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UNA PAROLA AL GIORNO

RIFLESSIONI  QUOTIDIANE  SULLA

PAROLA  DI  DIO

a cura di don Franco LOCCI

 

 SETTEMBRE 1995

 

 

 

VENERDI' 1 SETTEMBRE 1995

“Ciascuno sappia mantenere il proprio corpo con santità e rispetto". (1 Is. 4,4)

Ci facciamo aiutare da una riflessione di Cirillo di Gerusalemme:

Non credere a chi sostiene che il nostro corpo non ha niente a che fare con Dio. Tra parentesi, quelli che considerano il corpo una realtà perversa molto spesso ne abusano per azioni impure. Cosa ha di criminale questo corpo meraviglioso? Cosa manca alla sua bellezza, alla sua armonia? Splendidi sono gli occhi, e gli orecchi sono collocati nel modo più comodo per captare i suoni. il naso può discernere gli odori e la lingua serve al gusto e alla parola. Dentro, i polmoni filtrano l’aria, il cuore pulsa ininterrottamente, il sangue scorre per innumerevoli vene e arterie, le ossa sono tutte collegate fra loro. Non dire che il corpo è causa di peccato. Non è il corpo che pecca, ma l’anima. Il corpo è solo uno strumento, è come un vestito per l’anima. Diventa immondo se da essa viene adoperato per la fornicazione, ma se si unisce alla sua santità diventa tempio dello Spirito Santo. Non lo dico io, lo dice l’apostolo Paolo: “Sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo che dimora in voi?”.

 

 

SABATO 2 SETTEMBRE 1995

“E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre”. (Mt. 25,30)

Racconta una parabola araba: Un fannullone sedeva un giorno sull’uscio di casa, annoiandosi a morte. E’ questo sole che mi opprime, pensava. Se Allah mandasse la pioggia mi divertirei ad ascoltarne la voce! Allah lo accontentò. Per un po’ l’uomo sorrise alla novità, ma poi ripiombò nella noia. Gli venne il desiderio del vento, che scuote alberi e uomini. Allah lo accontentò di nuovo. Ma dopo un attimo di soddisfazione, il fannullone riprese a lagnarsi. Vorrei vedere la neve che tutto trasforma col suo candido manto! Allah esaudì ancora il suo desiderio. Dopo qualche istante di stupore, l’uomo riprese ad annoiarsi. Poi, vincendo con sforzo la pigrizia, si alzò per recarsi da un amico che faceva il sarto. L’esistenza non è forse insopportabile? — gli chiese. — Tutto stanca. Il cielo azzurro, la pioggia, la neve. Che potrei chiedere ad Allah? Il sarto, indaffaratissimo a tagliare un abito, senza alzare gli occhi rispose: — La voglia di lavorare. Chi lavora ha la noia in pugno. Con un colpo di forbici la può recidere quando vuole, sia che piova, nevichi o splenda il sole.

 

 

DOMENICA 3 SETTEMBRE 1995

“Figlio, nella tua attività, sii modesto”. (Sir. 3,19)

Don Alessandro Pronzato dice che un giorno, un amico in vena di paradossi, gli faceva notare: “C’è gente, oggi, che quando tira uno starnuto crede di aver provocato un terremoto avvertibile in tutto il pianeta. Quando tossicchia, è certa di aver determinato uno sconquasso generale nei cuori e nelle coscienze. Quando firma un compituccio scolastico gabellato come documento, pensa di aver aggiunto un capitolo fondamentale alla “Summa Theologica” di S. Tommaso. Quando è protagonista di un modesto episodio di cronaca locale, si illude che quella diventi una data memorabile da inserire d’urgenza nella storia universale. Quando pronuncia una cauta e timida e generica parola in favore della giustizia, si dà arie di uno che ha dato l’avvio alla più grande rivoluzione di tutti i tempi. Quando distribuisce una caramella ai bambini, pretende che tutti i giornali segnalino il gesto clamoroso da consegnare agli annali della carità, In altre parole circolano tipi col complesso del Padre Eterno. Con la differenza che Quello di lassù ha creato il mondo ritirandosi, mentre questi creano confusione ingombrando. Forse esagerava, comunque sarà opportuno che ognuno vada a verificare se nel proprio vocabolario, e soprattutto nell’uso quotidiano, non sia scomparsa per caso, la modestia.

 

 

LUNEDI' 4 SETTEMBRE 1995

“All’udire queste parole furono pieni di sdegno contro Gesù, e lo cacciarono fuori dalla città”. (Lc. 4,28)

La parola di Gesù non viene accettata dai suoi concittadini. Spesso anche la nostra parola non viene accettata, ma è giusto angosciarci? Un uomo, che aveva una parola da dire ai fratelli, trovava scarsissima udienza. Gli uomini, in quel tempo, erano distratti quasi come oggi, e l’uomo soffriva, s’affannava, si preoccupava. Come riuscire a trasmettere il suo messaggio? Una sera, mentre tornava a casa dopo aver cercato invano di comunicare agli altri la parola che aveva in cuore, una grande angoscia lo invase, al punto che dovette sostare accanto a una edicola sacra. Gli parve allora di udire una voce chiedergli: Amico, perché la tua angoscia? Rispose: Perché tante sono le cose che vorrei dire e ho una terribile sensazione d’impotenza... Rispose la voce: Ti domando: perché la sensazione d’impotenza è terribile? Ovviamente perché nutri l’illusione o l’esigenza della potenza, se non dell’onnipotenza. Ma è giusto questo? L’uomo tacque di colpo. Era sicuro d’aver udito la voce di Dio.

 

  

MARTEDI' 5 SETTEMBRE 1995

“Come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore”. (1 Ts. 5,2)

Un giovane sacerdote confidò un giorno a San Filippo Neri:

— Qui a Roma è facile a molte persone fare fortuna. Spero anch’io di avere buona sorte, e di ottenere, prima o poi, uno zucchetto da Monsignore. — Ve lo auguro di tutto cuore — rispose il santo — ma poi, giunto a quel punto, quali sarebbero le vostre aspirazioni? — Vi dirò in confidenza che, dopo lo zucchetto di monsignore, spero di ottenere un anello di Vescovo. — Benissimo, e poi, che cosa intenderesti fare? — Sapete come va il mondo: una volta Vescovo, non dispero di giungere a ricevere il rosso cappello cardinalizio. E poi... via!... Sapete bene che è tra i Cardinali che viene scelto il nuovo Papa... e la fortuna a volte fa certi scherzi! — E poi? — E poi! Ma sapete che mi fate ridere con questo “e poi”? Vi sembra cosa da nulla essere Sommo Pontefice, capo di tutta la cristianità? Allora sarebbe il momento di godersi finalmente la vita, e rallegrarsi del destino glorioso che ci è stato riservato. — E poi? — E poi basta, che cosa volete di più? — Ve lo dirò io — fece il santo curvandosi all’orecchio del prete ambizioso. E così facendo disse tre volte, con voce chiara, tagliente: — E poi morire; e poi morire; e poi morire!

  

 

MERCOLEDI' 6 SETTEMBRE 1995

“Noi rendiamo continuamente grazie a Dio per voi in vista della speranza che vi attende nei cieli”.  (Col. 1,3—5)

 Sulla base di questa parola vi consiglio un piccolo allenamento molto utile: quando sei in chiesa, in mezzo alla gente che prega, quando sei su un tram stipato o allo stadio, o ad una manifestazione, prova a pensare: “Dio ama tutta questa gente; sono tutti figli suoi; sono tutti destinati alla salvezza, alla vita eterna; Gesù ha versato il   suo sangue per loro; sono tutti miei fratelli”. Se mi alleno a lodare Dio per la salvezza offerta a tutti gli uomini, se scopro la mia fratellanza con ogni uomo, mi sarà anche più facile, quando mi trovo davanti la persona antipatica, lo scocciatore, colui che mi è nemico, pensare a lui come un fratello destinato all’eternità.

 

 

GIOVEDI' 7 SETTEMBRE 1995

Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù dicendo: “Signore, allontanati da me che sono peccatore”. (Lc. 5,8)

Qualcuno dice che le religioni instillano il senso del peccato per tener soggiogati gli uomini. Se fosse così sarebbe una mistificazione mostruosa. Da dove nasce il senso del peccato? Prima di tutto dal riconoscere la santità di Dio con cui sono chiamato a confrontarmi. Pietro, solitamente sicuro di sé e orgoglioso si butta ai piedi di Gesù quando riconosce che Lui è grande, e davanti a Lui riconosce la sua miseria. L’essere peccatori non è allora solo riconoscere quel tal peccato nella mia vita, ma accettare nel chiedere misericordia quella che è la realtà di miseria, di finitezza, di pochezza della nostra vita in confronto alla grandezza, potenza di Dio. Ma è anche un atto non fine a se stesso, non è un degradarsi, un denigrarsi, perché nel momento in cui tu ti inginocchi hai già trovato Colui che ti libera, ti eleva, ti salva.

 

 

VENERDI' 8 SETTEMBRE 1995

“Essa partorirà un Figlio e tu lo chiamerai Gesù”. (Mt. 1,21)

Ogni nascita dovrebbe essere una festa. E’ la gioia di una vita nuova che Dio ha donato chiamando una creatura a partecipare alla vita eterna. Di questo dovremmo essere sempre grati. Ma il nostro ringraziamento oggi si fa ancora più grande pensando alla bontà del Signore che ha pensato, chiamato alla vita e donato a noi la Vergine Maria. Piena di Spirito Santo, colei che nasce è già la figlia di Dio chiamata ad essere la Madre del Salvatore, l’unigenito Figlio di Dio e in Lui la Madre nostra che ci dona suo Figlio e vuole portare noi a Lui. Tutti i grandi santi e una schiera immensa di persone umili hanno avuto devozione a Maria come a colei che realizzando per prima la risposta dell’umanità a Dio anticipa e intercede affinché noi possiamo rispondere anche oggi alle chiamate di Gesù. Non abbiamo paura di essere devoti a Maria. Ogni vera devozione a Lei è per andare con Lei a Lui.

 

 

SABATO 9 SETTEMBRE 1995

“Restate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel Vangelo che avete ascoltato”. (Col. 1,23)

Quante volte vorremmo essere diversi da quello che siamo. Non ci piace il nostro carattere, siamo disgustati dalle reazioni negative che abbiamo in certe circostanze, ci vergogniamo dei sentimenti che possiamo provare verso certe persone. Se noi, in questi momenti di profonda sincerità, ci vediamo in modo così negativo, immaginate che spettacolo dobbiamo offrire agli occhi di un Dio perfetto e santo. Eppure questo Dio ci ama ugualmente e invece di giudicarci e condannarci, ci offre la via di uscita: la rigenerazione, la nuova nascita, diventare nuove creature. Questa possibilità l’abbiamo leggendo e prendendo sul serio la Parola di Dio, scritta nella Bibbia, incarnata in Gesù Cristo.

 

 

DOMENICA 10 SETTEMBRE 1995

“Quale uomo può conoscere il volere di Dio?”. (Sap. 9,13)

Non c'é nessuno che possa vantare una specie di monopolio, di esclusiva, a riguardo della volontà di Dio. A nessuno è consentito “gestire”, come possesso personale, la verità, e amministrarla con uno stile di tronfia sicurezza. Nessuno può sostituirsi a Dio. E neppure è corretto contrabbandare come volontà di Dio ordini che tradiscono mentalità e finalità molto umane. li. saggio, che intende possedere la sapienza del cuore, deve avere molta familiarità con la preghiera, l’adorazione, la contemplazione. E deve adottare uno stile di modestia, umiltà, discrezione, rispetto nei confronti di coloro che vanno aiutati.

 

  

LUNEDI' 11 SETTEMBRE 1995

“Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo”. (Col. 1,24)

Si può dirsi felici mentre si soffre? Umanamente no! Siamo fatti per star bene, per aver felicità. Eppure Paolo dice di essere lieto per le sofferenze subite per il Vangelo. Paolo non amava la sofferenza in sé, anzi cercava di difendersene quanto poteva, ma amava il Vangelo, Gesù e i fratelli e per questo era disposto a tutto. Gesù con il dono totale di se stesso ci ha insegnato a “perdere la vita per guadagnarla” e Paolo, nella sofferenza, si sente unito a Cristo. Se anche noi sapessimo indirizzare bene le nostre sofferenze! Invece di ribellione ci sarebbe donazione, invece di commiserarci potremmo offrire e riusciremo a trasformare le lacrime del corpo in un sorriso dell‘anima.

 

 

MARTEDI'  12 SETTEMBRE 1995

“Con Lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in Lui siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti”. (Col. 2,12)

I primi battisteri cristiani erano delle vere e proprie vasche. Colui che stava per essere battezzato scendeva degli scalini per immergersi e poi risaliva, dall’altra parte, attraverso altri scalini, per emergere. Tutto questo succedeva non a caso, voleva essere la rappresentazione visiva di ciò che nel battesimo accade. Uniti a Cristo Salvatore, morto e risorto, i battezzati muoiono con Lui al male e al peccato per rinascere con Lui nella sua risurrezione a vita nuova. Quasi tutti noi non ricordiamo il giorno del nostro battesimo. Ci è stato dato mentre eravamo piccoli, per la fede della Chiesa e dei nostri genitori. Ma il battesimo è un sacramento di Gesù e quindi “funziona”. Ogni giorno siamo chiamati a morire con Cristo. Morire al male, scegliendo il bene, morire all’egoismo per scegliere gli altri, morire nella testimonianza del Vangelo, magari essendo presi in giro per aver manifestato la nostra fede, ma siamo chiamati anche a risorgere con Lui alla speranza della vita eterna, al sorriso che conforta, all’ottimismo di Dio che dà sempre speranza, alla gioia che illumina il buio della tristezza.

 

 

MERCOLEDI' 13 SETTEMBRE 1995

Beati voi poveri (Lc. 6,20)

S. Giacomo nella sua lettera porta un esempio che ci può aiutare a capire nel verso giusto le beatitudini. Dice che se nelle nostre assemblee entra un povero non basta dirgli: “Va in pace con la grazia del Signore”. Gesù quando chiama beati i poveri, i sofferenti, non vuol affatto dire che la povertà, la sofferenza sono benedette in se stesse. Gesù stesso si commuoveva davanti ai malati, li guariva, condivideva la cassa del gruppo degli apostoli con i  più   poveri. La povertà e la sofferenza diventano beatitudine se fanno incontrare Dio, se purificano dall’attaccamento alle cose, se aprono ad una prospettiva che va oltre la vita. “Dopo sei mesi di ospedale accanto a mio marito morente, ho gridato nei confronti di Dio... ho forse perso la fede?” mi diceva una signora. Non credo proprio! se no dovremmo strappare almeno una buona metà della Bibbia dove si grida a Dio. Sono convinto che certi gridi che esternamente sembrano quasi bestemmie sono tra le più belle preghiere rivolte al Signore in quanto non avendo più niente, essendo al buio, scarnificati nel corpo e nello spirito si grida a Lui e quindi si afferma che “senza di Lui non possiamo nulla”.

 

  

GIOVEDI' 14 SETTEMBRE 1995

“E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo perché chiunque crede in Lui abbia la vita eterna”.

(Gv. 3,14—15)

L’albero ha una lunga simbologia nella Bibbia. Nel giardino dell’Eden c’era l’albero del bene e del male che a causa della disobbedienza dell’uomo, produsse il frutto amaro del peccato. La croce è anch’essa un legno, un albero segno del male, della cattiveria dell’uomo che per presunta giustizia uccide l’uomo, ma cori appeso come frutto Gesù, diventa l’albero della salvezza, della liberazione. Ogni mattina, ogni sera, quando facciamo il segno della croce invocando la Trinità, lasciamoci abbracciare dalla croce di Cristo che ci salva per chiedere a Gesù, il Crocifisso risorto, di poter anche noi, dalle croci quotidiane unite alla sua, passare alla vita che dura per sempre e di poter essere frutto dell’albero della vita e dell’amore.

 

  

VENERDI' 15 SETTEMBRE 1995

“Stava presso la croce di Gesù sua Madre”. (Gv. 19,25)

La Chiesa, presentandoci Maria ai piedi della croce non vuole solo suscitare in noi sentimenti dì compassione per la Madre del Figlio di Dio che muore sulla croce ma vuol metterci davanti il modello di Maria che ha condiviso in tutto la strada di Gesù. Il discepolo è colui che partecipa alla vita del Maestro in tutto. Sente la sua voce, si affida totalmente a Lui “avvenga di me quello che hai detto”, sa di essere un povero servo “sono la serva del Signore”, ascolta la sua parola “meditava in cuor suo tutte queste cose”, sa che Dio non lo abbandona “fate quello che vi dirà”, esalta e loda Dio per le sue opere “L’anima mia magnifica il Signore”, va discretamente dietro a Gesù “c’è tua Madre che ti cerca”, partecipa alla passione “ai piedi della croce c’era Maria” e alla risurrezione e alla missione “E Maria pregava con loro”. Maria, dunque, come prototipo del cristiano che come dice S. Paolo: ”Porto sempre in me i segni della passione e morte di Cristo perché appaia anche il segno della risurrezione. Siamo infatti tribolati da ogni parte ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi”.

 

 

SABATO 16 SETTEMBRE 1995

Perché mi chiamate “Signore, Signore”, e poi non fate ciò che vi dico? (Lc. 6,46)

Noi spesso siamo parolai della religione e stentiamo a sentire Dio e a fare concretamente la sua volontà. Un giovane che voleva specializzarsi nella conoscenza delle diverse qualità di giada si presentò a un maestro e lo pregò di istruirlo. Il Maestro gli mise in mano una giada raccomandandogli di stringerla forte, mentre gli parlava delle duecento specie di giada verde e delle duecento di giada gialla; poi si mise a chiacchierare del tempo, delle donne, della vita. Dopo un quarto d’ora di conversazione, lo mandò a casa e gli disse di ritornare il giorno dopo. Il giovane ritornò e il maestro riprese a conversare con lui che teneva stretta in mano una giada. Così andarono avanti per molto tempo. L’allievo era troppo educato per protestare; d’altra parte la lezione sui diversi tipi di giada non veniva mai. Finché un mattino, quando s’iniziò l’ennesima conversazione sul tempo, le donne e la vita, l’allievo interruppe il maestro dicendo: “Ma questa che m’hai messo in mano non è una giada”. “Ecco”, ribatte il maestro: “ora sei anche tu un conoscitore di giade”. L’esperienza, il contatto, l’amore ci rende specialisti di ciò che amiamo e della religione in cui Dio ci ama.

 

  

DOMENICA 17 SETTEMBRE 1995

I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. (Lc. 15,2)

Gesù è venuto nel mondo per salvarci. Sapeva il nostro peccato, la nostra povertà ma si è fatto tutto a tutti.

Molti anni or sono, viveva nell’impero orientale un re che amava il suo popolo. Per conoscerlo meglio, aveva l’abitudine di mescolarsi ad esso nei più disparati travestimenti. Un giorno si recò come un mendicante in piazza, prese posto in un angolo e fece la conoscenza con lo spazzino. Ogni giorno tornava a sederglisi accanto, ne condivideva i pasti e parlava a lungo con lui, tanto che il poveraccio si affezionò allo sconosciuto. Finché un giorno l’imperatore gli rivelò la sua vera identità e gli chiese di scegliere un dono per suo ricordo. L’uomo lo guardò sbalordito, poi disse: — Voi avete lasciato il vostro sontuoso palazzo per venire qui ogni giorno a condividere la mia dura vita e la mia miseria. Ad altri avreste potuto fare ricchi doni, ma a me avete dato tutto voi stesso. Vi chiedo perciò soltanto una cosa: di non privarmi della vostra amicizia.

 

  

LUNEDI' 18 SETTEMBRE 1995

“Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese. (1Tim. 2,8)

LE SCARPE NUOVE

C’era la riunione di preghiera, e Gian Luca, di dieci anni, per la prima volta vi era andato con suo papa. I membri dell’assemblea, inginocchiati, avevano molti importanti argomenti da presentare al Signore: le missioni, gli ammalati, i credenti perseguitati, le autorità del paese. Ma Gian Luca era distratto. A cinquanta centimetri da lui, c’era un bisogno che gli sembrava molto più urgente. In ginocchio dietro a suo padre, il ragazzino vedeva solo la sua schiena, curva davanti a Dio, e poi anche le suole bucate delle sue scarpe. Quelle scarpe bucate... ecco ciò che impediva a Gian Luca di ascoltare! A casa, mancava il denaro per sostituirle. Mentre suo padre a sua volta intercedeva per i bisogni del mondo intero, Gian Luca rifletteva. Non riteneva giusto che, a forza di preoccuparsi degli altri, di dare per i missionari, per le vedove, per l’evangelo, si arrivasse ad avere un solo paio di scarpe e in quello stato. Ma Dio, avrebbe ascoltato un bambino, e per qualcosa di così banale? Nel suo cuore, fece salire questa preghiera: Signore, tu conosci mio papà, è per te che lavora, e ha bisogno di un paio di scarpe nuove. Quando, il giorno dopo, un fattorino suonò portando un pacco, il solo che non fosse stupito quando il pacco fu aperto era Gian Luca: esso conteneva un bel paio di scarpe nuove, e di buona fattura.

 

  

MARTEDI' 19 SETTEMBRE 1995

“Un grande Profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo”. (Lc. 7,16)

Si legge in un racconto che un giorno Gesù tornò visibilmente sulla terra:

era Natale e c’erano molti bambini riuniti per una festa. Gesù si presentò in mezzo a loro che lo riconobbero e lo acclamarono. Poi uno di loro cominciò a chiedere che dono Gesù avesse portato e a poco a poco tutti i bambini gli chiesero dove fossero i doni. Gesù non rispondeva e allargava le braccia. Finalmente un bambino disse: “Vedete che non ci ha portato niente? Allora è vero ciò che dice mio papà: che la religione non serve a niente, non ci dà niente, non ha nessun regalo per noi!”. Ma un altro bambino replicò: “Gesù, allargando le braccia, vuoi dire che ci porta se stesso, che è lui il dono, è Lui che si dona a noi come fratello, come Figlio di Dio per farci tutti figli di Dio come lo è lui”. Card. Carlo Maria Martini

 

 

MERCOLEDI' 20 SETTEMBRE 1995

“Dobbiamo confessare che grande è il mistero della salvezza”. (1Tim. 3,16)

Sovente ricevete delle sollecitazioni. Suonano alla vostra porta, è un piazzista o un rappresentante. Nella posta, ricevete della pubblicità; per strada vi vengono distribuiti dei volantini propagandistici; sul parabrezza dell’automobile trovate un manifestino. Alcune offerte sembrano interessanti: guadagnate questo, guadagnate quello. Ma se si guarda da vicino, in effetti nulla è gratuito. Anche se un prodotto è offerto come omaggio, dubitate che sia per uno scopo commerciale. Ebbene, sapete che esiste qualcosa che è assolutamente gratuito? Si tratta della pace con Dio, della salvezza della vostra anima. E se questi doni sono gratuiti, è perché Qualcuno ha già pagato per voi. Si tratta dell’opera della redenzione, compiuta da Gesù Cristo, sulla croce dove il suo sangue è colato. La Bibbia dichiara che colui che crede è giustificato gratuitamente per la grazia di Dio, mediante la fede. “Il salario del peccato è la morte: ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù” (Romani 6,23).

 

 

GIOVEDI' 21 SETTEMBRE 1995

“Una sola è la speranza a cui siete stati chiamati, quella della vostra vocazione”. (Ef. 4,4)

Gesù è venuto a portare la salvezza a tutti gli uomini. Ma essa giunge a noi attraverso una vocazione particolare. Matteo, chiamato a seguire Gesù, mentre era al suo tavolo di cambiavalute, ricorderà per tutta la vita questo momento che gli ha cambiato l’esistenza, che gli ha fatto incontrare la misericordia di Dio. Così per ognuno di noi ci sono chiamate particolari, quelle essenziali: battesimo, matrimonio, paternità e maternità, sacerdozio... e quelle individuali: perdono, servizio, carità... Gesù non dice molte parole a Matteo, gli dice solo “Seguimi” e anche a noi Gesù non dice altro. La chiamata alla salvezza, in qualunque tempo e luogo ci colga, comincia di lì: andare dietro a Gesù. Poi Lui a seconda delle nostre caratteristiche, se abbiamo costanza di seguirlo ogni giorno, ci porterà dove vorrà, illuminandoci con il suo Spirito affinché possiamo rispondergli al meglio.

 

 

VENERDI' 22 SETTEMBRE 1995

L’attaccamento al denaro è infatti la radice di tutti i mali”. (1 Tim. 6,10)

Paolo riprende l’insegnamento di Gesù che aveva detto: “Non si può servire Dio e il denaro” e che aveva proclamato la beatitudine della povertà come liberazione e libertà dalla schiavitù delle cose. Proviamo infatti a pensare a quale sia l’origine delle guerre, delle liti, delle divisioni. In un modo o in un altro è sempre il possesso, l’avere il sopravvento, il considerare le cose al di sopra delle persone e al di sopra di Dio. E da questa tentazione nessuno è esente. Ma la tentazione del possesso si riesce a vincere con la forza dell’amore che viene da Dio. Quando guardiamo la vita di stenti e di privazioni di certi santi, noi siamo portati a dire “poveretti!” e non ci accorgiamo invece che avevano trovato la via più “furba”. Si erano liberati da un mucchio di pastoie, di problemi; potevano, davvero liberi, dedicarsi a Dio e agli altri, e anche quando hanno dovuto gestire del denaro non era il denaro a comandare ma erano loro a servirsi del denaro.

 

 

SABATO 23 SETTEMBRE 1995

“Uscì il seminatore a seminare...”. (Lc. 8,5)

Ogni tanto mi fermo a fare un po’ di bilancio dei miei anni di sacerdozio e, se guardo ai risultati, mi trovo deluso: nessuna conversione clamorosa, tanti apparenti insuccessi... Anche alcuni genitori provano questa esperienza:

“Ho fatto tutto per mio figlio ma quale risultato ho ottenuto?”. Mi consola il pensare che anche il ministero di Gesù non ha avuto un successo immediato: ai piedi della croce ci sono solo Maria, qualche pia donna e Giovanni e l’unico vero frutto è un ladro che in estremis si converte. La conclusione, allora, è proprio solo quella della parabola del seminatore che meditiamo oggi: bisogna seminare, e abbondantemente, e su ogni terreno... il frutto non sta a noi né giudicarlo, né raccoglierlo.

 

 

DOMENICA 24 SETTEMBRE 1995

“Procuratevi amici con la disonesta ricchezza”. (Lc. 16,9)

Lasciamo parlare S. Agostino: La “disonesta ricchezza” e la ricchezza di questo mondo... Se desideri la vera ricchezza, vai a cercarla altrove! Guarda Giobbe spogliato di tutto: egli la possiede in abbondanza, perché il suo cuore è colmo di Dio. Ha perduto ogni cosa, eppure presenta a Dio le sue lodi come altrettante perle preziose. Da quale tesoro può trarre queste perle, dal momento che non ha più nulla? Non possiede nulla, e tuttavia è un vero ricco! Quanto alle altre ricchezze, è la menzogna che ha dato loro questo nome. Tu le possiedi: molto bene. Tuo padre aveva una grossa fortuna e tu hai ereditato: è legittimo. La tua casa è colma del frutto delle tue fatiche: non ti rimprovero. Ma ancora una volta te lo ripeto, non chiamare “ricchezze” tutte queste cose. Dare loro questo nome significa già amarle, e se le ami, perirai con esse. Donale, e non perirai; dalle ai poveri, e sarai ricco; semina, e mieterai. Queste cosiddette ricchezze sono menzognere e ingannatrici, portano con sé miseria e precarietà. Dal momento in cui le possiedi, non hai più riposo: “Un ladro potrebbe rubarmele... il mio servo potrebbe rapinarmele, dopo essersi sbarazzato di me". No, se fossero vere ricchezze ti darebbero la pace. Mio Dio, ciò che vogliamo sei Tu, a Te ci appoggiamo, sicuri di non perderti e di non perire.

 

 

LUNEDI' 25 SETTEMBRE 1995

“Fate attenzione, dunque, a come ascoltate”. (Lc. 8,18)  

Quanta parola di Dio ho ascoltato nella mia vita! Ciascuno di noi ha letto o sentito più volte tanti passi della Bibbia. E’ una parola viva, che ha sempre tante cose da dirci, che può cambiare la nostra vita ma che richiede anche un’attenzione particolare. Alcuni piccoli consigli per coglierne il significato:

  1. E’ Dio che ha qualcosa da dire proprio a me, oggi, nella situazione in cui mi trovo.

  2. Ho ascoltato e capito il significato delle parole che ho udito?

  3. Da chi è stato scritto questo brano e per quale motivo?

  4. Come posso applicare alla mia vita di oggi quanto dice la Parola?

  5. Come posso testimoniare questa Parola?

E poi, cosa essenziale, al di là di ogni spiegazione è quella di invocare lo Spirito affinché ogni seme di Parola regalato da Dio non ritorni a Dio senza aver portato il frutto per cui Dio ce l’ha donato.

 

  

MARTEDI' 26 SETTEMBRE 1995

“Tua Madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti". (Lc. 8,20)

Una delle caratteristiche che maggiormente mi piacciono di Maria è la sua discrezione. Maria segue la vita di Gesù da lontano, non interferisce, chiede permesso per poter parlare a suo Figlio, rispetta in pieno la sua missione. Non sempre succede così nelle nostre famiglie: ci sono mamme che sono tutt’altro che discrete nei rapporti con i figli sposati, ci sono cristiani che hanno da insegnare a tutti, al parroco, al vescovo, addirittura al Papa. Anche nel presentare la propria testimonianza di fede ci sono alcuni che la impongono, soffocano la libertà altrui, stufano, interferiscono, si mascherano da ‘‘pii” e vorrebbero che gli altri fossero a loro misura. Maria, madre discreta, liberaci dagli invadenti, dai presuntuosi e rendici sensibili e discreti nei confronti dei fratelli, dacci pazienza, aiutaci nei confronti degli altri a bussare e non a sfondare le porte, ma aiutaci anche ad essere presenti e disponibili.

 

  

MERCOLEDI' 27 SETTEMBRE 1995

“Essi partirono annunziando dovunque la buona novella operando guarigioni”.  (Lc. 9,6)

Mi sono chiesto che cosa significhi, per un cristiano di oggi essere missionario, anche perché stando al Vangelo è impossibile essere cristiani senza essere missionari. Ho abbozzato alcune risposte. Potrebbe essere per tutti il partire, l’andare a predicare casa per casa, un po’ come intendono i Testimoni di Geova? Potrebbe essere l’organizzare, nel nome della fede, delle iniziative umanitarie che coinvolgano un po’ tutti i cristiani? Che cosa ha fatto Gesù? Non ha fondato scuole di predicatori, non ha creato fondazioni umanitarie per abolire la fame del mondo: ha convinto alcuni cuori, che riconoscendo con gioia in Lui il Salvatore, hanno cominciato a dirlo con parole e con fatti ad altri. Se io incontro un prete mestierante, un cristiano che non ha niente da dire se non riti e abitudini, una istituzione umanitaria ormai spenta, di certo non scopro la novità di Cristo. Ma se incontro un prete peccatore ma innamorato di Gesù, un cristiano magari neanche troppo pio ma disponibile a condividere una sofferenza e una gioia, un’organizzazione che cerca di aiutare l’uomo senza perdersi in troppi burocratismi, il Vangelo lo vedo vissuto.

 

 

GIOVEDI' 28 SETTEMBRE 1995

“Chi è dunque costui, del quale sento dire tali cose?”. (Lc. 9,9)

Erode resta stupito di ciò che sente dire di Gesù e si fa una domanda che ciascuno di noi, in modi diversi, si è fatta e si fa: Chi è Gesù? Le risposte ieri, come oggi, possono essere tante: un filosofo, un uomo buono, un maestro, un millantatore, un profeta, un esaltato, un mago, un liberatore politico, un filantropo.., il Figlio di Dio? Tutto dipende da come rispondiamo a questa domanda. Se per noi è solo un grand’uomo possiamo accettare o meno il suo insegnamento morale. Se per noi è un mago possiamo credere che sia venuto ad insegnare formule e religiosità rituale. Se è solo un filantropo possiamo usarlo per fini benefici... Ma se è Figlio di Dio, Salvatore, dobbiamo lasciarci salvare da Lui, non mettiamo più in discussione la sua parola ma la accettiamo come Parola di Dio; la nostra vita e le nostre scelte sono coinvolte, la nostra speranza di eternità ha ragione di esistere.

 

 

VENERDI' 29 SETTEMBRE 1995

“Vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo”. (Gv. 1,51)

Ma esistono gli angeli? Una domanda che trova le risposte più opposte. Da chi dice siano una comoda invenzione per tener buoni i bambini, a chi li considera gli “spiriti guida” dell’uomo, a chi li esalta a tal punto da metterli quasi al di sopra di Cristo. Per la Bibbia gli angeli ci sono. li. loro nome indica che essi sono “messaggeri, inviati”. La loro missione è quella di assistenza nei confronti degli uomini. 

Sono creature spirituali, sono immortali, sono a servizio di Dio. Il cristiano sa di essere protetto dagli angeli, sa che essi non possono che volere il nostro vero bene, sa che ci difendono dal nemico di Dio, il diavolo. Gli angeli vedono già il volto di Dio e a Lui ci vogliono portare. Il Signore, nel suo amore per noi, ci ha voluto dare questi potenti amici nel cammino verso di Lui, perché  dimenticarli?

 

 

SABATO 30 SETTEMBRE 1995

“Ma essi non comprendevano”. (Lc. 9,45)

Gli Apostoli, davanti a Gesù che annuncia la sua morte, non comprendono. Anche noi non comprendiamo umanamente come la sofferenza abbia un fine, come possa conciliarsi la morte di un bambino o di un innocente con la bontà del Padre. La passione di Cristo la si comprende solo se si parte dall’amore, se no rimane misteriosa: “Non c’è amore più grande se non dare la vita per coloro che si ama!” “Il chicco di frumento se non muore non porta frutto” “Amatevi come io vi ho amato”. Signore, la sofferenza non mi piace. Mi resta difficile comprendere la croce. Mi ribello davanti alla sofferenza innocente... Signore, non so amare abbastanza. Aiutami a guardare, in quei momenti, all’amore totale che nasce dalla tua croce. Fa’ che non cerchi troppo con la mia mente ma che il cuore si allarghi. Fa’ che mi fidi del tuo amore per imparare ad amare, anche nella sofferenza.

     
     
 

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