamo santi.

 

SCOPRI IL CIELO IN E ATTORNO A TE

Ama la gioia e proprio per questo te la troverai accanto. Puoi anche non possedere nulla e gustare tutto. C'è così tanto da ricevere guardando le piccole cose e la gente buona e semplice! Vi sono così tante sorprese e miracoli da scoprire con occhi aperti o chiusi! In ogni cosa è assopito il ricordo del paradiso perduto. Essere capaci di notarlo è l'arte della vita.

Forse è difficile toccare il cielo, ma lo è ancora di più se il cielo non entra dentro di me. Il cielo deve cominciare sulla terra, dovunque gli uomini sono amici e dove la bontà si può trasmettere di mano in mano, alleata della gioia. Nel cielo possono esserci anche le nubi, ma non devono farmi dimenticare la bellezza e non possono farmi dimenticare di raccogliere i fiori dimenticati e non amare la gente che vive attorno a me.

 

"..TUTTAVIA LA BACIAI".

Atrthur Miller scrive in una sua commedia:

"Sognavo che la vita consisteva nell'avere un figlio mio. Ma nacque una piccola mongoloide e io la sfuggivo. Tuttavia ella continuava a salire sulle mie ginocchia. Mi tirava i vestiti. Allora pensavo: ‘Se potessi baciarla, forse riuscirei a dormire’. E mi chinai su quel volto martoriato e fu terribile…"

Sì, penso che dovremmo baciare la nostra vita; la nostra vita così com'è, dovremmo riconciliarci con essa per quanto dura e pesante possa essere. Una volta che riusciremo a baciarla, diventerà diversa, più sopportabile.

Non facciamoci illusioni. La felicità non è uno spettacolo permanente. La felicità vera e profonda va e viene e spesso non dura a lungo. Il resto del tempo trascorre nel pensarla e nell'aspettarla. Per cui è meglio riconciliarsi con la vita così com'è. Oggi. Adesso. E non perdere quel po' di felicità che ci aspetta.

 

ATTENTO ALLA LINGUA

Sii prudente nei tuoi giudizi. Le parole sono armi potenti che possono fare molto male. La tua lingua non si prenda mai gioco di nessuno. Una parola dura, una parola forte può bruciare a lungo in fondo al cuore e lasciarvi la sua cicatrice.

Accetta che gli altri siano altri, pensino diversamente, agiscano diversamente, sentano diversamente, parlino diversamente.

Nei tuoi discorsi sii generoso e indulgente.

Le parole devono essere "luci". Le parole devono riconciliare, riavvicinare, rappacificare.

Dove le parole diventano "armi", ci scontriamo come nemici.

La vita è troppo breve e il mondo è troppo piccolo per farne un campo di battaglia!

 

CHE COSA SI ASPETTANO DA TE

La nostra vita in società è difficile. Il nostro linguaggio è spesso carico di minacce e di violenza. Continuiamo a credere nella potenza. Vogliamo aver ragione e ci sforziamo in ogni possibile maniera di essere i più forti, e i nostri sentimenti ne sono impoveriti. Più che mai avremmo bisogno di dolcezza, di tenerezza. Si diventa delicati quando si sa quanto sono fragili le cose e quanto sono soli e deboli gli uomini. Basta pensare alle numerosissime persone che l'infermità, la malattia, la povertà, il fallimento allontanano lentamente dalla vita. Esse cercano un sorriso, attendono una buona parola, desiderano amicizia e comunione. Rivestiamoci di tenerezza e attenzione di comprensione per tutti gli uomini che ci circondano e sforziamoci di non lasciare nessuno isolato.

Il nostro mondo ha estremo bisogno di persone calme e semplici, di persone gentili che nei negozi ti servano con un sorriso, che non perdano la pazienza dietro gli sportelli, che nel traffico non si comportino come dei compressori, che non se la prendano quando si commette un errore.

 

CURA DI BELLEZZA

Non dimenticare che il tuo volto è destinato agli altri. Che altri devono guardarlo e che nulla è così deprimente e avvilente che incontrare per ore e giorni un volto brutto, musone e poco simpatico.

Il tuo volto è assai più che una bella facciata, più che un'insegna, più che un biglietto da visita. Curalo non solo per te stesso, per ammirarti allo specchio, ma soprattutto per gli altri. Curalo soprattutto all'interno. Metti "luce e gioia" nei tuoi occhi. Lascia che la bocca sorrida. Rendi amabile il tuo volto ripulendo più a fondo il tuo cuore. Puliscilo da quelle preoccupazioni e critiche che riguardano cose estranee alla tua felicità. Non stare sempre lì a ruminare le negatività che incontri, non lasciare che le irritazioni quotidiane mettano le rughe agli angoli della tua bocca e del tuo cuore. Metti in mostra il tuo volto migliore, più amabile, più bello e gli altri non faranno fatica ad amarti.

 

PREGHIERA

Signore, non mi manca nulla! Ho due occhi preziosi come diamanti, una bocca per cantare e una salute che non ha prezzo. Signore, non mi manca nulla! Ho il sole nel cielo, ho un tetto sopra il mio capo. Ho del lavoro per le mie mani. Ho una tavola ben imbandita per mangiare,

e c'è gente che mi ama. Ho Te che mi sei Padre provvidente.

SIGNORE, NON MI MANCA NULLA!

 

VIVI!

E' bello essere "uomo" e vivere! Essere semplicemente un uomo, guardare il cielo, il sole, i fiori e le stelle nella notte. Guardare i bambini, ridere, giocare, lavorare, amare, sognare, immaginare, essere contento: tutti i giorni è festa.

Vivere e niente di più. Essere buono e non voler possedere tutto, non essere geloso, non lamentarsi ma aiutare, compatire, consolare, far visita ad un malato, essere presente quando un altro ha bisogno di te, stancarti per gli altri, addormentarti su una poltrona, mangiare e bere insieme… e tutto questo non per dovere o per serietà, ma perché tu lo desideri, perché sei un uomo, uomo fra gli altri, perché vivi.

Sai quale pericolo minaccia la nostra epoca? Noi viviamo nel secolo del "tornaconto"! "A che cosa serve?"- chiede la gente. "E' utile?". "Che cosa ci guadagni?". Si calcola il guadagno, l'efficienza e la produzione. Ci si preoccupa. Ci si accanisce. Si è sovraoccupati. Si fanno calcoli. Bisogna guadagnare.

Ci dimentichiamo che la bellezza della vita appare nel momento in cui il calcolo si arresta. Quando siamo semplicemente uomini, quando viviamo con semplicità e gioia.

Gli uomini vivono più a lungo di una volta, ma la loro contentezza non aumenta. All'inizio lavorano per vivere, ma alla fine lavorano e dimenticano di vivere.

Difenditi! Non sei una macchina fabbricata per un preciso rendimento. Sei molto di più del tuo mestiere, della tua professione, del tuo lavoro! Sei anzitutto "uomo" per vivere, per ridere, per amare, per essere semplicemente un "uomo". Ed è la sola cosa importante di questo mondo!

Le cose puoi maneggiarle senza amore. Puoi abbattere un albero, strappare un cespuglio. Puoi rompere un bicchiere, rovesciare una sedia… Le cose le puoi maneggiare in tanti modi, anche se non è del tutto indifferente veder calpestare un fiore.

Gli uomini li puoi "maneggiare" soltanto con l'amore. Se non sei capace di amare gli uomini, rimani seduto nel tuo cantuccio e occupati di te stesso o di cose futili e senza vita, ma lascia stare la gente!

Forse lavori nell'amministrazione, vedi soltanto carte, formulari o numeri, e non ti viene mai in mente di immaginare il volto umano che ci sta dietro.

Lavori in ufficio, a scuola, in fabbrica o in un negozio e tutto il giorno non incontri uomini ma solo manichini parlanti.

Dietro ad ogni volto cerca l'uomo.

Ama l'uomo, sia egli piccolo o grande, bello o brutto, allegro o serio. Attento o distratto. Fortunato o fallito! Il tuo amore gli farà bene.

Anche tu sai riconoscere se qualcuno si interessa a te per amore o per altri motivi, se uno ti ama, è attento o cordiale. Altrettanto succede alle persone con cui tu hai a che fare.

 

NON PERDERE LA GIORNATA!

Non sarò mai felice se non controllo i miei sentimenti, se sciupo la mia giornata per un graffio sull'automobile, per una parola adirata in casa, per un errore, per un appuntamento mancato, per una smagliatura sulla calza o una cravatta di traverso,

Non sarò mai felice se sono vittima delle mie emozioni, schiavo delle mie passioni e imprigionato in stupide speranze.

La felicità non arriva mai attraverso un assegno o un vaglia postale. La distrazione, il piacere, le vacanze all'estero si possono comperare, ma un cuore gioioso e sereno, che rende l'uomo lieto di ciò che ha, non si vende mai in nessun posto. Il suo prezzo è incalcolabile.

 

CIVILTA' E BABELE

L'odio e gli armamenti aumentano, i giornali straripano di omicidi e di scandali. E noi ci diciamo persone colte, civili, autentici umanisti, ci diciamo cristiani pur cercando attivamente di eliminare dal cristianesimo la scomoda e sgradevole croce!

Non sappiamo più fare uno sforzo. Optiamo per un cristianesimo equivoco la cui regola domestica è l'agiatezza e la comodità, il cui linguaggio esteriore è un suono vuoto in cui camuffiamo il nostro egoismo sottilmente nutrito.

La nostra civiltà occidentale è storicamente e globalmente cristiana. Bella civiltà e bel cristianesimo! Essi si adattano scandalosamente a tutte le violenze, ad ogni miseria e ad ogni morte. Oggi più che mai, denaro sesso e violenza inquinano l'atmosfera: si rischia di soffocare.

E quanto è difficile che gli uomini sappiano essere felici insieme per ascoltarsi, comprendersi, amarsi.

La stampa, la T.V. e la radio forniscono ogni giorno una dose quasi mortale di guerra, violenza, omicidi, stupidaggini, spettacoli insensati. Gli incontri, le conferenze, gli enti sovranazionali, le manifestazioni, le contestazioni non sembrano affatto capaci di migliorare l'intesa.

A modo suo ognuno cerca di essere sostenitore della pace, profeta di un mondo migliore, nessuno però sembra disposto a "perdonare", a "fare la pace". Nessuno sembra deciso a correggere se stesso. Ognuno vuole cominciare dagli altri. Ognuno vuole portare in giudizio, accusare, rendere responsabili.

Ci troviamo a Babele. Siamo posseduti dallo spirito di confusione, di demolizione, di turbamento.

Perché non proviamo una volta a fare un po' di silenzio per cercare di far parlare lo Spirito di Dio, lo Spirito dell'unità e dell'amore?

Se Egli comincia ad abitare e lavorare nel nostro cuore, ne raccoglieremo i frutti. E sono frutti deliziosi. Si chiamano: amore, gioia, pace, pazienza, amabilità, fedeltà, dolcezza e semplicità.

 

FORMULE

L'uomo non è una macchina. Non entra in alcun ingranaggio. Non può essere imprigionato in formule fisse: 1+ 1 = 2! Questo risultato va bene in matematica, ma non vale per l'uomo. Al massimo per lui va già bene se riesce a fare 1,5 o 1,8.

Se una persona ha fatto del suo meglio, la devo apprezzare senza badare ai risultati che ha raggiunto.

Nella nostra epoca di computer e apparecchi elettronici, l'uomo corre il rischio di essere ridotto ad un robot che può essere perfettamente manovrato e che deve eseguire alla perfezione le norme ricevute. Se la società minaccia gli uomini, essi devono salvarsi.

Sii uomo profondamente in comunione con il tuo simile, anche se è qualcuno con le ali spezzate!

 

INNAMORARSI A QUALUNQUE ETA'

Essere innamorato è un sentimento meraviglioso, una specie di primavera del cuore, tutto si colora. Se sei innamorato tutto torna ad essere bello e luminoso.

Ci sono molti modi di essere innamorati, ma nella nostra società complicata, nevrotica e carica di problemi, ce n'è uno che più di tutti ci manca: L'amore delle cose semplici di tutti i giorni!

Le scoperte degli ultimi tempi spesso non sono scoperte di saggezza, ma scoperte di velocità: non ti fanno avanzare di un sol passo verso la felicità.

Riscopri le cose ordinarie, il fascino semplice dell'amicizia, i fiori per un ammalato, una porta aperta, una tavola ospitale, una stretta di mano, un sorriso, il silenzio in una chiesa, il disegno di un bambino, un fiore che sboccia, un uccello che canta, l'ordine di un filare di pioppi, un ruscello, una montagna…

La vita diventa una festa quando sai gustare le cose ordinarie di ogni giorno!

 

CROCE

Presto o tardi sbatterai la testa contro quella maledetta trave che farà della tua vita una croce. Subisci un incidente, colui che ami muore. La tua carriera è interrotta, sei ingannato, abbandonato da tuo marito o da tua moglie. Qualcuno ti contraria, ti rovina, ti umilia o ti respinge. Non ce la fai più. Diventi vecchio.

La trave può avere ogni forma o dimensione. Essa non tiene conto dei tuoi titoli, della tua posizione, del tuo nome, della tua reputazione, dello spessore del tuo portafoglio, delle tue relazioni e del tuo successo. Sei felice. Tutto va bene.. e all'improvviso questa terribile trave!

In ogni vita umana la croce è una realtà.

Tuttavia sono sempre più pochi gli uomini che si misurano con essa. Non l'accettano più e sono depressi… Molti vi si perdono. Neurologi e psichiatri hanno lavoro fin sui capelli..

Non hai scelta! Porterai la tua croce oppure essa ti schiaccerà!

Ma la potrai portare solo se scoprirai il suo significato e il suo ruolo.

La croce ti riconduce alla tua verità, alle tue giuste dimensioni di figlio degli uomini, povero, debole, fragile e piccolo.

La croce può liberarti dalla materia in cui rischi di soffocare; può liberarti dalla mediocrità. Essa è come un’antenna attraverso la quale riesci a captare un messaggio da parte di Dio. Non ti salverà dalla sofferenza, ma ti salverà dal suo non senso e dalla sua inutilità!

Ridiventa uomo e vedrai tutto diversamente e molto meglio, con occhi che avranno pianto!

 

AFFETTO

Tu non riesci a vivere senza qualcuno che ti ama, che ti trova in gamba, che ti fa entrare nei suoi pensieri, qualcuno con cui ogni tanto puoi confidarti, che si preoccupa di te. Incontri molte persone, ma solo alcune entrano nell'intimo della tua vita e diventano tuoi prossimi. E' una grazia avere vicine queste persone se no la tua vita sarebbe arida e insopportabile.

Oggi quelli che non hanno più nessuno sono innumerevoli. Nessuno che si occupi di loro, che si chini sulla loro umanità e regali una parte di cuore. Eppure anche il loro cuore è assetato, aspira ad un briciolo di affetto, a un po' di tenerezza, a delle braccia su cui riposare sicuri.

L'affetto è particolarmente necessario per i bambini: quelli che ne sono privati saranno marcati per la vita. Molto spesso, più tardi, riempiranno centri di rieducazione ed anche carceri.

Fai allora attenzione al freddo che investe la terra degli uomini e che tanti ne fa morire di gelo.

Molti vivono isolati in un arido deserto di gente, come formiche, nei negozi e per le strade, sui treni e nelle metropolitane, negli appartamenti. Uomini senza volto e senza cuore.

Noi dipendiamo totalmente gli uni dagli altri per il nutrimento, il vestito, la casa, il trasporto, per tutto ciò che si ottiene "pagando". Ma dipendiamo ancor di più gli uni dagli altri per la nostra felicità, e in questo campo nulla si ottiene con il denaro, quando c'è di mezzo il cuore e l'amore è gratuito.

 

VERA E FALSA LIBERTA'

Attenzione all'uso del termine 'libertà', si presta infatti alla massima confusione sia negli adulti che nei giovani.

In nome della libertà, uomini e donne disprezzano la fedeltà coniugale. In nome della libertà si vuol provare tutto e qualche volta, poi, si resta schiavi dei vizi.

In nome della libertà, la stampa d'effetto pubblica le peggiori notizie.

In nome della libertà si vive troppo a misura dei propri sentimenti, delle proprie voglie, dei propri capricci e della propria paura. E' la libertà coltivata e adorata dagli egoisti. Essa conduce dritto dritto nella giungla, alla tirannia del più forte, del più astuto, del più insolente.

Solo in un clima di amore il termine libertà si colma di senso, di valore e di gioia. Infatti, in questo mondo, il primato assoluto non deve andare alla libertà, ma all'amore.

Chi ama si apre agli altri e dona loro potere su se stesso, restituendo così un pezzetto della sua libertà.

L'amore rende liberi per il bene e la bellezza, per le vere e profonde gioie della vita.

 

SOLITUDINE

Puoi star solo senza diventare un misantropo.

Puoi essere celibe e sentirti felice e contento.

Puoi essere sposato, circondato da una folla di gente e sentirti terribilmente solo.

La solitudine è un male morale che non si guarisce semplicemente mettendo le persone le une accanto alle altre.

Oggi più che mai, la gente si ammassa angustamente negli edifici, nei condomini, nei luoghi di vacanza. Ed è proprio lì che si avverte la solitudine più paurosa e più forte.

La solitudine che oggi colpisce tanta gente, nasce da un profondo vuoto spirituale, dall'incertezza e dall'angoscia. Gli stessi psichiatri non possono far molto.

Esistono rimedi per alleviare il male, non per curarlo. Il medico non ha potere sulle cause profonde della solitudine moderna. Esse sono di natura puramente spirituale; dunque l'uomo deve anzitutto guarirsi da solo. Ne sono coinvolti lo spirito e il cuore, per creare una sicurezza che è possibile solo in un clima di autentico amore. Ma nella misura in cui abbiamo svenduto il cuore per della paccottaglia di lusso, siamo incapaci di questo amore. Abbiamo paura del silenzio, dell'apertura a Dio, della preghiera. Cerchiamo soluzioni nel buio o nell'intorpidirci la mente.

Soltanto il ritorno a Dio come ad un padre che ha il nostro nome scritto nel suo cuore, può fare miracoli.

 

TI GIURO AMORE ETERNO

Penso che tutti, non solo i cattolici, siamo meravigliati ed anche impressionati dal grande numero di separazioni e divorzi. Gli uomini fanno una gran fatica ad amarsi in una maniera durevole. Dopo una prima ondata di: "Ti amo per sempre", "Il nostro amore non finirà mai", "Ti amo fino a morirne", spesso si arriva a non stimarsi più, a non sopportarsi più, qualche volta addirittura ad odiarsi.

Perché è così difficile vivere insieme tutti i giorni? Perché spesso mentiamo a noi stessi.

Pretendiamo di amare l'altro e ci limitiamo ad amare noi stessi, il nostro "io". Mi aspetto troppo dall'altro. L'altro deve innalzarmi fin sopra le nuvole, deve portarmi sulle braccia, deve essere solo per me in esclusiva, non deve arrabbiarsi, non deve rimproverarmi. Al minimo disincanto mi sento ferito nel mio amore. Pensiamo troppo poco e quasi mai a ciò che possiamo donare o fare per l'altro.

Non dire troppo in fretta: "Non mi ami!". Almeno fino a che tu abbia donato tutto.

 

BARBARI MODERNI

Quando si parla di barbari si pensa ai tempi andati, eppure i barbari moderni possono benissimo identificarsi con dei signori ben vestiti, seduti dietro dignitosissime scrivanie. Schiacciano bottoni, fanno delle firme. Non si sporcano le mani. Nella cassaforte hanno le proprie armi. Nel mondo delle finanze e degli affari trovano gansters che senza pietà strangolano i piccoli e i deboli.

Un mostruoso sfruttamento esiste anche nel mondo dei malati, degli anziani, degli handicappati, nel mondo dell'uomo che ha fatto un passo falso, nel mondo delle persone incapaci di sbrogliarsela e totalmente dipendenti dagli altri. Gli uomini deboli, gli uomini disgraziati sono estremamente vulnerabili! Per questo l'avidità e la sete di denaro sono così orribili. Non è disumano arricchire grazie alle disgrazie altrui? Quando frequento persone fragili, malati, vecchi, la priorità va all'amore o al guadagno? Se penso solo al guadagno mi rendo colpevole della forma più abietta di sfruttamento e, allora, come posso pensare di essere felice?

 

CONSOLAZIONE

Sentiamo spesso, specialmente in mezzo a questa società asfissiante e deprimente il bisogno di essere consolati. Ma la consolazione non deve essere come l'alcool, un sonnifero o un’iniezione anestetizzante che per un momento sembrano risolvere i problemi e poi, subito dopo, ti fanno cadere nella disperazione ancora più nera. La consolazione non deve essere neanche un annegarsi in un’effusione di parole.

La consolazione è come un’oasi inaspettata in un grande deserto: essa ti fa credere alla vita. La consolazione è come una mano dolce sul capo: essa ti calma. La consolazione è come il volto dolce e vicino di qualcuno che comprende le tue lacrime, che ascolta il tuo cuore angosciato, che rimane vicino a te nella tua tristezza e nella tua disperazione e che nel cielo buio ti mostra alcune stelle.

 

AMORE

Nella nostra epoca chi sa ancora cos'è l' "Amore"?

"Amore" è terribilmente mutilato nel cinema, nei giornali ad effetto e nelle pubblicazioni pornografiche, sulle quali abietti uomini d'affari e irreprensibili padri di famiglia lasciano le loro impronte digitali.

Questa produzione di parole e di immagini può avere qualche rapporto con l' "amore"?

"Amore" è terribilmente chiacchierato in salotti televisivi e non, dove si confonde l'ultima 'avventura' con un impegno gioioso e totale, "Amore" è spesso confuso con sentimento, con flirt e ammiccamenti, con elemosine per sentirsi buoni, con buonismo.

Chi nella nostra epoca, si ricorda che l' "Amore" si riferisce a dono e abbandono, alla gioia profonda del dono di sé, alla tenerezza e alla mansuetudine, all'amabilità e alla clemenza, al rigetto della potenza e del denaro, al rifiuto della violenza, alla pace? Chi nella nostra epoca sa ancora che l' "Amore" si accorda con la disponibilità?

Chi si ricorda ancora che "Amore" è un nome proprio, il nome proprio di Dio?

 

MESCHINITA'

Perché diventiamo così nervosi quando perdiamo l'autobus, quando la macchina non è disponibile e per una volta ci tocca andare a piedi? Eppure sappiamo benissimo che in Oriente certi uomini camminano tutto il giorno tra le stanghe di un carrozzino di un uomo ricco, e il tutto per una manciata di riso!

Perché lamentarci di una leggera indisposizione o preoccuparci per una piccola ruga? Eppure sappiamo che migliaia di persone portano in sé un male incurabile, che migliaia di uomini sono torturati per le loro idee, per il colore della pelle, per etnie diverse o anche per un nonnulla.

Non pensiamo dunque mai agli altri, a quelli che non hanno gambe o che devono vivere in un letto. Scommetto che sarebbero pazzi di gioia se potessero fare una coda e attendere il loro turno davanti ad uno sportello, camminare sotto la pioggia o aspettare il prossimo tram.

E quando il nostro pranzo non ci è servito puntualmente, non dimentichiamo forse che milioni di esseri non si siedono mai ad una tavola per mangiare?

Siamo proprio uomini ridicoli, stolti e insensati. Avveleniamo la nostra vita e quella degli altri con una serie di meschinità, mentre abbiamo tutto il necessario per essere contenti! Abbiamo addosso una febbre peggiore della febbre gialla. La nostra febbre si chiama: egoismo mostruoso!

 

PERDONO

La cosa che doniamo con maggior difficoltà è proprio quella che dobbiamo imparare a donare per prima ed è il perdono!

Devo perdonare, ricominciare sempre a perdonare. Se smetto di perdonare comincio subito ad innalzare un muro. E un muro è l'inizio di una prigione. Soltanto se comincio a comprendere che l'altro è altro e se sono disposto a perdonare sarà possibile vivere insieme. Altrimenti la vita diventerà un reciproco assedio e mi troverò ogni giorno a fare delle guerre.

Niente può pesarci di più quanto l'incapacità di perdonare. E nulla è così tragico quanto vivere giorno e notte con nel cuore quel sasso appuntito di rancore e di odio.

Qualcuno, o forse molti, ti hanno fatto del male e un po' alla volta ti sei raffreddato. Non sei più quello di prima. Non sei più così dolce, generoso, buono, il tuo affetto si è mutato in fredda cortesia formale, la simpatia a volte si è tramutata in antipatia e l'amore in odio. Ti sei imprigionato. Le tue finestre si sono chiuse. Il sole è rimasto fuori… Ebbene, c'è una sola strada, quella del perdono.

Costa molto, ma ne vale la pena!

Perdonare è una forma di creatività; è generare 'nuova vita' e 'nuove gioie'. E' creare nuove possibilità in te stesso e negli altri.

Perdonare dovrai farlo spesso; devi infatti perdonare settanta volte sette, fino all'infinito, poiché anche tu hai tanto bisogno di perdono!

Coraggio! Il primo passo è il più difficile. Fatto questo il resto sarà un festa!

 

IL COMPUTER NON TIEN CONTO DEL CUORE

Essere uomo, essere un uomo di cuore, è la sola cosa che importi al mondo. Ma a chi gliene importa?

Il cuore presuppone la semplicità, lo spirito di servizio e una certa dose di dimenticanza di sé. Chi li cerca? Non sono cose alla moda.

Qua e là si sente parlare di una società nuova, di un mondo nuovo (pensate a quante chiacchiere intorno al nuovo millennio!), ma raramente si nominano questi elementi di base che sono indispensabili e allora la gente diventa scettica perché non vede niente di nuovo nella sua vita quotidiana.

Il mondo non ha occhi che per le cose che si notano quelle che pesano sulla moderna bilancia dei valori: carriera, reputazione, fortuna! Nessuno si preoccupa della tua bontà, della tua semplicità, del tuo spirito di servizio, ma del tuo titolo universitario, del tuo diploma, della tua ambizione, della tua capacità professionale e tecnica. Tutti, oggi, ricercano il tecnico, il professionista il più possibilmente immunizzato contro i sentimenti umani quali la pietà, la comprensione, l'attenzione verso i bisognosi, la sollecitudine e la disponibilità verso il prossimo. E' il pericolo che incombe in questa società super organizzata e super amministrata. Il computer non tien conto del cuore.

Eppure, anche se agli occhi del mondo del potere conti poco, diventa uomo di cuore: allora l'angolo di terra in cui vivi e lavori sarà già un pezzo di terra promessa.

Quanto è importante, specialmente in momenti difficili della vita, incontrare un uomo di cuore, un uomo che comprenda, che non rimproveri, che non classifichi freddamente, ma ti consoli e ti sollevi.

Tutti sperimentiamo di aver bisogno di comprensione, di incoraggiamento e di perdono. E proprio queste sono le cose che noi dobbiamo continuamente offrire nel nome di Gesù Cristo.

 

NON DIMENTICARE I GIORNI BELLI

Quando sei stanco, quando sei in disaccordo con l'ambiente, quando sei disperato e ti senti profondamente infelice, ricordati per un momento dei giorni belli, quando ridevi e danzavi, quando eri allegro con tutti come un bambino senza problemi! Non dimenticare i giorni belli!

Quando l'orizzonte, per lontano che tu riesca a vedere, appare buio senza un segno di luce, quando il tuo cuore è pieno di tristezza e forse anche di amarezza, quando apparentemente ogni speranza di nuova gioia e di felicità è scomparsa, te ne supplico, cerca con cura tra i ricordi i giorni belli. I giorni in cui tutto andava bene, senza nubi nel cielo, quando vicino a te c'era qualcuno che ti faceva sentire al riparo, quando potevi ancora entusiasmarti per la persona dalla quale oggi sei stato deluso e forse ingannato.

Non dimenticare i giorni belli!

Se li dimentichi non torneranno più! Riempi il tuo spirito di pensieri gioiosi, il tuo cuore di misericordia, di dolcezza e di amore, la tua bocca di un sorriso, e tutto ricomincerà ad andar bene.

 

PESSIMISMO

Non sei un pessimista perché sei triste per una ferita profonda nel cuore o un insieme di mali che ti affliggono.

Non sei un pessimista nemmeno quando sei profondamente rattristato dall'insopportabile sofferenza di tanti uomini innocenti, dalla violenza e dall'ingiustizia del mondo.

Pessimista è colui che annuncia la pioggia quando appare il sole, che quando tutto va bene, afferma che durerà poco, che si interroga sulle vere intenzioni di una persona amabile.

Il pessimista ha una cattiva vista, poiché non vede mai le cose belle.

Il pessimista sente male perché non ode mai buone notizie. Sente più il freddo che il caldo, sente più il dolore che la gioia.

Diagnosi medica :"Il pessimista ha un'influenza nefasta sulla digestione e la pressione sanguigna".

Conclusione: "Gli ottimisti vivono più a lungo dei pessimisti".

P.S.: "I pessimisti non vivono, sono già morti molto tempo prima di essere sepolti".

 

INGREDIENTI PER UN UOMO

Un anno prima di morire (1987) Giuseppe Ungaretti, guardando la sua vita passata (aveva da poco compiuto gli ottant'anni), confessava a se stesso: "Non so che poeta sia stato in tutti questi anni. Ma so di essere stato un uomo: perché ho molto amato, ho molto sofferto, ho anche errato, cercando di riparare il mio errore come potevo, e non ho odiato mai. Proprio quello che un uomo deve fare: amare molto, anche errare, molto soffrire, e non odiare mai".

 

GIOIA E'…

La gioia è una medicina.

Oramai tutti i dottori sono d’accordo. Chi ride, dicono, non si tasta il polso. "Il riso è un'emozione positiva ed espressa, quindi utile", dice lo psichiatra Paolo Panchieri.

La gioia è forza.

Il mondo non è di chi si alza presto, ma di chi è felice di alzarsi.

La gioia dà vita.

La serenità è buona perché talora è sufficiente sorridere a una persona per farla esistere.

La gioia è un assoluto.

Fino a questo momento non si è ancora trovato uno che si sia pentito di essere stato allegro! Questo è il motivo più forte che prova la saggezza di chi fa tutto per essere sereno.

La gioia è una meta.

Chi non arriva alla gioia è una personalità mancata. Il grande psicologo Allport fissa come criterio fondamentale della maturità di una persona il senso dell'umorismo, il non essere di peso, la capacità di non avvelenare l'aria che gli altri devono respirare.

 

GIOVANE O VECCHIO?

Son giovane come la mia speranza

Vecchio come la mia disperazione.

Son giovane come la mia fede

Vecchio come il mio dubbio.

Son giovane come i miei slanci

Vecchio come le mie lagne.

Son giovane come il mio sorriso

Vecchio come il mio broncio.

Son giovane come la mia virtù

Vecchio come i miei peccati.

Son giovane come le mie sorprese

Vecchio come le mie abitudini.

Son giovane come il mio amore

Vecchio come il mio rancore.

Son giovane come la mia dolcezza

Vecchio come la mia durezza.

Son giovane come la mia gioia

Vecchio come la mia noia.

Son giovane..

Son vecchio..

Come decido d'esser giovane o d'esser vecchio.

 

 

IL SOLE 'IN CUCINA'

Accogli ogni nuovo giorno come il sole che nasce.

Se conosci gli ingredienti del "sole" puoi prepararlo tu stesso come la tua minestra quotidiana.

Prendi una buona dose di bontà, aggiungi molta pazienza: pazienza con te stesso, pazienza con gli altri. Non dimenticare quel pizzico di umorismo che fa digerire le contrarietà. Mescolaci una buona dose di passione per il lavoro e versa sul tutto un gran sorriso: così otterrai il sole del giorno!

 

 

Natale 1999 – pro manuscripto

     
     
 

Archivio