Sull’ Orco

 

Acque limpide, fondali ghiaiosi e paesaggi di grande bellezza rendono indimenticabile una giornata di pesca sull'Orco, spesso coronata da catture di temoli eccezionali.

 

L’Orco nasce dal 3.387 metri del Granta Parei, in Val d'Aosta, nel territorio del Parco Nazionale del.Gran Paradiso, formando numerosi laghetti al Col Rosset.  Poi entra nel bacino artificiale del Serù, dalle cui sponde si possono vedere (ma soltanto vedere e non pescare perché questo è territorio del parco) trote veramente enormi, e da qui scende fino al grande invaso di Ceresole Reale, ormai fuori dal parco.  Il Lago di Ceresole è lungo ben 5 chilometri, aperto alla pesca e costeggiato da un lato dalla strada. Circondato da folte pinete, ha punti molto profondi, specie in  prossimità della diga, e la sua sponda migliore per pescare, anche se non è tanto facile da raggiungere e richiede una bella camminata, è quella opposta alla strada. Dal bacino fino a Pont Canavese, punto obbligato di partenza per qualsiasi itinerario sull'Orco, il torrente scorre per una trentina di chilometri nell'ampia valle di Locana, in un paesaggio che da montano si fa sempre più aperto, verdissimo e vario.  L'acqua, sempre abbondante, ha una singolare trasparenza e un colore di fondo paglierino dovuto alla presenza di una ricca flora microscopica acquatica, condizione ideale per un rapido accrescimento dei pesci.  In primavera, specialmente nella parte più bassa, è soggetto a piene, che portano l'acqua a sommergere le rive e che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non sono una disgrazia, né per la campagna circostante, né per i pescatori, che proprio in queste condizioni, pescando con grossi vermi sottoriva e al riparo dei massi più grandi, possono avere la sorpresa di catturare una marmorata di tre chili.

La passerella sull'Orco

Incominciamo a monte di Pont Canavese, in località Fasane, dove una passerella attraversa il torrente: L’Orco qui scorre largo e disteso, con corrente forte e costante, interrotta qua e là da massi grigi. Una zona ideale per pescare a mosca e a spinning, spesso teatro di gare di pesca alla trota, dove si trovano anche bei temoli. Conviene attraversare la passerella e pescare dalla sponda destra fino al ponte successivo, dov'è possibile tornare sulla sinistra.  La tappa successiva può essere nei pressi di Sparone, prima e dopo la confluenza del Ribordone, dove ci sono grandissime buche in cui vivono marmorate e fario di ceppo purissimo. Si può pescare anche al tocco sotto le cascatelle, usando come esche la larva di friganea e la camola del larice.  Mosca invece per i temoli, che si vedono puntare controcorrente al limite dei ghiareti. Superata Locana, l'Orco incomincia a cambiare aspetto: il letto si restringe, grandi massi riparano buche profonde, l'acqua al centro del torrente corre più veloce: siamo entrati in una zona da spinning e da pesca al tocco.  A valle di Rosone ci sono alcuni tratti magnifici per la mosca mentre, per gli appassionati dei laterali da percorrere con canna fissa al tocco, c'è il Piantonetto, che scende da un bellissimo lago alpino, il Teleccio, nelle cui acque si specchia la cima del Becco della Tribolazione.

Trote di montagna

Già a Rosone i temoli diventano rari, e procedendo ulteriormente non si troveranno più, perché non vivono oltre una certa altitudine.  In compenso le trote non mancano.  L'aspetto dell'Orco è diventato quello di un grande torrente alpino, in cui le buche si succedono numerose, su un percorso punteggiato dalle grandi macchie grigie dei massi erratici.  Tre chilometri a valle di Fornolosa, e per un chilometro a monte, c'è un tratto istituito dalla FIPS in zona di pesca turistica, cui si può accedere grazie all'acquisto di un permesso giornaliero (reperibile nell'unico bar-ristorante di Fornolosa) che dà diritto alla pesca di cinque trote.  Chi riesce a raggiungere questa quota e vuole pescare di più, può arrivare fino a dieci capi giornalieri con l'acquisto di un ulteriore permesso. 1 giorni in cui la pesca è consentita nel tratto riservato sono marte(fi, giovedi, sabato, domenica e festivi infrasettimanali.  Vengono regolarmente immesse belle fario di media taglia, e ci sono anche le "vecchie" locali, inconfondibili per la livrea e per le dimensioni.  Tutte le tecniche usuali per la trota vanno bene: all'inizio della riserva ci sono pezzi adatti particolarmente alla mosca, lunghe lame sgombre di ostacoli. Lo spinning, a cucchiaino o minnow, va bene dappertutto e in ogni stagione.  Basta tenersi un poco nascosti, perché l'Orco ha acque di eccezionale limpidezza, e il pescatore che si fa vedere difficilmetite riesce a sua volta a scorgere una preda.  Oltre Fornolosa c'è una serie di grandi buche di acqua profonda, ideali per chi pesca a fondo.  Come esche si usino  quelle di sempre: lombrichi di terra, larve di ffiganea, camole del miele e del larice e anche uova di salmone.  Gli amanti della pesca al tocco con canna fissa hanno di che sbizzarrirsi dietro le centinaia di massi e pietre che formano cascate e cascatelle.  L'esca perfetta, verso sera e nel colmo della stagione calda, è la perla o la larva d'effimera: queste esche si trovano sul posto, è sufficiente cercarle sotto le pietre, e            richiedono nell'innesco una certa abilità e una grande delicatezza, dato che sono molto fragili.  Queste esche naturali sono molto usate dai vecchi pescatori dell'Orco, che le chiamavano "bóiet".

Un paesaggio tipicamente alpino

Dalla grande buca che segna il limite superiore della zona riservata, l'Orco incomincia a salire, restringendosi un poco, mentre la strada se ne allontana.  Per chi ama i torrenti alpini questa è senz'altro la parte più bella dell'Orco: acqua bianca di spuma che precipita in una valle incassata ma non strettissima cosparsa di enormi massi, cascate di ogni dimensione, alte anche cinque o sei metri, che precipitano in pozze larghe dall'acqua blu e profonda.  La risalita può essere faticosa, e la strada si allontana sempre di più, ma il piacere di arrivare cauti dietro una grande roccia, di fare un lancio preciso e silenzioso (se si pesca a spinning), di incominciare con attenzione il recupero e sentire improvviso lo stappo di una fario che si è lanciata sull'artificiale è una soddisfazione che vale bene il sacrificio di una giornata su e giù tra i macigni.  L'unico problema, negli anni di siccità, è che l'acqua può diminuire, perché il flusso dipende dalle paratie del bacino di Ceresole Reale.