Sull' Esino a pesca di barbi

 

La parte bassa di questo fiume marchigiano è molto ricca di ciprinidi reofili.  Fra questi i barbi rappresentano le prede più ricercate dai numerosi pescatori che frequentano la zona

 

A pochissimi chilometri da Ancona, proprio in prossimità di Jesi, il fiume Esino rappresenta una delle più interessanti zone da ciprinidi di tutte le Marche. Siamo poco distanti dalla foce del fiume in Adriatico e l'unico neo di questo itinerario è la grande pressione di pesca da parte deipescatori dell'Italia centrale che frequentano in gran numero la zona in ogni mese dell'anno. Fortunatamente si tratta di acque molto generose, ben popolate di ciprinidi e quindi in grado di soddisfare un gran numero di appassionati. Senza trascurare l'aspetto climatico che offre, in questo entroterra, temperature accettabili anche in pieno inverno.

Barbi anche in inverno

Sono pochi in Italia i posti in cui si possono insidiare i barbi anche in pieno inverno.  Mentre nei fiumi del Nord e negli altri corsi d'acqua del Centro questo ciprinide sembra scomparire da ottobre ad aprile, sull'Esino la sua attività non conosce pause stagionali, forse anche in virtù del clima particolarmente favorevole e dell'influenza del vicino mare, i cui benefici effetti termici coinvolgono tutta la zona di Jesi.  L’attrezzatura ottimale per pescare in questo tratto di fiume è costituita dalla classica bolognese ad anelli, senza necessariamente ricorrere a misure estreme, una 5 o 6 m va più che bene.  Lenze e montature devono essere quelle classiche da passata, particolarmente appesantite nel tratto vicino all'amo se si intende indirizzare l'esca proprio ai barbi.  Per quanto riguarda le esche, i migliori risultati si ottengono con la solita larva di mosca carnaria, il bigattino, anche se i locali giurano che il verme di terra è più produttivo.  Forse la ragione sta nel mezzo e solo durante le frequenti piene autunnali il lombrico risulta più efficace del bigattino.  Pur essendo numerosi, i barbi dell'Esino non sono per nulla "sprovveduti"; a volte basta un piccolissimo errore nella montatura per non vedere che pochissime abboccate.  Non bisogna mai dimenticare che questo pesce, in ogni periodo dell'anno, non abbandona mai il fondo del fiume; per queste ragioni, una lenza che non sfiori il fondale sarà ignorata dai pesci.  Se invece l'ultimo pallino (il più basso) rotola sul fondo e il finale è più lungo di quanto richieda l'effettiva profondità, le abboccate non mancheranno.  Non mancheranno nemmeno le afferrature sul fondo, ma questo è il prezzo da pagare se si vuole mettere in pratica l'unico sistema sicuro.  Naturalmente, oltre all'inverno, anche le altre stagioni sono buone per la pesca, forse con la sola esclusione delle calde e luminose giornate estive.  E insieme ai barbi, non mancheranno cavedani di buona taglia e qualche gradito incontro con belle carpe.  Non in dimensione record, ma comunque sempre in grado di soddisfare i pescatori in cerca di emozioni.

Alle Cave di Falconara

Nella stessa zona di Jesi esiste una valida alternativa alla pesca nell'Esino, una possibilità da sfruttare quando le acque del fiume risentono delle piene periodiche.  Si tratta di due cave molto pescose, in località La Chiusa.  La zona non è molto bella sotto l'aspetto paesaggistico, ma, in compenso, presenta acque molto ricche di pesci.  Si tratta di due piccoli invasi, uno gestito dalla Federazione Italiana Pesca e l'altro dalla società di pescatori locali "La Cupramontana".  Molto profonde e alimentate dall'acqua dell'Esino che filtra attraverso il sottosuolo, queste cave sono molto frequentate da pescatori, in prevalenza garisti, perché, come in molti ambienti simili, qui si possono svolgere tecniche molto sofisticate, in grado di convincere all'abbocco pesci estremamente selettivi. Tutto l'opposto, insomma, di quanto si verifica nel fiume, a poche centinaia di metri di distanza.  La popolazione ittica delle cave è prevalentemente costituita da carpe e cavedani. Non manca una buona dose di carassi, che qui si sono ambientati e diffusi in modo stupefacente. Le Cave di Falconara rappresentano la palestra ideale per la roubaisienne e per la pesca all'inglese, all'insegna di monofili molto sottili e di lenze leggerissime.  Le esche più produttive sono, oltre al bigattino, il mais e il caster (Larve di mosca carnaria in avanzata fase di mutazione). Qui si pesca lungo tutto l'arco dell'anno, adeguando montature e lenze alla fascia d'acqua in cui stazionano i pesci: a fondo, d'inverno, e quasi a galla, nelle stagioni più calde. Durante le frequenti gare, che si svolgono nei due invasi, proprio la pesca a galla risulta spesso la tecnica vincente.  E se i pesci si portano distanti da riva, una buona canna all'inglese può risolvere la situazione.  Al di fuori delle gare, la zona si presta allo spinning.  I grossi cavedani si lasciano convincere dalle esche artificiali, mostrando una particolare predilezione per  i  minnows e le imitazioni di piccoli pesci.  Interessante, infine, la buona presenza di persici e blackbass che hanno trovato l'habitat ideale nella vegetazione sommersa e nei canneti. Tra i due invasi il lago più pescoso è sicuramente quello gestito dall'Associazione Pesca Sportiva Cupramontana.  Per potervi accedere e pescare occorre munirsi della tessera annuale, da abbinare alla licenza governativa, il cui costo è molto ridotto; può essere reperita in tutti i negozi di pesca di Jesi.  Per l'altro lago, invece, è sufficiente la normale tessera rilasciata dalla FIPS.