Sul Tanaro a Carru’

 

Nel suo corso medio-basso, dove ha cambiato aspetto e non è più un torrente di montagna, il Tanaro offre numerosi posti di pesca che possono essere definiti veri e propri paradisi per i barbi.

 

Il corso sinuoso del Tanaro si snoda in una vallata molto ampia e aperta al centro della provincia di Cuneo.  Se si proviene dalla Liguria, il comune di Carrù si può raggiungere facilmente dall'autostrada Torino-Savona, uscendo al casello di Mondovi, imboccando poi la diramazione della S.S. 28 e seguendola per circa sei chilometri.  Chi invece giunge da Torino dovrà uscire al casello di Carrù, che però non corrisponde al paese vero e proprio.  Nel territorio di questo comune, il Tanaro, che qui ha acque libere alla pesca, ha l'andamento tipico di un fiume di media portata, con lunghi ghiareti bagnati da correntine e anse profonde, con corrente moderata e qualche prismata.

Alte pareti di tufo

L’ambiente è quello che viene definito "zona a barbi", ma oltre a questi vi sono anche altri ciprinidi e persino qualche trota.  Il vero re del fiume resta però il barbo presente in questo tratto di fiume in grande quantità e con esemplari di taglia notevole.  Una caratteristica del Tanaro è la presenza abbastanza costante di alte pareti rocciose di tufo che sovrastano il letto del fiume e creano, nei punti in cui scendono a picco nell'acqua, tane e zone profonde che sono l'habitat ideale per i pesci.  Camminare sui contrafforti di tufo può essere pericoloso, perché sono molto scivolosi e strapiombano anche da buone altezze, ma al tempo stesso, durante le piene, sono i punti migliori da cui pescare, soprattutto perché si può essere sicuri che nei gorghi e nei pro fondi meandri alla base di queste pareti si trovano gli esemplari più grossi.  In presenza di acque più basse e tranquille è più consigliabile pescare dai ghiareti che fronteggiano dalla sponda opposta i tufi.  Il colore dell'acqua è estremamente variabile e va dal verde cupo a un azzurro carico, ben diverso dal color terra che assumerà a valle questa zona.  Partendo da Carrù, sempre sulla diramazione della S.S. 28, si può pescare da Bastia Mondovi, a monte, sino a Farigliano, a valle.  In questo tratto, la strada attraversa tre volte il Tanaro con altrettanti ponti che possono essere considerati punti di partenza per questo itinerario.  Dai ponti partono stradine di campagna che consentono il transito di un'automobile e permettono,al pescatore di arrivare sino al greto del fiume. £ difficile indicare quali possano essere i punti migliori per la pesca, dal momento che tutto il tratto è buono.  Possiamo soltanto suggerire di scegliere le zone dove il Tanaro, dopo una delle sue numerose curve, si distende con una corrente meno rapida e più regolare, aprendosi in lunghe e profonde lame.  La tecnica migliore per questo tratto è la passata, con canna bolognese, anche se la limitata larghezza del fiume consente l'uso della fiorentina, purché sia lunga a sufficienza per coprire l'intera distanza tra le due rive.  Una tecnica che qui ha molti appassionati, anche perché risulta notevolmente redditizia, è la camolera, cioè il piombo lungo utilizzato normalmente per pescare i temoli ma che in questo caso, trattandosi di barbi, viene usato innescando uno o due bigattini su ogni imitazione.

Cautela e osservazione

Nonostante si tratti di ciprinidi e non di salmonidi, i pescatori devono tener presente che questa zona non è battuta e frequentata come altri itinerari del piano, per cui i pesci sono sensibili ai rumori e al movimento: conviene, pescando a passata, non piazzarsi in una postazione fissa per tutta la durata della battuta, ma spostarsi quattro o cinque volte, cambiando spesso posto, perché dopo un poco i rumori prodotti dal pescatore stesso in acqua e quello delle prede che ha salpato, allarmano gli altri pesci e li fanno allontanare. La pasturazione deve essere fatta con estrema cura, tenendo conto di una particolare abitudine del barbo: quando questo ciprinide riesce a trovare un flusso di cibo in un solco o in un canale scavato dalla corrente nel letto del fiume e più basso del resto del letto stesso, si piazza in questo solco e a volte gruppi anche molto numerosi vi rimangono per ore e ore.  Conviene quindi sondare il fondo con attenzione, per trovare la vena più profonda, su cui concentrare la pasturazione, che non deve essere comunque mai massiccia, bensì costante.  Nei punti più profondi, praticamente in corrispondenza degli strapiombi nelle larghe anse che a volte percorrono una curva e che, in gergo automobilistico, si potrebbero definire tornanti, si possono catturare anche cavedani che normalmente si riescono soltanto a immaginare: si trovano esemplari che raggiungono i 2 chili.  Là dove l'acqua è più tranquilla e ferma, quasi senza corrente, esistono anche i lucci, per la gioia degli amanti dello spinning o del pesciolino vivo- Ma il vivo può dare in inverno risultati sorprendenti anche con gli enormi cavedani locali.  Un tempo i lucci popolavano alcune lanche che si trovavano nella parte finale dei nostro itinerario, ma queste lanche erano prossime a prosciugarsi.  Allora, durante le piene, i lucci sono tornati nel corso d'acqua principale.  Nei tratti in cui la profondità è minore e di conseguenza con corrente più sostenuta e veloce, ci si può divertire a pescare le numerose lasche che affollano queste zone.  E’, un indice di buona salute di questo fiume, perché in altre acque le lasche a poco a poco sono scomparse, sostituite dai resistenti onnivori cavedani.  Un vero peccato, anche per le carni saporitissime che erano piuttosto ricercate.  Ma nel Tanaro di Carrù ce ne sono ancora in quantità e si possono pescare sia a passata sia a camolera.  Nei mesi estivi, all'imbrunire, una pesca molto divertente e proficua può essere quella con la moschera, in superficie, o addirittura con la mosca all'inglese.  Peccato però che non dia gli stessi buoni risultati con i barbi, che non abbandonano mai il fondo.