Il Rienza   

 

Fra tutti i corsi d'acqua altoatesini, il Rienza è sicuramente uno dei più interessanti per chi proviene da fuori provincia.  Visitiamo una riserva in concessione a un albergo della zona.

 

Sull'esempio dei più celebrati torrenti esteri, le possibilità di pesca nei, fiumi della provincia di Bolzano sono strettamente legate alle ricettività turistico-alberghiere; ottimi e confortevoli alberghi, infatti, hanno in gestione tratti di torrente e vi concedono l'accesso quasi esclusivamente ai loro clienti.  Qui il prezzo del permesso è tutt'uno con la spesa per il soggiorno.  t l'esempio del Rienza, uno dei più interessanti corsi d'acqua in Alto Adige, e del Rubner Hotel Rudolf, che ha in gestione il tratto scorrente nei pressi di Brunico.  Occorre subito dire che in questa zona non è solo la lingua a essere tedesca, ma di rigido stampo sassone sono anche le (giuste) nonne che bisogna rispettare rigorosamente.  L’osservazione di queste regole è il necessario "pedaggio" da pagare in cambio di un livello di pescosità veramente elevato per quantità e qualità.

Il fiume

Il Rienza è caratterizzato da una portata d'acqua di tutto rispetto, che non subisce variazioni di rilievo neppure nei        periodi più asciutti dell'anno. Ha un corso abbastanza lineare, che attraversa imponenti pinete.   Nella sua parte terminale questo fiume solca tutta la splendida Val Pusteria, fino alla confluenza nell'Isarco, a valle del comune di Bressanone.  In generale, il Rienza alterna lunghe piane a brevi correntini, senza comunque grossi sbalzi di altitudine; lungo il suo corso forma parecchi invasi, grandi e piccoli, dove la grande quantità d'acqua viene sfruttata a scopi idroelettrici.  Nel tratto di cui ci occupiamo, a Casteldarne, l'accesso alle sponde è ovunque facile e il fiume si presenta come una sequenza di lunghe piane, abbastanza profonde e con corrente sostenuta.  Un elemento di grande importanza, anche ai fini della pesca è la colorazione dell'acqua.  Nei mesi primaverili e all'inizio dell'estate, si ha il classico fenomeno dell'acqua di neve, bianca, vorticosa e poco adatta alla pesca.  Ma ciò non deve allarmare più di tanto i pescatori perché (come ci si accorge con stupore una volta arrivati) i pesci sono abituati a questa condizione e rispondono con abboccate franche alle esche artificiali, mosche comprese.  Chi non è abituato a questo fenomeno si allarma al primo colpo d'occhio, ma verrà presto smentito da una buona attività di trote e temoli, anche a galla e già nei primi mesi di pesca dopo l'apertura.

I pesci e la pesca

Nel tratto di Rienza a Casteldame ci sono splendide marmorate autoctone, numerosi ibridi, grandi fario d'allevamento e qualche salmerino. Ma, soprattutto, questo è il regno di temoli veramente enormi, quelli del ceppo austriaco che hanno reso così famosi i corsi d'acqua oltre confine.  La cosa più interessante è proprio la presenza di pesci autoctoni (marmorate, ibridi e temoli) che affiancano una certa percentuale di materiale d'allevamento, immesso per mantenere alta la pescosità. I soggetti selvatici, comunque, sono in netta maggioranza e ciò non è un elemento secondario, poiché una condizione del genere è assai rara in Italia.  Si pesca solo con esche artificiali e con il pesciolino vivo o morto. Ma, oltre a mosche e cucchiaino, si possono anche le eccezioni sono usare le camole (finte) a fondo. Le particolari condizioni del fiume e la grande portata d'acqua sembrano fatte apposta per la pesca a camolera e non c'è nessuna ragione di vietare qui questo sistema, come accade in molti fiumi italiani; l'unica limitazione è l’uso di non più di tre ami.  Anche durante il periodo primaverile, contraddistinto da acque velate e alte, i pesci sono molto attivi; i mesi migliori rimangono comunque quelli da settembre a novembre (La pesca al temolo chiude il 15 novembre), in cui i livelli e il colore dell'acqua sono ideali.