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# Elencazione partecipe e meditazione interna di un giorno qualsiasi #

di Gianfranco Draghi - 29 Maggio 1991

Mein Sohn mein Sohn,
mon fils, mon fils, ma soeur, ma femme, ma petite,
ma fille, my son, mein Bruder, und Vater, meine Mutter,
ma mère, my mother, my oncle, ma Tante, my grandfather,
my son my son my daughter, meine liebste Tochter,
und my father und Mutter, mein Vater, pappi and
daddy. Padre madre, mamma, zia, nipote, colloquio di voci
figlio o figlia o
figli e figlie dei figli
discendenza ascendenza
oui toute le mond
est là, it is it is,
es ist alles,
was wir lieben,
Batuska Otiez Mat
Babuska Hata casa Isbà e Dom
e figlio e figlia fratello sorella
madre e padre, e magari anche nonni nonnetti nonnucci,
lingue per pronunciarle e per conoscerli
nonno nonna, e madri putative e figli adottati e
cuori che si ergono e

Sono come mio padre, sono anche mio padre (e in qualche modo arretro ma non so dove) sono come la mia famiglia, aspetto in casa una domenica, dopo molte telefonate e lettere, tranquillo mio figlio dodicenne e suo nipote tredicenne che sono andati alla città dello sport: mio figlio maggiore

trentottenne è un po’ ansioso sono soli (lui non lo sa) io no, li aspetto, è come se il tempo benignamente si fermasse: chi mi ama verrà tra poco per fare due passi con me, lascio che il

gomitolo (il gomitolo) del tempo portentosamente si rilassi, si addensi, si collochi: sono come un re barbaro, patriarca e un uomo singolo cos’è ? non so; la vita di oggi, un uomo col viso rivolto anche al cielo: so di essere chi sono, non ho pretese che quelle di vivere la mia vita: guardo il modesto giardinetto il rincospermo che odora, coi bei fiori simili al gelsomino della mia infanzia, il giorno gravido di pioggia (quanto ha piovuto quest’anno), penso a quando i due ragazzini (anche noi siamo stati ragazzini, figlio) torneranno allegri, l ragazza che doveva accompagnarli ha la febbre, l’ho messa a letto, i fili della vita si intersecano, si intrecciano, il tempo passa anch’io passerò ma sono felice anche di questo, come un mistero di esserci...Quante cose ho fatto nella vita e quante cose farò...il tempo...Ho amato carezzato e ora carezzo questo breve attimo questo tempo divino, questo essere nel momento raccolto come un bel cesto d’uva. Maggio è il mese delle albicocche, giugno delle ciliegie, luglio ancora delle ciliegie e delle pesche, agosto delle pesche e settembre dei fichi,

dell’uva e delle ultime pesche e delle prime pere a spalliera...I frutti, i frutti e le foglie dei frutti, viverli, descriverli, mangiarli, ramazzare, come faccio ogni mattina in cucina raccontandosi parole o storie, venti di vita che vanno e vengono. C’è l’acqua da bere e fresca una fonte a ci dissetarsi. Mein Sohn mein Sohn, io anche figlio, padre padre, nonno nonna, dove era dov’è il tuo tempo ?. Quello che cercherò, ho ereditato da mio padre un mandala, un’insegna taumaturgica ereditata dal medico che lo salvò esculapea e stellare. La tengo nelle mani e aspetto.

[Gianfranco Draghi è nato a Bologna nel 1924. Scrittore, artista, psicoterapeuta “eretico”. Nel 1958 conosce a Roma Ernst Bernhard, lo psicoterapeuta junghiano di cui diviene allievo. Negli anni Sessanta inizia la sua attività di analista e, dopo la morte di Bernhard, per un periodo è presidente dell’Associazione Italiana di Psicologia Analitica. E’ capocomico di un gruppo di teatro che, contemporaneamente alle esperienze di Barba, Grotowski e Brook, riporta la ricerca dell’espressione teatrale alla sorgente interiore. Ha pubblicato Paracelso (Scheiwiller, 1963), Utopia per una scuola reale (L’Individuale ed., 1973), Sul mito d’Europa (L’Individuale ed., 1973), Serveto (L’Individuale ed., 1974), Guglielmo d’Asperthuis (L’Individuale, 1974), Inverno e Carnevale nel 1991, Piccolo manuale di drammatizzazione dei sogni (1996). Dagli anni Settanta tiene mostre personali in Italia. Vive in campagna vicino a Firenze.]