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RIFORMA DEL MODELLO CONTRATTUALE
Il 22 gennaio 2009 è stata finalmente sottoscritta l’intesa che riforma le regole della contrattazione superando così il vecchio accordo del luglio 1993 che CGIL, CISL, UIL avevano richiesto ormai da tempo di cambiare giudicandolo inefficace a tutelare le buste paga dei Lavoratori.
L’accordo che è stato sottoscritto da 35 Associazioni Sindacali e Imprenditoriali (tranne la CGIL) definisce nuove regole generali uguali per tutto il mondo del lavoro sia pubblico che privato e stabilisce norme condivise che faranno superare le situazioni di stallo nei rinnovi dei contratti collettivi (molti contratti sono stati rinnovati con anni di ritardo).
L’accordo è sperimentale per 4 anni e potrà quindi essere modificato alla fine di questo periodo.
Si conferma un modello basato sia sul contratto collettivo nazionale di categoria, che avrà durata triennale, sia sulla contrattazione di secondo livello, che sarà la più diffusa e capillare possibile – aziendale o territoriale. La minore durata di vigenza contrattuale (tre anni, rispetto ai 4 attuali) e l’unificazione della parte normativa e quella economica consentiranno di migliorare i tempi e le procedure per i rinnovi.
E’ previsto che eventuali ritardi di rinnovo dei contratti non vengano più coperti con una tantum ma che gli aumenti patuiti si recuperino dal primo giorno successivo a quello di scadenza del vecchio contratto..
Viene istituito un elemento retributivo per i lavoratori che non godono della contrattazione integrativa.
I CCNL di categoria prevederanno un elemento retributivo di garanzia per chi non ha avuto aumenti negli ultimi 4 anni e per le realtà dove la contrattazione collettiva integrativa non viene effettuata.
Maggiore Salario netto in busta paga con la detassazione dei premi di risultato.
Le parti firmatarie concordano di rendere strutturale la riduzione delle tasse sul salario derivante dai premi di risultato incrementando così il netto in busta paga.
Un nuovo indicatore per adeguare i salari all’aumento del costo della vita.
Il nuovo indicatore dei prezzi al consumo (IPCA) è più alto e credibile del tasso di inflazione programmato dal Governo e quindi in grado di tutelare meglio di oggi il potere di acquisto delle retribuzioni.
Cos’è il nuovo indicatore previsionale e come si calcola
Si assumerà un indicatore della crescita dei prezzi al consumo utilizzando per il triennio - in sostituzione del tasso di inflazione programmata dal Governo – un nuovo indice previsionale costruito sulla base dell’ IPCA ( Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato in ambito europeo per l’Italia ) depurato dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati.
La previsione sarà affidata a un soggetto terzo.
Confronto fra il tasso di inflazione programmata (TIP) e nuovo indicatore.
Anni presi a riferimento |
Tasso di inflazione programmato dal Governo |
IPCA meno Energia importata |
Differenza |
2009 – 2011 |
4,6% |
6,7% |
+ 2,1% |
Come si vede da questa tabella, il nuovo meccanismo di calcolo risulta senz’altro più vantaggioso per i Lavoratori.
Soprattutto nella grave situazione di crisi economica che stiamo attraversando era indispensabile ridefinire delle regole certe e condivise che non mettessero repentaglio il rinnovo dei prossimi contratti collettivi di lavoro.
Invitiamo quindi tutti i Lavoratori a riflettere ed approfondire i risultati positivi dell’accordo, senza farsi strumentalizzare da proclami e atteggiamenti propagandistici
di chi già in passato non firmò due contratti nazionali di lavoro mentre andava ripetendo le stesse accuse che vengono pronunciate in questi giorni.
La Segreteria UILM Padova