PELLICOLE


Le pellicole variano a seconda della differente sensibilità alla lunghezza d'onda della luce visibile. Le prime pellicole in bianco e nero erano sensibili solo a basse lunghezze d'onda, e cioè al blu, mentre erano "cieche" nei confronti degli altri colori, ad esempio il rosso. In seguito vennero aggiunti i coloranti: questi, assorbendo la porzione di luce corrispondente al proprio colore, fanno sì che le particelle d'argento diventino sensibili a quel particolare colore: nacque così la pellicola pancromatica. In essa, coloranti di tonalità rossa furono aggiunti all'emulsione, rendendola sensibile a tutto lo spettro visibile. Questo decisivo miglioramento rende la pancromatica la pellicola oggi più usata. L'istantanea, introdotta dalla Polaroid alla fine degli anni Quaranta, realizza stampe entro pochi minuti dallo scatto. Nella pellicola istantanea lo sviluppo e l'emulsione sono riuniti nel medesimo supporto o sulla stampa stessa. Con questa macchina tutto il processo della fotografia, dall'esposizione alla stampa, ha luogo all'interno dell'apparecchio. Pellicole a colori La struttura e composizione della maggior parte delle pellicole negative e delle diapositive a colori si basa sui principi della sintesi cromatica sottrattiva, in cui i tre colori, il giallo, il magenta e il ciano (blu-verde), si combinano con i loro complementari per riprodurre l'intera gamma cromatica. Quando la pellicola viene esposta alla luce, un'immagine latente in bianco-nero si forma su ciascuna delle tre emulsioni. Durante lo sviluppo, l'azione chimica crea un'immagine nell'argento, proprio come sulla pellicola; il reagente, poi, si combina con i copulanti presenti in ciascuna delle emulsioni formando le immagini ciano, giallo e magenta. Quindi, dopo il bagno detto di sbianca, sul film rimane solo l'immagine negativa. Nelle diapositive il procedimento è leggermente diverso: i cristalli di sali non esposti e non convertiti in argento durante lo sviluppo iniziale vengono trasformati in immagini positive durante una seconda fase di sviluppo; in seguito, la pellicola viene immersa nel bagno di sbianca e fissata. Formati e pellicole Differenti tipi di apparecchi fotografici richiedono diversi formati di pellicole. Attualmente, la macchina più usata è quella 35 mm, o di piccolo formato, che produce 12, 24 o 36 immagini di 24 x 36 mm per ciascun rullo. Il film è arrotolato in un rocchetto dentro un contenitore o una cartuccia a prova di luce. Le pellicole 35 mm sono altresì disponibili in bobine, lunghi rulli che possono essere tagliati e caricati in singole cartucce. Oltre al piccolo formato ne esiste anche uno medio, con pellicole da 120 oppure 220 mm, che produce immagini di varia misura come il 6 x 6, il 6 x 7 o il 6 x 9 cm, a seconda della configurazione della macchina. Infine, per le macchine di dimensione superiore, cioè banchi ottici o macchine a soffietto, si utilizzano pellicole piane. Le dimensioni standard di queste pellicole corrispondono a quelle degli apparecchi che le impiegano: 10 x 12, 13 x 18, 18 x 24 o 20 x 25 cm. Macchine di maggiori dimensioni (30 x 40 cm) sono usate per impieghi speciali e di limitata diffusione. Velocità delle pellicole Le pellicole vengono classificate secondo il formato e la sensibilità. La sensibilità alla luce della pellicola si definisce "velocità" e determina la quantità di esposizione richiesta per fotografare un soggetto in determinate condizioni di illuminazione. Il produttore assegna una scala numerica standardizzata in cui i numeri maggiori corrispondono a un film "veloce", quelli più bassi a un'emulsione più "lenta". Gli standard stabiliti dall'ISO (International Standards Organizations) sono adottati in tutto il mondo, sebbene alcuni produttori europei usino ancora lo standard tedesco DIN (Deutsche Industrie Norm). Il sistema ISO combina la scala DIN con quella americana, detta ASA. Il primo numero della cifra ISO è equivalente al valore ASA mentre il secondo corrisponde al valore DIN. Le pellicole "lente" sono generalmente classificate tra 25/15 e 100/21 ISO, ma ne esistono di ancor meno sensibili per impieghi speciali. Le emulsioni tra 125/22 e 200/24 ISO sono di sensibilità media, mentre, al di sopra di tale valore, esse vengono considerate "veloci". Di recente i maggiori produttori di pellicole hanno introdotto film superveloci oltre 400/27 ISO, che possono essere oltretutto "spinti" ben oltre la loro sensibilità nominale prolungando il tempo di sviluppo; è stata inoltre recentemente creata una generazione di pellicole molto veloci, come le Kodak T-Grain, alterando la forma dei cristalli: questo perché più una superficie è piatta, più ampia è l'area offerta all'azione della luce. La struttura della grana delle pellicole più veloci è generalmente più evidente e pesante rispetto a quella delle emulsioni meno sensibili; è infatti provato che la grana, se sottoposta a ingrandimenti particolarmente spinti, può evidenziarsi in chiazze. Le foto realizzate con pellicole poco sensibili, invece, anche ingrandite appaiono meno sgranate. Queste pellicole consentono generalmente una maggiore risoluzione, ossia una maggiore precisione, una migliore resa dei dettagli e una più ampia gamma di toni. Qualora sia necessario "catturare" un soggetto in movimento è comunque consigliabile usare una pellicola veloce.


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