24 dicembre 2007
Il giorno dopo

22 dicembre 2007.
Il giorno dopo.
Rientro da Milano per pranzo.
Poi una fitta serie di commissioni, spostamenti di pacchi e pacchetti, incontri, telefonate, organizzazioni natalizie e via andare.
Tutto quello che non ho potuto fare nei dieci giorni precedenti.
Dovrei sistemare ancora altro ma verso le cinque del pomeriggio schianto sul divano del mio studiolo.
Francamente di arretrati ce n’ho.
Al rientro per cena, lungo la strada, trovo un nutrito gruppo di “Voi”.
Gente della Family.
Gente rimasta al freddo ad aspettarmi anche oggi.
Dopo che, casomai,si era fatta quindici/sedici ore all’addiaccio per conquistare la prima fila a uno dei concerti nei giorni precedenti.
Gente che, in certi casi, si è fatta quindici/sedici ore all’addiaccio per quasi ognuno dei sette più sette concerti.
Gente che, sempre, mi fa sapere che “ne è valsa la pena”.
Capite come mi sento quando attorno c’è gente così?
C’è qualcosa di più chiaro?
Va be’, vi dicevo che ora parte di questa gente è qui.
E ora mi chiedono se sono soddisfatto.
Io mi ritrovo a rispondere chiaramente che sì, sono soddisfatto, ma mi rendo conto che non basta.
A volte sono inadeguate le parole e le espressioni che hai a disposizione.
A volte, forse, ti sembrano superflue.
Allora dico loro che ci siamo visti molto bene l’uno con l’altro, durante questi concerti.
E la chiarezza con cui ci siamo visti è netta, indiscutibile.
Perché affaticare le parole o dare loro un compito improprio?
Ci siamo visti bene!
Sappiamo bene cos’è successo in questi sette più sette concerti.
Chi c’era sa.
Chi c’era non ha bisogno di altre conferme o racconti o rassicurazioni o sottolineature o chissà che altro.
Chi c’era sa.
Ed evidentemente non è un caso che non vi abbia mai raccontato niente dello spettacolo che questa volta avevamo progettato.
Non è che volessi tenerlo per me.
Lo vedevo svilupparsi.
Non vedevo l’ora di mostrarlo.
Ma parlarne era togliergli qualcosa.
Chi ci sarebbe stato avrebbe saputo.
Lì.
In quel posto.
In quel momento.
Non sto rigirando il coltello nella piaga di chi avrebbe voluto esserci e non ce l’ha fatta.
Voglio solo dire che la preziosità di questa esperienza è tutta nell’esperienza stessa che ognuno di noi ha vissuto.
Nel non disperderla.
Nel custodirla anche gelosamente.
E poi portarcela dietro.
Ognuno a suo modo.
E poi raccontarla, certo.
Ben sapendo che l’esperienza è più forte del racconto.
Chi c’era sa.
Io so.
Vi ho visti bene.
Grazie
Auguri!