I Lanci per evitare il dragaggio

Questi lanci per la pesca a mosca sono stati messi a punto per contrastare l'azione esercitata dalla corrente sull'artificiale in particolari condizioni ambientali.

L’utilità dei lanci necessari a risolvere i problemi imposti dall'ambiente circostante è di facile comprensione. La complessità e il fascino della pesca a mosca, però, non stanno solo in questa abilità e un buon moschista, soprattutto se pratica la tecnica della mosca secca, dovrà possedere un bagaglio tecnico ben più ampio. Oltre a dover risolvere problemi quali la scelta dell'artificiale giusto ed effettuare l'appostamento, dovrà acquisire la capacità di compiere un corretto approccio al posto di pesca. Anche in questo caso l'esperienza sarà di utilità insostituibile. Lo scorrimento dell'acqua su un letto disomogeneo quale quello di un fiume, e ancor più quello di un torrente collinare o montano, comporta che ogni turbolenza generata dai sassi sul fondo, dal vento o dalla pendenza si ripercuota e si evidenzi in superficie con correnti più o meno veloci, in zone più o meno tranquille. La loro attenta osservazione consentirà una azione di pesca assi più evoluta e redditizia, permettendo di intuire con maggiore precisione i luoghi in cui sarà più probabile trovare il pesce. Le correnti saranno un ottimo alleato di chi è in grado di conoscerle, tuttavia esse comportano anche un considerevole aumento della difficoltà d'azione. Effettuato un qualunque lancio, infatti, un tratto più o meno lungo di coda e finale verrà depositato in acqua. Le diverse velocità delle singole correnti che agiranno sulla lenza la trascineranno verso valle in modo disomogeneo, creando tensioni e allentamenti proporzionali alla velocità di scorrimento delle stesse. In sostanza tali tensioni, laddove l'artificiale sia posato in una zona relativamente più tranquilla del restante tratto di coda o finale, saranno capaci di effettuare una trazione sulla mosca che, pattinando sulla superficie, darà origine al dragaggio. La stessa cosa avverrà nel caso la coda stazioni in una zona di basse velocità, quando la mosca, viaggiando sulla corrente, ma trattenuta dal finale, verrà frenata nella sua corsa. Sono fenomeni che, nella maggioranza dei casi, insospettiranno il pesce, sconsigliandolo dall'abboccare e, anzi, spaventandolo a tal punto da indurlo ad abbandonare la postazione prescelta.

I lanci ricurvi

Il termine più appropriato sarebbe quello di "pose curve" e ciò per le diverse possibilità di adattamento di questo lancio che consiste nel depositare la coda e il finale, più o meno incurvati, in opposizione alla corrente, ma permette allo stesso tempo che la coda non si depositi sopra la zona di stazionamento del pesce in caccia. Nella maggioranza dei casi tali lanci saranno rallentati, allo scopo di evitare una completa distensione del finale che, depositato in acqua, avrà la capacità di evitare il dragaggio dell'artificiale per qualche tempo. Le pose antidragaggio si prestano ad ambienti non eccessivamente ampi, quali i torrenti, dove, per la loro caratteristica di possedere acque veloci che scorrono tra massi più o meno grossi, si creano quei contrasti di velocità nell'acqua capaci di rendere critico il galleggiamento e l'efficacia d'azione di qualsiasi artificiale. Per contenere il fenomeno del dragaggio, quindi, si dovrà inarcare la coda in una curva più o meno ampia e in un punto ben preciso (quello di maggior corrente), ovvio quindi che più corta sarà la distanza di pesca, più agevole sarà raggiungere un buon risultato d'azione, mentre, oltre una certa distanza, il lancio diverrà assai complicato, spesso addirittura irrealizzabile. Il miglior sistema di avvicinarsi a una zona di pesca è quello di risalire il fiume lungo le rive, perché così non solo si arreca minor disturbo al pesce, ma si scongiura anche il pericolo di danneggiare i letti di frega o gli anfratti in cui il pesce trova abitualmente rifugio. Un pescatore che si trovi ad affrontare un torrente in questo modo, a meno che non sia mancino o le caratteristiche ambientali non lo impediscano, lo farà per convenienza e comodità sulla riva sinistra. In tal caso, si troverà a lanciare trasversalmente alla corrente, che arriverà dalla sua sinistra. La curva necessaria a evitare il dragaggio si formarsi verso monte, alla sinistra del pescatore e con la mosca più a valle del finale e dell'ultimo tratto di coda. La sequenza di lancio non presenta particolari difficoltà. Si fa volteggiare in modo tradizionale sino al momento della posa; a questo punto il braccio che impugna la canna, con lentezza e senza progressione nel movimento in avanti, invece di progredire anteriormente, inizierà a muoversi da destra a sinistra. Quando la canna si troverà spostata sulla sinistra del pescatore, il piano d'azione assumerà una breve fase ascendente. Quando la coda avrà assunto in aria la forma desiderata, la mano destra dovrà tornare repentinamente nella posizione diritta in avanti, puntando la vetta della canna in direzione del bersaglio. Il rapido ritorno della mano da sinistra a destra accentuerà la pancia della coda, mentre la stoccata della canna toglierà alla coda quel poco, di tensione posseduta, bloccandone in quel punto la distensione. Per ottenere una posa curva dalla parte opposta, cioè con la pancia della coda sulla destra, i movimenti risulteranno più difficoltosi in quanto si dovrà muovere la canna sopra la testa in senso antiorario, con un movimento abbastanza innaturale. Se si ricerca una curva non molto accentuata, invece, dopo la fase di normale volteggio, nel momento in cui la coda verrà proiettata in avanti in shooting, alla canna dovrà essere impresso un più deciso colpo laterale e un immediato ritorno alla posizione precedente. Questo farà sì che la coda assuma un'onda laterale che manterrà sino al suo depositarsi in acqua. Si otterrà così una curvatura non molto evidente e dagli effetti assai meno duraturi, ma sufficienti a contrastare le correnti meno impetuose. Questo tipo di posa consentirà alla mosca, nonostante gli ondeggiamenti laterali della coda, di proiettarsi in linea con il lanciatore, consentendo una buona precisione nella posa. Esaurita l'influenza del primo lancio, gli effetti positivi delle pose curve potranno essere riproposti con il manding.

Il manding

Abbiamo già visto come il dragaggio sia un fenomeno nocivo ai fini della cattura del pesce, come quest'ultimo sia immediatamente allarmato dal suo verificarsi e quanto sia difficile, in un secondo momento, cercare di riportarlo sui propri passi e indurlo ad abboccare all'artificiale. Con la posa curva abbiamo poi osservato come il fenomeno possa In essere limitato, quando il corso d'acqua viene affrontato pescando lateralmente dalle sponde. La posa curva, però, soprattutto in presenza di una forte corrente principale, non è in grado di scongiurare il dragaggio per un lungo periodo di tempo e, specialmente quando il pesce staziona sul limitare della riva opposta al lanciatore in acque relativamente lente, si incontreranno molte difficoltà a ottenere una più lunga permanenza della mosca in zona di caccia. In tali complicate situazioni, il correttivo è rappresentato dal manding: non un lancio, quindi, ma una vera e propria correzione a lancio già avvenuto. E un semplice accorgimento tecnico che, terminati i benefici effetti di una posa curva, è capace di riproporla più volte, moltiplicando tempi di stazionamento e possibilità di cattura. Supponiamo di trovarci in azione di pesca trasversalmente al torrente, spostati sulla riva sinistra. Sulla nostra destra, di là dalla corrente principale, c'è una zona di acqua più lenta, generata da un grosso masso più a monte: una situazione invidiabile, dove la presenza del pesce in attesa è pressoché scontata. Il lancio prescelto, ovviamente, sarà un normale diritto, trasversale alla corrente, ma posato con una curva rivolta verso monte. Effettuato correttamente; la mosca si trova a stazionare nella zona d'acqua tranquilla, mentre la pancia della coda viene velocemente esaurendosi a opera della corrente, che la trascina verso valle. Qualche istante prima che la coda inizi a trazionare la mosca in un indesiderato dragaggio, sarà il momento di operare il manding. Ecco, allora, che a questo punto il braccio inizierà dei veloci movimenti rotatori, eseguendo un semicerchio a U capovolta in senso antiorario, movimenti che, come prima accennato, potranno essere ripetuti in rapida successione l'uno dopo l'altro. L’accorgimento dovrà essere eseguito senza dare alla coda la possibilità di rompere la tensione superficiale della acqua che, nelle correnti impetuose, trascinerebbero la coda sotto la superficie, rendendo vano ogni ulteriore tentativo di correzione. Se il movimento verrà bene eseguito, la coda ribalterà la curvatura della coda verso valle, riproponendo le condizioni iniziali, successive alla posa curva. Trovandoci nelle condizioni opposte, pescando dalla riva destra, l'approccio alla posizione rimarrà comunque invariato, seppure andranno invertiti i piani d'azione di posa curva e manding. Per una perfetta riuscita del manding, lo stato della coda risulterà di importanza fondamentale. Essa dovrà essere sempre perfettamente ingrassata e ciò per ritardare il più possibile l'affondamento e presentare il minor valore di attrito generato dalla tensione superficiale dell'acqua. Durante il manding sarà così possibile vedere la coda che reagisce all'impulso di correzione, saltando in aria e ribaltando la curva proprio nel punto di maggior velocità dell'acqua.

La posa raggruppata

Anche la posa raggruppata è un espediente il cui scopo è l'eliminazione degli effetti nocivi del dragaggio. Essa tende a creare una certa quantità di accumulo di finale e coda in uno spazio ristretto, sovrapponendo disordinatamente la lenza in spire l'una sopra all'altra. Trova impiego dove la presenza di un ostacolo, per esempio un masso, provoca la formazione di una zona d'acqua ferma delimitata da due correnti A un primo esame, la situazione potrebbe assomigliare a quella descritta in precedenza a proposito del manding; la realtà, però, è assai diversa! Il manding, infatti, viene impiegato solo quando la posa dell'artificiale può essere effettuata a una certa distanza dall'ostacolo. Se dovesse attuarsi a ridosso dello stesso, la manovra ne risulterebbe impedita all'atto del ribaltamento della coda, che andrebbe inevitabilmente a poggiarsi sull'ostacolo con il risultato di un dragaggio pressoché istantaneo. In questa situazione il raggruppato trova le migliori condizioni d'impiego. Come si intuisce facilmente dal nome, questa tecnica produce un lancio sostanzialmente normale, ma fa in modo che il finale, e quando occorre anche la coda, vada a posarsi in acqua senza stendersi completamente. Elemento fondamentale per la buona riuscita è l’impiego di un finale abbastanza lungo, come del resto si rende necessario in tutti i lanci rallentati e tendenti a creare riserve di filo non completamente distese per evitare ogni forma di dragaggio. Per l'esecuzione pratica del lancio non esistono particolari problemi, ben più importante risulterà un'attenta analisi tattica dell'approccio alla zona di pesca. Se la corrente al di là della quale si deve posare l'artificiale non è molto veloce, non saranno necessarie notevoli riserve di finale poiché un eccesso renderebbe assai problematico un'eventuale ferrata, soprattutto se a notevole distanza. Nella maggior parte dei casi basteranno le sole spire formate dal finale. Il volteggio sarà eseguito normalmente, come se si trattasse di un lancio tradizionale. Se l'ambiente lo consente, sarebbe preferibile effettuare i volteggi in altra direzione, ovvero facendo sì che la coda non sorvoli più volte la zona in cui si suppone la presenza del pesce e dove si vuole posare l'artificiale. Giunti alla posa, si effettuerà il cambio di direzione, in questo momento l'azione di lancio dovrà assumere l'effetto di un passaggio al rallentatore. Il lancio deve svolgersi quasi senza tensione, come se, invece di lanciare la coda, la si debba accompagnare con il cimino sino a depositarsi sull'acqua. Così facendo, si potrà controllare lo svolgersi del loop che, avanzando molto lentamente, darà precisa cognizione del punto in cui si andrà a posare. Giunti alla distanza voluta, il cimino si abbasserà velocemente; questo repentino movimento farà sì che il loop arresti la propria distensione, andando a depositarsi in acqua seguito dal finale e dalla mosca che cadranno afflosciati sulla superficie.

Il lancio a serpentina

E’ un lancio di estrema dinamicità e possibilità d'impiego. Trova infatti applicazione sia pescando a discendere sia a risalire il corso d'acqua. Anche in questo caso lo scopo principale del suo uso è l'eliminazione, per un periodo più o meno lungo, del dragaggio. A lancio avvenuto la coda sarà posata in una serie di serpentine durante il cui svolgimento sarà possibile effettuare la passata senza pattinamenti. A questo lancio si ricorre quando si deve affrontare una buca da valle, stazionando nel punto in cui la forza della corrente è maggiore, una situazione in cui qualunque altra soluzione di lancio e di posa incontrerebbe ostacoli insuperabili. Suddividendo in settori trasversali una qualunque buca, essa presenterà caratteristiche di scorrimento dell'acqua diverse da zona a zona. La testa della buca, infatti, presenterà velocità e contrasti più elevati della zona intermedia più calma. A sua volta, il tratto intermedio, sarà seguito dal fine buca dove si ripresenteranno caratteristiche assai simili; alle iniziali. Con un lancio tradizionale, stazionando sul fine buca e lanciando a monte nel tratto centrale, la porzione di coda che si depositerà nell'acqua più veloce tenderà a trazionare il rimanente tratto, nonché finale e mosca depositati nella zona più calma. Una posa a serpentina, invece, farà sì che la forza traente del fine buca si ripercuota, seppure per un periodo limitato, solo sulle spire della coda che, distendendosi progressivamente, lasceranno la mosca immune dal dragaggio. E lancio si presta a essere adattato secondo le momentanee esigenze di pesca. Si potranno così effettuare pose sia con serpentine strette, quando la forza di trascinamento è elevata e richieda una superiore riserva di coda, sia a spire larghe, quando la minore corrente necessiti di minore riserva.. Come già evidenziato nei capitoli precedenti, l'ottimizzazione della quantità di coda necessaria a contrastare il dragaggio comporta innegabili vantaggi, il primo tra i quali è quello di rendere più immediata la ferrata del pesce e minori le sue possibilità di fuga. Un'importante operazione preliminare sarà quindi la stima della distanza di lancio e il calcolo della quantità di coda in esubero da impiegare: una capacità che sarà possibile acquisire solo con l'esperienza e la pratica. Stabilita quest'ultima, la fase di volteggio non si discosta sostanzialmente dalla pratica normale; ben diversa, invece, sarà quella della posa. Quando la coda sarà ben distesa in avanti, poco oltre il bersaglio, la mano sinistra lascerà la coda come se si volesse ottenere l'allungamento dovuto allo shooting. La mano che impugna la canna inizierà allora dei movimenti orizzontali da sinistra a destra, molto brevi e veloci volendo ottenere spire strette, più lunghi e ampi nel caso di spire larghe. Tale espediente comporterà il risultato di frenare la mosca nel punto in cui è iniziato il movimento, mentre la porzione di coda uscita con lo shooting andrà a incurvarsi, ottenendo la serpentina.

Il lancio impennato

Attaccando la postazione di pesca dalla riva nulla è meglio della posa raggruppata. Dal centro del fiume, invece, dove generalmente è la vena di corrente più forte, la pratica omologa è costituita dall'impennato, un lancio facile anche per i meno esperti. La sua esecuzione non necessita particolari attenzioni in quanto si tratta di un lancio del tutto normale, ma anticipato nella fase conclusiva dello shooting. Chi ripensi alle fasi iniziali della propria avventura di moschista, non avrà difficoltà a ricordare i problemi incontrati nel tentativo di distendere completamente coda e finale. La mancanza di esperienza, completato un approssimativo movimento all'indietro, induceva a un istantaneo ritorno in avanti, per scongiurare la caduta posteriore della coda. Ne scaturiva così un lancio anteriore assai anticipato dove la coda, proiettata in direzione divergente dal piano dell'acqua, finiva per esaurire la propria spinta verso l'alto e ricadere sulla superficie, aggrovigliata su se stessa. Nel migliore dei casi effettuando una discreta progressione, seppure sempre anticipata, la coda si distendeva velocemente (ancora verso l'alto), rimbalzando a fine corsa e imparruccandosi ancor più! I presupposti di un buon impennato sono proprio questi, seppure aggiustati da una esperienza, oggi, assai più sostanziosa. Ecco allora che, effettuata una corretta distensione posteriore, si procederà alla posa puntando un obiettivo idealmente sospeso sull'acqua a un'altezza direttamente proporzionale alla necessità del raggruppamento, mediata però dalla distanza dall'obiettivo. Nella fase terminale della fuoriuscita della coda in shooting, la canna, riportata su un piano orizzontale, abbasserà la parte prossimale della coda, mentre quella più distante ricadrà in spire. Anche per la buona riuscita di questo lancio risulterà importante una corretta stima delle distanze e dell'eccesso di coda da impiegare ai fini dell'antidragaggio. A differenza della serpentina, l'impennato presenta una posa della coda assai più lineare, mentre la funzione di riserva è devoluta soltanto al tratto terminale della stessa e del finale. Riguardo l'ambiente, la serpentina risulta assai più versatile, potendo essere impiegata anche sotto la vegetazione che si protende sull'acqua e ciò per lo svolgimento assai più basso dell'impennato, preferito, invece, per la maggiore facilità di esecuzione. In casi linúte in cui sia necessario moltiplicare l'effetto antidragaggio, sarà possibile abbinare i due lanci, che tra loro coesistono perfettamente. L’esecuzione di questo espediente è, senza dubbio, la soluzione antidragaggio più efficace, quella che permette di ottenere la maggiore permanenza dell'artificiale in zona di pesca. L’allenamento necessario potrà essere direttamente svolto in acqua, richiedendo solo un po' di tempo.

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