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Liga, un rocker perbene
"Ho quasi sempre urlato.
Ora non lo faccio più"

A pochi giorni dal concerto di sabato a Reggio Emilia esce l'album 'Nome e Cognome': "Ognuno di noi va chiamato con nome e cognome, col rispetto della sua storia privata"


(dal nostro inviato Brunella TORRESIN)


CORREGGIO - "Io non ho il pudore delle mie emozioni", dice Luciano Ligabue, "questo è il mio modo di essere e di fare musica": raccontarsi senza remore, come accade nel suo nuovo disco "Nome e cognome", "molto rock nei suoni, molto intimo nei testi", e a pochi giorni dal maxi concerto che l'avrà protagonista, sabato prossimo, al Campovolo di Reggio Emilia. "Nome e cognome", che uscirà il 16 settembre per la Warner Music Italia, prenotato in 200mila copie, oltre a decine di volti in formato tessera in copertina e dieci canzoni inedite al suo interno, precedute da un'introduzione, ha molto di nuovo e di "strettamente personale". Come il rapporto che lega Ligabue a Correggio, la città in cui è nato, abita, lavora, registra le sue canzoni, e dove si svolge anche questo incontro: "Io vivo qui. Ho tutto qui: i miei affetti, le mie famiglie". E i suoi musicisti.

"Prima, quando cantavo non pensavo - inzia a raccontare - non curavo la voce, mi premeva solo che al pubblico arrivasse quello che avevo scritto. Ho quasi sempre urlato. In questo disco no". L'ultimo brano di "Nome e cognome", Sono qui per l'amore, Ligabue lo interpreta "con la più bassa emissione di voce che abbia mai avuto". Un altro brano, E' più forte di me, "è il più teso che io abbia mai scritto". Prima "arrivavo in studio con la canzone e la chitarra, e gli altri aggiungevano là dove era rimasto spazio. In questo disco, mi sono posto il problema di cercare il musicista che potesse darmi il colore del suono che cercavo per questo o quel brano in particolare". E perciò, nelle diverse canzoni dell'album, "la band non è monolitica, ed è usata di meno", benché questo non metta in discussione il rapporto con la Banda, che l'accompagnerà anche sul palco principale del Campovolo.

Delle dieci canzoni di "Nome e cognome", sono solo tre quelle che Ligabue canterà sabato a Reggio Emilia: Il giorno dei giorni, il singolo che le radio trasmettono dal 2 settembre, Sono qui per l'amore, "che canterò solo voce e chitarra, per renderla ancora più intima", ed Happy Hour, "perché voglio fare un po' di casino". Happy Hour è il brano in cui Ligabue spazza via i luoghi comuni ("Dicono che devi / proprio farti fuori / se vuoi fare il rock in qualche modo / che ti portiamo i fiori / lì nei cimiteri mitici"), i falsi consigli, le facili ricette: "Non c'è un manuale d'istruzioni per la vita, né per il successo". Di nuovo, "ognuno di noi è unico, è la somma di tutti i momenti della sua vita. S'affannano a catalogarci con un aggettivo o due: la generazione delusa, la generazione annoiata... Ma ognuno di noi va chiamato con il suo nome e cognome, col rispetto della sua storia personale. Ecco perché le persone pensano in modo diverso le une dalle altre". Negli anni Settanta, un'opinione del genere sarebbe stata bollata di "destra" ma, replica Ligabue, "oggi non accetto più ghettizzazioni ideologiche, né di vedermi attribuiti pensieri precatalogati".

Sui quattro palchi del Campovolo, dalle 21 fino alla mezzanotte, Luciano Ligabue offrirà al pubblico non meno di trenta canzoni, alcune in assolo, altre con Mauro Pagani, altre con la sua attuale band (la Banda), altre ancora con i ClanDestino. La maratona inizierà alle 15 con Piccoli Omicidi, Nucleo, L'Aura, Rio (la band di Marco Ligabue), Folkabbestia, Edoardo Bennato, Elisa. L'allestimento, di dimensioni davvero kolossal, "è un immenso mandala che si consumerà nell'arco di una notte", dicono gli organizzatori, benché dal concerto, per il quale sono stati finora venduti oltre i 160mila biglietti, si trarrà un Dvd e Rizzoli realizzerà un volume-documentario, in libreria il 16 settembre.


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