Sul Ticino a valle di Pavia

 

Il pescoso Ticino offre agli appassionati più di una zona in cui poter fare ottime catture non solo di ciprinidi, ma anche di lucci e persici.  La zona a valle di Pavia è certo una delle più conosciute.

 

Questo itinerario di pesca riguarda il tratto del fiume Ticino a valle del ponte coperto(detto anche "del Diavolo") che unisce la città di Pavia con il Borgo Ticino.  Per pescare in riva destra, superato il ponte verso valle, si percorre la strada stretta e sterrata che parte in riva sinistra e costeggia il fiume. Lasciate alle spalle le ultime case del Borgo, la strada si inoltra in un pioppeto e poco dopo perviene a un ponticello su un canaletto che si chiama Primo Gravellone, dove è necessario lasciare l'automobile. Di qui si prosegue a piedi, battendo la riva fino al successivo canale, il Secondo Gravellone, che è un ramo del precedente.  Se si preferisce restare in riva sinistra del fiume, bisogna portarsi al ponte sul attraversare il ponte sul naviglio e di là raggiungere la sponda desiderata.

I punti migliori

Restando in riva sinistra si può cominciare a pescare dove il Naviglio si allarga nella darsena, prima di sfociare nel Ticino e dopo l'ultimo ponte sulla conca.  Oltre che nel Ticino, qui si può provare a pescare nella darsena.  In riva destra, invece, si incontrano parecchi punti per scendere al fiume e anche una serie di pennelli che tagliano la corrente del fiume e rappresentano ottime postazioni di pesca, Proseguendo e giungendo al ponticello sul Primo Gravellone, la riva si fa più bassa e offre molte possibilità di accesso al fiume.  Qui la corrente è più lenta ma, essendo, maggiore la profondità, può essere necessario entrare in acqua con gli stivaloni. Il punto di sfocio del canale provoca ristagni d'acqua che, seppure modesti, il pescatore non deve mai sottovalutare. Si può quindi procedere lungo l'argine (dove la riva si fa nuovamente alta) per arrivare alla seconda foce, ma si tratta di un paio di chilometri non agevoli da percorrere, soprattutto se carichi delle attrezzature per la pesca, benché qui si trovino proprio i punti più interessanti.  La pescosità di questo tratto del Ticino I1 Ticino era considerato il fiume più bello e pescoso d'Italia. Oggi, pur non possedendo più quella purezza che lo contraddistingueva in passato, il Ticino non versa in uno stato così grave come quello di tanti altri corsi d'acqua del nostro Paese. Si segnalano ancora catture di trote marmorate attorno ai piloni del ponte coperto, mentre più a monte sono rari, ma possibili, gli incontri con qualche storione.  Se si vuole tentare la fortuna di catturare proprio uno di questi leggendari storioni, si provi a pescarli a fondo nelle profonde buche prodotte dalle bombe aeree della seconda guerra mondiale.  La corrente particolarmente sostenuta richiede zavorre da 100 e 200 g. Le esche consigliate sono budella di pollo, pesciolini morti, fiocchi di grossi lombrichi di terra.  Senza dubbio più alla portata di tutti sono i cavedani, le savette e i pighi; poi barbi, alborelle, triotti e vaironi.  Ma bisogna sempre considerare l'eventualità di qualche persico e luccio e, in qualche tratto di acqua morta, nei canali e nelle rogge che si trovano un po' dovunque nei dintorni, anche pesci gatto.  Le anguille rappresentano le catture più probabili per i pescatori notturni o per chi voglia tentare nelle giornate cupe o piovose con acqua opaca.

Le tecniche ideali

Cominciando dalla darsena conviene praticare la pesca a fondo che, se si pesca di notte, permette di fare  buone catture di cavedani, anguille, pesci gatto ed eventuali tinche.  La stessa pesca si può praticare di giorno per i cavedani, ma in stagione fredda.  La tecnica con il galleggiante dà sempre i suoi frutti, ma si tratta di minutaglia, mentre con il vivo si può provare a insidiare eventuali lucci o persici trota.  Portandosi, sempre in riva sinistra, nel punto in cui sfocia il canaletto parallelo alla darsena, la pesca alla passata risulta invece la più indicata.  Sulla riva opposta, quella del Borgo e delle foci del Gravellone, si lancia attorno ai piloni del ponte, usando esche artificiali di grosse dimensioni, come i minnows e gli ondulanti, oppure vaironi morti.  Con le attrezzature adatte si può tentare la cattura di qualche bella trota e, forse, di qualche luccio, per quanto le acque profonde siano frequentate anche da cavedani e da non improbabili persici.  In questo secondo caso bisognerà alleggerire le lenze e cambiare esca, puntando su pane, larve di mosca carnaria e gatosse per i cavedani, le savette e le lasche; vermi vivaci, ancora larve o piccoli cucchiaini rotanti per i persici. Procedendo verso valle, a seconda dei tratti e dei fondali, si possono incontrare acque veloci sui raschi oppure lente o quasi ferme e più profonde attorno al pennelli o in qualche breve rientranza.  E dunque una zona da passata, che richiede canne molto lunghe, con lenze ed esche adeguate, considerando che si possono incontrare cavedani, ma anche savette, lasche, alborelle e triotti.  Più difficile la cattura di qualche pigo o di rari barbi, i quali vanno tutti insidiati sul fondo.  Canne bolognesi oppure sistemi a lenza radente, come la camolera.  Alla foce del Gravellone sono segnalati lucci, nei punti di calma, mentre, un po' più a valle, ed entrando in acqua se è il caso, si possono pescare alla passata pighi e di barbi.