Sull'alto Tanaro

 

Sopra Ormea, in una zona che si estende tra Piemonte e Liguria, visitiamo una riserva di pesca giustamente famosa per le sue enormi fario e per i suoi salmerini.

 

Il Tanaro, affluente di destra del Po, ha una lunghezza complessiva di 264 km, ed è ben noto ai pescatori di pianura per le sue acque, ricche di cavedani e barbi.  Ma gode anche di ottima fama per le trote della sua parte più alta, che è l'obiettivo di questo itinerario.  Uscendo dal casello di Ceva sull'autostrada Torino-Savona, la strada che porta a Garessio corre quasi subito al livello del fiume, nella zona pianeggiante prima di Nucetto. Acque limpide e veloci, di buona portata, lunghe lame tra rive non eccessivamente infiascate in un paesaggio verdissimo con i fianchi delle montagne ricoperte da un bosco continuo di castagni.  Pare un tipico torrente appenninico, eppure scende dai 2.476 metri del Pizzo d'Ormea, nelle Alpi Marittime, una delle cime dello spartiacque che separa la Liguria dal Piemonte. E proprio al clima particolarmente temperato della zona, che risente dell'influenza del vicino mare, l'alto Tanaro deve il suo regime regolare e l'assenza di acqua di neve. Nella zona di Nucetto esiste una riserva comunale, cui si può accedere dietro l'acquisto di un permesso giornaliero.  Più in là, quando il Tanaro incomincia a salire lievemente, si incontrano grandi buche in cui è bene pescare nelle prime ore della giornata, quando il sole non è ancora alto.  Da Garessio verso Ormeal per una lunghezza di circa quattro chilometri, la FIPS ha istituito una "zona B", dove si può pescare con il permesso giornaliero, facilmente reperibile nei bar e ristoranti locali.  Di qui la valle si restringe, pur rimanendo sempre assolata, e compaiono i primi boschi di abeti e pini, mentre il torrente acquista un aspetto più montano, pur rimanendo di facile accesso. Dopo Ormea c'è il paesino di Cantarana e, poco a monte, un cartello indica che siamo arrivati in una riserva turistica: la Turi Pesca.  Vicino, come punto di riferimento, l'Hotel San Carlo.  Si scende da una stradina sulla sinistra della nazionale e si raggiunge un parcheggio, piuttosto vasto, proprio in riva al torrente.  Nello stesso piazzale c'è l'ufficio dove si acquistano i permessi, che possono essere di diversi tipi.  Innanzitutto il tratto di Tanaro riservato, che va da Ponte di Nava a Ormea, è suddiviso in due zone, una "rossa" e una "blu".  Quella rossa è destinata soltanto alla pesca a mosca, quella blu allo spinning e per chi pesca a fondo.  I permessi giornalieri relativi danno diritto alla cattura di cinque capi giornalieri per spinning e fondo, tre capi per la mosca, e c'è la possibilità, per chi vuole, di prendere lo speciale permesso no kill" (liberando ogni trota allamata) sempre nella zona a mosca.  Esiste anche la possibilità di acquistare blocchi di 10, 20 e 50 permessi, da utilizzarsi 'n più volte.  La stagione va dal P marzo fino alla prima domenica di ottobre.  Nel piazzale destinato al parcheggio per le auto dei pescatori c'è da un lato un'area ombrosa attrezzata, con tavoli e panche, un lavabo per pulire il pesce pescato e un barbecue per cucinarlo.  Dalla parte opposta ci sono le vasche dove vengono allevate le splendide fario usate nei ripopolamenti insieme ai salmerini; l'acqua che le alimenta è quella del Tanaro, grazie a una serie di canali, e questo vuol dire che i pesci vivono nell'ambiente in cui verranno successivamente immessi.  Recentemente sono stati anche lanciate 8.000 giovani temoli, allevati anch'essi in vasca.  La grande cura nella conduzione dell'allevamento, anche dal punto di vista alimentare, consente la crescita e lo sviluppo di esemplari di razza pura, che poco o nulla hanno in comune con le solite trote "di lancio" presenti in molte riserve turistiche.  L'intera impostazione della riserva è comunque straordinaria, dal punto di vista dell'organizzazione e del rispetto ambientale: non si vedono in giro le purtroppo comuni tracce di pic-nic e scampagnate, il torrente è pulitissimo, i pescatori sono gentilmente ma fermamente invitati a non inquinare o abbandonare rifiuti.  In pratica, grazie anche all'albergo che fa parte del complesso, si tratta di un'area dedicata esclusivamente a quanti pescano e alle loro famiglie, come accade ne' "paradisi della pesca" austriaci e slavi.  E le emozioni non mancano di sicuro.  Intendiamoci, le trote non sono addomesticate e non sempre mangiano, ma nelle ore giuste e con un minimo di abilità, si può star certi di fare catture interessanti.  La zona blu, come dicevamo, è riservata al fondo e allo spinning.  Le sponde sono agevoli, poco infrascate, la corrente rapida si allarga in lame o rallenta in pozze profonde riparate da massi.  Chi vuole fare meno fatica può incominciare a pescare di fronte al piazzale e poi scendere, mentre chi preferisce pescare risalendo dovrà fare un po' di strada su un sentiero tracciato e pulito fino alla grande lama formata dalla diga di Cantarana, fine della riserva.  In ogni caso, pescando magari durante le ore più fresche del mattino, capiterà che dopo un lancio ben fatto si scorga un lampo bruno avventarsi sull'artificiale. Subito dopo, la canna ci trasmetterà il peso vivo e vibrante di una trota che non avevamo immaginato di incontrare.  Non sarà un recupero facile né veloce, e si dovrà stare attenti a non spezzare la lenza, a meno che non si usi, poco sportivamente, uno 0,30.  E anche in questo caso potremmo avere una sgradita sorpresa.  Perché le trote che si pescano in questa riserva raramente, molto raramente, sono inferiori al mezzo chilo di peso.  Spessissimo sono più grosse, e sono cronaca quasi quotidiana catture di esemplari oltre i 2 o anche i 4 kg.  Lo stesso vale per i salmerini, anch'essi di grossa taglia, che danno parecchio filo da torcere prima di lasciarsi portare a galla, perché continuano a puntare ostinatamente, e fino all'ultimo, verso il fondo.  Per regolamento, la pesca deve essere interrotta dal mezzogiorno alle quattordici: chi vuole può restare all'aperto sulle panche dell'area attrezzata, magari cucinandosi alla griglia una meravigliosa trota dalla carne salmonata, e chi preferisce può approfittare del ristorante, che offre cucina langarola.  Il tratto rosso, per i moscaioli, va dal ponticello sotto l'albergo al salto d'acqua della diga della centrale di Ponte di Nava.  Sponde libere, grandi lame e profonde buche: l'ideale per chi pesca a mosca.  E anche in questo tratto non è raro agganciare una fario di oltre un chilogrammo.  Qualcuno sostiene che qui vi sono gli esemplari più grandi.  Per qualsiasi pescatore abituato alle consuete prede dei nostri torrenti una giornata in questa riserva è un'espenenza indimenticabile, perché mette anche alla prova l'abilità, oltre che procurare forti emozioni.  Tant'è vero che alcuni pescatori vi trascorrono anche un'intera settimana, per una vacanza tutta di pesca.