Sul torrente Nervia

 

Questo corso d'acqua dell'entroterra ligure, che scorre incassato fra alte pareti di roccia, offre interessanti zone di pesca dove il passaggio di un pescatore di trote è cosa rara.

 

A molti potrà sembrare strano che, in Italia, possano ancora esistere fiumi e zone di pesca dove può accadere che non passino quasi mai pescatori per mesi interi.  Il fatto è ancora più stupefacente se riferito non a montagne o vette inacessibili, ma a un corso d'acqua che scorre a meno di 20 chilometri dalla frequentatissima Riviera Ligure di Ponente.  Ebbene, in questa zona dell'entroterra ligure dove la natura sembra non risentire affatto delle invasioni turistiche, scorre il torrente Nervia, che sfocia nel Mar Ligure alla periferia di Bordighera.

Trote e cavedani

Già se ci si ferma a Dolceacqua, dalla spalletta del Ponte del Diavolo (ma anche dalla massicciata della strada), ci si stupisce di vedere nelle acque del Nervia una gran quantità di cavedani, lasche e barbi cui si unisce qualche bella trota.  E la popolazione ittica aumenta ancor di più sotto il basso salto d'acqua, Rochi metri a valle del Ponte del Diavolo. rcco allora che s'impone una scelta: una pesca n on troppo impegnativa e principalmente dedicata a ciprinidi oppure una pesca più tecnica e rivolta esclusivamente alle fario?  Nel primo caso non c'è da fare molta strada: ci si può fermare a Dolceacqua, alla dighetta o in qualsiasi buca appena a monte e a valle.  Nella seconda ipotesi è meglio risalire in auto il fiume e arrivare fino a Pigna, qualche chilometro a monte.  Da qui in su le trote non mancano e si possono trovare quei posti solitari citati in premessa.  Unica condizione indispensabile è l'essere pronti a qualche scarpinata, non sempre agevole, nel torrente molto incassato.  Entrambe le alternative sono buone.  Anche perché in questo corso d'acqua, proprio come accade nel vicino torrente Argentina, salmonidi e ciprinidi convivono perfettamente ed è possibile trovare trote anche a quote basse e cavedani anche in alto. Tutto questo si verifica grazie a due fattori importanti: in primo luogo per la quasi totale mancanza di inquinamento, che qui è un fenomeno pressoché sconosciuto.  E poi per la temperatura delle acque che, nascendo a quote non elevate (precisamente dal Lago di Tenarda a 1400 m), non conoscono fenomeni di neve e disgelo come invece accade nei torrenti alpini.  Questo fa sì che il letto del torrente sia ricco di molta microfauna, a dispetto della portata idrica non certo elevata.  In tali condizioni l'accrescimento e la riproduzione di trote e cavedani si svolge nelle condizioni ottimali.  Se a tutto ciò si unisce una ridotta pressione di pesca, si completa il quadro di un corso d'acqua che, pur non essendo simile ai grandi torrenti alpini o appenninici, non ha nulla da invidiare loro in fatto di pesci.

Passata leggera

La tecnica di pesca più redditizia nella parte bassa del Nervia è la classica passata leggera.  Una canna  bolognese non troppo lunga (4-5 m), monofilo in bobina dello 0,14 e sul finale dello 1,10, poco piombo (massimo 2 g) e un piccolo galleggiante a pera: non -occorre altro.  La leggerezza è l'unica arma per vincere la diffidenza dei numerosi cavedani.  L’uso della larva di mosca carnaria (bigattino) è vietato in tutta la provincia.  Come esche, quindi, potranno essere usati i vermi, le verdine e le piccole larve che vivono sotto le pietre e si trovano direttamente lungo le sponde del Nervia.  Queste esche funzionano perfettamente e non fanno sentire la necessità di massicce pasturazioni.   La pesca non deve essere troppo sedentaria.  Si può esplorare una buca per un'ora o due; dopo un po', inevitabilmente, le catture diminuiscono di intensità, a causa del rumore prodotto in acqua.  Meglio allora spostarsi, anche se di poco, e sfruttare il fattore sorpresa.  Nella seconda parte della battuta si potrà ritornare sui propri passi.  A far le spese di questa pesca leggera saranno in primo luogo i ciprinidi: dai cavedani ai barbi ai numerosissimi vaironi.  Ma, ogni tanto, abbocca anche qualche trota fario.  

Obbiettivo fario

Gli amanti delle trote fario (veramente) selvatiche trovano nella parte alta del Nervia pane per i loro denti.  Bisogna però mettere in preventivo una bella camminata e la risalita di un torrente che, in certi tratti, scorre incassato ira alte pareti di roccia, punti dove non passano pescatori per mesi interi.  Dal paese di Pigna si può risalire in auto fino alla frazione di Buggio; il Nervia qui scorre fra rive molto infrascate, in un paesaggio stupendo e selvaggio costellato di grandi ulivi.  In acqua le buche molto profonde si alternano a brevi correntini bassi e sono frequenti gli incontri con piccoli affluenti laterali.  Dalla mulattiera che parte da Buggio, percorribile a piedi, si vede il Nervia, in basso, scorrere dentro gole molto profonde, tanto che per raggiungere certe buche non bastano buone doti alpinistiche.  Un buon accesso al fiume, comunque, si trova dopo il vallone dell'Arme che porta alla diga di Ternarda.   Si pesca al tocco o a spinning.  Con la prima tecnica si battono le buche con una canna da trote di 4 o 5 m e con la classica corona di piombi posta a 30 cm dall'amo.  Esche imbattibili sono i vermi.  Pescando con gli artificiali è meglio adottare una canna corta e nervosa (non più lunga di 1,80 m) e pescare sempre a risalire.  I risultati migliori si ottengono con i piccoli rotanti da 3 g o con il minnow piccolo (quello da 3 cm).  Questo tipo di -pesca costringe a lunghe camminate: i primi lanci, infatti, sono i più produttivi; dopo, si sia o non si sia catturata una trota, il posto è tabu per almeno un'ora o due.   Le trote che si catturano con questi sistemi sono di taglia media, non eccessivamente grandi.  La misura minima di legge è di 20 cm.  Ma se la loro dimensione non è da foto-ricordo, la livrea di questi pesci ha colori incredibili.