Nella valle del Turano

 

Lo sbarramento dei fiume Turano, nelle cui acque ossigenate allignano fario selvatiche, ha dato origine al famoso lago artificiale, ben conosciuto dai garisti di tutta Italia.

 

Quasi tutti i pescatori italiani conoscono il bacino del Turano, a circa 80 km da Roma. I garisti, in particolare, sono esperti di queste acque poiché l'invaso è uno dei più classici campi di gara italiani.  Questo itinerario comprende anche il fiume Turano; questo, a monte di Posticciola, è sbarrato da una diga, eretta nel 1936-38, che ha dato origine al lago artificiale detto appunto del Turano. Simile ai chalk-streams inglesi, è popolato da un discreto numero di trote autoctone.

Il Lago di Turano

Questo invaso è agibile con facilità lungo tutto il suo perimetro.  Infatti la scarsa vegetazione sulla riva pennette numerosissíme postazioni di pesca.  Il tratto migliore è il lato sud, quello che giunge fino al caratteristico abitato di Castel di Tora, che si specchia sulle acque azzurre del lago.  L’aspetto paesaggistico è di grande fascino ed una giornata di pesca in queste acque pulite è molto piacevole, anche perché nel Turano sono presenti quasi tutte le specie ittiche italiane d'acqua dolce, dalle carpe ai cavedani, dalle alborelle ai carassi, dai persici ai lucci e persino qualche trota.  Ciò fa sì che ogni tecnica di pesca sia agevolmente praticabile, senza necessariamente essere dotati delle splendide (e care) attrezzature che i garisti sfoggiano durante gare e allenamenti. Per queste ragioni, anche se i metodi più praticati sono la pesca con lunga canna fissa o a fondo, gli appassionati di spinning o di carp fishing possono contare su un ambiente relativamente "vergine" rispetto a queste tecniche.  Nel Turano la pesca è aperta tutto l'anno e non sono in vigore particolari limitazioni, oltre a quelle previste dalla normativa della provincia di Rieti.  L’unica "difficoltà" per i pescatori è proprio rappresentata dalla folla della domenica e dalle gare che, numerose, si svolgono durante tutto l'arco dell'anno.  Fortunatamente il perimetro del lago è molto esteso ed è sempre possibile trovare un posto libero dove immergere la lenza.

Il fiume Turano

Pur avendo lo stesso nome del lago, questo splendido corso d'acqua è poco conosciuto.  Non ha grande portata, ma possiede tutte le carte in regola per essere annoverato tra i posti per chi cerca ancora trote veramente selvatiche.  Immerso in una vegetazione piuttosto fitta, che arriva fino alle sponde creando in alcuni punti qualche difficoltà, il Turano ha acque molto pulite e ossigenate, quasi da montagna, pur scorrendo in un ambiente tipicamente collinare.  Assolutamente diverso dai torrenti alpini, questo corso d'acqua ricorda molto da vicino i chalk-streams con rive basse e gran fiorire di erbe acquatiche.  Un ambiente ideale per i salmonidi, dunque, che qui sono di tutte le dimensioni, ma sempre e comunque autoctoni.  Oltre. alla fario, il Turano ospita anche fitti gruppi di vaironi, qualche luccio (nella parte bassa) e parecchi temoli che, probabilmente, risalgono dalla confluenza con il Velino.  Il tratto sicuramente più interessante è quello che parte, in basso, dalla periferia di Rieti (presso la Fonte Cotturella) e prosegue, a monte, per oltre 10 km, costeggiato da una comoda strada asfaltata, in riva destra.  Una precisazione indispensabile: non si cerchi nelle grandi buche.  Sul Turano, infatti, sono i veloci correntini a essere frequentati dalle trote.

Tecniche praticabili

E’ quasi impossibile praticare la pesca a mosca in queste acque, non perché le trote non rispondono a questo invito, quanto per le intrinseche difficoltà ambientali.  Molto meglio lo spinning, operando con canne corte e nervose e piccoli artificiali, da 3 a 5 g.   E’ anche importante curare i particolari, come l'adozione di abiti il più mimetici possibile e avere una grande circospezione nell'avvicinarsi ai punti migliori. In questo tipo di ambiente la trota è quasi sempre in corrente; se, da un lato, questo è un ottimo presupposto di riuscita nel presentare l'artificiale, dall'altro c'è il rischio che anche un minimo movimento sbagliato faccia fuggire irrimedialmente la possibile preda. Ma sul Turano è molto meglio "seguire l'onda" e fare come i locali: dedicarsi esclusivamente alla pesca con le esche naturali, compresa la larva di mosca carnaria (il bigattino) che in queste acque (assurdamente) è permesso. Ma anche vermi e camole rendono parecchio. L’attrezzatura è piuttosto semplice: canna bolognese piuttosto corta (meglio se teleregolabile), monofilo fino a un massimo dello 0,18, una manciata di piombini e un finale con amo piuttosto lungo anche più di 30/40 cm.  Si può anche ricorrere al galleggiante, più che altro per far giungere la lenza nei punti più difficili, dove non sia possibile infilare la punta della canna.  Se si fa tutto a dovere, non mancheranno le abboccate, franche e decise, come avviene sempre quando i  pesci cacciano in corrente. L’unico problema è che dopo una, al massimo due catture, occorre cambiare posto. Infatti solo, con spostamenti conti-ui, anche di poche decine di metri, sì può sfruttare, rinnovandolo, il fattore sorpresa che sul Turano è l'arma vincente per fare buoni carnieri. Per lo stesso motivo e sempre buona cosa tenere gli occhi aperti per identificare la presenza, o il recente passaggio, di qualche collega che ci ha preceduti. Quando ciò avvenga, pescate dopo di lui può risultare completamente infruttuoso. Meglio risalire sulla sponda e, con un giro via terra, superare l'ostacolo  Le fario selvatiche del Turano saranno il giusto premio di tutte queste fatiche.  Non si tratta di esemplari da foto ricordo, difficilmente superano il mezzo chilo di peso, salvo rare e fortunate eccezioni, ma sono dei veri e propri capolavori della natura.  Le loro livree hanno splendidi puntini rossi e le pinne pettorali sono larghe e molto sviluppate (segno inconfondibile della loro origine autoctona).  Per tutti questi motivi, ci si può tranquillamente limitare a osservarle per poi rilasciarle nel loro splendido habitat.