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IL MOMENTO DELLA CATECHESI: IO CREDO   23

 

 

I RACCONTI NON CONCORDANO

Molti di coloro che non credono nella risurrezione hanno fatto notare che ci sono alcune contraddizioni nei racconti evangelici, per cui non è possibile prestare loro fede. Le differenze vanno da piccoli dettagli come il numero degli angeli, a problemi più complessi. Perché, secondo quanto riferisce Luca, le donne sarebbero andate ad ungere il corpo di Gesù la mattina della domenica, quando Giovanni dice che Nicodemo e Giuseppe l’avevano già fatto il venerdì sera? E perché Luca riporta che i due discepoli che incontrarono Gesù risorto fuori di Gerusalemme furono accolti con grande gioia dagli altri, mentre Marco dice che furono accolti con incredulità? Anche se si può dire che i quattro autori affrontano la risurrezione da angolazioni diverse, e quindi misero l’accento su aspetti diversi, non possiamo negare che ci siano delle discrepanze. Ma questo, in un certo senso può dar maggiore valore ai loro racconti. Ogni incidente grave (come un incidente stradale) sarà riportato in modo molto diverso dai vari testimoni. Sembra che gli autori dei quattro vangeli abbiano fatto riferimento a molti testimoni oculari che non si erano confrontati tra loro per mettere a fuoco i particolari esatti della storia. Nessuno si sarebbe aspettato la risurrezione, e ognuno ricordava ciò che l’aveva colpito maggiormente.

 

 

IL VERO MIRACOLO DI PASQUA

Alcuni di coloro che hanno negato la realtà della risurrezione di Gesù hanno detto che il vero miracolo di Pasqua è la trasformazione avvenuta nei discepoli quando cominciarono a credere in Gesù risorto. Senza dubbio il cambiamento dei discepoli è notevole. Ma cosa avrebbe potuto causare una trasformazione così eccezionale? i racconti del Vangelo forniscono una spiegazione attendibile: una straordinaria serie di incontri con Gesù risorto. Se Gesù non fosse risorto che cosa potrebbe aver trasformato i discepoli?

 

 

ALLUCINAZIONI

Una spiegazione abbastanza comune è che i discepoli ebbero una visione o allucinazione quando “videro” Gesù risorto: nell’intensità dell’angoscia causata dalla morte del loro capo, ebbero un’esperienza mistica che li convinse che Gesù era ancora vivo. Ma questa ipotesi lascia insoluti alcuni problemi. Non si spiega il mistero del sepolcro vuoto. Perché mancava il corpo? inoltre il racconto delle apparizioni del risorto mette in luce alcuni aspetti molto concreti, cosa che normalmente non avviene quando si tratta di allucinazioni. Gesù mangiò del pesce, spezzò il pane, lasciò che un discepolo scettico toccasse le sue ferite e preparò un pasto per tutti. I racconti del vangelo non danno motivo di pensare ad un fenomeno di isteria di massa. Gesù apparve a singoli individui così come ai discepoli radunati insieme, e si ebbero resoconti indipendenti della stessa esperienza. I due discepoli di Emmaus corsero a Gerusalemme per raccontare, per riferire il loro incontro con il risorto agli altri, ma scoprirono che anche loro lo avevano incontrato.

 

 

LE DONNE E GLI ALTRI

Se le storie della risurrezione sono inventate, non si capisce perché i loro autori vi abbiano introdotto alcuni episodi molto strani e persino alcuni dettagli controproducenti, che mettono in cattiva luce il comportamento dei discepoli. Pensiamo prima di tutto al ruolo svolto dalle donne. Al tempo di Gesù le donne non erano considerate persone. Sedevano lontane dagli uomini nelle sinagoghe, non potevano testimoniare nei processi, e le loro parole erano considerate alla stregua di pettegolezzi. Ma fra tutti i personaggi dei racconti della risurrezione, furono le donne a mostrarsi più disposte a credere. L’unica persona che compare in tutti e quattro i racconti è Maria Maddalena. Alle donne fu affidato l’importante compito di portare agli Apostoli la buona notizia. Nel mondo maschilista di allora nessun autore avrebbe citato questo fatto se non fosse realmente accaduto. Gli uomini invece non ne escono con molto onore. Mentre le donne vanno a preparare gli unguenti per ungere il corpo di Gesù, gli uomini stanno rinchiusi nel cenacolo, temendo per la propria vita. Come reagirono quando fu riferito loro l’evento che doveva diventare una delle verità più importanti del cristianesimo? “Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse” (Lc. 24,11). Questi sarebbero particolari molto strani se fossero stati inventati dai discepoli.

 

 

I RACCONTI SONO VEROSIMILI?

Gli evangelisti non si proposero di fornire ai loro lettori la prova che Gesù era vivo. Scrissero per raccontare i dettagli dell’accaduto affinché i lettori avessero buone ragioni per credere nella risurrezione. I cristiani credono che le prove che abbiamo della risurrezione di Gesù sarebbero abbastanza concrete da poter essere presentate nel corso di un processo. Se pensiamo dopo aver considerato le prove, che l’episodio sia verosimile, allora dobbiamo chiederci se siamo disposti a credere che è davvero risorto dai morti. Accettare di credere in questo non è come accettare la verità di un qualunque altro avvenimento storico. La fede nella risurrezione incide su tutto il nostro modo di vivere. A partire da essa dobbiamo guardare a Gesù in una prospettiva nuova.

     
     
 

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