Sull'alto Trebbía e sul Nure

 

Un doppio itinerario per due corsi d'acqua vicini. Il primo, il Trebbia, giustamente noto ai pescatori a mosca.  Il secondo, il Nure, è invece tutto da scoprire.

 

Il momento migliore per scoprire il Trebbia è senz'altro la primavera inoltrata o l'inizio dell'estate, quando i ripidi contrafforti appenninici si ricoprono di un verde fitto e intenso e l'acqua del fiume è abbondante dopo le piogge invernali.  Abbiamo scelto la parte alta dei Trebbia, famosa per le sue belle trote, che nelle grandi lame e buche vivono insieme a barbi e cavedani, a qualche anguilla, a vaironi e lasche.  Il Trebbia nasce sull'Appennino ligure da diversi rami che scorrono intorno a quello principale che scende dal monte Lavagnola e scorre per poco in territorio ligure per diventare poi un fiume interamente emiliano.  Riceve a Marsaglia le acque di un altro fiume importante, l'Aveto, e la sua portata aumenta considerevolmente nel suo medio e basso corso, fino alla confluenza con il Po, a ovest di Piacenza.  L'itinerario che abbiamo scelto ha inizio poco a monte di Marsaglia, subito dopo la confluenza con l'Aveto perché, anche se il medio e basso corso sono molto ricchi di pesce, non c'è sempre la garanzia di avere acque pulite.  Dopo le piogge, infatti, può accadere che una diga lungo il corso dell'Aveto venga aperta, trasportando a valle un mare di sabbia e fango, e annullando quindi qualsiasi possibilità di pesca.  Nel suo alto corso, invece, il Trebbia ha sempre acque molto limpide e di volume regolare. Costituiscono quindi una garanzia per i pescatori.  Chi vuole provare il primo tratto, piuttosto lungo, deve scendere dopo il ponte che attraversa il Trebbia a Marsaglia, risalendo oltre la confluenza,             perché la strada che costeggia il fiume sale molto e si allontana, costringendo poi a discese lunghe e ripide. Mentre chi scende subito può risalire per lungo tratto il corso del torrente, perché è sempre possibile attraversare, e non ci sono passaggi difficili dato che una delle due rive è quasi sempre delimitata            da un comodo ghiareto. Nelle ampie curve sul filo della corrente ci sono bei temoli, che si possono prendere a mosca, mentre le trote, quasi esclusivamente fario, si pescano sia a mosca sia a spinning oppure al tocco dove il corso si restringe per assumere caratteristiche torrentizie, con l'acqua che spumeggia vivacemente intorno alle rocce.  Proseguendo sulla strada, per un buon tratto si vedono in basso bellissimi scorci di questo torrente appenninico, che disegna continue curve sinuose in fondo alla vallata.  Al ponte di Cortebrugnatella il fiume è di nuovo vicino e facilmente raggiungibile.  A monte dei ponte c'è una zona dove è consentita la pesca soltanto a mosca e con ami privi di ardiglione, per non causare ferite gravi ai pesci che si rimettono in acqua.  Questo è un buon esempio di rispetto ambientale.  Finito il tratto soggetto a questa norma, la pesca è di nuovo libera fino a Ponte Organasco, a monte del quale l'attività è consentita soltanto a mosca con ami senza ardiglione e i pesci debbono immediatamente essere rimessi in acqua. E’ un regolamento particolare, per il breve tratto in cui il Trebbia scorre in una stretta propaggine di territorio del comune di Pavia.  Poco dopo, la pesca è di nuovo libera e nuovamente la strada costeggia dall'alto il corso incassato ma non difficile del torrente.  A monte di Ottone la portata d'acqua diminuisce; qui si può pescare a passata, al tocco, e specialmente a mosca, nelle buche a ridosso dei lunghi obliqui contraffarti rocciosi.

Il Nure

Alle pendici del monte Maggiorasca, nell'Appennino Piacentino, c'è un piccolo lago, a circa 1.500 metri di altitudine, che si chiama Lago Nero.  E che è il padre, o la madre, di un torrente che merita davvero qualche giornata di pesca, proprio perché è poco frequentato dai pescatori e ben popolato di trote.  Si chiama Nure e, dai confini della'Liguria, va a buttarsi nel Po vicino a Piacenza e avrebbe tutte le caratteristiche per essere meta preferita di frotte di pescatori, se non fosse per la sua vicinanza con il Trebbia, considerato il principe dei torrenti emiliani.  Per essere un torrente minore il Nure ha caratteristiche che potrebbero farlo preferire al più citato fratello maggiore: in ogni stagione ha una portata d'acqua quasi costante, il suo corso è vario e merita la fatica di risalirlo per lunghi tratti, e infine, cosa di non poca importanza, nel tratto superiore e anche in quello intermedio ospita fario e iridee di buona taglia.  Questo anche grazie a un'accorta politica di ripopolamento.  Il tratto migliore del Nure è tra Ferriere e Gambaro.  A monte è un riale appenninico, in cui comunque si può tentare l'appetito di qualche fario nelle piccole buche.  Da Ferriere in poi il corso si fa più ampio e il torrente si arricchisce di alcuni affluenti laterali che a loro volta meritano una risalita.  Il Nure ha un corso vario, massi che creano piccole pozze, ottimo rifugio e tana per trote, tratti a corrente veloce, qualche piccola lama e salti.d'acqua dove ci sono manufatti.  Uno dei punti più famosi per le dimensioni delle trote che vi si possono pescare sono proprio le buche sotto il ponte di Ferriere.  Fuori dai centri abitati, il letto del torrente è circondato da una fitta vegetazione e in alcuni punti può essere difficile, anche se non pericoloso, l'accesso.  Per questo motivo, il Nure non è un torrente da mosca, anche se qualche irriducibile appassionato non manca.  Piuttosto, si pesca a fondo con esche naturali e con il galleggiante se si va in cerca di trote nelle lame.  La tecnica dello spinning può dare ottimi risultati.  Naturalmente si impiegano attrezzature leggere: canne da 1,60 a 1,80 m, monofili di diametro da 0,18 a 0,20 e piccoli cucchiaini rotanti per la cattura di fario e iridee.  Entrambe le specie raggiungono buone dimensioni e si possono catturare esemplari dotati di notevole energia e resistenza nel combattimento sportivo.  L'amministrazione provinciale di Piacenza programma ripopolamenti annuali con soggetti di 6-9 cm di lunghezza, in modo tale da facilitarne l'inserimento nel ciclo biologico naturale, con il risultato di ottenere trote adulte perfettamente ambientate.